S L E E P
Questo mio scritto è
pubblicato senza alcuno scopo di lucro.
Erano
circa le 23 alla base SGC, e io mi aggiravo per i corridoi nel tentativo di
raggiungere l’ascensore prima che un nuovo allarme di
attivazione dello Stargate mi impedisse di uscire.
Passai
davanti al laboratorio di Carter e mi accorsi che una leggera luce illuminava
la stanza; decisi di entrare e appena misi piede all’interno, vidi la testa di
Sam poggiata sulla scrivania.
Si
era addormentata davanti ad un reattore Naqadah; erano più di tre giorni che
non usciva fuori dal suo laboratorio per poter
studiare quell’affare…a volte Siler andava a darle una mano, ma in realtà lei
era l’unica a capirci qualcosa.
Mi
avvicinai silenziosamente a lei e le poggiai la mano
sul braccio, scuotendola leggermente.
-Carter…svegliati!-
dissi sussurrando.
Non
ci fu nessuna risposta; dormiva profondamente e sarebbe stato meglio se fossa
andata a casa.
-Sam…sveglia!-
sussurrai nuovamente e all’istante lei alzò il capo un po’ spaesata con il
segno della divisa sul lato del viso dove era poggiata poco prima.
-Signore…mi
sono addormentata, mi dispiace- sussurrò cercando di
sistemarsi.
-Ti
dispiace? Non c’è nulla di cui ti debba scusare, anzi
direi che dovresti andare a casa a farti una bella dormita!- le risposi
sorridendole.
-Non
posso, devo stud…- provò a replicare, ma la interruppi
subito.
-Non
voglio sentire scuse…ora vai a casa e ti fai qualche ora di sonno. È un
ordine!-
-Sì
Signore!- rispose alzandosi.
Appena
però si staccò dallo sgabello, le sue gambe tremarono e l’afferrai al volo
cingendole la vita con un braccio per evitarle la caduta.
-Stai bene Carter?- le chiesi preoccupato.
-Sì,
mi gira solo un po’ la testa!- rispose tentando di
riprendere le distanze e restare in piedi da sola, ma con difficoltà.
La
guardai preoccupato e sospettoso. Non era la prima volta che si addormentava
nel suo laboratorio, ma non si era mai ridotta in quello stato; doveva esserci
dell’altro.
-Carter…da
quanti giorni non dormi?- chiesi abbassandomi per
guardarla in faccia.
-Non
lo so…più o meno tre giorni credo- rispose come se
nulla fosse, voltandosi per prendere le sue cose.
-TRE
GIORNI?? Ma sei impazzita?
Avanti…vatti a cambiare che ti accompagno a casa!- le
ordinai infuriato. Non potevo credere che per quel reattore Naqadah aveva passato tre notti intere sveglia, rinchiusa in questo
laboratorio situato a metri e metri di profondità sotto terra.
Dopo
quasi cinque minuti, Sam uscì dallo spogliatoio con indosso un paio di
pantaloni neri e una maglietta bianca semi-coperta dal giubbotto, e le scarpe
con un leggero tacco.
Entrammo
in ascensore e mi accorsi che non riusciva a mantenere l’equilibrio, perché
continuava a poggiarsi con la mano alla parete.
-Carter…ce
la fai?- chiese poggiando la mia mano sulla sua schiena.
-Ho
solo un terribile mal di testa, tutto qui!- rispose.
Riuscimmo
a raggiungere la macchina senza nessun nuovo imprevisto, e la
feci salire sul sedile del passeggero.
Partì
e dopo pochi minuti di strada, parcheggiai di fronte alla casa di Sam; mi
voltai verso di lei e con grande sorpresa da parte
mia, mi accorsi che si era addormentata tutta raggomitolata sul sedile del
passeggero, con la testa poggiata al finestrino chiuso.
Mi
ritrovai a pensare che doveva essere proprio a pezzi
se era crollata a quel modo; non rimandava mai nessun lavoro e si trovava a
passare dagli studi in laboratorio alle missioni con lo Stargate senza neanche
un’ora di riposo.
Dovetti
svegliarla, e lei pian piano aprì gli occhi.
-Siamo arrivati!- la informai sorridendole.
-Oh…la
ringrazio Signore. Mi sono addormentata di nuovo! Vuole entrare a bere
qualcosa?- chiese stropicciandosi gli occhi.
-No
grazie…ora è meglio che vai a riposarti altrimenti quel reattore al Naqadah
domani chi lo studia?- le risposi sorridendo.
-Ha
ragione! Grazie per tutto quello che ha fatto Signore.
A domani e Buonanotte!- disse scendendo dall’auto e sorridendomi.
-Sogni
d’oro Sam!-
Mi soffermai ad osservarla; raggiunse a piccoli
passi la porta d’ingresso, dopo aver attraversato il giardino seguendo il
vialetto; si voltò e mi fece un leggero cenno con la mano per salutarmi, poi si
richiuse lentamente la porta alle spalle.
Mi
diedi dello stupido da solo…non potevo innamorarmi del mio secondo in comando,
e poi lei era Sam dannazione, la figlia di Jacob, colei che ha ospitato in se
Jolinar e ne custodisce ancora i ricordi, colei che era stata posseduta da
un’entità aliena, ma rimaneva pur sempre la mia Sam ed era
per questo che l’amavo.
Misi
in moto il motore e dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla sua casa, proseguì
per la mia strada, con il volto sereno che aveva mentre
dormiva impresso nella mia mente indelebile come l’amore che ho per lei.
ANGOLO
DELL’AUTRICE
Piccolo
One-Shot senza pretese scritta dal punto di vista di Jack. Spero di
non essere stata troppo mielosa. Un saluto particolare a 23jo!!
Alla
prossima!!!
CIAO
Ilaria