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Autore: Brume    12/07/2021    3 recensioni
Non saprei dare un riferimento preciso a questa accozzaglia di pensieri senza alcuna pretesa, frutto solo dell' istinto, di un pensiero trascinato lontano finchè non ne nasce qualcosa. Posso solo dire che siamo giusto qualche giorno dopo il matrimonio di Miki e Umi; Ryo e Kaori si prendono un giorno di libertà dalla solita vita: una piccola parentesi , come persone normali. Un bar, un cocktail...il delirio, la pazzia.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Non ce la faccio più a sentire le tue urla, non voglio più ascoltarti mentre urli il mio nome, perché io …io non riesco a fare nulla. Le catene che tengono legato a questo muro, che tirano le braccia fin sopra la mia testa facendomi bruciare i muscoli… sono forti ed io …io non ho nulla per combatterle.
Sto cercando di liberarmi, ma non riesco… e la mia mente comincia a perdere colpi, scuoto la testa, urlo anche io.
“Kaori, resisti! “ ti dico sperando che tu possa ascoltarmi.
 Ho le gambe libere, le muovo come un ossesso, prendo a calci ciò che mi trovo davanti…rimango senza fiato. Dalla stanza in cui sei rinchiusa sento ridere, ridere forte…ma non è una risata come la tua, come quella bella risata che mi hai regalato appena salita in macchina, felice nel tuo abito leggero ed il tuo cappello di paglia.
 
Non ho saputo proteggerti, non riesco nemmeno a proteggere me; il mio corpo trema, di rabbia e paura perché questa volta non so davvero come andrà a finire. Speravao di regalarti una giornata bellissima, speravo di riuscire a dirti quanto ti amo, ma tutto è andato storto.
Ho paura, paura di morire, paura di lasciarti sola in un mondo che è troppo veloce e scaltro per te ed i tuoi occhi nocciola ed il tuo viso dalla pelle delicata…
“Kaori, restiti, ti prego” urlo ancora, con le lacrime in gola.
Stavolta non credo che nessuno verrà a salvarci, non so se avremo questa fortuna; siamo sottoterra, lontani, sarebbe proprio una botta di culo se qualcuno dei nostri passasse di qui…ci provo da ore, ad ascoltare ogni cosa.
A tendere le orecchie, come ora.
Sudato, stanco, dolorante, cerco di captare ogni movimento, parola, voce, ma nulla. Anche dalla stanza in cui sei rinchiusa ora c’è silenzio. Nemmeno quella risata si sente più, solo un colpo di pistola riecheggia, all’ improvviso.
 …ed il mio cuore si ferma.
Si, è così.
Si ferma, non sento più nulla, solo dolore, un dolore forte al centro del petto; anche il respiro sta cedendo.
 
Lascio andare le mie braccia, rilasso i muscoli, il mio corpo è ormai solo un involucro…Non so cosa sia successo, non voglio pensarci, non posso crederci. Tutto è fermo, tutto è immobile, perfino la puzza di questo mare marcio che entra attraverso le pietre non mi da più fastidio…
“Kaori…ti prego, Kaori, dimmi che sei viva” sussurro senza più frenare, ormai, il mio panico “ Kaori, amore mio, dimmi che stai respirando, che stai bene…che mi farai ancora ascoltare la tua voce…”
Cerco di respirare piano, di riprendere cognizione di me.
Saranno passati due minuti, due minuti di puro silenzio e terrore, due minuti infiniti in cui il pensiero della morte, di un proiettile in testa, non mi ha lasciato un attimo…perché Kaori, se ti fosse successo qualcosa…io non saprei vivere senza di te…e quello sarebbe il mio destino; ho persino le allucinazioni, sento la porta che mi divide da te aprirsi…mi preparo.
“Dimmi cosa gli hai fatto, bastardo!!!!” urlo. Le vene sul mio collo di gonfiano, sembrano scoppiare. Il rumore di un corpo che si trascina viene accolto dalle mie orecchie ed il mio cervello non sa cosa pensare. Ho freddo, paura…
Sento una mano su di me. Si aggrappa alle mie gambe, tiro un calcio.
“….stai fermo, Ryo, cazzo!!! Sono venuto a salvarti” dice una voce a me conosciuta.Mick.
“Mick….cosa…Kaori…cosa è successo?” “ chiedo. La mia voce è roca, il mio cervello in tilt….finchè non vedo il volto tumefatto del mio amico,  poi il suo corpo, la ferita sulla gamba.
Mick armeggia con le ultime forze rimaste, estrae la pistola, cerca di allontanarsi di qualche centimetro ed un colpo parte; sono libero, ci abbracciamo.  Non mi da le risposte che cerco, mi dice solo di andare da lei.
“Vai da lei” mi ripete in continuazione.
 Rimetto in moto i miei muscoli, faccio fatica… vado a sbattere non so nemmeno contro cosa e poi entro, entro in quella stanza dove la trovo rannicchiata contro il muro , accanto a lei un uomo con un buco in fronte.
 Non ci sono parole, non servono, in questo momento; mi avvicino, prendo il tuo viso tra le mie mani e fisso i tuoi occhi velati di pianto.
“…Ho avuto paura,tanta paura” mi dici con una vocina leggera; ti guardo, non sei ferita, nemmeno un graffio.
“Cosa è successo?” mi chiedi ancora, incredula.
 Non ti so rispondere, davvero, questa volta.
So solo che eravamo seduti ai tavolini di un bar sulla spiaggia, volevo regalarti una giornata qualsiasi, senza pensare a nulla. Un cocktail, abbiamo parlato del matrimonio di Miki e di quanto era bella e poi, il delirio; un agguato che mi ha colto di sorpresa, un pugno in faccia, il nulla…
“…non lo so, Kaori” ti rispondo.
Rimango in silenzio a guardarti e poi ti bacio. Come avrei dovuto e voluto fare da tempo, lasciandoci senza fiato, lasciandoti sorpresa…
“…Andiamo” ti dico poi, cercando insieme a te di rialzarmi; ancora una volta mi accerto che non ti sia successo nulla.
“Dove?” mi chiedi. Sei sconvolta, vorresti avere delle spiegazioni; anche io, puoi starne certa…ma ciò che mi importa  di più in questo momento è tenerti stretta tra le braccia e non lasciarti più andare.
Non rispondo, non so che dire.Mi prendi la mano; zoppicando, torniamo da Mick, che non riesce a muoversi.
“Prendete le scale che trovate nella stanza, dietro la porta di legno. Vi porteranno in un vicolo…ti prego, Ryo, chiama qualcuno per me…e poi…fuggite, andate via…” dice. Io e Kaori ci guardiamo, seguiamo le sue istruzioni. Quando apriamo la botola con le ultime nostre forze è buio, la vita procede tranquilla; davanti a noi, sulla strada principale, la gente cammina mangiando un gelato e alcuni bambini corrono.
Ti do una mano, usciamo. Ci guardiamo e poi ci sediamo li vicino , appoggiamo la schiena al muro dietro di noi. Ci guardiamo, ancora;  siamo sporchi e laceri. Tu appoggi la tua testa alla mia spalla.
“…non voglio più rischiare la mia vita così…non voglio più arrivare a questo , non voglio più…Kaori…io ti amo, ti amo come non ho mai amato nessuna… è giunto il tempo di cambiare…voglio viverti, voglio tornare a casa la sera, da te, vedere il tuo sorriso….”
I tuoi occhi si spalancano, non riesci a crederci…nemmeno io a dire la verità mi rendo conto di avere detto tutto questo; è stato istinto e non mi pento.Sono fatto così.
 
Mi prendi la mano.
Ancora.
Ti rialzi, zoppichi. Noto che hai una ferita al braccio e una alla caviglia ma ora non abbiamo tempo per leccarci le ferite , fisiche e non solo.  Ti seguo, mi alzo anche io e iniziamo a camminare, in silenzio e per quasi un chilometro finchè non troviamo la macchina di Mick; senza troppi problemi, la apro e ci salgo. Sotto il sedile , quasi all’ interno, trovo le chiavi.
Non penso alla mia macchina, non penso a niente altro che a noi, in questo momento; tu prendi il telefonino dal cassetto , fai il numero di Doc. Non dai spiegazioni se non l’ essenziale, chiudi la comunicazione e poi mi guardi.
“Andiamo a casa?” mi chiedi. Sei dolorante, hai ancora tante domande nella testa.
“…no…voglio portarti in un posto, a mezz’ora di macchina da qui. C’è un piccolo tempio shintoista…magari…magari potremmo sposarci li” .
Non sono mai stato il massimo del romanticismo e questo è quanto di meglio riesca a fare; ti guardo, stai piangendo, il cuore mi sta scoppiando.
“Per sempre, Kaori” dico accarezzandoti i capelli; sollevi il viso, raccolgo le tue lacrime con le mie labbra e poi, ci baciamo.
Accendo i fari, metto in moto e poi…ce ne andiamo, avvolti dal buio.
Felici. Non servono altre parole, non serve altro se non io…e te.
 
Io e te.
 
  dfg
   
 
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