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Autore: RedelNord    28/06/2021    2 recensioni
La storia riprende gli eventi di Supernatural a metà della seconda stagione, cronologicamente slittiamo indietro di dieci anni.
Sam e Dean svolgono la loro professione di cacciatori del soprannaturale in maniera nascosta, nell'ombra, non sanno che qualcuno oltre oceano, svolge la medesima professione, ma sotto lauta ricompensa.
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Seconda stagione
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(Londra 12  Ottobre 1995)
 
 
 
Il ragazzo si avvicinò piano alla teca, al cui interno stava la corona, il suo obbiettivo.
Sorrise, prima di sferrare un pugno con molta violenza contro la teca di vetro, che si ruppe in mille pezzi, l’allarme continuava a suonare, il ladro non si scompose, mentre mise la corona in una borsa.
 
“Fermo! Gettala a terra immediatamente!” Ciò che faceva perdere di sicurezza al poliziotto, era la calma con cui il ragazzo si voltava, e che non lasciava cadere il bottino arraffato.
“Mettila giù subito!” Intimò nuovamente il poliziotto.
Il ragazzo rise, poi di colpo i suoi occhi divennero neri, neri come il fondo di un pozzo.
Il poliziotto rimase impietrito, “ma che diavolo…” Non fece in tempo a terminare la frase che un coltello gli si conficcò in gola, mentre il ragazzo lo guardava con il braccio sinistro, ancora teso.
Sorrise nuovamente, mentre la guardia cadeva a terra sopra il suo sangue.
 
Quando i rinforzi salirono sulla torre, ed entrarono nella stanza non viedro altro, che: una teca rotta, un cadavere, e niente che lasciava suggerire la presenza di un umano lì dentro, in compenso però, vi era un forte odore di zolfo…
 
 
“Dylan svegliati! Svegliati!”
“Groucho… Ma che diavolo?”
“È Scotland Yard, ho l’ispettore Lestrade al telefono, ti stanno cercando.”
 
Maledicendo un po’ tutte quelle bestiacce a cui do la caccia, mi sono alzato, nemmeno riuscivo a mettere a fuoco la stanza, chissà quante volte mi avevano chiamato…
 
“È per questo che ti ho chiamato, quando siamo saliti abbiamo trovato il cadavere di Wilson, e non c’era nessun’altro, e sentì un po’, quando siamo entranti c’era un forte odore di zolfo.”
 
Ero chinato sulla sagoma del cadavere, e intanto spostavo lo sguardo da quello alla teca rotta, quando ho sentito zolfo mi sono voltato.
“Zolfo hai detto?”
“Sì, ed unendolo al fatto che non c’era nessuno, e che chiunque abbia rubato la corona sembra essersi volatilizzato, ho pensato di chiamarti, fortuna che Groucho era sveglio, se no avrei dovuto aspettare fino a domattina.”
 
Perché la corona? Dev’esserci qualcosa che non so, e non è nemmeno il primo oggetto di valore che scompare a Londra negli ultimi due anni, eppure è strano, in tutti i furti ci sono stati casi simili a questo, ma un demone ladro non l’ho mai visto…
 
“Allora che pensi?”
“Sinceramente, mio caro ispettore non so cosa pensare, ma questo colpo è area di mia competenza, lasciatemi del tempo, credo che nei prossimi giorni sarò oberato di libri da leggere.”
 
 
 
(Da qualche parte nel North Carolina 31 Ottobre 1996)
 
“Ancora non ho capito che ci facciamo qui, non mi sembrava che avessimo un caso da queste parti…”
 
Dean sogghigna, a volte proprio non lo sopporto quando fa così.
“Sam, te l’ho detto ci serve una pausa, eravamo qui in zona, così siccome che stasera è festa grande, ci imbucheremo da qualche parte.”
 
“Non eravamo di zona, sei venuto di proposito qui… Non è che magari c’è qualcosa che non vuoi dirmi?”
 
Vedo Dean che fa una smorfia di disapprovazione, sono quasi certo che ci sia qualcosa che non vuole dirmi, ma non riesco a capire, sono più che certo che sta andando in qualche posto preciso, da qualcuno di preciso.
Ma è possibile che in fondo non abbia tutti i torti, d’altronde lavoriamo sempre, e come dice lui: la paga fa schifo.
Forse un po’ di baldoria ci servirà, ma sono certo che non riuscirò a godermela appieno, nemmeno Dean lo farà, lo so, lui vorrebbe ma c’è sempre una linea di separazione da ciò che si vorrebbe di se stessi, e ciò che si è realmente.
 
“Allora da chi stiamo andando? E dove?” Insisto, prima o poi me lo dovrà dire.
“Andiamo a Linwood.”
“Linwood, che diavolo c’è di così speciale a Linwood?”
 
“Be non cosa, chi.” Risponde Dean, abbassando un attimo il labbro inferiore, come se si fosse ricordato di qualcosa che un po’ gli pizzica, e io perché già mi sono fatto un’idea?
 
“Ho capito, come si chiama? E come vi siete conosciuti?”
“Wow non ti sfugge niente Sherlok.” Dean sorride quel tanto che basta, per autocompiacersi della battuta, poi lo guardo con il classico sguardo ultimatum.
 
“Si chiama Robin, mi deve un favore, io e papà siamo andati a cacciare un mutaforma a Linwood, quando tu ancora giocavi a Judge Advocat General.”
Alzo lo sguardo.
“Insomma, ci siamo un po’ frequentati, siamo usciti insieme, poi…”
“Ci hai fatto sesso?” Chiedo con poca discrezione, è solo che mi sembra un po’ titubante, e non da lui.
 
Dean ride: “un grande artista non rivela i suoi segreti…”
“Va bene, e poi che è successo?” Lo incalzo, voglio proprio capire cos’ha combinato sta volta.
“Be, ecco, io le ho detto che dovevo andare, lei si era un po’ troppo affezionata, ecco…”
 
Ancora tentenna.
“L’hai lasciata. L’hai illusa e poi lasciata.” Concludo io, tanto non ci vuole Sherlok Holmes, Dean non è nuovo a cose del genere.
 
“No, non l’ho illusa… Però l’ho lasciata.”
“Ma mi ricordo che la sera di Halloween a casa sua ho vissuto il più bel party di Halloween della mia vita, sul serio ho un bel ricordo di quello, anche se un giorno dovessi vivere in Finlandia, ogni Halloween verrei qui per fare festa, a casa sua, ha una casa fantastica, suo padre è un commercialista, e sua madre è un medico.”
 
Scuoto piano la testa, poi guardo la strada, il cartello annuncia che siamo arrivati, probabilmente ci fermeremo ad un motel qui in zona.
“Sam.”
“Cosa c’è?”
“Dimmelo tu.”
“Sto bene.”
“No invece, stai come a cui hanno detto che un demone folle vuole usarlo per i suoi scopi e che insieme ad altri ragazzi come lui, farà parte di un esercito.”
So che Dean sta cercando di aiutarmi ma in questo momento non vorrei proprio pensare a quello, non ho una soluzione, ma del resto chi potrebbe avercela?
Vorrei che papà fosse qui, non so cosa ci direbbe, non so come ci potrebbe aiutare ma mi darebbe conforto, mi darebbe sicurezza.
“Hai ragione, un po’ di svago ci farà bene.”
 
 
 
(Aereo per gli Stati Uniti dall’Inghilterra, prima classe.) 17 Ottobre 1995
 
Odio gli aerei ma non avevo scelta, non preoccuparti Dylan, l’importante è non guardare giù.
“Salve.”
“Salve”
“Ha bisogno di qualcosa, posso portarle del caffè, del tè, magari del vino?”
“Sto bene così grazie.” Non vorrei sembrare acido all’hostess è che proprio non mi va di parlare, e comunque non voglio niente, faccio fatica a tenere il mio stomaco a bada senza niente dentro, figuriamoci con qualcosa.
 
La ragazza però non se ne va, sembra fissarmi attentamente, mi inquieta e mi irrita se devo essere sincero, non sono proprio in vena adesso, magari è un demone sotto mentite spoglie che sta cercando di mangiarmi l’anima.
Fortuna che il pass firmato dal governo, mi consente di girare liberamente con tutto il mio materiale, Wembley Scott compresa.
Questa tizia comincia a darmi sui nervi, dato che è da quando siamo partiti che mi guarda, lo so: sono bello, e quindi?
 
“Ma, scusi, forse sono un po’ impertinente.”
No, non lo sei affatto, vorrei dirle, con tono ironico naturalmente.
“Ma lei, è Dylan Dog?”
 
I passeggeri si voltano verso di me, alcuni già mi avevano riconosciuto, ma si facevano gli affari loro, questa sembra una vera e propria fan girl.
Io sorrido, alzo le mani come se mi avessero arrestato: “beccato.” Dico sorridendo.
Inutile aggiungere di come tutto il resto del viaggio sia stato un ritrovo con un intero fanclub, ma almeno non ho pensato all’altezza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
C’è un ragazzo.
Si trova nei pressi di quello che sembra un granaio, in una mano ha una pistola, nell’altra un machete.
Si aggira furtivo, cerca un modo per entrare nel granaio, un uomo sta dietro di lui, ora lo ucciderà!
Il ragazzo si volta di scatto e gli spara, l’uomo accusa il colpo, ma non sembra che lo abbia danneggiato più di tanto, il ragazzo si avvicina e con il machete gli taglia la testa.
Altri si schierano attorno a lui, è circondato, non se lo aspettava, si capisce chiaramente.
Prova a difendersi, ne uccide un paio, ma gli si fanno sotto, lo prendono, lo sento gridare, il cielo bianco non gli risponde può solo guardarlo mentre quelli lo divorano.
 
 
Mi ritrovo seduto sul letto in un bagno di sudore, Dean è seduto al tavolo, e mi guarda preoccupato.
“Sam, che succede?” Chiede mentre si avvicina.
Io mi tengo la testa, che sembra dovermi scoppiare da un momento all’altro.
“Hai avuto un’altra visione? Vero?”
Annuisco.
Dean trae un lungo sospiro, è preoccupato, posso notarlo, non vorrei dargli anche queste cose a cui pensare.
Si siede sulla sua branda, e mi guarda.
“Che cosa hai visto stavolta?”
Io rimango un attimo fermo, in silenzio per pensare a quel ragazzo dai capelli neri e dagli occhi azzurri.
 
“C’era un ragazzo.”
“Un ragazzo?” Mi fa eco Dean.
“Sì, era armato e stava appostato fuori da un granaio…” Solo ora sto realizzando cosa potevano essere quelle creature.
“Vampiri.”
“Vampiri?”
“Dava la caccia a dei vampiri ma lo hanno sorpreso e lo hanno ucciso.”
“Credi si tratti di un altro cacciatore?” Chiede Dean.
“Non lo so, è solo che…”
“Solo che cosa?”
“Non lo so, le mie visioni sono legate al demone, ma questo ragazzo, non mi sembrava fosse uno di noi, credo…”
Resto in attesa, mi ha dato delle strane sensazioni, perché lo avevo visto? Cosa mi significava?
Troppe domande, e io che speravo di staccare da tutto questo almeno un giorno.
 
“Ascolta qui in zona, si sono registrate attività riconducibili ai vampiri?” Chiedo, riflettendo sul fatto che magari se l’avevo visto, era vicino.
 
“Non lo so, sai eravamo venuti qui per svagarci veramente.” Dean sembra abbattuto, ma deluso sarebbe il termine giusto.
“Dean mi dispiace.”
“No, non devi, piuttosto sai dove potrebbe trovarsi questo granaio? Magari possiamo impedire che qualcuno venga bevuto dai vampiri.”
 
“No, sembrava un normalissimo granaio, non c’era niente che potesse distinguerlo a parte un gruppo di vampiri affamati.”
(Qualche ora dopo)
 
Non mi godrò per niente la festa, ma magari potrò provarci.
Sam è alquanto depresso dopo quello che è successo, ma magari potremmo divertirci lo stesso, d’altronde decapitare qualche schifosa sanguisuga mi diverte più di una festa di Halloween tra liceali.
 
Entro nella stanza, Sammy è seduto sul letto e sta lì a guardare il vuoto, ora ci penso io a tirarlo su.
“Ehi Sam, forse so come trovare quei vampiri.”
Lui fa lo sguardo attento, bene.
“Negli ultimi mesi, ad ogni festa fatta in paese è sparita almeno una persona, mai stati trovati cadaveri, quelli che non uccidono li fanno diventare dei loro, e le feste sono un ottimo escamotage per uscire allo scoperto e fare razzia di sangue fresco, ecco perché dobbiamo andare alla festa di Robin.”
 
“E siamo stati invitati? Avevi detto che andavi a parlare, allora le hai parlato?”
Alzo un attimo lo sguardo, cercando di non dire direttamente a Sam la realtà dei fatti, cerco di inzuccherargliela, o comunque di mostrarla sotto un profilo migliore.
“Be ecco no, non abbiamo neanche parlato in realtà ma mi sono già imbucato a qualche festa quindi non sarà un problema.”
Sam scuote la testa.
“Che c’è ho fatto del mio meglio.”
“Oh non ne dubito.”
“Ehi fidati di me, ci faccio entrare a quel raduno di scappati di casa.”
 
(Festa di Halloween, casa di Robin 22:35)
 
“Presto! Chiamate i pompieri! Al fuoco!” Corro verso i due buttafuori e indico il piccolo fuoco che ho acceso poco lontano dalla proprietà, niente di troppo grave, Sam ancora non condivide appieno il mio stratagemma ma non mi veniva in mente niente di più chic o più elaborato, stai perdendo colpi Dean.
Approfittando della confusione, con i due che si sono distratti, tanti che sono usciti a vedere, e le chiamate al 911 siamo riusciti ad entrare.
 
 
 
 
 
 
(Festa di Halloween, casa di Robin 00:15)
 
Siamo qui da parecchio tempo, Dean se n’è andato da qualche parte non lo so, ad ogni modo non vedo nessuno qui che si atteggia da vampiro, in mezzo a tutto questo casino, mi è anche difficile capirlo ma cerco comunque di rimanere concentrato.
Devo fare una strana impressione, tutti che si divertono mentre io resto in piedi a guardarmi attorno, questa casa è veramente spaziosa, non ho ancora visto i genitori di Robin, a dire la verità dubito che ci siano, d’altronde queste feste sono un modo eccellente per distruggere una casa, e non credo che il commercialista e la dottoressa la prenderebbero bene.
 
Questa festa mi ricorda il college, mi ricorda che sarebbe potuto esistere un diverso Sam Winchester, una persona normale, con una vita sicura.
Ma mentirei se dicessi che non mi piace quello che faccio, e comunque ormai sono troppo dentro per uscirci, sarebbe come sperare di raggiungere la superficie stando nei fondali.
 
Qualcuno però cattura la mia attenzione, è un ragazzo, e si aggira per la festa con fare misterioso, forse è uno dei vampiri.
Mi avvicino per vederlo meglio…
Non è un vampiro!
È il ragazzo della mia visione! Devo trovare Dean, dobbiamo seguirlo, lui ci porterà dai vampiri, e noi potremo salvarlo.
Dove diavolo si è cacciato Dean!?
Lo cerco al piano di sopra, anche Robin non c’è più, mi viene un sospetto, ricordo di aver visto mio fratello salire, proverò tutte le camere.
 
 
“Hai detto che era lui?”
“Sì era lui, e per colpa tua lo abbiamo perso!”
“Andiamo, Sam…”
“Lo sapevi che avevamo una missione e te ne sei fregato!”
“Potevi chiamarmi…”
“Non cominciare, lo sai benissimo che ho ragione!”
“Lo so, ma prima avremmo dovuto solo parlare, chiarirci.”
“Oh, vi siete chiariti su questo non c’è dubbio.”
Dean scuote la testa, non mi interessa può arrabbiarsi quanto vuole lo sa che ho ragione io.
“E ora come lo troviamo?” Chiede lui.
“Ci sto pensando, piuttosto, abbiamo del sangue umano con noi?”
“Mi hai preso per uno sprovveduto?”
 
“Un momento fermati!”
Dean inchioda in mezzo alla piccola stradina.
“Ma che c’è!?”
“È quello!”
“Cosa?”
“Il granaio, ora ricordo, quell’albero secco lì, identico alla mia visione, il nostro amico arriverà qui tra un po’ magari possiamo fermarlo prima che raggiunga i vampiri, aspettiamolo sulla strada.”
“No, se abbiamo l’occasione di far fuori qualcuno di quei bastardi facciamolo.”
“Non dico questo, è che possiamo organizzarci meglio.”
“No, se nella tua visione lo hanno circondato è perché sapevano che li seguiva, se ci vedono parlare con lui capiranno che lo vogliamo avvertire o comunque aiutare e si daranno alla fuga, abbiamo la sorpresa dalla nostra.”
 
Dean ha ragione, allora sarà meglio appostarsi come si deve.
 
 
 
(Linwood, Granaio abbandonato 1 Novembre 1996  ore  6:42)
 
Vengo svegliato dal suono di uno sparo, anche Dean si sveglia.
“Dean presto, la balestra!”
 
Usciamo in fretta dalla macchina, e ci armiamo, raggiungiamo il punto interessato, ora la vedo: il tizio sta combattendo contro i vampiri, ne ha uccisi due, tra poco dovrebbero prenderlo.
 
Dean comincia a scagliare i dardi, imbevuti di sangue di umano morto.
I vampiri se ne sono accorti e ora vengono dalla nostra parte, io ho bagnato dei proiettili con sangue di umano, e ora sto difendendo la posizione.
 
Dean, estrae il machete e taglia di netto la testa ad uno di loro, uno che avevo colpito io.
Il tizio ci aiuta, credo che anche lui abbia bagnato i proiettili con del sangue.
Una dei vampiri ha disarmato Dean, e lo ha scagliato a terra, io ho finito i colpi.
Provo ad avvicinarmi ma un altro vampiro mi ferma e mi lancia lontano.
La maggior parte di loro è a terra, indebolita, e il ragazzo dai capelli neri li finisce a colpi di machete, prima che possa alzarmi spara anche ai vampiri attorno a Dean, poi lo aiuta a rialzarsi e insieme li finiscono.
 
 
 
“Come avete fatto a trovarmi?”
“Chiedilo a lui.” Risponde Dean, che rimane appoggiato alla macchina, mentre il ragazzo sta in piedi davanti a noi.
“È una lunga storia.” Replico io, “chi sei? E come sapevi dei vampiri?”
“È una lunga storia.” Risponde lui, chiaramente indispettito dalla mia mancata risposta, Dean sembra infastidito dalla sua risposta, ma io lo capisco.
“Io ho delle visioni…”
“Delle visioni?”
“Ti spiegherò meglio, per farla breve, ho visto cosa sarebbe accaduto, tu nella mia visione venivi ucciso, e così siamo venuti a salvarti.”
Lui sembra sorpreso, ma non troppo, dev’essere uno abituato a cose del genere.
“Credevo che attaccare i vampiri di giorno avrebbe funzionato, ma il sole stamattina è timido, e sapevano che sarei venuto, vi ringrazio.”
“Prego.” Risponde Dean sorridendo beffardo.
 
“Ma voi chi siete?” Chiede lui visibilmente confuso.
“Io sono Sam Winchester, e lui è mio fratello Dean.”
“No, no aspettate, Winchester? Come John Winchester?”
 
Lo sguardo di Dean è al limite tra sorpreso e sconvolto, e io uguale.
“Era nostro padre, lo conoscevi?” Chiede Dean, che ora si staccato dalla macchina, avvicinandosi al tizio.
“Certo, non è la prima che volta che vengo in America, ma è la prima che lo faccio senza il pass.”
 
“Il pass?”
 
“Sì, in Inghilterra ho un pass firmato dal governo, che mi autorizza ad andare ovunque con il mio armamentario, ma quando sono atterrato ad Atlanta mi sono accorto che me lo avevano preso, dei maledetti mi si erano accalcati una volta fuori, probabilmente qualche demone al soldo di chi sto inseguendo, ora vado con il poco che ho, e non ho nemmeno una macchina.”
 
 
Dean fa domande al nostro nuovo amico da quando abbiamo recuperato la nostra roba al motel e ci siamo rimessi in strada.
“Hai detto la corona?”
“Esatto, e non era la prima cosa che rubavano, ho il sospetto che stiano organizzando qualcosa di grosso.”
“Come hai conosciuto nostro padre?” Chiedo io, sono molto curioso di questo.
 
“Be, io ho incontrato John qualche anno fa, stavamo dietro allo stesso demone, lui lo aveva intercettato qui e io lo inseguivo dall’Inghilterra… Era un brav’uomo John.”
“Ascolta James Bond, se vuoi far parte della squadra vorrei sapere il tuo nome.” Dean lo aveva già chiesto, ma andava sempre a finire che si cambiava discorso.
 
“Mi chiamo Dylan… Dylan Dog.”
 
“Be Dylan… Benvenuto negli Stati Uniti.”
Dean accende la radio, non cambia stazione, la musica gli piace, e anche Dylan sembra apprezzare, io invece mi volto verso il finestrino e rimango ad osservare il panorama e il pallido cielo di una giornata qualunque in un paese del North Carolina.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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