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Autore: Little_GirlMoon005    09/07/2021    0 recensioni
{ Dark Souls III / Ornstein | Re senza Nome }
'' 𝐈𝐧 𝐮𝐧 𝐞𝐩𝐨𝐜𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐃𝐫𝐚𝐠𝐡𝐢, 𝐎𝐫𝐧𝐬𝐭𝐞𝐢𝐧 𝐥'𝐀𝐦𝐦𝐚𝐳𝐳𝐚𝐝𝐫𝐚𝐠𝐡𝐢,
𝐢𝐥 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐚𝐭𝐭𝐞𝐝𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐚 𝐟𝐮𝐠𝐠𝐢' 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐞 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐞, 𝐢𝐧 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐑𝐞. "
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• Breve racconto su Ornstein l'Ammazzadraghi, incentrato sul suo ipotetico viaggio alla ricerca del suo Signore. E del suo possibile destino.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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''Quando ti ho visto, lì davanti a me...  '' parlò il Re, lo sguardo puntato verso due giovani viverne che stavano volando nel cielo sereno. ''...per un attimo, ero convinto che fossi nient'altro che una mera illusione.'' A quelle parole, Ornstein smise di passare lo straccio umido sul suo elmo sporco, per volgere uno sguardo curioso verso il suo Re. Egli non disse altro fissando ancora il manto azzurro, la mente persa in pensieri che il suo cavaliere pote' immaginare, prima di volgere la sua attenzione al cucciolo di drago che gli si era appollaiato sulla spalla.

Aveva si e no le stesse dimenzioni di un gatto adulto, e Ornstein si chiese quanto grande e spaventoso fosse stato, una volta cresciuto.

''Un'illusione, mio signore?'' chiese con estrema esitazione. Da quando era arrivato alla Vetta, lui e il suo Re si erano scambiate poche parole. Ma a loro andava bene, il loro silenzio non era affatto opprimente, bensì quasi confortevole, perche' a volte parlando si rischiava di fare domande sbagliate, e rievocare ricordi spiacevoli.

Il Re senza Nome era particolarmente riservato su tutto ciò che lo riguardava, ogni volta che il suo cavaliere tentava di chiedere qualcosa relativo ai Draghi, o alla sua vita dopo essere stato esiliato, tutto ciò che riceveva era solamente silenzio, un silenzio che sapeva di tristezza. Quella era la prima volta che il suo Re iniziava una conversazione di sua spontanea volontà. E Ornstein non voleva che si fermasse, voleva sentirlo parlare. Voleva sapere. Sapere come il suo Re abbia vissuto, lontano da tutti, con nessuno con qui parlare e interagire -eccetto le creature alate-, marchiato come traditore e cancellato dalla storia.

Alla fine egli rispose, senza voltarsi.
''E' successo molto spesso. Erano come... echi del passato, resti di una vita che non mi apparteneva più.'' fece una breve pausa mentre alzava il braccio permettendo al cucciolo di drago di posarsi sul suo avambraccio. Gli diede una carezza sotto il muso. ''Ho visto... mio padre, una volta. Molto tempo dopo che la Fiamma è stata Vincolata.''

Ornstein osservò come la creatura fosse docile sotto i tocchi gentili del suo Re, come se fosse addomesticato, -anche se non gli piaceva affatto come termine-, ed era qualcosa che Ornstein non avrebbe mai pensato di vedere. Si rese conto di quanto fosse profonda la fiducia tra il suo Re e le creature di quel posto. Tuttavia, questo rispetto e amicizia verso i draghi, non era un qualcosa che il cavaliere era disposto ad aprirsi totalmente. Non subito.

Non era una sorpresa. Era stato chiamato Ammazzadraghi per un motivo, ed era temuto per quanti draghi aveva abbattuto sotto la sua lancia e i suoi dardi elettrici, tutto in nome di Gwyn. Eppure, mentre guardava il suo Re con quel giovane drago -a debita distanza, perchè nonostante nessuna di quelle creature avesse provato a fargli del male, Ornstein non si sentiva ancora al sicuro- si chiese perchè li avesse odiati. O forse, non li aveva mai odiati per davvero. Forse era semplicemente bravo ad uccidere creature grandi quattro o cinque volte più di lui, ed eseguiva i suoi ordini senza battere ciglio.

Era un pensiero che gli attanagliava la mente. E non riuscì a comprendere come il suo Re gli abbia permesso di restare qui, nonostante il suo passato da Ammazzadraghi potesse essere una minaccia per le creature del posto.

Vide il Re dare un ultima carezza al cucciolo, prima che questi prese il volo. Il lieve sorriso sulle sue labbra svanì lentamente, prima di voltarsi verso il suo cavaliere. Ornstein distolse velocemente lo sguardo tornando a pulire un altro pezzo d'armatura, eliminando il sangue secco tra le fessure e gli angoli del torace. Non osò rialzare lo sguardo, nemmeno quando lo sentì sedersi accanto a lui.

''Ho visto anche i miei fratelli, molto spesso...''
''Allora... ti ricordi ancora di loro?''
''Certo che li ricordo. Ricordo Gwyndolin, ricordo Gwynevere, e... ricordo gli altri.'' Il Re non osò pronunciarne i nomi, non chiese nemmeno se erano ancora vivi. Conosceva già la risposta, in un certo senso. E sentì che nel farlo poteva riaprire ferite nel cuore del Cavaliere.

''Dopo che tu sei stato... esiliato, anche loro se ne sono andati.'' parlò Ornstein, il cui movimento della mano sull'armatura si era fatto più lento. ''Prima Gough, poi quel testardo e... cocciuto di Artorias, e infine Ciaran ha lasciato che il dolore prendesse il sopravvento. Ho... lasciato che i miei compagni cadessero, li ho condotti alla morte... e ne sono consapevole.''

Si udì il tintinnio di piccole gocce d'acqua cadere sul metallo dell'armatura. ''Io... io invece sono ancora qua, quando... dovrei essere con loro. Non ho più un nome, non ho più passato, e non ho più la forza di un tempo. Ho lasciato che Anor Londo cadesse, ho abbandonato il mio dovere, e ho deluso tutti. Sopratutto, ho deluso te, l'unico che mi ha reso un vero cavaliere. Non era meglio se fossi stato un'illusione...?'' tenne ancora lo sguardo basso, anche quando sentì chiaramente il corpo del suo Re irrigidirsi a quelle parole.

''Non mi hai mai deluso,'' quando egli parlò, la sua voce fu così gentile che Ornstein percepì una stretta al cuore, guardandolo con leggero stupore. ''Anche se fosse, sono grato di averti qui.'' Il cavaliere chinò nuovamente la testa, incontrando il proprio riflesso sul metallo dorato, e quasi si stupì di vedere un lieve sorriso sul proprio volto. ''Mi prendi in giro...''
Ma il tono del Re divenne serio quando rispose, ''No, Ornstein. Mi sei mancato molto, davvero.''
Anche tu mi sei mancato. Vorrebbe tanto dire il cavaliere, ma alla fine decise di rimanere in silenzio.





Ornstein scoprì a suo malgrado quanto le notti sulla Vetta potessero essere fredde. E quando glie lo fece notare al suo Re, egli si limitò a ridere genuinamente, forse per la prima volta da quando mise piede sul posto. E proprio il giorno dopo una pila di vestiti era stata posta accuratamente su quella che poteva chiamare la sua camera. Erano vesti da materiali spessi, di pelli e pellicce, molto più calde della sua armatura. Da lì era diventato più piacevole trascorrere ogni sera nell'antica costruzione, camminando senza una meta precisa.

Il cavaliere non era una persona che dormiva molto. La sua era una vita di guerra e battaglie, una vita piena di pericoli che ti portavano ad essere vigile anche quando eri tra le coperte, ed era stato abituato ad affrontare intere giornate anche con poco sonno addosso. Anche in quest'epoca priva di draghi, dove i suoi talenti divennero pressocche' inutili, era un abitudine che non riusciva a far morire.

Le sere alla Vetta erano ancora più serene, con le viverne che dormivano e il suo calmo vento notturno. E quando Ornstein guardò l'orizzonte, non vide altro che una coltre di nuvole e montagne, e la luna che impregnava tutto con i suoi gelidi raggi. Era come se non esistesse altro al di fuori della Vetta. Come se fosse l'unico essere vivente in questo mondo.

Ma era un tipo di solitudine diverso, era piacevole, diversamente da quella che provava quando faceva la guardia ad Anor Londo. La bella cittadella era divenuta un posto ormai vuoto, freddo, la cui unica compagnia era quella di un cannibale spietato e mere illusioni sotto la sua sorveglianza. Passato da un potete guerriero che combatteva alla pari del suo Re, ad una sentinella solitaria in un posto colmo di menzogne che aveva iniziato il suo lento declino all'esilio del suo Re.

Ci fu un tempo in cui Ornstein l'aveva odiato. Odio che non aveva mai voluto riconoscere seppellendolo nel profondo del suo cuore, chiuso sotto chiave insieme ad altri sentimenti che non aveva mai osato mettere in mostra. Non l'aveva odiato per il suo tradimento, ne' per aver abbandonato tutti loro, ne' per aver abbandonato una città a se stessa, quando non vi era più un Lord a governarla. L'aveva odiato perche' l'aveva lasciato indietro, abbandonandolo ad un compito che perse significato col tempo, fino a quando Gwyndolin non fu l'unica divinità rimasta nella città.

E Ornstein ricordava perfettamente le lunghe e tormentate notti dove non si udiva nemmeno un suono in tutto il palazzo, dove era solo, dove il silenzio gli faceva tremare il cuore di paura, più di una tempesta di fulmini. Era una sensazione orribile, un vuoto che poteva colmare solo spargendo il sangue di tutti quei poveri non morti che osavano sfidare i pericoli di Anor Londo. Tutte vite che lui aveva strappato via senza pietà. Si passò una mano sul viso, sospirando profondamente cercando di scacciare via tutti quei pensieri. Pensieri che ora appartenevano ad un vecchio guerriero, e che non doveva più permettergli di tormentargli la mente.

Aveva odiato il suo Re, ma più di tutto odiava il fatto che non lo odiava, nemmeno un pochino.





Il Re senza nome aveva l'abitudine di meditare molto spesso. Molte volte Ornstein si univa a lui, perchè scoprì che meditare lo aiutava a liberare la mente. E qualche volta gli si sedeva accanto per leggere alcune pergamene rimaste intatte in quella che era una vecchia biblioteca della Vetta. Quasi tutti gli scritti parlavano della Via del Drago.
Gli uomini serpenti che vagavano tra le rovine non erano altro che il risultato non andato a buon fine di coloro che avevano tentato di trasformarsi in draghi. Altri invece non erano nemmeno sopravvisuti.

Seduto contro il muro di pietra, Ornstein era immerso nella sua lettura, di fronte a lui il Re concentrato nella sua meditazione, silenzioso e immobile. E senza rendersene conto, Ornstein lo fissò, ignorando la pergamena tra le mani. Intorno a loro i raggi del sole filtravano dolcemente tra le fessure della struttura e il vento muoveva i vecchi drappeggi appesi, insieme a delle piccole campane che emettevano il loro flebile tintinnio. E il suo Re che pareva una statua, per quanto fosse concetrato nella meditazione. Le gambe incrociate, la schiena dritta e le mani poggiate una sull'altra. Era una visione rilassante.

''Amico mio, cosa ti turba?''
La voce del suo Re lo fece trasalire un po', e Ornstein abbassò lo sguardo leggermente imbarazzato. ''Perdonami, ero... uhm, in sovrappensiero.'' balbettò, il suo Re interruppe la sua meditazione distendendo le gambe per mettersi in una posa più comoda. E le sue labbra si piegano in quello che era un sorriso divertito. ''Non preoccuparti, so bene che hai la tendenza a pensare troppo.''
''Beh, è vero...'' ribatte' sorridendo lievemente. Ai tempi, il Primogenito amava prenderlo un pochino in giro scherzando sui difetti del suo cavaliere, e per ripicca Ornstein faceva lo stesso ricordandogli quanto fosse testardo e impacciato come Principe.

''Ornstein, c'è qualcosa che ti preoccupa?''
''Io... mi stavo chiedendo... '' Ornstein esitò, incerto se continuare. Ma alla fine si fece coraggio. ''Cosa hai trovato nella Via del Drago di così importante, da decidere di lasciarti tutto alle spalle?'' per un attimo trattenne il respiro, temendo che il suo Re potesse infuriarsi per via della sua insistenza. Ma invece gli rispose, e gli raccontò tutto.

Gli raccontò di come considerava i metodi, le idee di suo padre sbagliate e sciocche. Di come l'Era dell'Oscurità non doveva essere così temuta, e di come la guerra coi Draghi non era giusta, e che la loro stirpe non aveva mai cercato una guerra con l'uomo.
Gli raccontò di come il dubbio instillò la sua mente nel momento in cui riuscì a domarne uno, e che forse non era suo desiderio sterminare tutti i draghi.
Gli confessò che l'idea di essere disconosciuti dalla propria famiglia era qualcosa che all'inizio l'aveva spaventato. Ma poi si rese conto che solo la libertà lo avrebbe reso un vero Re, padrone di se stesso e delle proprie scelte.

Gli raccontò di come suo padre non fosse altro uno stolto che rifiutava l'ordine naturale delle cose, e di come i draghi avevano invece scelto la strada dell'evoluzione pur di sopravvivere. E fu questa la strada che scelse, scelse di essere un tutt'uno coi draghi.
Gli raccontò della sua nuova vita con quelle creature, di come li aveva compresi col tempo e, a loro volta, i draghi lo avevano accettato. Di come avessero combattuto insieme, e di come gli piaceva volare nel cielo seduto sul loro dorso. E di come la Vetta era divenuta la loro Casa, e che l'avrebbe protetta a costo della vita.

Ornstein lo ascoltò attentamente, e quando il suo Re finì di parlare anch'egli gli pose delle domande. Il Re gli chiese dei suoi fratelli, degli altri cavalieri di Gwyn, e del loro destino. E il cavaliere si rese conto che, nel parlarne, non faceva più così male come prima. Così parlarono, parlarono molto, e infine pregarono insieme per loro, per le anime di coloro che lasciarono questo mondo. E si avvicinarono l'uno all'altro, senza rendersene conto. Ornstein aveva ormai smesso di indossare la sua armatura, e così sentì chiaramente la mano del Re sfiorare la sua.

Nonostante tutto quello che si dissero, Ornstein non gli parlò di un qualcosa che stava prendendo in considerazione da quando aveva iniziato le sue ricerche sulla Via del Drago. Non subito, almeno.











  
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