Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Nikij    28/06/2021    0 recensioni
Lo spazio è un buio infinito, ma è meno oscuro delle tenebre che stanno inseguendo Terence.
Tra le stelle si stanno decidendo le sorti della Terra, c'è un male nascosto, fuori dalla portata di giovani talenti che cercano di emergere tra gli altri per accontentare i loro Comandanti.
Terence si sveglia nella sua camera, ma deve dare prova della sua bravura nel bluff quando si rende conto che nessuno dei volti attorno a lui gli è familiare. In compenso sembra poter prevedere ciò che di lì a poco deve accadere.
Da dove vengono questi suoi poteri? Cosa succede nei settori Alpha e Omega del Castello? Chi è Terence? Di chi può davvero fidarsi?
Diversi occhi lo osservano da lontano, alcuni amichevoli altri meno. Mentre Lavinia lo aspetta per poter salvare le vite dei loro amici Terence deve sfuggire allo sguardo magnetico del suo Comandante che sembra non essere convinto quanto gli altri.
Genere: Azione, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Terence spalancò gli occhi, non riuscì subito a mettere a fuoco quello che aveva davanti a sé: piccole macchioline danzavano nel suo campo visivo. 

Batté le palpebre un paio di volte ma la situazione non migliorò di molto.

Respirò profondamente.

Qualcosa si mosse attorno a lui ma i suoni gli arrivavano ovattati. Sentì qualcuno afferrarlo dalle spalle, d’istinto cercò di liberarsi dalla presa dimenandosi ma riuscì solo a muoversi debolmente. Sentì la presa sulle sue spalle venire meno, dubitò fosse dovuto alla forza con cui aveva cercato di resistere.

Quando la testa smise di pulsare sentì il dolore arrivare d’un colpo solo. Si piegò in avanti portandosi le mani alla nuca e digrignando i denti, sentì i propri gemiti lontani, mentre l’udito tornava poco a poco. 

Gli bruciavano gli occhi.

Tra i suoni che pian piano si facevano meno ovattati sentì due voci maschili vicino a lui. La prima veniva dalle sue spalle, il ragazzo lo afferrò delicatamente da dietro, portandolo gentilmente a sedersi. Terence carpì qualche vaga parola: stava dicendo all’altro di portare dell’acqua e il kit medico.

Non alzò gli occhi per vedere chi fossero i due, era ancora concentrato sul dolore che pulsava prepotente. Sentiva i suoi pensieri accavallarsi tutti insieme, flash di immagini che svanivano velocissime senza imprimersi nella sua mente, la sensazione che se non li avesse afferrati sarebbero spariti per sempre. 

Un flash: il volto di una donna piegata su di lui, la pelle scura e i lunghi capelli neri raccolti in delle treccine, sorride felice mentre le labbra si muovono silenziose. Forse sta raccontando una storia, forse sta cantando una canzone, i suoi occhi neri come le notti estive traboccano d’amore, mentre lo guarda come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

Solo un flash, però, che si perse nell’oblio. Un ricordo troppo lontano perché il ragazzo potesse raggiungerlo, rimase solo il fantasma del calore di quel sorriso. 

Sentì che stava dimenticando qualcosa di importante. C’era qualcosa che doveva assolutamente fare.

La sensazione di gelo tornò potente sulla sua nuca, alla fine lo aveva raggiunto.

Terence si alzò di scatto sottraendosi al tocco del ragazzo e voltandosi, gli occhi spalancati urlavano panico puro. Inciampò sui suoi stessi piedi perdendo l’equilibrio, ma qualcuno alle sue spalle lo sostenne.

“Vorrei poter fare di più, scusami...”

Terence batté gli occhi e scosse la testa. Quando riaprì gli occhi il dolore si era fatto sordo, i pensieri nella sua testa avevano smesso di agitarsi, c’era un silenzio quasi irreale.

Terence si accorse di star ansimando, si portò una mano al petto cercando di regolarizzare il respiro.

«Terence?» 

Il ragazzo cercò con gli occhi chi lo stesse chiamando. Vide un ragazzo poco più piccolo di lui. Era seduto a terra, doveva essere quello che lo aveva aiutato a sedersi. I suoi occhi azzurri erano spalancati, quello che avrebbe dovuto essere un azzurro limpido era patinato da un grigiore di preoccupazione. Terence notò che continuava a spostare lo sguardo a lui e una figura alle sue spalle. Si rese conto che qualcuno lo stava ancora aiutando a stare in piedi. Spostò il peso cercando di rimettersi in equilibrio, voleva almeno dare una parvenza di controllo. Chiunque lo stesse tenendo non oppose resistenza, lo aiutò anzi a stabilizzarsi, prima di spostarsi. Lo sentì allontanarsi di pochi passi per dargli il suo spazio.

I suoi occhi vagarono per la stanza, cercando appigli, qualcosa di familiare a cui aggrapparsi. In tutto ciò Terence non aveva ancora capito dove si trovasse esattamente. Si accorse di essere teso, pronto allo scatto, sebbene fosse tornato accettabilmente calmo e sicuro sulle sue gambe e le due figure lo avessero aiutato, sentiva i muscoli fremere contratti, il suo respiro era tornato regolare ma non riusciva a calmarsi. 

Almeno per il momento però i due ragazzi non sembravano essere una minaccia.

La stanza non aveva offerto appigli familiari per la sua memoria, i suoi occhi avevano vagato per le mura bianche senza trovare segni particolari che raccontassero dei due insieme a lui, né di lui. La stanza sembrava più grande di quanto non fosse, il bianco dei muri si fondeva con quello delle luci neon installate sul soffitto. Le uniche note di colore erano i letti, gli armadi, lui e gli altri due ragazzi.

I letti erano a castello, quelli sotto erano fatti entrambi, di quelli sopra solo uno aveva le lenzuola, che in quel momento stavano pendendo verso il pavimento. 

Dedusse dal male alla testa che fosse caduto da lì.

Finalmente lo sguardo di Terence su posò sull’altro tizio. Incrociò i suoi occhi, due pozzi neri d’ossidiana lo scrutavano straniti e preoccupati. Aveva incrociato le braccia al petto ma i muscoli delle sue gambe erano tirati, era pronto a scattare, forse per sostenere nuovamente Terence, o forse per fermarlo se fosse scappato. Quando i loro occhi si incrociarono il ragazzo gli rivolse un sorriso di incoraggiamento, ma il suo nervosismo era palpabile.

«Terence…»

La voce acuta del ragazzo dagli occhi celesti gli giunse lontana all’orecchio mentre Terence cercava di scansionare con lo sguardo la persona di fronte a lui, come aveva fatto con la stanza, alla ricerca di qualche appiglio per la memoria: era più alto dell’altro, la sua pelle più scura, olivastra. Ma Terence era abbastanza sicuro di non aver mai visto né lui, né l’altro, né tantomeno la stanza dove si trovava in quel momento.

«Terence!» La voce era ferma questa volta, un chiaro comando.

Terence d’istinto ubbidì. Voltandosi verso il ragazzo dagli occhi azzurri. Si accorse di aver portato la mano destra alla fronte e abbassò il braccio confuso. Il ragazzo dietro di lui si lasciò scappare un risolino.

«Vedi Orion che sai essere carismatico quando vuoi?»

Orion lo ignorò, era ancora concentrato su Terence. Si era rimesso in piedi, mosse qualche passo avvicinandosi a lui. Gli appoggiò il dorso della mano sulla fronte, e dovette quasi alzarsi sulle punte dal suo metro e sessanta di bassezza, quando si ritrasse sembrava già più sollevato.

«Non sembra che tu abbia l’influenza.» Sentenziò soddisfatto.

«Terence che si ammala? È più probabile che Yules ci faccia un regalo a Natale. È solo caduto dal letto.» Il ragazzo gli lanciò un pacchetto di ghiaccio istantaneo tra le mani, Terence lo prese al volo con un movimento secco. «Tieni mettiti il questo se no il bernoccolo diventa una montagna.» 

Terence si tastò il capo, quando le sue dita sfiorarono il bernoccolo il dolore ricomparve potente, se ne era quasi dimenticato Cercò conforto nel gelo del ghiaccio, che effettivamente migliorò un poco la situazione. La superficie gelata gli richiamò alla mente una sensazione di oppressione, la voce riecheggiò di nuovo nella sua mente.

Vorrei poter fare di più, scusami. 

"Scusami" per cosa? Cosa non riusciva a fare? Chi?

Una fitta di dolore gli fece strizzare gli occhi.

«Forse è meglio se ti siedi un attimo. Hai fatto una brutta caduta.» Orion lo accompagnò al letto più vicino. Lo fece sedere, attento che non sbattesse di nuovo la testa sul letto a castello.

L’altro ragazzo si appoggiò con la schiena al muro di fronte a Terence. «Sarà meglio che tu ti riprenda, non sei certo nella posizione di poter saltare l’allenamento oggi.»

«Dario smettila, lasciagli un attimo. Ha battuto la testa, è già tanto che non stia peggio.» Orion gli lanciò uno sguardo di avvertimento. 

Dario alzò gli occhi al cielo. «Ma chi lo appieda questo. Va bene fallo riposare, non preoccuparti dell’allenamento. Sora farà un tempio al letto quando scoprirà che avremo perso perché Terence ha deciso di cadere nel sonno.»

«Non pensavo che avessi problemi con la Seconda squadra.»

«Non ho problemi con la Seconda squadra! È Sora che ha deciso di mettersi nella seconda squadra. Avrei problemi anche con la mensa se la pulce lavorasse lì.»

«Però ti alleni con Julia.»

«E tu giri con Riccardo.»

A Terence sembrò di essere di troppo. Decisamente. 

Dario sorrise divertito. «Ti stai dimenticando del tuo paziente.» Indicò Terence con un cenno del capo.

Orion si alzò a riempire un bicchiere d’acqua che porse a Terence. «Ti porto qualcosa dalla mensa se vuoi riprenderti ancora un attimo.»

«Lo sai che se ti scoprono ti danno mezza razione per una settimana.»

«Allora non mi farò scoprire.»

«Ah! Non riusciresti a nascondere gli occhiali al Priore che è cieco come una talpa!»

«Potrei sorprenderti.» 

Dario si avvicinò con un sorriso divertito, portò il suo volto a pochi centimetri da quello di Orion. «Sorprendimi.»

Orion sostenne il suo sguardo, allungò la mano fino al colletto della canotta color pece di Dario.

Terence si alzò in piedi di scatto. Orion quasi saltò in braccio a Dario, che si ritrasse come scosso bruscamente dalle sue fantasie.

Restarono in silenzio un attimo.

«Penso che andrò a trovare la mensa.» Disse Terence sommessamente facendo scorrere lo sguardo su tutto fuorché i due, il che era difficile essendo Orion e Dario letteralmente di fronte a lui. Li aggirò continuando a far scorrere lo sguardo su tutto il resto della stanza, gli occhi scivolavano senza ostacoli sui muri spogli e asettici.

Afferrò la canotta nera e i pantaloni militari ripiegati di fianco alla porta, pregando che fossero della sua taglia e non di quella di Orion poi uscì.

Si richiuse la porta alle spalle, cercò di trattenere una risata ma sentiva di star arrossendo per l’imbarazzo. Dietro la porta poteva i due ragazzi parlare tra le risate e l’imbarazzo.

«Mi ero letteralmente dimenticato fosse qui!»

«Adesso capisco quando Julia mi dice che nei combattimenti non lo sentono arrivare.»

«Che imbarazzo...»

«Nah ormai è abituato, non preoccuparti.»

Le risate si spensero un attimo.

«E poi adesso ci ha lasciato la stanza.»

Terence si scostò dalla porta e si avviò verso il corridoio che gli sembrava giusto, il che era assolutamente senza senso perché i corridoi erano uguali, ma era decisamente arrivato il momento di farsi un giro.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Nikij