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Autore: mattmary15    01/07/2021    0 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'alba del giorno dopo


Karen non ha chiuso occhio ma non è per niente stanca. Ha aiutato sua madre a preparare la colazione per tutti gli ospiti che, alla spicciolata, stanno lasciando il ranch.

I primi a partire sono stati Clint e la sua famiglia. Seguiti a ruota da Wanda e Jarvis che avevano il volo per Bruges molto presto al mattino.

Più tardi si sono congedati Phil e il suo gruppo. Coulson ha lasciato i suoi recapiti a Loki chiedendogli di mantenere un profilo basso almeno fino a quando non saranno riusciti a sistemare la faccenda dello Shield in fase di rinnovamento.

“E, mi raccomando, non assumere più le mie sembianze. Ci tengo.” Dice Coulson con la solita espressione a metà tra il serio e il faceto.

“Sei diverso, Phil. Ti trovo cambiato.” Fa Loki piegando appena la testa di lato come se non avesse ascoltato nulla di quello che l’agente dello Shield gli ha appena detto.

“L’ultima volta che mi hai visto, mi hai fatto un buco nel petto. Sono evidentemente diverso.” Loki piega appena all’insù un angolo della bocca.

“Quello che non ti uccide, ti fortifica.”

“Vero. Credo valga per entrambi. Sappi che mi devi un favore. Si dice così tra gli stregoni, no?”

“Sì. E in effetti ti devo un favore. Sta attento il giorno che vorrai riscuoterlo.”

“Non ho mai avuto paura di te.”

“E hai sbagliato.”

“Ho pagato il mio prezzo.”

“Te lo concedo. Mi hai aperto gli occhi sulla mia, come la definisti? Mancanza di convinzione.” Coulson si lascia sfuggire una risata.

“Per quello che vale, mi sembri abbastanza convinto ora.”

“Non ti aspetti un abbraccio adesso, vero?” Coulson si infila gli occhiali ed apre lo sportello alla sua dolce metà.

“Addio, sig.Hiddleston. Spero di non rivederla tanto presto.” Fa il giro della sua bella decappottabile e sale in auto. Aspetta che i suoi due agenti più giovani salutino Karen.

“Dottoressa, è stato un immenso piacere conoscerla!” Esclama Jemma. Fitz porge a Karen un portatile.

“Questo è un nostro regalo. Non ci sembrava il caso di darglielo ieri. E’ collegato alla rete dello Zephyr One.”

“Davvero? Così posso contattarvi se ho bisogno!” Esclama Karen.

“Veramente,” interviene Jemma, “speravamo di poterla contattare noi, in caso di bisogno.” Karen la guarda sorpresa.

“Ma certo! Certo! Ne sarei onorata anche se ho letto alcune vostre pubblicazioni e credo non ci sia nulla che io possa insegnarvi.” Fitz le sorride bonariamente.

“Lei ha accesso ad una conoscenza che noi non riusciremo mai a concepire. Le saremo grati se, di tanto in tanto, volesse condividerla con noi.”

“Chiamatemi quando volete.” Karen li abbraccia. “Siete una coppia stupenda.” Jemma e Fitz si sorridono e salgono in auto.

“Altro lavoro per te?” Chiede Loki indicando il pc. 

“Niente affatto, solo un telefono senza filo.” Loki la guarda con espressione interrogativa.

“Non dirmelo,” fa poi alzando entrambe le mani, “un modo di dire, giusto?” Lei annuisce e si alza sulle punte per lasciargli un bacio a fior di labbra.

“Signori, un po’ di contegno, per cortesia!” La voce inconfondibile è quella di Stark.

Dietro di lui ci sono Pepper, Peter e Happy seguiti da Strange e dalla dottoressa Palmer.

Il dottore si avvicina per primo.

“E’ tempo per noi di tornare.” Dice con i suoi soliti modi eleganti. Catherine lo tira per un braccio.

“Intende dire che ho il secondo turno in ospedale. Andiamo un po’ di fretta.” Loki le sorride.

“Sono certo che il tempo non vi mancherà.” Strange sorride ironicamente.

“In effetti. E comunque ognuno ha la sua gemma a cui pensare.” 

“Si, dottore, è così.”

“Qualcosa mi dice che ci rivedremo.”

“Ne ho il sospetto anche io.” Ed è in quel momento che Stephen allunga una mano verso Loki. Lui la guarda con diffidenza poi solleva lo sguardo sul volto di Strange.

“Sai già che non si fanno patti convenienti con gli stregoni quindi, per una volta, potremmo stringerci la mano da uomini.” Il dio guarda di nuovo quella mano tesa e l’afferra stringendola con decisione.

“Sta sempre all’erta, stregone.” Stephen lascia andare la mano del dio e apre un portale verso New York.

“Non lo sono sempre?” Dice sparendo oltre il cerchio magico insieme alla sua compagna.

“Vi piace proprio essere teatrali vero?” Fa Stark abbracciando Karen. “E in quanto a te, tesoro, sai come contattarmi.”

“Mi hanno appena consegnato un computer super potente che si collega alla rete dello Shield. Sono sicura di poterti rintracciare in caso di bisogno.”

“Sono già andati via tutti?” Chiede Tony infilandosi gli occhiali da sole.

“No. E se vuoi sapere di Steve, chiedi apertamente.”

“Affatto. Ci siamo già detti quello che dovevamo.”

“E’ tutto a posto?”

“Sì. Pepper ha preso il bouquet quindi adesso dobbiamo organizzare un matrimonio.” Karen sorride.

“Sul serio?”

“Sul serio. Finora ho fatto avverare solo profezie negative. Non perderò l’occasione di farne avverare una positiva.”

“Fai bene. Ah, quasi dimenticavo!” Dice lei rientrando in casa e tornando con una valigetta. “E’ pronta!” Tony guarda lei e poi Peter. La sua espressione non è felice come Karen la immaginava. “Che succede? Sembravi impaziente di averla.”

“Lo so, lo so. E’ che sembrava un progetto per un futuro lontanissimo invece,” dice grattandosi il mento, “non è così.”

“Parli della tuta che c’è qui dentro o di Peter?” Chiede Karen accarezzandogli un braccio.

“E’ così giovane.”

“Lo è, ma mi sembra in gamba. E poi è sotto la tua ala protettrice!”

“Bell’affare.”

“Non buttarti via così.”

“Non so come si fa ad essere genitori.”

“Non ancora. Magari dopo il matrimonio metterai su famiglia. Vi ci vedo a crescere dei figli.” Dice lei guardando Pepper che scherza con Peter e Happy.

“Dovresti pensare ai tuoi.” Risponde Tony ma si morde subito la lingua vedendo l’espressione triste negli occhi della donna. “Non fare così.” Lei infila le mani in tasca e si dondola da un piede all’altro.

“Già prima di morire sapevo di non avere molte possibilità di avere figli. Ora credo sia praticamente impossibile. Non importa. Sto bene.”

“Ne hai parlato con lui?” Karen scuote il capo.

“Non ne abbiamo mai discusso ma sono certa che lui conosce perfettamente la situazione.”

“Conoscendo lui, starà già cercando una soluzione, vedrai.”

“Non credo che Loki voglia dei figli.” 

“L’ho visto con la tua nipotina.”

“Non è la stessa cosa amare i figli degli altri e volerne di propri.”

“Questo è vero.” Fa Tony scuotendo appena le spalle.

“Il che ci riporta a Peter. Lascerai che diventi Iron-Spidey?”

“Lo è già. La tuta serve solo a proteggerlo ma anche Ultron doveva proteggere la Terra e si è rivelato il suo nemico peggiore.”

“Mia madre mi ha sempre detto ‘impegnati al massimo ma non sentirti mai costretta a farlo’.”

“In effetti nessuno conosce davvero i limiti altrui.”

“E nessuno sa se potrà superarli.”

“Darò la valigetta a Peter. La userà se vorrà.”

“Bravo il mio Tony.”

“Fà la brava anche tu, mi raccomando.”

“Ne ho tutta l’intenzione.” 

In quel momento Pepper si avvicina per abbracciarla.

“Non smette di darti il tormento, vero?”

“Non mi lamento, sei tu che devi sposarlo!”

“Ognuno ha la sua croce.” Karen risponde all’abbraccio.

“Abbi cura di lui, Pepper.”

“Lo farò.”

Happy arriva con la macchina e invita tutti a salire. Tony lo fa per ultimo.

“Datevi alla pazza gioia, sposini. Non fate niente che farei io e niente che io non farei.” Dice montando in auto e salutandoli dal finestrino.

Karen e Loki guardano la vettura che si allontana lungo il viale e si voltano per rientrare in casa.

“Che fine hanno fatto Thor e tuo padre?”

“Non lo so. Non so ancora quali siano le loro intenzioni. E Rogers?”

“Mi ha detto che sarebbe ripartito presto ma non lo vedo da ieri sera.

“Vado a cercare Thor. Perché non ne approfitti per salutare il Capitano?”

Lei lo bacia e, senza aggiungere altro, esce per raggiungere il cottage ad uso di Loki che lui ha ceduto a Steve per una notte.

Lo trova fuori dalla porta, seduto su un ceppo. 

“Ehi!” 

“Ehi! Già sveglia?”

“Ti stupiresti se ti dicessi che non ho dormito affatto?” Risponde lei andando a sedersi al suo fianco.

“Niente affatto.” Karen vede lo zaino in cui deve aver riposto l’uniforme che aveva indossato il giorno prima.

“Hai già fatto i bagagli?”

“Sì, devo tornare.”

“Bucky sta bene?”

“Non direi che sta bene. Ha ritrovato parte della sua memoria ma, soprattutto di notte, ha ancora delle crisi piuttosto pesanti. Fury pensa di aver trovato una soluzione ma io sono un po’ scettico. Vorrei che ci lasciassero il tempo che ci vuole. Non ci si abitua facilmente a convivere con il fatto che il tuo mondo non esiste più e che che tu hai attraversato indenne, per modo di dire, ottant’anni di storia.”

“Credo di no.”

“A tal proposito, Karen, a costo di sembrare crudele a farlo in questo momento, ho una cosa da chiederti.”

“Dimmi, ho già affrontato argomenti difficili stamattina.”

“Ti sei accorta che non sei invecchiata di un giorno dal momento dell’esplosione provocata da Ultron?” Karen si guarda le mani e sorride.

“Devi rivedere il modo in cui fai i complimenti alle ragazze, capitano. E comunque, si, me ne sono accorta.”

“Ed è normale?”

“Per quanto può essere normale essere una gemma dell’infinito. Loki dice che fino a che sarà stabile, questo è l’aspetto con cui dovrò convivere.”

“A te sta bene?”

“Non ho potere decisionale su questa cosa.”

“Hai bisogno di aiuto? Di supporto?”

“Sta tranquillo.” Fa lei ma lui le tende un biglietto. 

“Ti ricordi di Sam?”

“Sì. Era a Vienna.”

“E’ mio amico. Si occupa di soldati con sindrome post traumatica.”

“E’ un po’ tardi per quello, temo.”

“Non è mai tardi per aprirsi con qualcuno e confidargli le sue preoccupazioni.”

“Come fai sempre tu?” Lo canzona lei. Lui ride e annuisce.

“Non prendermi per esempio.”

“Se non tu, chi?”

“Nessuno. Nessuno è come te. Fa quello che ti senti di fare.” Lei annuisce. Lui si alza e prende lo zaino. Lei lo imita e si alza.

“Vai via con Fury?”

“No. Lui sta aspettando Nat.”

“Oh.” Commenta Karen guardandosi la punta dei piedi.

“Già.”

“Allora non dovresti aspettare? Forse Nat avrà bisogno di aiuto. Sì, insomma, se Bruce dovesse andarsene.” Steve si avvicina e le da un bacio sulla guancia.

“Nat è Nat. Se le cose andranno come lei vuole, non avrà bisogno di aiuto. Se andranno male non vorrà nessuno intorno.”

“Hai ragione. Tu conosci tutti noi così bene, Steve. Qualcuno conosce davvero bene te?” Lui scuote appena le spalle. “Grazie per essere venuto. Lo volevo così tanto.”

“Lo volevo anch’io.” 

Steve si volta e prende la via per l’uscita dalla tenuta. Ad un tratto si ferma, si gira e lascia cadere lo zaino. Copre con poche falcate la distanza che aveva messo fra lui e la donna. La prende tra le braccia e la stringe.

“Tu. Tu mi conosci davvero bene. Mi mancherai. Mi mancherai tanto Karen. E non dirmi che la donna che ho amato è morta a Shangai perché i suoi occhi, il suo sguardo coraggioso, sono ancora qui. Li ho tenuti stretti nel mio cuore per i lunghissimi trenta giorni in cui sei stata tra la vita e la morte. Li tengo stretti adesso e li terrò stretti fino all’ultimo giorno. Ho conosciuto solo un’altra donna con il tuo coraggio, capace di impugnare un’arma e spararmi a bruciapelo. Posso essere soddisfatto che almeno una delle due abbia corrisposto i miei sentimenti.”

Karen sente le lacrime scivolare giù dagli occhi.

“Steve.”

“Non dire niente. Fa conto che io non abbia detto nulla.” 

Lei lascia che lui si volti e raccolga lo zaino. Lo lascia andare perché sa che non potrebbe aggiungere niente a quello che si sono già detti in passato e quando la sua figura sparisce tra gli alberi, soffoca i singhiozzi e si asciuga le lacrime. Lei sa che Loki ha ragione. 

Non è finita. 

 

Thor se ne sta con le mani sui fianchi a guardare il lago come se da esso dovesse emergere un segno che gli dica cosa fare.

Loki lo osserva già da un po’. Sa che suo fratello è tormentato. Lo guarda camminare avanti ed indietro e parlare tra sé.

Alla fine prende un sospiro ed esce dal fitto del bosco.

“Se non fai la domanda, non avrai la risposta.” Dice ad alta voce. Thor lo vede e gli sorride.

“E se non sapessi neppure qual è la domanda?”

“Sono io il bugiardo tra noi. La domanda la conosci. Andare o restare?” Thor allarga le braccia muscolose.

“E la risposta?”

“Conosci anche quella. Vuoi sentirtela dire da qualcun altro?”

“No. Vorrei che qualcuno mi facesse cambiare idea.”

“Dovresti. Non c’è un’impresa nell’universo più complessa che conquistare Jane.” Thor si siede sulla sponda del lago.

“Ricordi cosa mi dicesti riguardo alla visione che avesti prima della morte di Karen?” Loki lo segue e si siede al suo fianco.

“Quella dell’ombra che impugna l’aether e distrugge ogni cosa?” Thor annuisce.

“Quando abbiamo affrontato Ultron c’è stato un momento in cui ho fatto ricorso alle visioni delle acque sacre di nostro padre per capire cosa ci stava sfuggendo della magia del tuo scettro. E’ stato così che ho appreso delle gemme dell’infinito. Del fatto che lo scettro ne custodiva una. Ne ho viste altre, altre di cui non sappiamo nulla.”

“Di cui tu non sai nulla.” Fa Loki prendendo una pietra e facendola rimbalzare alcune volte sull’acqua. 

“Tu ne sai più di me?” Lui lo guarda come se la cosa fosse ovvia.

“Sono sei in tutto. La prima è custodita nel Tesseract. Ha il potere di piegare lo spazio. Hai visto anche tu come ho ricacciato i Chitauri da dove erano venuti sull’Himalaya. Poi c’è quella del tuo amico Strange. Manipola il tempo. Essendo stata sempre custodita dai maestri delle arti mistiche della Terra, non ne so molto. La terza è la gemma della mente. Attualmente incarna le sembianze della nobile Visione. Della quarta mi ha parlato il Collezionista. Si tratta della gemma del potere. Mi ha detto che, al momento, è al sicuro perché è letale. Poi c’è l’aether. Beh, sappiamo dov’è e cosa può fare, no? Infine ce n’è una sesta. Non so molto tranne che è definita gemma dell’anima.”

“Che accadrebbe se venissero riunite?”

“La fine di tutto e l’inizio di ogni cosa.”

“E’ troppo potere per chiunque.”

“Non per chiunque. Più di qualcuno le desidera, compresa l’ombra della mia visione.”

“Sai di chi si tratta?”

“Qualcuno che dobbiamo temere. Non pronuncerò il suo nome. Chiunque le cerchi, qualunque sia il motivo per cui le vogliono, l’importante è che non le trovino.”

“Io non posso starmene con le mani in mano.” Loki sospira.

“Io devo.”

“Vuoi tenere Karen lontana dal pericolo.” Suo fratello annuisce.

“Jane non capirà.”

“Jane capirà.” Risponde Loki. 

“Cosa deve capire Jane?” La voce che li sorprende alle spalle è di Odino.

“Padre,” Thor si alza, “dicevo a Loki che intendo tornare su Asgard. Voglio accertarmi che non ci siano altri guai all’orizzonte.” Odino annuisce.

“E’ giusto. Ormai c’è connessione fra i mondi. Non possiamo proteggerne uno senza proteggere tutti gli altri. E tu, Loki?”

“Jotunheim è al sicuro per il momento. Resterò qui, con Karen.”

“Anche questo è giusto.” Thor si scuote l’erba di dosso e sospira.

“Devo parlare con Jane prima di andare. Siamo di fronte ad un altro bivio, fratello. Augurami buona fortuna.”

“Non ne hai bisogno.” Thor ghigna.

“Figuriamoci. Padre e tu?” Il dio strofina i palmi delle mani e poi parla tutto d’un fiato.

“Io non verrò.”

“Cosa?” Alla sorpresa di Thor si aggiunge quella di Loki.

“E che farai?”

“E’ il momento per me di vagabondare per un po’. Non è ancora tempo per voi di capire le mie ragioni. Per ora sappiate che ho bisogno di allentare il mio legame con Asgard. In passato ho viaggiato a lungo per i mondi. Mi prenderò una vacanza.”

“E chi regnerà su Asgard?” Odino guarda Loki che sorride.

“Non guardate me. Non avete voluto che sedessi su quel trono. Quindi, fratello, tocca a te.”

“Sapete entrambi che sarei un pessimo re. Reggerò il trono fino a che non deciderai di tornare padre.” Thor abbraccia prima suo padre e poi Loki. Si allontana senza aggiungere altro. Loki lo richiama.

“Thor! Ricordati chi sei e non avrai bisogno di alcuna fortuna.” Thor ride e solleva una mano per salutare.

Odino si gira e fa per andare verso casa. Loki lo trattiene.

“Puoi ingannare Thor ma non me. Cosa ti ha preso?”

“Ho visto un luogo venendo qui. Era un luogo bellissimo e ho voglia di visitarlo.”

“Tu non fai mai niente senza ragione.” Odino si lascia andare ad una risata malinconica.

“Mi manca tua madre. Ogni giorno di più. Mi chiama da lassù e ogni giorno diventa più difficile ignorarla.” 

Loki si muove inconsapevolmente e si sorprende di se stesso quando la sua mano afferra il braccio del padre. Ringhia solo poche parole ma i suoi occhi tradiscono le sue emozioni.

“Non osare abbandonarci ora.” 

“Non potrei. Non ora. C’è ancora tempo, figlio mio.”

“Tempo per cosa?” Chiede lui intuendo che l’occhio di suo padre non sta più guardando lui ma un punto indefinito sull’orizzonte.

“Per coprirci di altra gloria.” Loki lo lascia andare.

“A cosa serve la gloria quando si perde la vita tentando di guadagnarla?”

“A dare coraggio a chi sopravvive.” Una lacrima scende dagli occhi verdi di Loki.

“Buon viaggio, padre.”

“Abbi cura di Karen.”

“Lo farò.”

Odino s’incammina verso la casa di Karen ma, quando sembra che stia per arrivare al cancello dello steccato che la circonda, la sua figura svanisce come portata via dal vento.

 

Se ne stanno già da un po’ seduti ad un tavolo fuori da un bar di periferia.

Nat muove senza sosta una cannuccia dentro ad un bicchiere in cui un liquido rosso si agita come l’uomo seduto di fronte a lei.

Finora sono riusciti solo a cominciare un discorso nello stesso momento o a finire ingoiati da silenzi imbarazzanti.

“Nat.” Bruce prende coraggio e tenta di nuovo di intavolare una conversazione decente. Lei lo interrompe bruscamente.

“La seconda guerra mondiale.” Bruce lascia la tazza di caffè che sta tormentando da un po’.

“Come?”

“La seconda guerra mondiale.” Ripete lei sollevando la cannuccia e poggiandola alle labbra.

“Cosa c’entra adesso?”

“Mentre alcune truppe combattevano in Europa, altre lo facevano in Giappone.” Bruce guarda di nuovo il suo riflesso nella tazza di caffè. Lei continua. “Anche se abbiamo combattuto insieme e ci siamo avvicinati, non significa che le nostre battaglie ci vedranno sempre combattere sullo stesso terreno. Europa” dice poggiando un bicchiere alla sua destra, “e Giappone.” Dice spostando un posacenere alla sua sinistra. Bruce prende il posacenere.

“Quindi io vado in Giappone per una missione speciale,” Nat annuisce, “tu invece rimani al quartier generale a fare il tifo per me?”

“Dipende.” Bruce la guarda preoccupato e lei si affretta a precisare. “Torni presto?”

“Farò prima che posso.”

“Allora che Giappone sia.” Bruce lascia andare il posacenere e le prende una mano. 

“C’é una cosa che voglio dirti, che devo dirti.” Lei lo guarda come se temesse le prossime parole. “Prima o poi ne avremo abbastanza di tutto questo, vero?”

“Non lo so, Bruce. Credo di sì. Che domanda è?”

“Ad un certo punto i sensi di colpa per le azioni che abbiamo commesso verranno compensati dai nostri meriti, non credi?”

“E’ quello che spero ma non so se io sarò mai in grado di capire quand’è che i miei meriti saranno sufficienti a cancellare quella nota rossa sul mio registro.”

“Mettiamola così,” fa Bruce stringendo tutte e due le sue mani, “sarà il giorno in cui io tornerò da te. Quel giorno avrò sufficiente fiducia in me stesso per controllare Hulk e per impegnarmi con te.”

Nat si alza e gira intorno al tavolo. Gli mette le mani sulle spalle e si china a dargli un bacio sulla guancia.

“Non alzarti. Lascia che sia io a fare la parte di quella che se ne va.” Lui la tira a sé, incapace di lasciarla andare. 

“Mi mancherai da morire.”

“Anche tu, bel fusto.” Le mani di lei lasciano le sue spalle. Bruce tentenna un attimo poi si alza di scatto. 

“Ti amo, Natasha.” Dice voltandosi. Della Vedova Nera non c’è più traccia.

 

Loki si è sdraiato sul molo. Con un piede accarezza la superficie del lago.

Il modo in cui Odino si è congedato lo ha lasciato alquanto perplesso. Inoltre Karen è andata a cercare Rogers e non si è fatta più viva. 

Chiude gli occhi e la cerca. La trova dall’altra parte del lago. E’ sola e non sembra di buon umore. Probabilmente salutare Cap non le ha fatto bene. 

Si mette seduto e apre gli occhi. Guarda nel punto dove sa che si trova lei anche se non può vederla davvero.

“Che fai, così lontana da me?” Come se lei potesse udire quelle parole sussurrate piano.

Poggia un piede nudo sull’acqua che congela immediatamente. Si alza e avanza lentamente mentre il lago, sotto di lui, si fa ghiaccio.

Cammina per quasi mezz’ora. Un passo davanti all’altro. In modo indolente.

Non sa perché lo sta facendo. I suoi piedi sono diventati completamente blu. E’ rischioso. Qualcuno potrebbe vederlo. Eppure continua a camminare. 

L’unico motivo per cui è rimasto sulla Terra è Karen. Questa verità, questa improvvisa onestà concessa a se stesso, gli rende comprensibile quello che Stark, Odino, Strange e Fury hanno già realizzato. Anche in passato è stato vulnerabile. Non come ora. 

Ha messo volontariamente la sua testa su un ceppo per proteggere Karen. Questo comportamento non è da lui. E’ davvero cambiato. 

‘Il cambiamento è buono’ ha detto a Karen ma adesso si sente nudo e piuttosto inerme. 

Si ferma e si guarda intorno. Ormai è più o meno al centro del lago. Proseguire o tornare indietro sarebbe quasi lo stesso. 

Sorride. Ogni cosa sembra sospesa in un equilibrio precario. Riuscirà a camminare sul filo o cadrà di nuovo nel vuoto? Si guarda i piedi indeciso sul da farsi quando qualcosa intorno a lui fa tremare l’aria.

Chiude gli occhi come per concentrarsi meglio e li riapre guardando in una direzione ben precisa. È così che la vede.

Anche lei è a piedi nudi solo che, a sostenerla, non c’è ghiaccio ma un sottile strato di nebbia oscura.

Cammina verso di lui con un’andatura decisa. Si incontrano a metà strada tra le due rive opposte.

“Mi hai chiamata.” Quella di Karen non è una domanda.

“Affatto.” Loki scuote la testa.

“Sì che lo hai fatto.”

“Non credo.” Lei allarga le braccia.

“Hai congelato il lago!” Lui si guarda intorno come se, se ne rendesse conto adesso che lei glielo sta dicendo e alza appena le spalle.

“Ops.”

“Ops?”

“Che posso dire? Mi è sfuggito.”

“Se volevi attirare l’attenzione ci sei riuscito.”

“Sei tu che attiri l’attenzione.” Fa lui indicando l’aether.

“Avevo urgenza di raggiungerti.”

“Perché?” Loki si avvicina e le passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Perché mi stavi chiamando.” Lui sorride.

“Certo.”

“Mi stai dicendo che sento le voci?”

“No. Se senti la mia voce nella tua bella testolina, non dubitare mai che sia io a chiamarti. Sento che sei turbata e il fatto che hai usato l’aether me lo conferma.” Lei piega la testa di lato come non comprendendo il collegamento. “Liberando l’aether scarichi energia e tensione. Che è successo con Rogers?” Lei volta lo sguardo.

“Niente.”

“Chi è il bugiardo ora?”

“Niente. Mi ha solo ricordato che non sto invecchiando da quando mi è successo quel che mi è successo.” Lui le prende entrambe le mani.

“Ne abbiamo già parlato, no?”

“Sì, lo abbiamo fatto. È che finora non avevo considerato alcune implicazioni tecniche.”

“Le implicazioni tecniche sono un’immensa forza, grande resistenza, immunità a quasi tutte le malattie e un incarnato da fare invidia a lady Sif. Il che non guasta considerando che sei sposata ad una creatura particolarmente longeva.”

“Prima o poi qualcuno si accorgerà che invecchio particolarmente bene.”

“Non dovresti lamentarti per questo.”

“Non me ne lamento. Dico solo che questo stato pressoché immutabile ha i suoi pro e i suoi contro.”

“Una tale predisposizione d’animo non può derivare dall’eterna giovinezza, credo.” Karen lo guarda e si fa seria.

“Hai mai desiderato dei figli?” Loki le lascia le mani e si volta a guardare la riva avvolta nella nebbia. 

“Non ci ho mai pensato.”

“Perché hai l’eternità per pensarci o perché non ne vuoi?”

“Perché non ho mai pensato a me come un padre.” Lei cammina fino a che non arriva alle sue spalle e ci appoggia contro il corpo.

“Saresti un padre fortissimo.”

“Sarei un pessimo esempio.”

“O invece no.” Lui si volta di scatto e la prende tra le braccia.

“Cosa vuoi sentirti dire? Che per crescere un figlio bisogna amarlo e non so se ne sarei capace?” Karen tiene la faccia premuta contro il suo petto.

“Comunque non potrei dartene.” Lui la scosta bruscamente e la costringe ad alzare lo sguardo.

“Chi lo ha detto questo? Rogers?” Gli occhi di Loki sono carichi di quella sinistra luce che li riempie quando è indotto all’ira. Karen scuote il capo.

“Sono una scienziata, mi pare ovvio che sono morta e che questa nuova vita non ha rimesso proprio tutto a posto dentro di me, sai?” Loki la lascia andare.

“Mi addolora scoprire quanta poca fiducia hai in me.”

“Non dipende da te. Io lo so bene.”

“Karen, mi devi ascoltare. Ho giurato sulle radici di Yggdrasil che mi sarei occupato di te. Solo ieri ho promesso che avrei colmato la misura tra quanto io ti ho dato e quanto tu hai dato a me. Vivrò ogni giorno della mia vita affinché ogni torto che ti è stato fatto, venga ripagato.”

“E se io non lo volessi? Se volessi solo vivere in pace?”

“Vivremo in pace. Ma se volessi solo questo non mi avresti fatto queste domande. Ho vissuto il tempo di molte vite a sentirmi inadeguato. Non permetterò che sia lo stesso per te.” Lei lo abbraccia.

“E’ possibile che io abbia esagerato.” Dice rimanendo stretta a lui.

“È possibile.” Conviene Loki. “Ad ogni modo, non ho mai pensato che la tua attuale condizione dovesse essere permanente.” Lei lo guarda negli occhi.

“Che vuoi dire?”

“Che mi possono essere imputate diverse colpe ma non quella di essere stupido. Le gemme dell’infinito sono artefatti molto potenti e i nostri poteri sono a malapena sufficienti a gestirli.” Lei lo interrompe con l’espressione che ha sempre fatto quando, nei suoi studi, ha scoperto qualcosa d’importante.

“Nostri?”

“Dal momento del giuramento condividiamo ogni cosa. Nostri è l’aggettivo appropriato.”

 Lei si stacca da lui e lo guarda con un’espressione arrabbiata.

“Stai interferendo nel modo in cui gestisco questa cosa?”

“Questa cosa, come la chiami tu, è un potere oltre le tue possibilità.”

“Allora perché me l’hai data.”

“Abbiamo già avuto questa conversazione.”

“Peccato che tu non mi abbia detto la verità. E non dovrei neppure esserne stupita.”

“Abbiamo già avuto anche questa conversazione.” Karen sbuffa e Loki si sforza di essere condiscendente.

“Perché sei contrariata? Davvero non capisco. Il mio aiuto non inficia in alcun modo la tua autodeterminazione. Tu sei libera di essere chi sei e di fare quello che vuoi.”

“Allora in che modo ‘aiuti’?” 

“Compenso.” Karen ha la forte sensazione che abbia volutamente adoperato una parola specifica per rimanere quanto più vago possibile. Improvvisamente le tornano in mente le parole con le quali le ha detto che quando usa l’aether lei si scarica.

“Mi stai dicendo che se uso troppa energia, attingo dalla tua? Dalla tua energia vitale?”

“Ti ho sempre detto che siamo legati, che sei parte di me.” Karen urla e lo strato di aether sotto ai suoi piedi trema con violenza.

“Avresti dovuto essere più esplicito!”

“Ora calmati, non c’è niente per cui agitarsi così.”

“Invece sì. Dici che sono libera di essere ciò che sono ma io non voglio essere così. Non voglio essere il tuo punto debole.” 

Ed ecco caduto l’ultimo velo dal quadro delle cose. Loki si chiede perché ha temuto per tutto il tempo che venisse fuori. Sorride maliziosamente.

“Non arrabbiarti ma anche questa conversazione l’abbiamo già fatta. Tu sei il mio punto debole ma io non mi sento più debole di quando ti ho conosciuto. Se esiste un modo per separare l’aether da te, io lo troverò. Fino ad allora farò ciò che è in mio potere perché tu sia al sicuro.” Lei fa per interromperlo ancora ma lui le mette un dito sulle labbra. “Non sono in pericolo. Non sto rischiando nulla in confronto ai guai in cui mi caccio di solito. Ricordi quello che ha detto Stark sulle profezie negative?” Lei annuisce. “Beh, non facciamone avverare una.”

“Cosa faremo invece?”

“Vivremo come ci si aspetta dal signore e dalla signora Hiddleston, va bene?”

“Va bene.”

Loki richiama l’aether e prende in braccio Karen. Le loro figure tremano appena sul lago poi spariscono senza lasciare traccia.



Piccole note dell'autrice:
Forse avevate perso le speranze di rileggermi dopo tutto il tempo passato dall'ultimo aggiornamento. Mi sarebbe stato utile l'occhio di Agamotto a questo giro per riavvolgere un po' del tempo trascorso.
Per farmi perdonare, ho deciso di non dividere in due parti questo capitolo che risulta un po' più lungo del solito.
E' alquanto discorsivo e rappresenta la fine dell'arco narrativo del Tennessee. Dal prossimo capitolo ci avventureremo in un'altra storia.
Vi aspetto fiduciosa.
Se la storia se la merita, lasciate qualche commento.
Si accettano anche lanci di patate e ortaggi vari.
Mary.

 

  
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