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Autore: BeaBia92    13/07/2021    1 recensioni
Un giorno iniziato come tanti altri e che poteva certamente concludersi come tutti gli altri, se non fosse che la storia è ambientata in un periodo in cui persone dotate di poteri e denominati Grisha, non possono considerarsi al sicuro in nessun luogo, neanche in quella che loro chiamano casa.
Questa è la storia prequel di una giovane ragazza Grisha che riesce a penetrare inesorabilmente la corazza e il cuore di un altro Grisha, che apparentemente potrebbe risultare distante, incapace di provare emozioni, insomma un Grisha che ispira reverenza e timore. Sì, avete capito bene, mi sto riferendo al noto Oscuro, o meglio a Kiril, come si faceva chiamare a quel tempo.
Altri però lo avrebbero in futuro conosciuto anche come Eretico Nero.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darkling, Sorpresa
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 - Addio

Era ormai notte inoltrata quando il Grisha oscuro raggiunse il posto che stava cercando: una casetta poco fuori dalla città di Sikursk.

Era quello il luogo concordato con Luda.

La ragazza Grisha uscì all’esterno solo dopo aver sentito il verso del cavallo e solo dopo essersi assicurata che fosse il suo amato.

“Aleksander..” lo chiamò andandogli incontro.

“Sei qui..” disse lui in tono sollevato e la abbracciò con trasporto “Ero preoccupato..”

Erano due giorni che non si vedevano e molte cose potevano andare storte.

“Sto bene..” lo rassicurò lei sciogliendosi dall’abbraccio.

In quel momento si sentirono dei rumori in lontananza, sembravano dei carri e il vociare di uomini.

“Soldati..” riconobbe subito lei “Probabilmente hanno raggiunto la città. Ieri hanno razziato il villaggio e radunato tutti i Grisha..” lo informò.

Lei era arrivata giusta in tempo per informare Baghra e aiutarla nell’evacuazione. Purtroppo, non erano riuscite a far andare via tutti.

“Baghra?” le chiese lui con una nota di apprensione.

“Ha guidato gli altri al santuario..” gli rispose.

Entrarono in casa, lì fuori non era sicuro e avevano ancora tante cose da fare.

 

Il nitrito di un cavallo interruppe il loro metodico lavoro, non era da solo, infatti dai rumori all’esterno si stava chiaramente radunando un manipolo di uomini e con tutta probabilità soldati.

“Eretico Nero!” una voce forte lo chiamò “So che sei lì dentro!”

Aleksander e Luda si scambiarono un’occhiata di intesa, non c’era neanche il bisogno di parlare, avrebbero usato lo stesso piano utilizzato a Ryevost.

Dopotutto in quell’occasione aveva funzionato, molti soldati dell’esercito di Ravka avevano infatti reagito alla stregua di quelli fjerdiani.

Aleksander le strinse forte le mani e le diede un dolce bacio prima di dirigersi verso la porta.

Luda invece si posizionò vicino a una finestra per avere una chiara visuale, ma avendo cura a non farsi vedere. Non sapevano ancora della sua presenza.

 

Un’intera squadra era stata mandata a prenderlo, gli uomini si erano schierati, vi era chi reggeva la fiaccola per fare luce e vi erano gli arcieri, già con le frecce incoccate.

Davanti a tutti vi era l’uomo che l’aveva chiamato, il capo probabilmente.

“Sei tu, Eretico Nero..” constatò l’uomo con voce sprezzante.

“Vengo in pace..” dichiarò lui in risposta.

“Il re ti vuole indietro vivo..” continuò l’altro, in mano teneva delle manette appositamente costruite per i Grisha.

Un lungo bastone ai cui lati erano agganciati degli anelli.

Gli umani sapevano che per poter operare la piccola scienza, i Grisha dovevano prima toccarsi entrambe le mani.

Quelle manette glielo impedivano.

Teoricamente.

“Ma forse hai opposto resistenza e..” fece un segnale ai suoi uomini e un paio di frecce lasciarono la loro posizione per conficcarsi dentro la parte centrale del corpo del Grisha oscuro.

La casacca nera lunga e pesante, fermata in vita da un cinturone, non fu sufficiente a proteggerlo. Le punte, infatti, penetrarono, ma almeno non troppo in profondità.

Lui estrasse i dardi non riuscendo a trattenere un lamento di sofferenza. Fortunatamente già sentiva il formicolio guaritore di Luda in azione.

Quando si rialzò gli arcieri gli puntarono di nuovo contro gli archi, pronti a farli scattare ancora.

“Per favore..” li pregò “Non voglio farvi del male..”

Ed era vero, non voleva ricorrere alla violenza se non era necessaria.

Altre tre frecce però vennero scoccate, lo raggiunsero e si infilarono in diversi punti del petto. Nonostante la potenza del contraccolpo Aleksander riuscì a rimanere in piedi.

Di nuovo si tolse i dardi uno ad uno e di nuovo Luda operò su di lui a distanza la sua piccola scienza.

“Ho un messaggio per il re..” buttò a terra l’ultima freccia con un gesto di irritazione, stavano per fargli raggiungere il limite della sua pazienza. “Se lui o i suoi uomini uccideranno un altro dei miei..”

Non poté finire la frase perché in quel momento la porta della casa si aprì con violenza.

Lui inevitabilmente si voltò a guardare e con terrore vide uscire un soldato, il quale tratteneva Luda con la forza e le puntava all’addome un grosso pugnale con una lama lunga almeno quindici centimetri.

“Luda!” Aleksander esclamò visibilmente allarmato.

“Ecco la streghetta che lo stava ricucendo..” disse il soldato, mentre trascinava la ragazza Grisha lontano da lui fino a raggiungere i suoi compagni.

Lui avrebbe voluto intervenire, ma non poteva rischiare di colpire anche lei con il taglio.

Di solito il suo potere era preciso, ma in quella situazione erano entrate in gioco anche le emozioni.

“Mi dispiace..” mormorò lei piano.

Quel militare era entrato senza fare il minimo rumore dalla porta sul retro e quando lei si era accorta della sua presenza, era già troppo tardi.

“Mani dietro la schiena!” gli ordinò il capo del drappello. “O la prossima freccia non ti lascerà scampo..”

Ad Aleksander non importava la sua incolumità, tutto quello a cui riusciva a pensare era trovare il modo di salvare lei.

Il Grisha oscuro portò le sue mani dietro la schiena come gli era stato ordinato, non voleva dare a quei soldati nessun pretesto a cui attaccarsi.

Gli occhi scuri di lui avevano agganciato quelli chiari di lei e non intendevano lasciarli. Voleva cercare di rassicurarla.

Avrebbe trovato il modo per salvare entrambi.

“Hai due premi per il re..” disse rivolgendosi al leader dei soldati “Vuoi diventare tenente? Portaci al palazzo..”

“Mi servi solo tu, non la tua guaritrice..” replicò l’altro, colpendo dietro la gamba e facendolo cadere in ginocchio.

Il capo gli tornò di fronte e sogghignò prima di aggiungere:

“Pensavate di poter addestrare delle streghe tra di noi?”

Avevano quindi scoperto quello che stavano facendo ad Os Alta, eppure erano stati attenti.

“Vuoi la mia collaborazione?” Aleksander tentò il tutto per tutto “Portaci lì entrambi. Intesi?” era ancora il consigliere militare, anche se ormai quello era solo un titolo senza valore.

Le mani del Grisha oscuro cercavano instancabili un modo per liberarsi, ma quel bastone era resistente e la posizione in cui si trovava decisamente scomoda.

“Te l’ho detto..” replicò calmo il leader “Non erano questi gli ordini..”

La consapevolezza non preparò a sufficienza Aleksander per quello che stava per succedere.

Il soldato che tratteneva Luda conficcò senza scrupoli il pugnale nell’addome di lei, che emise un gemito di dolore.

“No!” urlò Aleksander lasciando trasparire tutto il suo dolore “No!” gridò ancora.

Il soldato lasciò la sua presa e Luda si accasciò a terra, le gambe troppo deboli per sorreggerla.

Gli occhi chiari di lei incontrarono quelli scuri di lui.

“Hai ancora un messaggio per il re?” il capo dei soldati gli domandò indifferente.

Mossa assolutamente sbagliata.

La furia subentrò fulminea nel corpo del Grisha oscuro.

“Sì..” rispose a bassa voce, prima di apporre tutta la sua forza sul bastone fino a riuscire a spezzarlo con un sonoro schiocco “Questo!”

Si rialzò in piedi libero dalle manette e scatenò con tutta la sua potenza il taglio.

Tutti i soldati si accasciarono al suolo senza vita.

Ad Aleksander non importava, scattò in avanti per raggiungere subito la sua Luda.

 

Luda diventava visibilmente più debole e più pallida, il respiro irregolare e sempre più flebile.

“Resisti amore mio..” lui la teneva saldamente, mentre spronava il cavallo ad andare più veloce.

Le stava anche dando incondizionatamente accesso al suo potere di amplificatore, avrebbe usato qualunque mezzo pur di riuscire a salvarla.

“Aleksander..” lo chiamò lei con un filo di voce “Se io non dovessi..”

“Non dirlo neanche..” la interruppe “Siamo quasi arrivati...”

In lontananza vedeva le rovine del santuario, l’ultimo nascondiglio in cui si erano rifugiati sua madre e alcuni Grisha scampati.

Era l’alba.

 

“Un guaritore!” disse Aleksander a voce alta, mentre portava in braccio Luda e attraversava le sale del santuario “C’è un guaritore?!”

“Il meglio che abbiamo è un plasmaforme..” gli rispose Naya avvicinandosi e quando si rese conto di chi l’oscuro stesse trasportando le morirono le parole in bocca.

Lui adagiò delicatamente la sua amata su una branda.

“Stavamo aspettando Luda..” concluse Naya dispiaciuta.

Le parole della Grisha furono una doccia fredda per Aleksander, lentamente metabolizzava che la donna che amava non sarebbe sopravvissuta ancora a lungo.

Un sonoro crack rombò nel suo cuore, non poteva essere vero, non ora, non in questo modo, era troppo presto.

“Lasciatemi da solo..” ordinò e tutti i presenti nella sala se ne andarono senza obiettare, avevano percepito il legame tra i due innamorati e lasciarono loro tutto lo spazio necessario per quell’ultimo straziante addio.

“Aleksander..” lo chiamò di nuovo lei.

“Sono qui..” le prese una mano fra le sue, era insanguinata.

Quel colore vermiglio che di solito significava vita, in quel caso era una sentenza di morte.

La ferita era troppo profonda e Luda era troppo debole per auto guarirsi, anche se lui le avesse dato accesso al suo potere amplificante.

“Non dovresti parlare..” le consigliò “Devi risparmiare le forze..” il Grisha oscuro aveva gli occhi lucidi, un groppo in gola gli rendeva difficile parlare.

“Lo sento..” disse lei con voce flebile “Le mie forze.. vengono meno..” lo guardò con occhi stanchi ed esangui.

Stava inesorabilmente perdendo la sua battaglia.

Lui non riusciva a parlare, nella sua testa continuava a ripetere una preghiera ai Santi perché non gliela portassero via. Non lo aveva mai fatto, ma per lei avrebbe pregato chiunque.

“Non rimpiango nulla..” lei riuscì a trovare il modo di sorridergli, di sicuro quello sforzo le era costato molto “Ti amo e lo farò per sempre..”

Le ultime parole un debole sussurro, ma lui le udì.

Lacrime calde cominciarono a scendere sul viso di Aleksander, non provava minimamente a trattenerle mentre osservava gli ultimi istanti di vita della sua amata.

Percepì quando il cuore di lei smise di battere, perché anche il suo lo fece.

Una parte della sua anima se ne era andata, la parte migliore di lui l’aveva appena abbandonato.

Aveva fallito e non era riuscito a proteggerla, una voragine nera iniziò ad aprirsi al posto del suo cuore.

Fu allora che sentì la campana del santuario, un pericolo si stava avvicinando.

L’esercito.

Li avevano trovati.

  
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