CHI LA FA…L’ASPETTI
*
Il
piede ticchettava nervosamente addosso la gamba della sua scrivania mentre
apponeva l’ultimo risultato con la biro blu al compito assegnatole per casa.
“Fatto!”
Esclamò stiracchiandosi e lasciando cadere nel quaderno a quadretti la penna.
“Molto
brava, Marinette! Ora hai tutti il pomeriggio libero.”
Si complimentò Tikki sorridendole.
La
corvina sbuffò guardando le lancette dell’orologio che segnavano appena le
quindici in punto.
Diede
una fugace occhiata fuori dalla finestra.
Il
solo splendeva contro ogni previsione metereologica che a detta loro, oggi
sarebbe stata una giornata caratterizzata da rovesci più o meno intensi.
“Pomeriggio
libero e nessuno che esca con me.” Sospirò affranta portandosi le mani sulle
gote appoggiando i gomiti sul balcone.
Alya
e Nino avrebbero studiato assieme, Kim aveva palestra, Max si sarebbe portato
avanti con altro studio e il resto erano a far prove.
“Guarda
il lato positivo, puoi fare tante altre cose che hai lasciato indietro.” Indicò
la scrivania da riordinare che pullulava di stoffe, aghi e lustrini gettati
alla rinfusa.
“Naa…non ho voglia di mettermi a sistemare quel casino” Marinette fece subito marcia indietro tornando nella
posizione di prima.
Prese
poi il cellulare per controllare se ci fossero messaggi da parte dei suoi amici,
magari qualcuno nel frattempo aveva cambiato idea.
Niente.
Sbuffò
seccata.
Almeno
ci fosse stato un attacco akuma…così giusto per
passare il tempo.
“Perché
non chiedi ad Adrien di uscire?” Propose Tikki assottigliando
gli occhi.
Marinette balzò
all’indietro spaventata a morte e facendo cadere sul pavimento di legno il
cellulare che per fortuna non si scheggiò.
“Ahhhh! C-cosa? I-io io chiedere ad A-Adrien di uscire?”
Balbettò.
Tikki annuì come se
quella fosse la cosa più naturale del mondo “Esatto…fatti coraggio e chiamalo.”
Tirò su il telefono da terra e glielo porse.
“N-no
Tikki. Non sono pronta, e poi mi direbbe di
sicuramente di no.”
“Se
non glielo chiedi non lo saprai mai!”
“Sarà
sicuramente impegnato con lezioni private di cinese o pianoforte, non mi va di
disturbarlo.”
La kwami della creazione si schiaffeggiò da sola la faccina
rossa pensando che la sua portatrice, a volte, era proprio imbranata.
Marinette però ebbe poi
un’idea notando la sacca della piscina accanto alla chaise long, abbandonata lì
sotto.
Accese
lo schermo del suo pc e controllò sul web gli orari della vasca per il nuoto
libero, dopo ovviamente aver ammirato con un’espressione ebete lo screen saver
con impresso Adrien.
“Perfetto!”
Esclamò puntando le mani sulla scrivania e allontanandosi trascinando la sedia
a rotelle.
Recuperò
la borsa e si precipitò di corsa giù in salotto.
Salutò
sua madre Sabine che stava sorseggiando una tazza di tè, uno sfizio che di
solito si toglieva prima di scender giù in negozio ed iniziare il pomeriggio
lavorativo.
“Vado
in piscina!” La informò di corsa mentre sbatteva la porta.
Sabine
non fece tempo a ricambiare la cortesia, ma si limitò a guardarla stranita.
*
Marinette arrivò inaspettatamente
in perfetto orario.
Troppo
perfetto.
Perfetto
come il fisico di Adrien in quel momento.
Un
attimo, cosa?
Scosse
la testa un paio di volte e si stropicciò gli occhi per accertarsi che quella
non fosse il frutto malato della sua mente contorta.
Rimase
ad ammirarlo mentre si tuffava dal trampolino e una volta in acqua Marinette schizzò a gran velocità dentro il primo
spogliatoio libero.
“Tikki! Questo è un disastro! Adrien in piscina…penserà che
lo pedini e che sia una maniaca. Mi denuncerà alle autorità competenti e non
potrò più sposarlo, avere i tre bambini, la nostra casa e il criceto di nome…”
La kwami zittì la sua padrona perché stava decisamente parlando
troppo e correndo con la fantasia.
“Non
potreste avere avuto semplicemente la stessa idea?”
“In
circostanze normali, si.”
“Marinette, questa è una circostanza normale.”
“Cosa
dovrei fare?”
“Quello
che sei venuta a fare e cioè nuotare e rilassarti.” Tikki
entrò dentro la borsa estraendo il costume da bagno.
“Sarà
un disastro!” Sospirò iniziando a tremare come una foglia accarezzata dal
vento.
*
“Posso
farcela, la vasca è grande e non mi avrà di certo notata!” Continuava a
ripetersi nella mente mentre si dirigeva verso l’unica corsia libera, che
guarda il caso, proprio quella accanto ad Adrien.
Era
rimasta libera appositamente per dare un po' di privacy al modello, infatti non
appena Marinette si avvicinò, il Gorilla la
bloccò invitandola ad andarsene lasciandola interdetta.
“E’
tutto apposto!” La voce cristallina di Adrien intervenne a salvarla da quella
situazione spiacevole.
Il Gorilla
dovette lasciarla passare facendole un segno di assenso per ritornare poi
dietro la colonna da dove si era appartato.
Adrien
si sedette lungo il bordo della piscina ed attese l’amica.
“Che
sorpresa! Non sapevo ti piacesse nuotare!”
“Ma
si si certo che mi piaci. Ehm volevo dire che mi mi
piace l’acqua e…e avevo bi-bisogno di rilassarmi…” Balbetto mettendo insieme
delle frasi sconnesse.
“Sono
contento che abbiamo avuto la stessa idea.” Le sorrise per poi avvicinarsi
ancora di più a lei in modo che il Gorilla non potesse sentire i loro
discorsi.
Marinette avvampò e iniziò
a irrigidirsi quando Adrien le sfiorò il braccio.
Il
suo cuore iniziò ad accelerare credendo che avrebbe avuto un infarto da un
momento all’altro.
Ma
fu quando sentì il fiato caldo di Adrien entrarle in un orecchio mentre le
sussurrava qualcosa, che le ci volle una forte forza di volontà per non
svenirgli tra le braccia, o peggio ancora cadere in acqua e annegare.
Rimase
impietrita come una statua, anzi le avrebbe fatto pure invidia.
Oddio…mi
sta davvero chiedendo di scappare con lui?
“Allora
che ne pensi?”
“P-penso
di che?”
“Scusami,
devo aver parlato troppo piano prima…ti ho chiesto se ti va di andare al museo
delle cere a vedere le nuove statue di Lady Bug e Chat Noir!”
Si,
gli aveva chiesto un appuntamento e Marinette non se
lo fece ripetere due volte.
“Ehm…si si certo! Domani va bene?”
“Veramente
vorrei andarci ora!”
Marinette strabuzzò gli
occhi “O-ora? Ma c’è la tua guardia del corpo, come farai con lui?”
“Non
ti preoccupare…vediamoci all’entrata principale tra dieci minuti ok?” Ammiccò
sghembo.
“O-ok!”
Riuscì solo a dire prima di scivolare in acqua mentre si alzava, Adrien le
sorrise pensando che aveva avuto una bella idea con quel diversivo per non
destare sospetti sul loro piano.
*
Non
era pronta, ma non lo sarebbe mai stata, quindi meglio cogliere la palla al
balzo.
Non
era mai stata così veloce nel prepararsi, o meglio nell’asciugarsi i capelli e
passarsi un filo leggero di trucco.
Per
quanto sia, stava sempre uscendo con Adrien Agreste, se solo l’avesse saputo
prima si sarebbe potuta vestire in maniera adeguata.
S’incontrarono
all’ingresso principale e Marinette non si aspettava
di certo che il bel modello la prendesse per mano ed iniziasse a correre
lasciando il Gorilla attonito mentre osservava i due ragazzi, o meglio
Adrien, sfuggirgli via e girare l’angolo.
“Andiamo,
il museo non è lontano da qui!” La incitò andando a nascondersi dentro un
vicolo.
“Se
mi dicevi che dovevamo correre mi sarei messa le scarpe da ginnastica.” Lo
canzonò.
“Credimi,
sei perfetta così!”
Caldo…improvvisamente
molto caldo.
Adrien
vide la berlina grigia passare piano e il Gorilla che scansionava ogni
angolo alla sua ricerca, si abbassarono per non essere visti.
Attesero
ancora qualche minuto prima di uscire dal nascondiglio e camminare verso il
ponte al di là della strada.
“Sai
sono contento che sei venuta in piscina, mi sarei di certo annoiato a restare
da solo.”
“Se
volevi uscire con me potevi chiedermelo!” Si portò una mano alla bocca per
zittirsi da sola perché aveva appena detto quello che stava pensando. “Come
amica…incontrarsi come amici, perché è questo che siamo no?” In un batter
d’occhio era ritornata la solita svampita Marinette.
“Già…”
Ma anche se stava sorridendo, Adrien sentiva dentro di sé che erano più di
questo e la vicinanza alla ragazza lo destabilizzava, soprattutto in quel
momento che erano vicini, molto vicini.
Sentì
una strana vibrazione dentro lo stomaco, la stessa sensazione che prova quando
sta vicino a Lady Bug.
“Il
museo è di là se non ricordo male.” Marinette c’era
già stata e ricordava bene lo scherzo stupido che Adrien le aveva fatto.
Non
stupido perché odia gli scherzi, ma perché per colpa della sua burla gli aveva
quasi confessato quello che effettivamente provava per lui, e quel giorno Marinette aveva scoperto che Adrien era innamorato di una
ragazza.
Lei
pensò subito che si trattasse di Kagami visto che
poco dopo si erano pure messi insieme, ma allora perché era finita tra di loro?
Ma Marinette non era intenzionata a chiederglielo, magari il
ragazzo ci stava ancora male visto che era stata la stessa Kagami
a porre fine al loro rapporto.
Meglio
non infierire, anche se non si capacitava di come fosse possibile, del resto
chi si sognerebbe mai di lasciare Adrien Agreste? Solo un folle lo potrebbe
fare.
*
Con
qualche gioco d’astuzia erano riusciti a seminare la guardia del corpo e ad
arrivare poco dopo al Museo delle Cere, che purtroppo avevano trovato chiuso
con grande delusione per entrambi.
“Mannaggia,
l’unico pomeriggio di chiusura l’abbiamo beccato noi” Mormorò Marinetta
affranta.
Adrien
prese il telefono e compose un numero presente nella sua rubrica.
“Chi
chiami ora? La guardia del corpo che ti venga a prendere?”
La
zittì con un dito appoggiandolo delicatamente sulle sue labbra rosee.
“Ti
ho promesso che ti avrei portata al museo e lo farò. Mantengo sempre la
promessa.” Ammiccò.
“Non
è necessario…” Avrebbe voluto dirgli che era felice così, che il solo averlo
incontrato per caso in piscina era già un enorme regalo, e avventurarsi con lui
tra le strade di Parigi verso la loro meta era stato grandioso.
Il
solo prendergli la mano era grandioso.
“Colette?
Ciao, sono Adrien Agreste. Sono davanti al museo delle cere che purtroppo è
chiuso…ok faccio il giro.” Chiuse la telefonata e mise in tasca il cellulare
prendendo per mano per l’ennesima volta Marinette.
“Andiamo…”
Lei
non protestò, anzi senza farlo apposta intrecciò le dita in un gesto naturale.
Adrien
osservò le loro mani unite e sorrise.
Marinette non se ne accorse
nemmeno, troppo occupata a guardarsi bene dagli sguardi indiscreti.
“Dove
andiamo?”
“Ho
chiamato un’amica che lavora qui al museo e per fortuna nostra sta lavorando
dentro, ci apre, così possiamo andare ad ammirare le statue al suo interno.”
“Sei
una continua sorpresa, Adrien.” Gli sorrise, un sorriso che gli riscaldò il
cuore, vedere Marinette felice era la cosa più bella
del mondo.
“A
dire il vero sono sorpreso anch’io…oggi mi stanno andando tutte bene, di solito
è una sfiga dietro l’altra.”
“Sei
peggio di un gatto nero allora!” Scoppiò a ridere senza pensare al
paragone appena fatto.
Adrien
iniziò a tremare, ma non era possibile che Marinette
lo avesse scoperto, così si tranquillizzò all’istante.
“Posso
averti come coccinella personale?”
“Co-coccinella?”
Balbettò fermandosi di fronte a lui.
“Si,
coccinella. Sai portano fortuna, sono rosse a pois neri…”
“Guarda
che lo so com’è fatta una coccinella.” Disse in tono leggermente seccato.
“Scusami,
non volevo che ti offendessi, è solo che…”
“E’
solo che…” Lo invitò a continuare.
“…è
bello stare con te.”
Marinette avvampò e potè avvertire il calore salirle dalla punta dei piedi e
correre a gran velocità fino ad arrivare alla testa, non era possibile che
glielo avesse detto sul serio, anche se in realtà non gli aveva detto niente di
che, ma un complimento detto da lui, per Marinette
valeva molto.
“Ne
sono felice, Adrien.”
In
quel momento la porta sul retro, in quel vicolo si aprì e l’amica di Adrien li
fece entrare.
*
“Grazie
mille Colette, sei stata molto gentile a farci entrare.” La ringraziò Adrien.
“Non
potevo lasciarti fuori, sai che sei sempre il benvenuto qui…e vedo che non sei
solo.” Ammiccò complice facendolo arrossire.
Adrien
mise le mani avanti ed iniziò a muoverle nervosamente “N-non è come sembra, è
solo un’amica e le-le avevo promesso che saremo venuti a vedere le nuove
sculture di Lady Bug e Chat Noir.”
Colette
guardò prima Adrien, poi Marinette ed infine la mano
che continuavano a tenersi.
“Già…amici…”
“S-si
esatto si-signora, siamo solo amici” Continuò Marinette.
“Amici
che si tengono la mano in quel modo non ne ho mai visti, ma contenti voi.” Fece
spallucce.
Adrien
e Marinette si allontanarono l’uno dall’altro come se
avessero preso una scossa.
“S-scusami
Marinette, non me ne ero accorto.”
“No,
scusami tu…non voglio che ti faccia l’idea sbagliata…”
“Piccioncini???
Io torno in ufficio, sentitevi liberi di girare tutto il museo, ci vediamo
dopo!”
“Pi-piccioncini?” Dissero all’unisono guardandosi poi.
*
Adrien
e Marinette si inoltrarono nei corridoi e nelle varie
stanze del museo, osservarono le sculture, fecero commenti e com’era capitato
la prima volta si irrigidirono davanti alla statua di Papillon che fungeva da
ingresso per la Sala degli Eroi.
Marinette si nascose dietro
ad Adrien senza sapere il perché.
“E’
solo una statua, non devi spaventarti. E poi ci sono io a proteggerti, non hai
nessun motivo per essere preoccupata.” Le fece un inchino.
“Che
stupida che sono…”
“Non
sei stupida, è inquietante questa statua.”
“Chissà
chi si cela dietro alla sua maschera e soprattutto perché semina il panico tra
la città di Parigi.” Si chiese Marinette scrutando
meglio quello sguardo severo.
“Lo
scopriremo presto…” Poi si corresse subito notando la gaffe “…intendevo che
Lady Bug e Chat Noir lo scopriranno.”
“Certo,
lo avevo capito…sei strano Adrien, sei sicuro di stare bene?” Chiese notando il
suo nervosismo, e non era di certo da lui.
“S-si
certo! Devo andare un attimo in bagno.”
Quell’appuntamento
improvvisato con Marinette lo stava destabilizzando
parecchio e una boccata d’aria con annessa chiacchierata con Plagg, era d’obbligo giunto a quel punto.
Chiese
dietro di sé la porta del bagno e fece uscire Plagg
da sotto la sua camicia.
“Mi
dici che stai facendo?” Gli chiese l’essere petulante.
“Niente,
perché?”
“Dille
quello che provi e basta, no? Dovrebbe essere facile.”
“Ma,
ma io non provo niente…Marinette è solo un’amica.”
“E
allora perché balbetti?”
“Lo
fa anche lei…”
“E
non ti chiedi perché?”
“Che
intendi?”
“Non
sono io che devo gettarti in faccia la verità!” Ma inconsapevolmente lo fece.
Adrien
alzò lo sguardo e strabuzzò gli occhi “Marinette è
innamorata di me?”
“Complimenti
per l’intuito, genio!”
“Ma noo…questo non è possibile, mi ha detto più di una volta
che sono un amico per lei, e poi se lo fosse davvero me lo avrebbe detto.”
Adrien sembrava deluso.
“Dici?
Forse ha paura di un tuo rifiuto?”
“Perché
dovrei rifiutarla?”
“Perché
sei innamorato di Lady Bug?”
Adrien
sospirò “Non lo so…cioè si, la amo, ma quando sono vicino a Marinette…non
lo so Plagg, mi sembra di stare vicino a milady.”
Plagg chiese del
formaggio nel tentativo di chiudersi la bocca tenendola occupata con altro,
aveva già fatto abbastanza danni, non doveva provocare un altro cataclisma.
*
Marinette si era addentrata
da sola nella Stanza degli Eroi, l’ultima volta che era stata lì non era
riuscita a vederla limitandosi solo a quella che credeva la statua di Adrien,
ed invece era lui in carne ed ossa.
Le
venne un’idea.
Stupida
a detta di Tikki.
“Tikki, trasformami!” Sussurrò perché nessuno la sentisse.
Una
luce rossa l’avvolse come il costume da Lady Bug.
Nascose
poi la statua facendo attenzione a non danneggiarla e quando sentì la voce di
Adrien che la stava chiamando, assunse la posa che aveva la super eroina oltre
che a un’espressione un po' sexy, attendendo di mettere in atto il suo piano.
Lo
avrebbe spaventato animandosi all’improvviso, magari quando lui era di spalle.
Sarebbe
scappata e de trasformata in bagno o in un altro luogo appartato, comparendo
poi come Marinette, e avrebbe avuto la sua vendetta.
E
per rendere il tutto più credibile, senza destare alcun sospetto, aveva
impostato un messaggio che sarebbe partito tra circa due minuti, avvisando il
bel modello che la sua amica era corsa in bagno.
Piano
perfetto, geniale. A detta sua.
Adrien
entrò nella stanza continuando a chiamare Marinette e
a guardarsi attorno.
Il
telefono trillò e lesse subito il messaggio dell’amica.
Gli
diceva di aspettarlo lì che era dovuta correre in bagno.
Adrien
si sedette nella panchina in ferro posta davanti le statue.
Sospirò
e guardò Lady Bug.
Oh…Milady…
Si
alzò e le sfiorò il volto pensando a quanto fossero realistiche e ben
realizzate.
Lady
Bug pensò subito alla pessima idea che aveva avuto e che Tikki
aveva ragione, come sempre.
Il
suo cuore mancò un battito e quella situazione stava diventando davvero
imbarazzante, vedeva gli occhi di Adrien scrutarla in un modo che non gli aveva
mai visto fare.
“Milady…cosa
devo fare con te?”
Aveva
capito bene? Adrien l’aveva appena chiamata Milady?
No,
doveva trattarsi di uno scherzo della sua mente, non c’era altra spiegazione,
ma più Adrien le parlava e più Lady Bug avrebbe voluto sprofondare in un baratro
senza fine.
Si
pentì subito di aver fatto quello stupido scherzo, eppure c’era passata anche
lei tempo fa.
“Milady…non
so cosa mi stia succedendo…è strano come te e Marinette
siete così simili e mi scatenate le stesse emozioni quando vi sto accanto…si
certo in situazioni diverse: al tuo fianco combatto quasi ogni giorno
sconfiggendo le akuma, con lei trascorro la maggior
parte della giornata e ho modo di conoscerla di più.”
Questo
è un incubo…non può essere reale…Marinette aveva appena
realizzato che Adrien era in realtà Chat Noir.
Doveva
andarsene di lì e alla svelta, anche perché non sarebbe riuscita a trattenere
le sue emozioni ancora a lungo, soprattutto ora che Adrien le aveva toccato la
mano.
Si mosse
inevitabilmente spaventando il giovane che balzò all’indietro biascicando un “Ma
cosa?”
“Scusami!”
Disse smontando la posa che aveva assunto Lady Bug e scappando via con le lacrime
agli occhi, lasciando Adrien ancora più allucinato di prima, senza volerlo
aveva appena rivelato la sua identità a Lady Bug, ma a proposito, che cosa ci
faceva lì, in un museo chiuso al pubblico, e soprattutto da dove era entrata?
Ci
avrebbe pensato poi, ora doveva trovare Marinette e
rimettere a posto la statua vera che sbucava da dietro una colonna.
*
“Marinette? Marinette sei qui?”
Bussò alla porta del bagno femminile non ottenendo alcun tipo di risposta.
Visibilmente
preoccupato aprì la porta con gli occhi chiusi.
“Ci
sei, Marinette?” Mentre apriva la porta venne
investito da un alito di vento.
La
finestra era aperta.
“Ma
che diavolo sta succedendo? Perché Marinette è
scappata?” Si domandò affacciandosi al balcone guardando prima a destra e poi a
sinistra.
“Non
ci arrivi proprio, eh?” Chiese Plagg petulante
volteggiando davanti al suo viso.
“Marinette non vuole stare con me” Abbassò lo sguardo
affranto.
Plagg si schiaffeggiò
da solo.
“Per
l’amor del cielo, vuoi far funzionare quel cervello che ti ritrovi? Sai non è
messo lì per riempire uno spazio vuoto.”
“Smettila,
Plagg…e dimmi quello che mi devi dire.”
“Io
non ti devo un bel niente, gattino.” Berciò acido incrociando le zampette in
segno di dissenso.
“Invece
si…dimmi che Marinette è Lady Bug!”
Se Plagg avesse avuto dei coriandoli a disposizione li avrebbe
di certo sparati in aria e non si escludeva anche che della musica trionfante
sarebbe stata suonata.
“Ce
ne hai messo del tempo…”
“Si,
ma perché farmi quello scherzo.”
“Chi
la fa l’aspetti…chaton.” Marinette
comparve dietro di lui mentre si torturava le mani e volgeva lo sguardo altrove
mordicchiandosi il labbro inferiore.
Adrien
le si avvicinò prendendole le spalle “Non fare così, principessa, o ti farai
male.” Le sfiorò con le dita la bocca rosea e Marinette
chiuse gli occhi per imprimere bene nella sua mente quel momento.
“Credo
di essermelo già fatta da sola. E’ tutto sbagliato!
Non dovevamo conoscere le nostre identità segrete.” Si scrollò via di dosso le
mani di Adrien e si spostò di qualche metro volgendogli le spalle.
“Non
prima di aver sconfitto Papillon…” Continuò rammaricata.
“Non
possiamo più tornare indietro, Marinette. E…e mi
dispiace che l’aver scoperto che sono io Chat Noir ti abbia delusa.” Adrien la
oltrepassò andandosene da quella stanza.
“Che
fai, vai da lui…” Le intimò Tikki.
“Ma,
ma i-io…n-non posso…” Le arrivò uno schiaffò da parte della kwami,
appena accennato, ma che la colpì dritta al cuore.
“Mi
spiace, Marinete! Ora tu vai la lui e chiarite questa
storia una volta per tutte.”
“Ma…ma…Chat
Blanc…”
“Vedi
Alix per caso? No…allora va da lui…è la tua ultima occasione, non ce ne saranno
altre!”
*
“Adrien!!
Adrien!!” Lo chiamò a gran voce vedendolo allontanarsi per poi voltarsi quando udì
il suo richiamo.
Marinette ansimò, non per
la corsa fatta, ma perché in quel momento il suo cuore stava pompando più
sangue del previsto e l’aria iniziava a mancarle nei polmoni.
“Adrien…io…io…mi dispiace se ti ho fatto quello scherzo stupido, ma
volevo solo ricambiarti con la tua stessa moneta, ti avrei solo spaventato, non
mi aspettavo di scoprire che tu fossi Chat Noir. Non così…non doveva andare
così. E’ tutta colpa mia.” Calde lacrime iniziarono a
rigarle il volto, era dispiaciuta e affranta.
Era
anche consapevole della sua delusione nell’apprendere che la sbadata Marinette, la ragazza che inciampava sempre su se stessa, era in realtà la super eroina parigina che tutti
acclamavano.
“…ti
ho deluso lo so…tu…tu ti saresti aspettata un’altra persona a ricoprire il
ruolo di Lady Bug…”
“Non
potevo chiedere persona migliore al mio fianco, milady.” La interruppe
prima che potesse continuare a dire altro “…e ultimamente quando ti stavo
accanto sentivo che c’era più di una semplice amicizia tra di noi. Non sono
deluso, sono sollevato invece, perché finalmente posso dare un volto a quella
maschera che lo copriva…” Sospirò prima di dirle un’ultima frase prendendo
coraggio “…e se me lo permetterai…di starti anche a fianco non solo nella lotta
contro Papillon, ma anche nella vita di tutti i giorni.”
Marinette ebbe un sussulto
e le gambe le diventarono presto di gelatina, sfarfallò le ciglia un paio di
volte perché non poteva credere a quello che aveva appena udito.
Allora
Adrien posò delicatamente le labbra sulle sue, calde e morbide, che s’incastravano
perfettamente come il pezzo di un puzzle.
Marinette ricambiò al bacio
stringendo di più le mani con quelle di lui.
*
Passò
qualche minuto, ma nessuno dei due dava cenno di potersi fermare o staccarsi,
solo un seccato “Ehm..ehm”
li costrinse ad aprire gli occhi e guardare chi li aveva appena disturbati.
“Oh!
Colette…non è come sembra…” Mormorò Adrien piuttosto imbarazzato grattandosi la
testa in maniera convulsiva.
“Mi
spiace disturbarvi, ma devo andare a casa” Disse rammaricata.
Marinette guardò l’orologio
sul suo telefono che segnava le diciotto in punto “Mia madre mi ammazzerà!” Si
disperò isterica iniziando a tremare. “O peggio ancora non mi farà più uscire
di casa.”
“Saremo
in due ad essere in punizione allora” Rise di gusto, e non sapeva nemmeno perché
lo trovava divertente.
“Andiamo,
o la tua amica ci abbandona qua dentro.” Marinette
gli prese la mano ed insieme si avviarono verso l’uscita scortati da Colette.
Una
volta fuori, Adrien chiamò il gorilla che se ne stava ancora in macchina
girando e rigirando per il quartiere in cerca del ragazzo.
“Ora
arriva. Ti diamo un passaggio noi fino a casa.”
“Grazie…”
Un tuono squarciò il silenzio e la pioggia iniziò a scendere copiosa.
Marinette prese l’ombrello
nero e lo aprì sopra le loro teste.
Si
strinsero un po' di più per cercare di bagnarsi il meno possibile.
“Questo
ombrello si rivela sempre utile alla fine…”
“Se
non mi avessi fatto quello scherzo ora non saremo qui.”
“Non
ti ci abituare, è stato il primo e l’ultimo che ti farò.”
“Mmm…per quanto mi riguarda, preparati a riceverne altri…”
Adrien la guardò volgendole un sorriso sghembo “…per il resto della tua vita”.
*
FINE
*
Ciao
a tutti! Lo so, oggi dovevo aggiornare RICORDATI DI ME, ma dovevo assolutamente
scrivere questa one shot, e spero che vi sia piaciuta, purtroppo vado di fretta
e non mi posso intrattenere oltre.
Attendo
le vostre impressioni in merito.
Un
abbraccio, Erika