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Autore: Sadele    03/07/2021    2 recensioni
L’amicizia è la cosa più difficile al mondo da spiegare. Non è qualcosa che si impara a scuola. Se non hai imparato il significato dell’amicizia, non hai davvero imparato niente.
(Muhammad Ali).
Emma e Yhassin, due bambini che non potevano essere più diversi, il giorno e la notte, destinati a diventare grandi amici.
la vita però si sa a volte è spietata, li porterà a perdersi per poi ritrovarsi a distanza di anni e scombussolare completamente i loro equilibri.
Eccomi qui con una storia originale, frutto della mia fantasia.
spero che vi piaccia!!
buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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MAI UNA GIOIA

 

Il destino mescola le carte e noi giochiamo.”
ARTHUR SCHOPENHAUER

 

il volo era in ritardo, era partito quasi due ore dopo, avrebbero dovuto atterrare per le 15 e invece erano le 17 e ancora non erano arrivate. Emma era nervosa e non faceva che lamentarsi, “ecco lo sapevo che non ci volevo venire in questo posto” “ e dai Emma Rilassati..” disse Erika “non mi dire così, io non mi rilasso, l'ultimo che si è rilassato da queste parti è sparito e non lo hanno più trovato” disse.

Il comandante annunciò l'imminente atterraggio, “finalmente..”

Emma era impaziente di mettere i piedi per terra, e la sua amica non vedeva l'ora di conoscere un po meglio quei luoghi così affascinanti.

Giunte in aeroporto si guardarono intorno per cercare la guida. Emma aveva il nome su un biglietto, tentò di pronunciarlo ad alta voce ma nessuno sembrava rispondere a quel nominativo. “iniziamo bene” desse Emma sconsolata. “vieni andiamo a recuperare le valigie poi torniamo a cercare la guida.”

 

“Come sarebbe non ci sono, state scherzando?”gridò Emma in inglese al tizio del recupero bagagli.” Mi dispiace signorina, deve esserci stato un disguido” “te lo do io il disguido, e secondo lei come ci vado in giro.... COSI'?” Indicandosi i vestiti che indossava. Poi iniziò a sproloquiare in italiano insulti di vario genere, al suo capo, al destino alla sfiga echi più ne ha più ne metta.

“cerca di calmarti Emma, adesso andiamo in albergo e domani ci facciamo accompagnare a fare shopping”. Non lo avesse mai detto..”cooosa, ma dove credi di essere a Parigi, guardati intorno, guarda come vanno in giro vestite le donne qui, ammesso che tu ne trovi una. E in più non ho nemmeno lo spazzolino da denti”. Sentiva le lacrime salire, non sarebbe mai dovuta partire, lo sapeva che sarebbe stato il viaggio della speranza. In più della guida nemmeno l'ombra. Decise così di chiamare il suo capo, e dirgliene quattro.

“ohh finalmente carissime, come sta andando?” rispose Eugenio allegramente.

“siamo ancora in aeroporto, ci hanno perso le valigie con tutto dentro, compreso il materiale per il lavoro, e della guida non c'è traccia, trai tu le conclusioni. Io aspetto il primo volo per l'Italia e torno indietro, e poi ci vieni tu qui a fare l'intervista” disse prima di tirare giù la comunicazione.

Emma era seduta su una panchina con la testa tra le mani, dovevano aspettare per la denuncia di smarrimento, forse sarebbero riusciti a rintracciare i bagagli e farli tornare con un volo ma non certo prima di due giorni.

Erano le 19 di giovedì e causa uno sciopero non ci sarebbero stati voli fino al sabato. Anche volendo non sarebbe potuta tornare.

Erika la osservava, iniziava a chiedersi se fosse lei a portare sfiga. In ogni caso era una bella rogna. “ehi, dai non fare così, in fondo tra poco ci lasceranno andare, chiamiamo un taxi e ci facciamo portare in albergo almeno potremo riposare, poi domani cerchiamo di risolvere la situazione. Cosa mai potrebbe andare pegg....” “non dirlo!!” la zitti Emma. “lo sai anche tu che al peggio non c'è limite”. Erika storse la bocca ma non disse nulla. Infondo la sua amica aveva ragione, quella non sembrava proprio una vacanza....piuttosto uno di quegli incubi dove tutto va storto e non riesci a svegliarti.

 

L'albergo sembra meglio di quello che avevano immaginato, dopo tutto ciò che era successo, si aspettavano una topaia e invece era un hotel a 4 stelle.

Emma ringraziò Dio in tutte le lingue conosciute più una, non le sembrava vero, finalmente una cosa dritta in un mare di disgrazie.

L'hotel aveva anche un piccolo negozio così le ragazze si comprarono il necessario per lavarsi e dormire.

Dopo una cena degna di questo nome andarono nella loro stanza.

Una telefonata avvisò Emma che il giorno seguente una nuova guida le avrebbe aspettate nella hall e le avrebbe accompagnate a comprare dei vestiti e dopo al sito archeologico.

Forse fu la stanchezza o le lenzuola profumate, ma dopo la giornata da incubo Emma si addormentò tranquilla. Aveva solo bisogno di staccare la spina almeno fino al giorno dopo.

Erano circa le 8 del mattino quando finirono di fare colazione ed uscendo dalla sala trovarono ad attenderle la loro nuova guida.

Un ragazzo sui 20 anni, alto scuro, come tutti gli abitanti del posto, capelli rasati abito scuro e formale.

Emma lo guardò da capo a piedi, “e questo dovrebbe farci da guida..mio Dio, ma è un bambino” “Emma non fare come al solito, in fondo sembra carino” disse Erika che lo stava osservando intensamente. “oh per favore, non varrai mica provarci, primo non è professionale e poi ti arrestano per pedofilia..” Erika non rispose e si limitò a scuotere la testa.

“e dai, lasciati andare ogni tanto...” le disse infine, sapendo quanto Emma detestasse quella frase.

“buongiorno Signorine, mi chiamo Habuk, e sono al vostro servizio”.

“Ciao Habuk, per prima cosa abbiamo bisogno di comprare dei vestiti, ci hanno perso le valigie e abbiamo solo questo” disse Erika indicando i loro vestiti.

“non c'è problema vi porto in un posto dove troverete sicuramente quello che fa al caso vostro”.

Il ragazzo aveva una guida orribile, Emma era aggrappata alla portiera e teneva gli occhi chiusi “giuro che se inchioda ancora una volta gli vomito la colazione in testa..” disse con espressione disgustata. “Hei Schumacher puoi darti una calmata, ci vorrei arrivare intera al negozio” disse Erika con tono ironico. Emma non parlava era troppo concentrata a non vomitare.

Finalmente si fermò davanti ad un negozio di abiti tradizionali.

“eccoci arrivati disse il ragazzo invitandole ad entrare.

Emma si guardò in torno, “ma cos'è uno scherzo?” chiese scocciata. Ogni abito presente nel negozio era lungo, molto coprente, largo, si passava dal Kaftano al velo, all'abito lungo tipico delle donne arabe, ci mancava solo il burqa e poi erano a posto.

Erika era estasiata, si guardava intorno accarezzando quelle stoffe leggere e impalpabili, “che meraviglia, davvero possiamo vestirci così?” chiese più a se stessa in realtà. “non mi dirai che ti piace questa roba?” chiese Emma stizzita. “EHM EHM scusate se mi permetto, ma qui di giorno fa molto caldo e stiamo per andare in una zona desertica quindi meglio un abito coprente. “

la commessa era una ragazza garbata e graziosa, vestita con un pantalone nero e una tunica colorata lunga fino al ginocchio, portava un velo leggero che le copriva solo i capelli ma il viso era scoperto.

Era bella e nell'insieme ad Emma non dispiacque quell'abbigliamento.

Dopo averle spiegato quello che stavano cercando la ragazza le portò nel retro, fece provare loro una serie di vestiti.

Alla fine riuscirono a trovare qualcosa, ma Emma continuava a sentirsi ridicola a vestirsi così. Aveva un pantalone in lino bianco e sopra una tunica anch'essa bianca. Erika era vestita in modo simile.

Per fortuna erano riuscite a trovare anche abiti più normali. Sempre molto castigati ma si sa.. in certi luoghi meglio non esagerare.

“bene ora possiamo andare al sito?” chiese Emma.

“Certo signorina, partiamo subito”.

“quanto ci vorrà?” “o poco, state tranquille al massimo un ora e ci siamo” “Cooosa?” gridò Emma “non preoccuparti, con la mia guida anche meno!!”

“come no, sempre se ci arrivo viva”.

 

   
 
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