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Autore: lmpaoli94    03/07/2021    0 recensioni
Nessuno sa dire con certezza chi o che cosa possa essere nascosta all’interno della Cattedrale di Parigi.
Il mistero viene tramandato in anno in anno, da generazione a generazione.
La luna piena alta in cielo viene scandito dall’ululare di un animale che minaccia la vita tranquilla dei cittadini della capitale francese.
Ma cosa mai potrebbe accadere se uno dei forestieri giunto in città sta per rivelare al mondo quella misteriosa creatura che tanto spaventa le leggende in un luogo culto di rifugio e di preghiera?
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Chris Argent, Gerard Argent, Sceriffo Stilinski, Scott McCall
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anno 1468

L’Arcivescovo non si azzardava a farmi visita per paura di finire in guai irrimediabili che avrebbero potuto compromettere la sua vita.
Ma essendo un bambino indifeso e molto triste, non avevo nessuna intenzione di far del male a colui che mi aveva dato un tetto sopra la testa e cibi caldi tutti i giorni.
< Scusate > fece per richiamare la sua attenzione.
< Che cosa c’è ragazzo? Il cibo non è di tuo gradimento? >
< Oh, no. il cibo è perfetto… E’ che vorrei sapere un po’ più su di voi. L’altro giorno ho assistito alla vostra messa e devo dire che mi è molto piaciuta. >
ma l’uomo, che non mi voleva in nessun caso tra i piedi, mi redarguì immediatamente dicendomi che non avrei dovuto lasciare il mio nascondiglio per nessuna cosa al mondo.
< Ma perché non posso mostrarmi alle altre persone? Che cos’è che non va’ in me? >
Sapevo bene che le spiegazioni su di me erano molte, ma in fondo la curiosità di un bambino indifeso era davvero molta.
< Non posso dirtelo, ragazzo. Non è ancora il momento. >
< Sono da sette anni che sono rinchiuso qua dentro e non ho mai avuto la possibilità di giocare con gli altri bambini della mia età. Mi sento così solo quassù senza un po’ di compagnia. >
L’Arcivescovo comprendeva le mie pene, ma sotto i suoi pensieri sapeva bene che non era solo quello il problema.
> Ebbene ragazzo, hai una condizione di salute molto precaria che ti impedisce di essere libero e felice. Purtroppo il tuo destino è segnato fin dal momento della tua nascita e finché non riusciamo a trovare una cura per farti tornare una persona normale come tutti noi, sarà difficile che tu esca. >
< Ma perché? Che cos’ho che non va’? >
< Ecco, purtroppo io non sono un medico e… >
< Mi state nascondendo qualcosa, vero? >
< Scott, come puoi pensare che… >
< Vi ho visto parlare con un uomo alto e distinto che voi chiamate giudice. È forse il padrone di questa città? >
< In un certo senso’, sì. Ma è sempre meglio non avere a che fare con quel tipo di uomo. È molto pericoloso. >
< Perché? Vi ha forse fatto del male? >
L’uomo, sospirando e non volendo rispondere a quella domanda, cercò di deviare il discorso dicendo che aveva molte cose da fare.
< Magari vi potrei aiutare io, se volete. >
< No, Scott. Sei ancora molto piccolo per certi generi di lavori. E poi devi studiare se non vuoi rimanere ignorante. Dobbiamo proseguire con la lettura dell’alfabeto, ricordi? >
< Certo. Io ho molta voglia di imparare… Ma è come se voi avete paura a rimanere troppo vicino a me. Guarda che non mordo mica. >
Non mi resi conto subito che la mia battuta fu di poco gusto e fu talmente fuori luogo che l’Arcivescovo mi fece capire di non dire simili sciocchezze.
< Scusate. Volevo sdrammatizzare il momento. >
< Tu pensa a studiare, d’accordo? E non farti venire strane idee… Piuttosto, visto che si sta avvicinando la stagione invernale, vuoi che faccia qualcosa sul tuo letto di paglia? >
< No, grazie. Per ora sto bene così. >
< Molto bene… E ti consiglio anche di non perdere troppo tempo a fissare i bambini giocare sotto la Cattedrale. Hai molte cose da fare per tenere questo posto pulito e decente. >
< Lo pulisco tutto i giorni, Signor Arcivescovo. Ve lo giuro. >
< Ne sono certo… Ma non dovresti distrarti troppo, sai? >
< Ma io qui mi annoio! Davvero non posso venire con voi? Sono sicuro che passare una giornata diversa dal solito mi restituirà il buon umore. >
Ma l’Arcivescovo, essendo irremovibile sulle sue decisioni, mi obbligò ad andare in camera mia a studiare le lettere che dovevo imparare se volevo riuscire a leggere.
“Un bambino dovrebbe essere libero di essere gioioso e di pensare a svagarsi. Non posso rimanere rinchiuso per tutto il giorno in camera mia. È ingiusto. >
Ma incredibilmente, non avrei mai pensato che quella giornata potesse essere diversa dalle altre.


Il misterioso giudice che passava a trovare l’Arcivescovo ogni lunedì mattina, quella volta passò anche a metà settimana mentre l’uomo stava riordinando le candele e controllare le offerte dei fedeli.
< La cassetta è sempre vuota. Vero Arcivescovo? >
< E voi che cosa ci fate qui, giudice? >
< Ho delle notizie per voi e per il bambino. >
Subito incuriosito da quelle parole, il Giudice gli domandò se ci fosse un nascondiglio adatto per poter parlare in santa pace.
< Possiamo parlare anche di fronte a Dio. Nessuno ci disturberà. >
< Mi dispiace Arcivescovo, ma non mi sento a mio agio se davanti a me c’è Dio in persona. >
< Avete forse la coscienza sporca? >
< Quello che ho non è affar vostro, Arcivescovo… Piuttosto parlatemi del moccioso. Sta crescendo senza problemi? >
< Se intendete che non mi domanda altro di voler uscire o di potermi aiutare, allora no. Mi sta dando molti problemi ed io non potrò cercare di sviare i suoi desideri. Potrebbe diventare un bambino ribelle… Se magari sapesse la verità… >
< Voi siete pazzo! > gridò inviperito il giudice < Sapete che se ciò venisse alla luce, si scatenerebbe il panico! >
< Ma perché vi scaldate tanto? Sarebbe un segreto che manterremo solo io e voi. >
Ma il Giudice, per niente d’accordo con quelle parole, confessò all’Arcivescovo che c’era una persona più potente di lui che non doveva sapere di tale segreto.
< Di cosa state parlando? Io non capisco… >
< Fino ad oggi non abbiamo mai parlato di come il bambino è diventato orfano, Signor Arcivescovo. >
< E con ciò? I genitori del bambino sono morti in un incidente come mi avete detto voi. >
< In un incidente? Semmai in un’imboscata… ordita da mio padre Gerard Argent, vecchio giudice inquisitore e padrone di questa città malsana. >
< Me ne volete parlare? >
< Non sarà un racconto piacevole. Vi avverto. >
Ed io, per quanto potessi essere piccolo e molto sveglio, stetti a distanza di sicurezza per non farmi vedere, ascoltando ogni singola parola.


Era la solita notte in cui voi avete conosciuto il piccolo Scott.
La sua famiglia era ricercata dalle guardie della città per istigazione alla magia e perché mostravano alcuni comportamenti paranormali che avevano indotto le spie di questa città a controllarli a vista.
Quando abbiamo saputo che una donna di nome Melissa McCall fosse incinta ed era in procinto di partorire, io e i miei uomini ci siamo mobilitati per evitare un simile parto che avrebbe dato origine e al proseguimento di una stirpe di creature sconosciute che ancora minacciano la nostra città.
Ululati misteriosi e morit misteriose, si confondono in mezzo all’oscurità quando la notte cala sulla città e l’innocenza dei poveri uomini viene messa a dura prova.



L’Arcivescovo ascoltava con pazienza e silenzio surreale quelle parole, volendo sapere di più sul destino di una donna che non ha potuto amare mai il suo stesso figlio.
< Quindi voi e vostro padre con l’aiuto delle guardie siete riusciti a strappare dal grembo materno un povero bambino innocente e bisognoso di cure?! >
< Quel bambino non poteva essere innocente, Arcivescovo. Era un mostro! >
< Non ne avevate nessuna prova? Solo stupidi indizi che non vi hanno portato a niente… Avete preferito uccidere quella donna e strappare un povero bambino ad una vita che sarebbe stata molto diversa da quella di ora. >
< In effetti io quel bambino l’ho salvato. Se rimaneva in compagnia di sua madre, sarebbe stato ucciso. >
< No, Giudice. Voi vi sbagliate. >
< Se mio padre sapesse che io ho salvato una creatura orribile che un giorno potrebbe uccidere decine e decine di poveri innocenti, la sua furia sarebbe implacabile. >
< Quindi anche voi siete in pericolo… Ed io che credevo che foste un uomo protetto da qualsiasi cosa e potere. >
< Non si può sfuggire alla mote, Arcivescovo. E voi lo sapete bene. >
< Lo so bene. E lo sa anche la madre di quel bambino… Confessatemi: l’avete uccisa? >
Facendo un respiro profondo senza riuscire a proferir parola per alcuni secondi, il Giudice Argent si alzò di scatto per inginocchiarsi dinanzi alla croce di nostro Signore.
< Mi potrà un giorno l’altissimo perdonarmi? >
< Nostro Signore opera in maniera imperscrutabile ma sa anche perdonare i più efferati peccati. Ma che cosa potremmo mai dire a quel bambino quando un giorno dovrà scoprire la verità sui suoi genitori? >
< Scott non dovrà mai sapere niente, Arcivescovo. Promettetelo! Ho il segreto della confessione dalla mia parte. E se voi rivelaste un simile segreto, sareste subito scomunicato. E ucciso. >
< Volete continuare a minacciarmi? In questi anni non vi siete risparmiato. >
< Vi ho sempre protetto, Arcivescovo. Ero i vostri occhi quando voi non lo sospettavate nemmeno. >
< E pensate davvero di essere riuscito a farmi dormire sogni tranquilli ogni notte in cui andavo a dormire? Invece no. Ho protetto questa bellissima cattedrale e ho vegliato un di un bambino che non meritava un simile destino… Voi avrete per sempre sulla coscienza la morte di quella donna. >
< Un giorno capirete, Arcivescovo. Capirete che io ho agito nel bene comune di tutti. Ed è grazie a me se queste presunte creature misteriose che ancora oggi non hanno nome, sono confinate in chissà quale luogo. >
< Confinate… Ma dove? Potrebbero arrivare in città in qualsiasi momento. E a quel punto chi potrebbe mai fermarli? >
< Non lo faranno. Le guardie della città controllano ogni singolo centimetro di questa città. Avete la mia parola. >
< Ormai non so se pensare davvero se la vostra parola è davvero sicura, oppure no. >
< Fidatevi di me, Arcivescovo. E se non ci riuscite, fidatevi del nostro Signore. >
< Di lui mi fido perché posso confessare di avere la coscienza pulita. Ma voi potete dire lo stesso? >
< Adesso basta > tuonò il Giudice inviperito < Credo che dobbiate tornare dal bambino < Vi sta aspettando. >


Non riuscendo a credere che mia madre potesse essere stata uccisa, cercare di rigettare le mie lacrime per non farmi cogliere triste e disperato.
Buttandomi nel letto che prima di quella notte non fu mai così freddo, l’Arcivescovo controllò se stavo dormendo, ma i suoi passi rumorosi non mi potevano far dormire sogni tranquilli:
< Quell’omo, Arcivescovo > mormorai con voce flebile < E’ stato qui anche questa sera? >
< Ragazzo, tu come fai… >
< Dovreste essere più attento alle persone che vi gira intorno, Arcivescovo. Quell’uomo è una persona orribile. >
< Quindi tu hai ascoltato qualsiasi cosa! > tuonò inviperito l’uomo.
< Non vi preoccupatre, Arcivescovo > replicai con voce calma cercando di guardarlo dritto negli occhi < Quando arriverà il momento, io mi confronterò con quell’uomo. Dovrà spiegarmi un sacco di cose. >
< Tu non sai cosa stai dicendo. Sei ancora troppo piccolo per capire! E poi è peccato origliare le conversazione degli altri. Per questo ti obbligo a dire dieci Ave Maria e dieci Padre Nostro. >
< Lo farò, Signore… Ma lasciatemi dire una cosa: non conoscerò mai il soignificato della parola felicità. Non è forse così? >
L’Arcivescovo, non volendo più parlare di tutto ciò, spense la candela per coricarsi anche lui in un letto che quella sera sarebbe stato più scomodo e che tutti i suoi pensieri l’avrebbero tentuto sveglio per tutta la notte. O forse per sempre.
“Caro Giudice maledetto… Anche se sono molto piccolo, sono un bambino che non dimentica. E presto io, come la mia famiglia, scopriremo tutto sui vostri secondi fini. E per Parigi non sarà un giorno come tutti gli altri.”
   
 
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