Ryu fissa Rashid, disteso sul letto, lo sguardo serio, velato d’amarezza. Una morsa d’acciaio stringe il suo cuore. Quello non è il vivace ed esuberante arabo, di cui si è innamorato. Il suo volto, bianco di morte, è illuminato da un debole sorriso e le sue mani sono strette attorno al lenzuolo. Deboli respiri sollevano il petto scarnito del giovane arabo e la tremolante luce di una lampada si posa sul suo viso, accentuandone il pallore. Ryu si siede e gli sfiora il viso. Pochi anni dopo la sconfitta di Bison, si è ammalato di tumore. Ha lottato, ha combattuto, ha perso. Eppure, ha sempre serbato il suo spirito indomito. Rashid apre gli occhi e incontra lo sguardo di Ryu. Il suo sorriso si accentua. Il dolore tormenta il suo corpo, eppure quel suo viso, da lui tanto amato, gli procura gioia. Non gli è andata male. – Puoi darmi le mani? – chiede, gentile. Con un cenno deciso, il lottatore asiatico annuisce e gli porge le mani. Le dita di Rashid, leggere, sfiorano le mani di Ryu. Adora la sua pelle ruvida, simile a cuoio… Sapevano essere così dolci sul suo corpo e sul suo volto. Non vuole che egli soffra per la sua futura morte. – Non soffrire, Ryu. Quando sarò morto, cerca la felicità e non restare legato a me. Quando la vita finisce, ricordatelo, non cambia nulla. Goditela finché puoi. –