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Autore: Ms_Hellion    12/07/2021    0 recensioni
[“Ne, ne, hai sentito?”
“Sentito cosa?”
“Non hai visto la foto?”
“Quale foto?”
“Chi l’avrebbe mai detto che Orihara Izaya…”
“Orihara Izaya?”
“…che Orihara Izaya fosse gay.”]
Storiella in cui c’è una foto incriminante in giro per la Raijin, gli adorati umani di Izaya si stanno prendendo un po’ troppe libertà, e Shizuo non ha intenzione di ammettere i suoi sentimenti nemmeno sotto tortura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Kyohei Kadota, Shinra Kishitani, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ultimo capitolo!!
Phew. Non avevo intenzione di lasciar passare un mese tra lo scorso capitolo e questo, purtroppo sono stata super impegnata (*/ω\) MA sono riuscita finalmente a pubblicare la parte finale! Meglio tardi che mai, eccetera…? (^_^;)

Grazie per avermi seguito, spero che il finale possa soddisfare tutti.

Buona lettura (*^∇^*)ノ。・:*:・゚★,。・:*:・゚☆

_ _ _

 

10.


 

“Un altro lavoro rimarchevole, Orihara. Preciso ed efficiente come al solito, nonostante la tua giovane età e l’inesperienza. Di questo passo, potresti davvero diventare un eccellente informatore.”

Izaya sorrise come il suo report fu accuratamente riposto all’interno di una spessa busta di plastica, e quindi passato a uno degli uomini in giacca e cravatta che vigilavano, in silenzio, da dietro l’individuo vestito di bianco.

“Sei troppo buono con me, Shiki-san”, disse con un lievissimo tono cantilenante, che tuttavia fu immancabilmente notato.

Shiki assottigliò appena gli occhi. “Forse è così”, concesse. “Ma conto sul fatto che tu sia abbastanza sveglio da non montarti la testa per via di un paio di complimenti.”

Izaya mantenne il suo sguardo per alcuni secondi, gli angoli della bocca ancora incurvati all’insù, neppure un’ombra di timore sui suoi tratti.

Quindi, chinò il capo.

“Naturalmente.”

Quando si raddrizzò di nuovo, l’uomo in bianco era visibilmente più rilassato, soddisfatto del suo gesto di rispetto.

“È tutto, per oggi. I miei uomini ti accompagneranno all’uscita”, annunciò, rivolgendo un cenno della testa a un uomo nerboruto alla sua sinistra, il quale subito si raddrizzò e fece un passo in avanti, pronto a obbedire agli ordini.

“Ah, solo un momento, Shiki-san”, intervenne rapido Izaya. Una sua occhiata all’uomo lo fece arrestare sui suoi passi, nell’incerta attesa di ulteriori ordini dal suo capo. Prima che Shiki avesse tempo di aprire bocca, però, il corvino continuò. “Se non è di troppo disturbo, ci sarebbe ancora qualcosa che desidero discutere con te. È una questione personale, a essere onesti, e tuttavia vorrei evitare che in futuro possa costituire un ostacolo alla nostra… relazione lavorativa.”

Shiki lo scrutò in silenzio, setacciando la sua apparenza in traccia di indizi che non avrebbe trovato; quindi annuì brevemente al suo sottoposto, il quale tornò al proprio posto con il sollievo di un cane a cui è stato mostrato finalmente dove è nascosto il bastone che, dapprima, aveva perso di vista.

Affascinato, come sempre, dai suoi umani, Izaya studiò l’uomo fino a che Shiki non aprì bocca, riportando all’istante la sua attenzione sulla conversazione.

“Ha qualcosa a che vedere con ciò di cui abbiamo parlato l’ultima volta, per caso?”

“Perspicace come sempre, vedo”, replicò il corvino, al che Shiki inarcò un sopracciglio.

“Dunque hai seguito il mio consiglio, immagino.”

Izaya sorrise, rilassandosi contro lo schienale del divanetto di pelle. Lasciatosi cadere contro i cuscini, incrociò le gambe davanti a sé in un gesto quasi affabile, quasi casuale.

“Affatto.”

L’espressione di Shiki non si modificò, ma il suo sguardo si fece appena un po’ più freddo.

Izaya non tentennò neppure.

“In verità, Shiki-san, sono qui per comunicarti che non ho intenzione di seguire il tuo consiglio né ora, né mai”, spiegò in tono amabile. “Per quanto io valuti la continuazione della nostra relazione di lavoro, ci sono cose a cui non sono disposto a rinunciare.”

L’immagine di un certo protozoo biondo lampeggiò nella mente del corvino, il quale la scacciò prontamente prima che le sue guance rischiassero di tingersi di rosa.

“Attento, informatore”, disse Shiki, freddo, controllato. “Ti ricordo che l’Awakusu-kai-”

“Precisamente Shiki-san” osò interromperlo il giovane informatore. “L’Awakusu-kai – un’organizzazione di cui io non faccio parte. Oh, naturalmente lavorare per l’Awakusu-kai è sempre un onore, e sarei deliziato se tale privilegio mi fosse accordato anche in futuro”, si affrettò ad assicurare, più cordiale e ossequioso che mai.

Ma nessun tono di deferenza era destinato ad avere vita lunga nella voce dell’informatore. Nessuna espressione di rispetto sarebbe mai aleggiata a lungo sul volto del giovane, ma presto grande, Orihara Izaya.

“E tuttavia”, disse, “vorrei ricordarti che io sono, in fin dei conti, un mero freelancer. Non appartengo alla yakuza, non appartengo a nessuno. Sono solo io, Orihara Izaya, e Orihara Izaya potrebbe avere alcune caratteristiche personali che non sono apprezzate dai suoi datori di lavoro – il che è un vero peccato”, aggiunse, “ma spero che suddetti datori di lavoro saranno in grado di sorvolare su tali pecche, per apprezzare il mio valore come informatore.”

Non aveva ancora finito.

Gli occhi di Shiki si erano assottigliati come quelli di una serpe, gelidi e pericolosi, e le sue guardie del corpo erano in agitazione, anticipando quasi il comando di agire.

Ma Izaya non aveva ancora finito.

“Perché, alla fine, avevi ragione tu, Shiki-san. Io sono un ottimo informatore. E presto, sarò l’informatore migliore che Tokyo ha da offrire.”

Nessun dubbio, nessuna incertezza, nessuna modestia.

Qualcuno avrebbe potuto pensare che quanto era accaduto nelle ultime settimane avrebbe reso Izaya più umile. Che l’avrebbe reso più consapevole della propria natura mortale.

E lo era, in un certo senso – era consapevole della propria umana vulnerabilità.

Soprattutto, era consapevole del proprio cuore umano.

Ora – sarebbe bastato quello per portarlo a rinunciare al suo ideale di amare tutti gli esseri umani dall’alto, di amarli come un dio?

Ha! Come no.

E così Izaya si alzò in piedi, ed era soltanto un ragazzo ancora nel mezzo della sua adolescenza, magrolino e non molto alto, l’ultima traccia di fanciullezza ancora viva sui suoi tratti. Dalla confidenza che trasudava, però, si sarebbe detto che avesse già conquistato il mondo.

Girò le spalle a Shiki e, senza attendere di esser congedato, si avviò all’uscita. Giunto alla soglia, si fermò per un solo momento.

“Hai già il mio numero. Sentiti libero di chiamarmi quando i miei servigi si renderanno nuovamente necessari. Fino ad allora, è stato un vero piacere.”

E con queste parole, lasciò l’edificio della yakuza.

Il mondo che aveva conquistato lo stava aspettando.


 

. . .


 

“Iza-nii! Iza-nii!”

“Iza… nii…”

“Iza-nii!”

Izaya grugnì, massaggiandosi le tempie, dove poteva avvertire il pulsare sordo che presagiva l’arrivo di un’emicrania. Premette con maggior forza la penna sulla carta su cui stava scrivendo, quasi fosse una lama con cui intendeva assassinare il foglio che, sebbene innocente, era attualmente il bersaglio della sua irritazione.

Accanto alla sua vittima improvvisata, giacevano sulla superficie del tavolo una serie di libri, da storia, a letteratura, a matematica. In genere, il corvino non si sarebbe abbassato a fare i compiti per la scuola; non era come se ne avesse bisogno, a differenza di altri studenti – con riferimento puramente casuale a un’ameba bionda di sua conoscenza. Tuttavia, il semestre che avrebbe avuto inizio al termine delle vacanze invernali era l’ultimo della sua carriera scolastica, così come gli esami che avrebbe dovuto affrontare erano gli esami finali. Per una volta, per concludere in bellezza la carriera di un genio, sentiva di poter fare un’eccezione.

E pensare che entro sei mesi saremo ufficialmente adulti liberi nel mondo… Ah, sembra solo ieri che Shinra mi ha introdotto a Shizu-chan e lui ha cercato di uccidermi.

Sorrise tra sé, quasi nostalgico.

Iza-nii!

Il ragazzo prese un respiro profondo, racimolando ogni briciolo di pazienza di cui era in possesso.

“Sì, mie piccole creature demoniache?”

“Iza-nii, Kasuka-san non ci risponde”, si lagnò Mairu. “Perché non ci risponde?”

“Magari non ha ancora letto il messaggio”, suggerì Izaya. “Quanto tempo fa gli avete scritto?”

“Tipo un fantasbillione di anni fa!”

“Mezz’ora.”

La bambina con gli occhiali guardò scioccata e ferita la gemella che l’aveva tradita, la quale in risposta si strinse nelle spalle.

“Mezz’ora troppo”, bisbigliò Kururi.

“Ah, Kuru-nee ha ragione”, si ringalluzzì subito l’altra. “Mezz’ora è troppo! Iza-nii, e se è successo qualcosa di brutto a Kasuka-san? E se è stato rapito? Se è morto? Se è stato scuoiato vivo e i suoi resti sono stati gettati nel fiume e la sua pelle è diventata tutta grigia e molliccia?”

Izaya storse il viso in una smorfia disgustata all’immagine macabra e fin troppo dettagliata che si presentò alla sua mente. Si sarebbe chiesto da dove saltavano fuori certe idee contorte delle pesti, se non fosse che a quel punto si era più o meno arresto di fronte alle stranezze delle sue sorelle… tra cui, l’ultima era nientepopodimeno che Heiwajima Kasuka.

Afflitto da un insolito sentimento di profondo rammarico, il corvino ripensò agli avvenimenti che avevano condotto le pesti a sviluppare un’intensa ossessione per il robot umano, interrogandosi su cosa fosse andato storto.


 

A proposito, pulce…”

Sì, Shizu-chan?”

Izaya e Shizuo stavano procedendo attraverso Ikebukuro, il primo sulle spalle del secondo, le braccia abbarbicate attorno al collo del biondo mentre questi lo reggeva con mani larghe e bollenti premute sotto le sue cosce. Percorrevano così le strade illuminate dalla sola luce dei lampioni, ingombrate dal via vai degli umani di ritorno dal lavoro, ciascuno diretto per la propria strada, ciascuno tutto preso dal suo piccolo mondo – ignorando come una pulce e una bestia si dirigevano insieme, rappacificati, verso il loro comune amico.

Stavo solo pensando…”

Izaya sogghignò appena, considerando la miriade di frecciatine con cui avrebbe potuto rispondere a tale frase. Invece, scelse di essere misericordioso.

Sì, Shizu-chan.”

Come faceva Kasuka a sapere dove ti trovassi?”

Ah. Quello”, fece Izaya, vago.

Comincio a sospettare che sia un telepate, o qualcosa del genere”, borbottò Shizuo tra sé. “Magari la stranezza scorre nel sangue della mia famiglia. Tipo con i geni. O i cromosomi. Quella roba lì.”

Oh wow, Shizu-chan ha prestato attenzione a biologia”, ridacchiò il corvino, ottenendo in cambio un grugnito e un sta’ zitto privo di entusiasmo. “Heh, forse mi conviene stare zitto”, mormorò tra sé.

Eh?”

Niente, niente!” Izaya si schiarì appena la gola. “Ah… potrei avere un’idea sul perché Kasuka-kun conoscesse la mia posizione. Nulla a che vedere con la genetica, temo.”

Davvero?” Shizuo parve sorpreso e quasi lieto… più o meno per una frazione di secondo. Quasi istantaneamente, il mostro biondo fu investito da un forte sospetto. “Izaya, se ne hai combinata una delle tue, io ti-”

Potrei”, lo interruppe Izaya. “Potrei essermi procurato il numero di Kasuka-kun un po’ di tempo fa per… diciamo, ragioni personali. Non ho mai finito per farne uso, tuttavia si è rivelato piuttosto utile quando i nostri cari compagni di scuola hanno deciso di inviarmi quel messaggio. Sapevo che qualcosa non andava, anche se ancora non potevo affermare con certezza di cosa si trattasse… così, ho pensato bene di chiedere direttamente al tuo fratellino. E il resto è storia”, concluse con una scrollata di spalle.

Non c’era nulla di male in quanto aveva descritto, giusto? La sua storia appariva del tutto innocente, vero?

Non con Shizu-chan e il suo dannato fiuto da bestia.

Iii-zaa-yaa, si può sapere che ci facevi con il numero di telefono di mio fratello in primo luogo? Ragioni personali, che accidenti vuol dire, hah?!”

Andiamo, persino tu lo devi ammettere: il tuo fratellino è piuttosto interessante. Due mostri all’interno della stessa famiglia, qual era la probabilità che accadesse? Certo, siete mostri in due modalità interamente opposte e lui è sicuramente più umano di te, almeno se lo vediamo su un continuum, eppure-”

Iiii-zaaaa-yaaa. Mio fratello non è uno dei tuoi fottuti giocattoli.”

I denti di Izaya lampeggiarono prontamente in un ghigno. “Ma tu invece sì? Cielo, Shizu-chan, non avevo idea che essere una pedina dei miei giochi ti entusiasmasse a tal punto! Perché non l’hai detto subito?”

Iiiii-zaaaa-yaaaaaa.”

Il corvino inspirò bruscamente come sentì dita di ferro affondare nelle sue cosce.

Ahi, ahi, ahi! Razza di protozoo, così mi stritoli!”

Non ti azzardare mai più a metterti in contatto con Kasuka a mia insaputa, è chiaro?!”

Neanche per salvarmi la vita?”

No! Forse… cioè, no!”

Eeeh, non dirmi che Shizu-chan è geloso del suo stesso fratello…”

Non sono- argh! Stai zitto!”

Ahi, ahi, ahi! Shizu-chan!!!”


 

Alla fine, il corvino aveva dato retta alla cortesissima richiesta del biondo… per poi passare il numero alle sue sorelle il giorno stesso in cui quelle, incuriosite, gli avevano chiesto se il suo amico speciale avesse fratelli o sorelle.

Un gioco per un gioco, aveva pensato; infliggendo l’esistenza delle due pesti sugli Heiwajima, avrebbe potuto infastidire Shizu-chan, testare la reazione dell’eternamente calmo Kasuka-kun all’essere tormentato dalla prole del diavolo e dare a Mairu e Kururi qualcosa su cui focalizzarsi che non fosse causargli seccature.

Solo ora, con il senno di poi, si rendeva conto di aver commesso un grave errore di giudizio.

“Iza-nii, vogliamo che Kasuka-san ci risponda adesso!”

Aveva grandemente sottovalutato la possibilità che il suo stesso piano si rivoltasse contro di lui – trasformando le sue sorelle in una seccatura ancora peggiore.

“Adesso, Iza-nii! Perché non risponde?”

Izaya si massaggiò la radice del naso con un pesante sospiro.

Il karma è uno stronzo con gli stronzi, lo informò una voce interiore che suonava sospettosamente simile a quella di un certo protozoo.

A tal proposito, il corvino si ricordò bruscamente che il tempo a sua disposizione era limitato, ottenendo una definitiva conferma di ciò come scoccò una rapida occhiata all’orologio.

Mollata la penna, raccattò i fogli dal tavolo e li ordinò in una pila ordinata, prima di fare lo stesso con i libri. Quindi si alzò dalla sua posizione inginocchiata per terra e si spolverò i pantaloni – gesto, a dire la verità, alquanto superfluo, non essendoci polvere sotto il loro kotatsu nuovo di zecca.

Già rimpiangeva il suo tepore, realizzò con un sospiro come Kururi si sedette al suo posto.

Iza-niiiiiiii.”

L’occhio di Izaya si contrasse. “Non lo so, Mairu. Namiko-san ci ha invitati tutti e tre a cena per domani, perciò perché non lo chiedi tu stessa a Kasuka-kun quando lo vedi?”

Mairu ci pensò su per qualche momento prima di annuire, ancora palesemente insoddisfatta, e tuttavia momentaneamente placata.

“È accettabile”, disse, con un tono di arroganza che non avrebbe dovuto trovarsi nella sua vocina da bambina, e che era sicuramente lì per colpa di Izaya.

Quest’ultimo si limitò a sospirare con un certo sollievo come Mairu andò a raggiungere la sorella sotto le calde coperte. Finalmente, fu libero di correre in camera sua, per dedicarsi a cose assolutamente frivole quanto fondamentali quali il suo aspetto, il modo giusto di far ricadere le ciocche sulla sua fronte e, cazzo, era un brufolo quello che vedeva?

E poi, fuori dalla sua stanza e via di nuovo, fermandosi appena per indirizzare un saluto affrettato alle sue sorelle, promettendo di tornare prima che facesse buio.

Shizu-chan lo stava aspettando per il loro appuntamento, e stavolta, Izaya avrebbe ucciso prima di consentire a qualcosa – qualsiasi cosa – di andare storto.


 

. . .


 

Una pioggerella fine e qualche raffica gelida – a ciò ammontò, alla fine, l’intera coorte dei suoi problemi, facilmente risolti per mezzo dell’ombrello di Shizu-chan e del suo calore corporeo, che Izaya non esitò a sfruttare.

…Quello, insieme al fatto che l’attenzione del biondo fosse rivolta altrove; e per altrove, s’intende non su Izaya.

Ciò era, senz’ombra di dubbio, una questione d’immensa gravità… o meglio, lo sarebbe stato se quanto stava uscendo dalla bocca di Shizuo in quel momento non fossero state le fesserie più esilaranti che Izaya avesse mai avuto il piacere di ascoltare.

“Non è normale… non è normale, ti dico! Non… Oi, che cazzo ti ridi?!”

Lo sforzo che Izaya dovette imporre su se stesso per ricondurre la propria postura ed espressione a una parvenza di serietà era destinato a essere ricordato per generazioni in tutto il suo eroismo.

“Suvvia Shizu-chan, non essere un protozoo paranoico”, disse, la sua bocca tremante nel tentativo di mantenere la forma di una linea. “Non sono convinto che il tuo unico neurone sarebbe in grado di gestirlo.”

“Haaah?!”, ruggì Shizuo. Il manico dell’ombrello scricchiolò sotto le sue dita, pietoso e impotente.

“Voglio solo dire, sicuramente c’è una spiegazione ragionevole”, si affrettò a chiarire Izaya. “Sei solo troppo… te per vederlo.”

Shizu-chan grugnì, scettico.

“Sapeva della foto, sebbene io non gliel’abbia mai detto”, iniziò a elencare, contando sulle dite. “Sapeva che uscivamo insieme sin dal giorno stesso in cui ti ho chiesto di uscire per la prima volta. Sapeva che sono-”

“Gay?”

Le guance di Shizu-chan si imporporarono appena.

“Sta’ zitto. Ti dico che non è normale”, borbottò testardamente.

Il corvino arcuò un singolo sopracciglio. “Tu credi? E vediamo, quale mistica spiegazione suggerisce il nostro protozoo? Magari il tuo adorato fratellino ti sta spiando; oppure… ah, aspetta! Kasuka-kun è un telepate, dico bene?”

“Potrebbe esserlo”, ribatté Shizuo gravemente. “Potrebbe davvero esserlo. Cioè, i miei genitori hanno dato vita a qualcuno come me, giusto? Perciò… oi! Non sto scherzando! No- smettila di ridere!

Izaya fece del suo meglio per sopprimere la risata squillante che si propagava per il suo intero corpo, vibrando in gola e nello stomaco; presto però si arrese, lasciando che l’ilarità fluisse libera fino ad esaurirsi naturalmente, senza sprecare tempo a preoccuparsi dello sguardo truce che il biondo gli scoccò, borbottando imprecazioni e minacce di morte tra sé e sé.

Izaya si limitò a sollevare il capo per far lampeggiare i denti candidi in un largo ghigno arrogante, quindi si attaccò al braccio di Shizu-chan, prendendolo a braccetto. Ancora una volta, ignorò un ringhio d’avvertimento… a cui non seguì nulla, eccetto per un’esasperata alzata d’occhi e un colpetto sulla sua fronte – “Ahi, Shizu-chan!” – come la bestia bionda rinunciò a scrollarselo di dosso.

Povero Shizu-chan, pensò Izaya – ma i suoi pensieri erano colorati di sadismo più che pietà. Dovrà trascinarsi dietro i suoi dubbi su Kasuka-kun per il resto della sua esistenza. Nel mondo complesso in cui viviamo, talvolta alcuni misteri restano insoluti, lasciandoti per sempre in sospeso…

La stringa interminabile di borbottii incomprensibili che gli riempiva l’orecchio destro si arrestò improvvisamente come Shizu-chan si zittì, e Izaya avvertì il biondo esitare nei suoi passi. Seguì il suo sguardo per individuare la causa del suo tentennamento.

Un lampo di sorpresa gli adornò il viso, seguita presto da un’ombra di curiosità bruciante, vagamente sadica, e da un sorriso da squalo.

altre volte, le storie ottengono una conclusione che potremmo definire soddisfacente.

Erano giunti a destinazione – eccetto che non erano soli. Dritto di fronte a loro, quasi celate dalle sagome di individui insignificanti che occupavano il salone d’ingresso del cinema, erano distinguibili due figure d’aspetto alquanto familiare, una delle quali costituiva per il corvino una piacevole sorpresa.

Puntò dritto all’obiettivo, trascinandosi dietro una riluttante bestia bionda.

“Mikage-chan~.”

Come la rossa lo riconobbe, l’irritazione si dipinse sulla sua faccia. Piuttosto noioso e prevedibile, considerò Izaya. Nulla a che vedere con l’espressione di Shimoda, al suo fianco, la quale era un misto affascinante di risentimento e rancore, e terrore allo stato puro come il ragazzo si rese conto della presenza di Shizuo. Non aiutava il fatto che Shizu-chan lo stesse praticamente demolendo con lo sguardo.

“Orihara”, pronunciò la rossa freddamente.

“Che sorpresa trovarti qui, Mikage-chan! E con Shimoda-kun, tra tutti!” Il corvino rivolse un sorrisetto astuto al ragazzo. “Ne, ne, non avrai mica seguito il mio consiglio di supplicare Mikage-chan di rimettervi insieme? Guarda che era soltanto una battuta innocente. Anche se… devo ammettere che posso comprendere perché sei così interessato a lei. Dopotutto, ha un aspetto piuttosto mascolino, non è vero?”

Shimoda ringhiò – per poi subito zittirsi come Shizuo ringhiò con ferocia tre volte maggiore.

Mikage incrociò le braccia e squadrò il biondo da capo a piedi con aria di disapprovazione. “Farai meglio a tenere al guinzaglio il tuo cane”, disse seccamente al corvino.

Shizuo sibilò, furioso.

“Oi, chi cazzo ti credi di essere, tu-”

Mikage gli parlò sopra come se nulla fosse, scrollandosi di dosso il peso dell’occhiata furibonda del biondo come se si trattasse di una mosca particolarmente fastidiosa. Izaya non poté che provare un briciolo di ammirazione, ricordandosi bruscamente che c’era una ragione se in passato erano stati insieme. Era stato difficile al tempo resistere alla tentazione di avere sotto il suo controllo un individuo così determinato… e non erano ancora disponibili alternative dalla ispida chioma scolorita.

“Non che siano affari tuoi, Orihara – e davvero, dovresti imparare a badare dove ficchi il naso prima che qualcuno te lo rompa”, disse la rossa, “ma Shimoda e io siamo amici. Se solo esistesse qualcuno al mondo che ti sopporta, saresti più familiare con il concetto.”

Izaya non mostrò irritazione alla frecciatina della rossa, producendo invece una risatina. “Oh, ahia! Lieto di vedere che la tua lingua si è mantenuta affilata, Mikage-chan.”

Mikage roteò gli occhi. “Senti chi parla”, disse piattamente. “Be’, Orihara, è stato un dispiacere vederti. Addio.”

“Sissignora”, cinguettò il corvino con finta ossequiosità. Prese il biondo a braccetto e agitò la mano opposta in segno di saluto. “Ne, godetevi il film, okay?”

“Anche a voi”, mormorò Shimoda senza ben guardarli, con voce così bassa che Izaya quasi non lo sentì – quasi.

Quando lui e Shizuo si lasciarono quei due alle spalle, sul suo viso aleggiava, lieve, un sorriso.


 

Diverse ore dopo, come misero finalmente piede fuori dal cinema, furono salutati da un timido sole che faceva capolino tra nubi sottili, in procinto di dissiparsi dopo aver esaurito fino all’ultima goccia di pioggia.

Izaya si stiracchiò, sollevando le braccia in alto e piegando il collo a destra e sinistra, mostrando senza timore i segni d’un colore rosso furioso, a tratti violaceo, che costellavano il suo collo.

“È sempre un’esperienza interessante guardare un film prodotto dai miei umani. Detto questo, sono lieto che le ultime quattro ore della mia vita siano state dedicate ad attività più proficue”, commentò, tastando uno dei succhiotti con la punta del dito. Sorrise alla sensazione pulsante che ne derivò.

La bestia aveva speso buona parte delle ore passate nella sala buia a cercare di divorarlo.

“Oh andiamo, non era affatto male”, rispose il biondo in tono quasi difensivo.

Izaya inarcò un sopracciglio. “Shizu-chan”, invocò quindi senza preavviso, portandosi una mano al petto con fare drammatico. “Oh Shizu-chan… non ti dimenticherò mai, Shizu-chan…”, dichiarò tragicamente, fingendo di svenire addosso al biondo.

Questi si fermò per il tempo sufficiente a gettargli un’occhiata per nulla impressionata, per poi riprendere il percorso lungo la strada che li allontanava sempre di più dal cinema in cui era attualmente offerta una riproposizione decennale di Titanic.

“Ispirati a Jack e affoga”, disse piattamente, causando uno scoppio di risate argentine nel corvino che fece contrarre le sopracciglia di Shizuo per l’irritazione e allo stesso tempo fece affiorare un burbero sorriso sulle sue labbra.

La sua risata ebbe vita breve, però. Presto il corvino si era zittito e aveva afferrato il polso del biondo, strattonandolo con tutta la sua forza così che Shizuo se ne accorgesse – a malapena.

“Cosa…?”

Shizuo si interruppe bruscamente come individuò la ragione della reazione improvvisa di Izaya. I suoi occhi si sgranarono, facendolo assomigliare comicamente più a un pesce fuor d’acqua che alla bestia al cui nome l’accademia Raijin tremava.

“Quelle…”, balbettò. “Ma quelle sono…”

“Sensei e sensei!” Izaya latrò una risata. “Oh, gli umani sono così imprevedibili! Li adoro! Li amo! Li amo! Chi l’avrebbe mai detto, che tra di loro c’era più di quanto sembrasse?”

“Non posso crederci…”, fece Shizuo debolmente. La sua voce si esaurì, lasciandolo letteralmente senza parole, a fissare, dall’altro lato della strada, la sua stessa professoressa e la professoressa del corvino, mentre queste passeggiavano fianco a fianco, mano nella mano.

Sotto i loro occhi, Hino-sensei si arrestò, costringendo l’altra donna a fermarsi a sua volta, quindi si chinò in avanti per premere un bacio sul lato della bocca di Aikawa e sussurrare al suo orecchio parole che fecero sbocciare un incendio sulle sue guance.

Izaya distolse lo sguardo dalla scena appena in tempo per vedere la mascella di Shizu-chan crollare. Sghignazzò tra sé all’espressione spettacolare del protozoo. Nel frattempo, sul marciapiede opposto al loro, le due insegnanti si stavano allontanando, una rossa come un pomodoro, l’altra apparentemente molto soddisfatta di se stessa.

“M-ma come-” Shizuo scosse il capo. “È assurdo. Ero convinto che si detestassero a morte.”

“Ahem, posso ricordarti che l’intera scuola pensa lo stesso di noi?” fece Izaya in tono di suggerimento. “Pensava, quanto meno…”, si corresse.

Prima che il bruto sfondasse la porta della mia aula per chiedermi- no, ordinarmi di uscire con lui come il Neanderthal che è.

Prima che mi trovasse in quel capannone, appena in tempo.

Prima che riuscisse a convincere anche me del contrario…

Izaya tese una mano in direzione del biondo, il palmo rivolto verso l’alto in un gesto d’offerta. Come Shizuo incrociò il suo sguardo, imbambolato, Izaya gli indirizzò un occhiolino.

“Cosa ne dici, ci proviamo anche noi?”

Ci fu un momento di sospensione, un’esitazione combattuta. E poi, una sorta di determinazione parve farsi strada nel biondo, vincendo la sua battaglia contro qualsiasi titubanza – e Shizu-chan allungò la mano, lento ma sicuro, fino a che le loro dita non si sfiorarono, per poi scivolare le une contro le altre, incastrandosi perfettamente, consentendo ai loro palmi di baciarsi.

Era un gesto semplice, un gesto scontato, nulla in confronto ad altre cose che avevano già sperimentato insieme.

Eppure Izaya si trovò a trattenere il fiato, e udì Shizuo fare lo stesso.

Ripresero a camminare, fianco a fianco, entrando presto in perfetta sintonia, un equilibrio sottile quanto la tensione elettrica tra di loro era spessa. Con un sussulto, Izaya scoprì che il suo cuore accelerava un poco ogni volta che le loro mani intrecciate sfioravano la sua coscia.

Inconsciamente, Izaya si premette la mano libera al petto.

Quella tensione…

Quella sensazione…

Era quasi dolorosa.

Era…

Che cos’era?

“Aha, ci sono!”

“Eh?” Shizuo voltò appena il capo verso Izaya, perplesso, e questi ricambiò con un ghigno che prometteva guai.

In un tempo più breve di quello di un battito di ciglia, la tensione momentanea era svanita.

Grazie a… be’. Me.

“Ecco perché il film ti è piaciuto!”, saltò su Izaya. “Ti sei preso una cotta per Jack Dawson, non è così? Lo ammetto, è abbastanza attraente, per essere un semplice umano. E non solo – è persino ciò che definiresti una ‘brava persona’! Anzi, è un vero eroe, pronto a sacrificarsi per la sua amata senza batter ciglio! Lo scapolo perfetto, nevvero?”

Shizuo grugnì in assenso. “Un vero peccato che non sia il mio tipo”, mormorò scontento.

“Oooh, non mi dire. Se posso, quale sarebbe il tuo tipo, caro il mio protozoo?”

“Tch. Credo tu possa indovinarlo, dannata pulce.”

“Haha! Shizu-chan è un protozoo così carino quando ammette i suoi sentimenti per me!”

“Non ho ammesso proprio un bel niente”, borbottò Shizuo burbero, ma Izaya non gli stava già più dando retta. Invece, la sua attenzione era rivolta verso l’orizzonte, il suo sguardo eccitato catturato da uno spettacolo di luce verso il quale puntò il dito, l’emozione riflessa nel ghigno che stirava le sue labbra.

“Guarda, Shizu-chan!”

“Hah?”

“Un arcobaleno! Dev’essere per te!”

“Oh, sta’ zitto.”


 

_ _ _
 

Fun fact: originariamente questa storia avrebbe dovuto essere ambientata nel ‘97, ergo la scelta del film (che in seguito non mi andava più di cambiare (⌒_⌒;)ゞ). Poi ho deciso di dare un ruolo più importante alla tecnologia, così ho portato avanti il calendario di dieci anni e… benvenuti negli anni 2000. C’est la vie ┐_(ツ)_┌━☆゚.*・。゚
 


 

   
 
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