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Autore: Sky_Duck    16/07/2021    0 recensioni
Daniel è un ragazzo intelligente che, però ha deciso di vivere una vita normale, frequenta il liceo e questo è il suo ultimo anno. Non ha amici e solo ha un'unica amica, quella dell'infanzia. Un giorno però riceverà un missione d'amore, un po' fuori dal comune. In quel momento inizierà ha vivere tante avventure con persone nuove, conoscendo meglio se stesso e gli altri. Però ha un tempo limite, fino alla fine dell'anno, fino all'ultimo secondo.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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La strada presa da Daniel per il suo vago viaggio è diverso da quello preso da casa sua, questa strada nuova e coperta da un viale di alberi senza foglie, il marciapiede vuoto e il vento sembra incontrare una corrente in questo punto da farne sentire più la forza. Il sole non scalda niente, nessuno può lamentarsi, dopotutto è inverno, a parte da essere coperto dalle spesse nuvole, sembra che anche lui stesso si copra come per non dare il suo calore alle persone. 

“Mi da un po’ di fastidio andare da lei , per la lunga strada che si deve percorrere… lo ODIO!” La sua espressione piena di ira parla per lui.

In un incrocio prese a sinistra, in fondo alla destra dell’altro marciapiede c'era un cane di razza Shiba Inu, che camminava con la padrona legato ad un pettino e un piccolo ombrello che copriva il piccolo cane. 

“E’ una cosa assai buffa, quel piccolo cane con un ombrello sopra, per coprirlo da cosa? pioggia non c’è e sembra che non vuole piovere quindi sicuramente solo sicurezza.” 

E come se le sue parole avessero qualche potere magico che influenza la realta che gli circonda, una goccia, due gocce, tre gocce iniziarono a cadere fino ad unirse tra tante e iniziare un diluvio. Daniel non ebbe scelta e inizio a correre come mai aveva fatto nella sua vita. 

Corse per un po’ e poi si fermò in una casa tra altre due accanto,  la parte esterna con uno stile moderno e di colore grigio, di due piani, la porta d’ingresso era grande quasi due metri e accanto a la porta in entrambi i lati si aprivano due finestre opache, il secondo piano aveva anche due finestre perfettamente allineate a quelle del piano inferiore. 

Daniel bussò alla porta e nessuno rispose, bussò una seconda volta… nessuno rispose nuovamente, bussò una terza volta ormai arreso e bagnato fradicio, qualcuno aprì la porta. “Finalmente!” Una signora sulla quarantina di anni in veste eleganti con una gonna a tubo, con tacchi non tanto alti e tutta di colore nero con una camicia bianca e cravatta. 

«Scusami tanto Daniel, mi stavo cambiando e poi mia figlia sta ancora dormendo. Ti prego passa, passa, -sei tutto bagnato-, sicuramente ci sono dei vestiti tuoi nella sua stanza.» Disse questa signora con una voce dolce, vivace  e gentile, tanta gentilezza che lo trattava come suo figlio. «Aspetta un attimo qua, vado a cercare dei vestiti di sopra, ora vengo.» la signora iniziò a salire le scale in tutta fretta. Daniel intanto rimase in piedi davanti al primo corridoio. 

«Ecco dei vestiti!, ho portato anche una tovaglia così puoi asciugarti. Togli le scarpe e i calzini, puoi usare questo bagno quaggiù.» Disse la signora con un tono di allegria e gioia. 

Daniel si tolse scarpe e calzini, poi si incamminò al bagno in fondo al corridoio, velocemente però anche in modo delicato, prese le cose e chiuse la posta non a chiave. 

«A quanto mi hanno detto i tuoi genitori, saranno via fino a febbraio?» Chiese la signora.

«In primis, grazie dell’ospitalità e della disponibilità.» Disse Daniel, con un tono molto diverso, più tranquillo e sicuro. «In secundis è così, i miei genitori saranno fuori tutto quel tempo, quindi questo periodo lo passerò da solo» 

« Ma no! tu sarai con noi, o puoi portarti mia figlia a casa tua, perché anche la casa dopotutto dovrà ricevere attenzione ed essere pulita.» rispose la signora. «E oggi com’è andata a scuola, ormai ultimo anno… come ti senti.» chiese con un tono sconsolato.

«In realtà niente è cambiato né credo lo farà. Prevedo solo che questo periodo di dicembre succederà un po’ un paio di cose, le quali non erano previste.» Rispose Daniel con un tono confuso.

«Però in bene o in male?» Chiese la signora.

«Non lo so… solo vivendo scoprirò cosa mi riserva il destino.» “In verità, queste sono le parole che un po’ lei si aspetterebbe.”

«Hai ragione! noi siamo legati dal destino e ormai è tutto scritto.» Disse la signora con grande gioia delle sue parole. 

“Per essere una persona di affari e che si occupa di grande imprese di mercato, mi sorprende che creda con tutto il cuore a certe cose… beh ognuno vede il mondo alla sua maniera.” 

Daniel uscì dal bagno con un aspetto semplice come quello di un nerd che non esce da casa. Subito dopo seguirono la loro conversazione in cucina. 

«Scusa, ma oggi non ho preparato niente, visto che mia figlia dormiva, sicuramente avrebbe comprato qualcosa lei.» disse la signora, con un tono sconfortato.

«Non si preoccupi, neanche io avevo avvisato del mio arrivo, infatti credevo che lei fosse al lavoro.»

Un suono di clacson si sentiva provenire dall’esterno.  «Bene, per me è arrivata l’ora, devo andare al lavoro, ti saluto e spero di rivederti più spesso, non ci fai visita quasi mai.» Seguite queste parole, un abbraccio e un bacio sulla guancia, la signora uscì con un ombrello in mano lasciando da solo a Daniel nel corridoio principale. 

«Arrivederci e buon lavoro.» Disse a bassa voce.

“Bene, un’altra volta ancora sono rimasto qui da solo, forse lei sta dormendo, sicuramente ha giocato fino a svenire dal sonno. Sarà meglio salire a controllare. Posso farmi anche una piccola dormita con lei.” 

La casa rimase vuota e il silenzio invade lo spazio circostante, l’unico rumore che accompagna il vuoto è quello della pioggia che cade ininterrottamente e sbatte con il tetto e le finestre. Daniel  iniziò a salire le scale. Arrivato al secondo piano, aprì la porta piano, piano, entrò in punta di piedi e silenziosamente, una stanza piena di luci led, una scrivania al lato destro una finestra che affacciava la strada e la parte davanti a Daniel, lasciando entrare tanta luce. 

Un letto era posizionato al lato sinistro della stanza accanto alla finestra, dentro di essa si poteva vedere una silhouette con forma femminile, di statura media, con un busto di dimensioni tipo C, snella e con la pelle chiara, i capelli scombinati di un colore grigiastro e profondamente addormentata. 

“Non mi ha sentito entrare… meglio! Vediamo un po’ cosa hai combinato ieri da rimanere fino a quest’ora nel letto.” Con un passo più spensierato, si spostò fino alla scrivania, Daniel si sedette nella sedia e iniziò a vedere, con grande curiosità e acutezza ogni particolare, di punto in bianco aprì un gioco, sullo schermo c’era la scritta. -Missione compiuta. Hai completato il gioco al 100%, ora riceverai un premio da parte degli sviluppatori.- “Ecco spiegato cosa hai fatto ieri, ancora ti manca un po’ di pratica per nascondere le cose.” Continuo a cercare, si arrese al passare di un paio di minuti e non trovo nient’altro. 

«Sai? è scortese vedere il computer degli altri.»  Si sentì una voce femminile un po’ roca. 

«Questa è colpa tua, non sai nascondere bene le cose.» Rispose senza girarsi neanche. 

«Non importa, solo lascia perdere e non fare tanto rumore.» Chiese la ragazza girandosi verso il lato della finestra.

«Buongiorno, sono quasi le due e un quarto, hai ancora intenzione di dormire?» Chiese Daniel, con lo sguardo rivolto verso la ragazza. 

La ragazza si girò e lo guardo agli occhi, erano occhi colore blu come il mare con una forma a mandorla allungati. «Sai cosa perché non vieni e dormi un po’ anche tu. Sarai stanco per il duro e lungo giorno a scuola.» Disse la ragazza sarcasticamente, aprendo le coperte. 

«Mmmmh… Ok, perché no? Però sai dovresti avere un po’ di pudore e non farti vedere in quella maniera da un maschio.» Disse mentre si dirigeva verso il letto.

«Tu sei un maschio speciale, non saresti capace di fare niente perché sei più intelligente del resto, questo lo so perfettamente, Daniel. Ora entra che ho freddo.» 

Daniel entrò sotto le coperte e si stiracchiò, rimanendo in posizione retta guardando verso il tetto. 

«Sento uno strano profumo provenire da te. Sei stato per caso con un’altra ragazza oggi?»

«Perché? è strano che io interagisca con qualcuno?»

«Sì.»

“Di certo questa ragazza ha i sensi più acuti di una persona comune, non posso nascondergli niente di fisico e 

sempre scopre quando sto con animo di fare qualcosa e quando no… forse mi conosce bene o lei ha qualche superpotere, ma non credo.”

«E’ una storia abbastanza lunga e divertente, se vuoi te la racconto come favola.» 

«Mi farà piacere sentirla…» Disse la ragazza chiudendo gli occhi. 

E così Daniel, inizio a raccontare cosa era successo durante la prima parte della giornata, le sue parole volavano nel vuoto e non toccavano per niente l’interesse della ragazza, dopo tutto anche lei si addormentò da prima, e così fece anche lui, si girò e chiuse gli occhi cadendo in un profondo sonno.

 

Daniel si alzò bruscamente dal letto, un po’ ancora dormiente inizio a vedersi intorno cercando qualcosa, che sembrava essere importante.

«Sul serio! si è alzata prima e se n'è andata, mi ha lasciato da solo, nel suo letto, e non so neanche che ore sono. Devo alzarmi.» In tutta fretta si alzò, corse fino alle scale e discese velocemente, cercando un orologio, guardandosi intorno. “Sul serio qui non hanno un orologio?”

«Sono le tre e quaranta se vuoi saperlo!» Gridò la ragazza. 

«Grazie, come fai a sapere che ho bisogno dell’ora?.» Anche lui grido dal centro della cucina.

«Perché hai l’appuntamento al bar alle quattro e mezza.»

«Quindi mi hai sentito e io che credevo non avessi sentito nulla.» Rispose allegramente.

 «Ho vestiti qui nel salotto, cambiati.»

Daniel non esito e corse verso il salotto che era in parallelo con la porta della cucina, la ragazza era seduta in  una poltrona che a occhio nudo sembra costosa, il salotto come uno normale era molto ampio di spazio tanto che c’erano anche poltrone a forma di uova negli angoli, Daniel, li stesso si cambio, si tolse il pigiama prestato e indosso quello che la ragazza le pose nella poltrona accanto a un cuscino.

Una volta finito si poté intravedere lo sguardo della ragazza che brillavano di gioia, di vedere quel ragazzo tanto semplice vestito in una maniera assai elegante, con indosso una camicia nera, dei pantaloni jeans slim fit di un solo colore, scarpe tipo -esrevnoc- di pelle e colore nero. 

«Non è un incontro elegante, né tanto meno una celebrazione di lutto.» Disse con una voce alquanto irritata.

«Non ti lamentare, ti sta bene. Ringrazia. Li ho comprati per te.» Rispose la ragazza, fissandolo con un sorriso in faccia.

«Molto gentile da parte tua… però» Sarcasticamente fu interrotto prima di finire la sua frase. 

«”Però” niente!» La ragazza si alzò dal divano e si pose in piedi davanti a Daniel, tanto vicino da sentire le loro respirazioni.

«Così stai bene e basta, solo dobbiamo aggiustare un po’ i capelli e sarai perfetto, per l’importante incontro.» La ragazza posò le mani nella testa di Daniel, li aggiusto con un movimento proveniente dalla fronte verso dietro. «Ecco fatto! Stai benissimo, peccato l’appuntamento non è con me, altrimenti sarei la persona più felice del mondo.» La ragazza si sedette di nuovo, prese dei biscotti e inizio a mangiarli. Daniel continuava a fissarsi in un riflesso con uno sguardo insoddisfatto, «Non ti offro niente, perché tanto mangerai lì, quindi resisti, puoi farcela.» 

«Ho l’impressione che questo ti diverta un po’, anche tu stai parlando un po’ troppo, questo… non è normale.» Disse ancora guardandosi nel riflesso, ancora senza accettare come è vestito.

«Sì, hai ragione, questo mi diverte un po’, perché  a TE, che chiedono di mettersi con la ragazza più popolare, è una storia molto bizzarra.» Disse la ragazza in tono scherzoso e sarcastico. «E’ meglio che inizi ad andare, la piazza principale è un po’ lontana e tu non hai un passo veloce» La ragazza prese un telecomando e accese la TV.

«Hai ragione… odio quando hai ragione, ci sentiamo. Se vuoi puoi venire a casa mia oggi pomeriggio almeno stiamo insieme e facciamo qualcosa.» Disse il più infretta possibile e uscì da casa, ormai con il sole tenue che formava piccoli arcobaleni. 

“Disse il ragazzo che gli piace stare da solo… Beh perché non andarci. Quindi anche le persone come lui di tanto in tanto hanno bisogno di compagnia.” 

In modo intrepido, eroico, come se di sottofondo ci fosse: Beethoven: Symphony no. 3 in E flat major "Eroica", op. 55. Corse  come non ebbe mai fatto in vita sua, corse velocemente da far colpire la sua faccia con il vento freddo e punzante, rovinandosi i capelli, con le braccia allungate  e con la resistenza fisica che per ogni secondo che passava calava poco a poco, però non si fermò e continuò a correre. Le persone vedevano questa scia nera che passava per il marciapiede evitando di scontrarsi. 

«Daniel. Aspetta!» “Questa voce... mi sembra familiare, l’ho sentita prima… Sono anche stanco, meglio… Ho capito chi è. Cosa vuole?” /Passa al minuto 13:28/

Si fermò, in mezzo al nulla, il marciapiede vuoto, i rami che si muovevano per il vento, e le nuvole che coprivano il cielo, tutto come se il tempo si fosse fermato in quell'istante, sembrava come se tutto fosse cambiato di punto in bianco. 

«Che vuoi? Se è importante sbrigati! Ho fretta.» Grido Daniel in tono serio e con fiatone che lo accompagnava a ogni parola.

«Altrimenti farai tardi all'appuntamento del bar delle quattro e mezza.» Mentre queste parole erano pronunciate, uscì da un angolo nascosto una forma maschile, con addosso una felpa e incappucciato. 

«Esatto…» “Riesco riconoscere la voce, ma non sono sicuro che sia lui, e non capisco il motivo del perché di questa sceneggiata drammatica.” Provando a calmare il fiatone, raddrizzo la sua postura e si girò guardando agli occhi a quella figura alta quasi un metro e ottanta. 

«Bene, come si suol dire -Meglio tardi che mai- Ho un paio di domande da farti, e vorrei sapere la verità se non è molta richiesta.» Chiese l'incappucciato.

«Certo che no, volentieri ti dirò la verità, però non mi sembra giusto che lei non si mostri.» Rispose in tono di sfida.

«Ha ragione, che classe di ipocrisia la mia.» In seguito l'incappucciato si tolse la copertura, e immerse una figura maschile, con occhi color marrone chiaro, e capelli biondi, con i tratti facciali quasi perfetti. 

“Lo sapevo che era lui, infatti tra il gruppetto dei belli e ricchi, non vederlo oggi mi sembrava strano, ora solo devo capire perché non era lì”

«Vedo che sei molto entusiasta di arrivare a quell'appuntamento, e ti sei vestito pure in modo elegante, qualcosa che, personalmente, non mi aspettavo. Mi sembri così semplice che potresti anche andare a scuola con il pigiama.» Apri la battaglia guardandolo dall’alto verso il basso.

«La prima verità è: non mi importa molto della proposta che oggi mi è stata chiesta.»Disse in modo diretto.

«Che sei impaziente, lasciami un po’ godere di questo momento, lasciami sentire le tue parole, lasciami vedere le tue espressioni.» Sarcasticamente e con sorriso in faccia si rivolse guardandolo agli occhi. 

«Come ben sai, questo non è il momento per perdere tempo in certe futilità.» 

«Sì, hai ragione. Però, se non ti importasse nulla, perché non fare un po’ tardi?»

«Perché non è da persone educate arrivare tardi ad un appuntamento.» 

«Disse colui che stava correndo disperato e quasi senza fiato. Tu non mi stia particolarmente simpatico, non lo so… forse ti invidio a te e la tua grandiosa intelligenza o al tuo modo di ignorare tutto quello che gira attorno a te, non lo so. Però questa volta anche se prima d’ora non abbiamo intercambiato parola, hai fatto qualcosa che merita essere richiamato.» Alzò repentinamente la voce e fece volare i pochi uccelli che erano posati sui rami.

«Certo, dopotutto sei tu che volevi essere scelto, però peccato che tu abbia già perso l'opportunità» Rispose Daniel, con un sorriso sicuro.

Il ragazzo, si sorprese e cambio espressione aprendo gli occhi e formando una linea retta con le labbra.

«Come scusa?» Chiese il ragazzo con tremolio nella voce.

«Senti ragazzo bello dai capelli biondi, so che a te piace Sophia, e so pure che ti sei dichiarato, che sei stato rifiutato eppure sei rimasto amico. Mi domando come tu faccia a vederla ogni giorno senza odio ne rancore dentro del tuo cuore.» Seguendo queste parole, il ragazzo davanti a lui cambiò totalmente come se le parole avessero colpito qualcosa di delicato. «Non muovere lo sguardo verso il basso, guardami agli occhi, perché io voglio vedere la tua espressione. Tu fai finta  di essere forte, però sei fragile come il vetro e intelligente quanto una capra, non hai nulla di speciale, anche se sei bello non sei riuscito a stare con la persona che ami e per vendetta sei stato con molte, tanto che tutto il liceo ti conosce come -L’eroe dei maschi!- E’ ripugnante, sei così semplice che hai perso la compostezza con solo una delle verità, e non mi hai chiesto neanche una domanda.» Si avvicinò al ragazzo biondo passo dopo passo. «Ora io sarò a farti una domanda e tu dovrai rispondere la verità, spero di non rimanere deluso dalla risposta.» E così la loro distanza si rimpicciolì tanto da stare faccia a faccia, le espressioni molto diverse tra di loro, il ragazzo biondo aveva uno sguardo impaurito, pronto a fuggire dal predatore. Daniel con uno sguardo maligno pronto a mangiare la preda che prima lo aveva provocato. «Perché ti sei disturbato tanto in venire fino a qui, e aspettare con la tempesta e quel ombrello nascosto, provare a farmi delle domande, intimorirmi, non essere presente oggi nel giardino della scuola all’ora di uscita e infine chi è la persona che ti ha chiesto di farlo?» 

Il ragazzo biondo fece un passo indietro e non sopportando più la pressione del suo avversario. Sputo il rospo, con voce bassa e la testa in giù mentre giocava con le mani nervosamente. 

«Ho capito…» Un silenzio teso calo tra di loro, Daniel si grattava lentamente il mento in uno sguardo perso. «Va bene, penso che tutto quello che mi hai detto sia inutile, comunque sia non è stato un piacere incontrarti e spero di non rivederti, nel caso in cui noi ci incontrassimo di nuovo, tutto questo non è mai accaduto. Chiaro?» 

«Chiaro…» Rispose il ragazzo anche se sconfitto e con lo sguardo basso, si rimise in posizione dritta. 

E così riprese a correre in quel freddo e ventoso giorno di inverno.

 
   
 
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