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Autore: Sararmuz    11/07/2021    0 recensioni
Una fanfiction sulla coppia Darklina. Prende spunto sia dal primo libro che dalla serie TV. Ho mantenuto le caratteristiche principali dei protagonisti, iniziando la narrazione dopo la fuga di Alina dal Piccolo Palazzo e dall'Oscuro. Inizia con lei in fuga verso il Nord con Mal, e nella fanfiction ho voluto creare nuovi momenti Darklina. Potrebbe avere una prosecuzione parallela alla storia originale di Leigh Bardugo.
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alina Starkov, Altri, Darkling, Malyen Oretsev
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alina:

 

Dalla nostra fuga dal Non Mare facevo solo incubi, ma questo fu diverso.

Era come essere spettatori fantasma di una scena che mi si palesava davanti. 

 

Ci trovavamo in un bosco, dentro un edificio abbandonato, con diverse persone, mi trovai a pensare a profughi e fuggiaschi vedendoli. Si stavano organizzando per distribuire le scorte e le medicazioni. Erano vestiti in uno strano modo, e anche il dialetto era più antico. Sembrava di trovarsi in una rappresentazione storica. 

Quello che li accumunava tutti era il fatto di essere Grisha. 

Grisha di ogni genere, senza distinzione di colore o casta, che si aiutavano l’un l’altro. Riconobbi Bakra. Una Bakra meno arcigna e dai folti capelli neri, che aiutava nella lettura di alcune mappe. Poi entrò qualcuno, e Bakra si girò a guardarlo con sguardo adorante. Mi girai anche io seguendo il suo sguardo e lo vidi. 

 

Era Kirigan, suo figlio che rientrava dopo una perlustrazione a cavallo. Era senza età come adesso, ma sbarbato e con i capelli leggermente più lunghi da sfiorargli le spalle. Legati da una mezza coda. Sembrava allo stesso tempo uguale e diverso da quello che conoscevo io. Il Kirigan che ricambiava il saluto di Bakra appariva ancora così innocente. 

Poi la visione si dissolse, e mi ritrovai a fissare un altro momento. 

 

Era notte e Kirigan cavalcava nel bosco buio verso una piccola abitazione nascosta tra gli alberi. Smontò da cavallo e salutò una giovane dalla treccia bionda. Chi era questa ragazza mi chiesi.

 

“ Alexander” disse lei sospirando, andandogli incontro. 

“Sei qui” disse lui sollevato mentre l’abbracciava. 

“Ero preoccupato”. 

Lei lo guardò in viso “Sto bene, non sono più fragile come una volta” disse sorridendogli. 

Lui si rattristò “Non fragile...solo mortale” disse. “Rientriamo non è sicuro qui” disse prendendola per mano mentre la conduceva verso l’edificio. 

Lei lo fermò dicendo, “Potrei vivere a lungo. Con un addestramento e un Amplificatore. Potrei vivere altri 100 anni o più” disse lei speranzosa. 

Lui si incupì “Sembra molto tempo per te immagino” disse dolcemente.

 

L’intimità tra di loro mi metteva a disagio, o forse era la gelosia?

 

Poi si girarono entrambi di scatto verso il bosco, c’erano dei rumori di uomini in lontananza. 

“ Soldati” disse lei preoccupata. “ forse a Sikursk, hanno setacciato il mio villaggio ieri in cerca di Grisha. Alcuni di noi sono fuggiti”.

“E Bakra?” Chiese lui preoccupato scrutando il bosco.

“Ha condotto gli altri al santuario” rispose lei. 

Poi entrarono, e si misero a preparare le borse con i viveri per spostarsi. 

Sentii, come loro, dei cavalli fermarsi nel cortile, e tutti trattenemmo il fiato dalla tensione. 

 

“Oscuro, so che sei lì dentro!” Urlo una voce oltre la porta. 

Kirigan e la ragazza si guardarono senza parlare. Facendosi dei cenni col capo come se avessero un piano. Poi lei si nascose alla mia vista e lui uscii in cortile verso i soldati che lo attendevano. 

 

“Sei tu. L’Oscuro.” Disse uno di loro con le torce e le armi in mano. 

Kirigan disse tenendo le mani in vista. “Mi avvicino pacificamente”. 

Il soldato proseguì “ il Re ti vuole vivo, ma forse hai opposto resistenza e...” detto ciò alzò il braccio e i soldati scoccarono quattro frecce verso di lui, colpendolo al corpo. 

Kirigan si piegò in avanti gemendo, ma iniziò a estrarre le frecce una alla volta, guarendo miracolosamente davanti ai loro occhi. 

 

Sapevo che era la ragazza a guarirlo dal suo nascondiglio, era una guaritrice

 

Lui si raddrizzò dicendo “Per favore, non voglio farvi del male” i soldati erano spaventati e incoccarono subito altre frecce ai propri archi. Colpendolo ripetutamente. 

Lui incasso i colpi ed estrasse per la seconda volta le frecce con sguardo rabbioso. 

Disse rivolto ai soldati che iniziavano a indietreggiare.

 “ Ho un messaggio per il Re. Se lui o i suoi uomini uccideranno un altro dei miei...” 

ma il suo messaggio venne interrotto dall’urlo di un’altro soldato alle sue spalle “ Fermo Grisha!” Questo soldato stava uscendo dalla porta con la ragazza come ostaggio. 

Kirigan si girò di scatto preoccupato. “Luda”. 

“ Ecco la piccola strega che lo stava ricucendo” sbraitò ai suoi compagni il soldato. 

Kirigan aveva gli occhi solo per lei. 

Luda gli disse “ Mi dispiace”. 

Lui ripetè il suo nome sconsolato. 

Un terzo soldato gli intimò “ Mani dietro la schiena! O la prossima freccia farà il suo dovere” e si avvicinò a Kirigan per legarlo. Kirigan rispose all’uomo che teneva la ragazza 

“Hai due bottini per il Re. Se vuoi una promozione a tenente allora portaci a palazzo!”. 

“Voglio soltanto te, non la tua guaritrice” disse pigramente il soldato. Poi quello che gli aveva legato le mani lo spinse a terra in ginocchio. 

Il secondo soldato venne in avanti “Pensavate di poter addestrare le streghe tra di noi?” 

“Se vuoi che collabori prendici entrambi. Hai capito!?” Sbraitò Kirigan. 

Il soldato disse calmo “ Te l’ho detto, gli ordini non erano questi” poi indietreggiò verso la giovane. 

Kirigan supplicò in ginocchio di risparmiarla “ No, per favore, ti supplico...” Lui e lei si stavano guardando negli occhi, quando la lama di un soldato le si conficcò nel costato. 

“No! No!”

 Urlò Alexander disperato, mentre il corpo di lei si accasciava al suolo, morente. Si sedette sui suoi talloni abbassando le spalle mentre guardava la ragazza sussurrandole, “ Mi dispiace Luda”. 

 

Un soldato gli si parò davanti.

 “Ora hai ancora un messaggio per lui?” Chiese sogghignante l’uomo, estraendo una lama. 

Gli occhi di Kirigan si fecero neri, il viso indurito dalla rabbia.

 “ Si! Questo” 

E detto ciò spezzo le corde che lo tenevano, e con un gesto delle braccia creò una lama di oscurità che divise a metà tutti i soldati in un sol colpo. 

 

Io ero senza parole davanti a questa scena surreale. Mi sentii fuori posto per aver assistito alla sua perdita e alla sua rabbia. 

Poi la scena si dissolse e cambiò ancora. 

 

eravamo tornati alle rovine, che ora sapevo essere un santuario. Kirigan entrò urlando.

 “ Un guaritore! Mi serve un guaritore! ” Mentre portava il corpo della ragazza in braccio per posarlo sulla prima branda. Una donna si avvicinò. 

“Abbiamo soltanto un plasma forme. eravamo in attesa di Luda”. 

Lui si irrigidì e prese le mani insanguinate della ragazza tra le sue. 

“È lei Luda...” 

Rispose alla donna, che sussultò. 

Alexander accarezzò il viso di Luda, triste e sofferente in volto. “È solo mortale...” disse. 

Poi si alzò col viso adirato, allontanandosi da lei. 

 

Cercava Bakra. 

 

“ Figlio mio” disse la donna vedendolo entrare nella stanza in cui riposava. “ Madre, sono qui” disse avvicinandosi al suo capezzale “Ma dobbiamo andarcene. I soldati avanzano verso ovest. Ci puniscono perché siamo Grisha” 

Bakra che sembrava sfinita, gli rispose asciutta. 

“No, puniscono te” 

Kirigan era confuso per le sue parole e indurì il volto. 

Lei prosegui “ Gli hai messo paura. E ora il Re, vuole far paura a noi.” 

Lui la interruppe brusco.

“Ho vinto una guerra...” 

Anche lei rispose prontamente

“E facendolo, è nata una guerra contro di noi”. 

Lui sentendo le sue accuse si alzò dal suo letto, dandogli le spalle per non mostrare che ne fosse ferito. 

 

Poi Bakra chiese “ Alexander dov’è la tua guaritrice?” 

“È morta...Morta per colpa mia” disse lui senza guardarla. 

La madre rispose “È morta perché muoiono sempre. Non sono forti come noi due”. 

A questo punto lui si girò.

 “ Mi hai insegnato tu a uccidere,madre. Hai le mani sporche del loro sangue quanto me”. 

“ Te l’ho insegnato perché potessi proteggere te stesso. Non loro!” Sembrava stanca di quella conversazione.

“Te lo avevo già detto. Ma tu sei così testardo. Non mi hai ascoltata. Ma forse lo farai ora” 

Lui la guardava con sguardo si sfida mentre lei gli chiedeva di ritirarsi. 

“ Vai. Fuggi. Vai a ovest. Vai a Kerch. Attendi che il Re muoia. Poi torna con un nuovo nome. Un nome nobiliare.” 

Kirigan scuoteva la testa mentre la ascoltava. 

“Attendi che sorga un problema che solo i Grisha possano risolvere. Allora il Re dovrà accettarci.” 

Lui ribatté alle parole della madre.

 “E quelli che sono in pericolo? Dobbiamo proteggere tutti i Grisha e insegnare loro a combattere” 

“Molti grisha non sono combattenti. Aggiustano le cose, le creano...” 

Lui sembrò illuminarsi.

“Allora creiamo un esercito, come Morozova. Forgiando un nuovo Amplificatore per il nostro potere. Siamo la sua stirpe. Ci ha creati lui”. 

La madre lo interruppe sconvolta

 “Vuoi usare il merzost?! Noi pratichiamo la piccola scienza, non la Magia!” 

Kirigan sembrava pensarla diversamente “ I suoi diari sono qui, negli archivi.” 

Bakra era spaventata e preoccupata guardandolo.

“ No, no, no... non puoi controllarlo.” Disse prendendogli le mani. 

Ma lui testardo disse. “Posso creare come ha fatto lui.”

La donna ora adirata, gli lasciò le mani dicendo. “Allora morirai, proprio come lui. È imprevedibile. Instabile. La piccola scienza ci nutre, il merzost si nutre di noi. Te lo proibisco! Sentito?” 

Erano uno difronte all’altro che si sfidavano, guardandosi severi. 

 

Ci fu un’ultima dissolvenza, ero sfinita da tutto quello a cui avevo assistito. Che avevo provato insieme a lui...

 

Sentii il suono delle campane, e il viso di Kirigan alzarsi dalla lettura di alcuni diari. “ Stanno arrivando, sono troppi!” gli disse un Grisha, mentre preparava la gente alla fuga. 

 

Kirigan uscì dal tempio da solo. 

Era in cima alle scale che guardava una schiera di soldati pronti a scoccare le frecce su di lui. 

Un soldato si fece avanti.

 “Oscuro, siete circondati. Se mi abbatti, i miei uomini non risparmieranno nessuno, lì dentro. Li ucciderai tutti, compresa tua madre.” 

Kirigan stava scendendo le scale mette il soldato proseguiva.

 “Il Re vuole che tu sia posto in custodia. Sappiamo che hai perso la guaritrice.” Udendo quelle parole Kirigan si fermò ai piedi della scalinata con sguardo truce. 

“Allarga le braccia. So come funziona la vostra Piccola Scienza. Le mani devono prima toccarsi” 

Kirigan si guardò intorno, osservando gli arcieri su ogni fronte. 

Poi guardando solo il soldato che stava parlando, iniziò ad alzare le braccia.

 “Se muove le braccia, colpitelo” disse alla sua compagnia. 

Poi due uomini avanzarono portando delle manette. 

Kirigan iniziò a pronunciare delle formule a voce bassa. Gli occhi si scurirono e delle vene nere gli si formarono sul collo e il volto. 

“Non ho un esercito per contrastarti, perciò prenderò il tuo, e lo farò mio. Sottomettetevi ora a me!” Urlò Kirigan sprigionando un onda di oscurità dal suo corpo che si abbatte sui soldati. 

Questi caddero a terra iniziando a contorcersi per la trasformazione. 

Mentre Kirigan a braccia aperte iniziava a sentire il peso del merzost, e il potere fuoriuscire incontrollato da lui. 

 

Urlò straziato dal dolore, mentre una nube nera si propagava dal suo corpo, formando due enormi muri di oscurità che andarono a creare la Faglia d’Ombra. 

 

Anche io venni investita da questa tenebra, e impaurita chiusi gli occhi. 

 

Quando li riaprii, Vidi Kirigan che trasportava sua madre in spalla svenuta nel fitto bosco. Quando Bakra si riprese la mise a terra, lei gli accarezzò il viso grata. Poi alzando lo sguardo si incupì. 

“ Che cosa hai fatto!?” chiese quando vide la Faglia d’Ombra appena creata dal figlio. 

Lui si alzò guardando la sua opera, e disse  fiero “ Ho creato qualcosa”. 

 

Il suo sguardo ora era lo stesso del mio Kirigan pensai. Bramoso di potere. Sembrava mi stesse fissando negli occhi a questo punto. Ciò mi spaventò. 

 

Mi riscossi finalmente, sentendo Mal che mi chiamava.

“ Svegliati Alina, stiamo per salpare” disse lui sorridendomi.

 “Questo lo devi vedere”.

Mi aiutò ad alzarmi in piedi dato che ero ancora instabile per il risveglio. 

Misi le mani sul ponte e vidi che la barca stava ritirando gli ormeggi. 

Poi la città si fece sempre più lontana, mi girai verso il Mare che mi chiamava a sé. Il ricordo del sogno si fece sempre più labile, fino ad affondare nel mio inconscio. Mi invase una sensazione di disagio per qualcosa che non avrei dovuto fare... o vedere... ma non sapevo attribuire una causa. Mal mi abbracciò e i miei pensieri si dissolsero, abbandonandomi a questo senso di libertà, che il mare vero mi trasmetteva.

   
 
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