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Autore: Lamy_    17/07/2021    0 recensioni
In un mondo devastato dai Vaganti, dal virus e anche dagli umani superstiti, si è accesa una luce di speranza: esiste una cura.
Astrid e Daryl si recano ad Atlanta per verificare gli indizi disseminati da una fonte sconosciuta in un misterioso diario.
La città, però, è un covo di morti viventi e di persone vendicative.
Durante i sopralluoghi vengono a galla informazioni cruciali: chi è Frankenstein? Chi ha scritto il diario? Dov’è il resto della formula per produrre la cura?
A complicare la situazione è il ritorno di Logan e Iris, questo causa forti tensioni nel gruppo.
E mentre i sopravvissuti combattono una guerra all’ultimo sangue, Astrid dovrà cercare di capire i sentimenti che prova per Daryl e dovrà fare i conti con gli oscuri segreti della sua famiglia perché chiunque può tradire chiunque.
E come scrisse Vegezio: “Securum iter agitur quod agendum hostes minime suspicantur”
(trad. “La via più sicura da percorrere è quella che i nemici non sospettano nemmeno che la percorrerai”)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. GIOIA E DOLORE

Astrid non smetteva di piangere mentre stringeva Logan e Iris. La gioia di rivederli faceva a pugni con il dolore per l’assenza di sua madre. Dallo sguardo di Logan capiva che doveva essere successo qualcosa.
“Mia madre… lei è… viva?”
Iris ricominciò a piangere, le lacrime si mescolavano allo sporco incrostato sul viso.
“Mi dispiace, Astrid.”
Daryl sospirò, osservando la scena con il cuore in gola. Sapeva quanto Astrid ci tenesse a riavere sua madre, sapeva che il suo dolore era così grande da togliersi il cibo come forma di punizione.
“Come è morta?” sussurrò Astrid piangendo.
Logan le cinse le spalle con il braccio e la strinse di nuovo a sé.
“Ella è morta in quel centro commerciale. Ha permesso a me e ad Iris di scappare. Si è sacrificata per noi.”
“Tipico di mia madre.”
“Remy? Come sta? Dov’è?” domandò Iris.
“Lei sta bene. E’ al nostro nuovo insediamento. E’ intelligentissima e indelicata come sempre.”
Iris sorrideva e piangeva al ricordo di sua moglie, ogni singolo aspetto di Remy le era mancato da impazzire.
“Ci possiamo fidare? Sono casualmente sbucati al momento giusto.” bisbigliò Negan.
Daryl gli lanciò un’occhiata nervosa perché aveva ragione. Carol guardò il suo migliore amico con uno sguardo scettico che la diceva lunga.
“La fiducia è un lusso.” Disse Daryl.
“Che non possiamo permetterci.” Proseguì Carol.
Astrid con la coda dell’occhio notò che Daryl, Carol e Negan si erano messi a parlottare a bassa voce. Decise allora di avvicinarsi per saperne di più.
“Va tutto bene?”
“Sì. Stavo giusto dicendo a Negan che gli toccherà guidare.” Disse Carol.
Daryl non osò guardarla e Astrid capì che Carol stava mentendo. Però era così felice che non voleva preoccuparsene, quindi sorrise e annuì.
“Ovviamente Logan e Iris vengono con noi.”
“Ovviamente.” Ripeté Negan, sarcastico.
“Andiamocene prima che faccia buio.” Disse Daryl.
 
Astrid fissava Logan e Iris attraverso lo specchietto. Era come un bel sogno e temeva di svegliarsi da un momento all’altro. Alla sua sinistra Negan guidava e ogni tanto fischiettava, però i suoi occhi più volte si erano posati sui nuovi arrivati.
“Dove siete stati fino ad ora?” chiese dopo un po’.
“Ad Austell, in una vecchia pensione puzzolente.” Disse Iris.
“Con chi? Siete stati rapiti oppure siete andati volontariamente?” indagò Negan.
Logan aggrottò le sopracciglia e un riccio biondo gli ricadde sulla fronte.
“E’ un interrogatorio, per caso?”
“Vogliamo solo sapere dove siete stati. Tre anni sono tanti.” Spiegò Astrid.
Iris toccò la mano di Logan per rabbonirlo, era troppo stanca per un battibecco.
“Dopo che i vaganti ci hanno attaccato al centro commerciale, siamo rimasti bloccati nei magazzini per tre giorni. Le pareti erano crollate e avevano bloccato le uscite. Dopo tre giorni qualcuno ci ha tirati fuori, si trattava di un gruppetto di cinque persone. Ci hanno dato da bere e da mangiare, poi ci hanno chiesto le solite cose. Abbiamo detto loro che volevamo tornare al nostro insediamento ma non ci hanno dato ascolto. Siamo stati tramortiti e portati ad Austell. Per tre anni abbiamo vissuto sotto sequestro insieme a quelle persone.”
“Chi sarebbero queste persone?” domandò Astrid.
“Il loro capo si chiama Frank. La comunità è composta da circa cinquanta persone, bambini inclusi. Non sappiamo altro perché ci tenevano o in cella oppure nei campi a lavorare.”
“E come siete scappati?” volle sapere Negan.
“Una donna del gruppo ci ha dato una mano. Ci ha prestato una macchina e ci ha dato le indicazioni per raggiungere Atlanta.”
“Una buona samaritana, eh.” Disse Negan.
“Hai finito col sarcasmo?” Sbottò Logan.
Astrid mise una mano sul braccio di Negan per invitarlo a stare zitto, al che lui sbuffò e tornò a guardare la strada.
“Logan, adesso siete al sicuro. Non dovete avere più paura.”
“Quelle persone verranno a cercarci. Verranno a cercare la cura.” Disse Iris.
 
Due giorni dopo
“Stronzate. Sono tutte stronzate.” Disse Negan.
All’alba Carol lo aveva tirato giù dal letto per una riunione segreta con Daryl, Gabriel e Aaron. Negan aveva raccontato ciò che Iris aveva riferito durante il viaggio di ritorno e ora stavano traendo le conclusioni.
“Chi ha preso Iris e Logan cerca la cura, ecco perché li tenevano imprigionati.” Disse Aaron.
Gabriel annuì e scrutò fuori dalla finestra per accertarsi che tutti dormissero ancora.
“Questo per noi è un problema dato che noi stiamo lavorando sulla cura.”
“Noi crediamo davvero a quei due?” fece Negan, perplesso.
“Diamo loro il beneficio del dubbio.” Disse Carol.
“Tu credi sul serio che siano fuggiti da un fottuto carcere grazie ad una brava donnina?!”
“Daryl, sei silenzioso.” Osservò Aaron.
“Negan ha ragione. Qualcosa non torna.” Disse l’arciere.
“Se Negan ha ragione allora siamo spacciati.” Commentò Carol.
“Dovremmo parlarne con Astrid. Lei conosce Logan e Iris meglio di noi.” Disse Gabriel.
Daryl aveva i palmi sudati e li asciugò passandosi le mani sui pantaloni. Non dormiva da due giorni, era troppo allarmato per riposarsi.
“Astrid non ne deve sapere niente. Se Logan e Iris sono coinvolti, capirebbero se Astrid cambiasse atteggiamento.”
“Vuoi usarla come una sorta di esca?” domandò Carol.
Era un pensiero orribile, Daryl lo sapeva, ma erano due giorni che evitava Astrid per riflettere sul da farsi. Non poteva lasciare che i sentimenti offuscassero il suo giudizio.
“Astrid e Remy potrebbero essere in combutta col gruppo di Austell, dobb-…”
Carol si alzò come una furia tanto da far rovesciare la sedia a terra.
“Davvero stai accusando Astrid e Remy?”
“Non possiamo fidarci di loro. Astrid, Remy, Logan e Iris sono una famiglia. E la famiglia viene prima di tutto.”
“Suppongo che Daryl sia l’unico a poterlo giudicare.” Disse Gabriel.
“In che senso?” chiese Daryl.
“Tu sei quello più vicino ad Astrid. Tu sei in grado di indagare e di capire se nascondono qualcosa. Dovrai essere la nostra spia.”
“Daryl, no!” si oppose Carol.
Daryl sentì una fitta dolorosa allo stomaco. Lui e Astrid avevano appena trovato un punto d’incontro, si erano confessati, e ora Gabriel voleva sfruttare il loro rapporto. Aveva abbassato le difese per Astrid, si era aperto e si era lasciato andare, ma era tempo di innalzare barriere ancora più alte. Doveva farlo per Alexandria, per Carol, per Judith e per la memoria di Rick.
“Lo farò.”
 
Astrid scese a fare colazione con un sorriso raggiante. In cucina c’era fermento: Iris e Remy che imburravano il pane e si sbaciucchiavano; Hunter che mostrava a Logan come suonava la chitarra; Yana che scaldava il latte per Clara.
“Buongiorno, famiglia!”
Logan le andò incontro con un sorriso altrettanto radioso e le scoccò un bacio sonoro sulla guancia.
“Ecco la nostra dormigliona! Vieni, siediti con noi.”
Astrid prese posto accanto a Clara che si rifugiò tra le sue braccia. La piccola non riusciva ancora a sentirsi a proprio agio con Logan. Del resto anche lui faticava ad entrare in sintonia con sua figlia. L’ultima volta che l’aveva vista aveva due anni e ora era una bambina cresciuta di cinque anni.
“Somiglia ad Olga in maniera impressionante.” Disse Logan.
Accarezzò il braccio di Clara e le baciò i lunghi capelli che odoravano di shampoo.
“Ma ha i capelli biondi come i tuoi.”
“Questo non fa di me un padre.” Mormorò Logan.
“Ehi, non abbatterti. Ti serve tempo. Sei stato lontano per tre anni, devi adattarti con calma.”
Astrid gli strinse la mano e per un attimo fu come tornare indietro nel tempo, a quando erano semplici ragazzi pieni di sogni e aspettative. La realtà, però, era diversa e ancora più spaventosa.
“Sei sempre la mia stella fissa, Astrid.”
Dall’altro capo del tavolo Remy osservò la scena con un certo disappunto. Logan non era mai stata la persona giusta per Astrid, era troppo pieno di sé e troppo finto alle volte.
“Conosco quello sguardo. Che c’è?” le chiese Iris.
Iris, sua moglie, la donna più bella del mondo, era tornata. Stentava ancora a crederci. Remy l’aveva tenuta stretta a sé per due giorni interi. Tre anni erano stati sufficienti e ora voleva soltanto restare al suo fianco per proteggerla.
“Logan è appena tornato e già fa il cascamorto.”
Iris ridacchiò e addentò un biscotto. La sua testa era perfettamente rasata, solo una piccola cicatrice dietro l’orecchio sinistro indicava che qualcosa era cambiato.
“Logan ha sempre fatto il cascamorto con tua sorella. Qual è il problema?”
“Il problema è che Astrid tende a distrarsi quando c’è di mezzo Logan. E ora non possiamo permetterci distrazioni.”
Astrid rise per qualche battuta di Logan, faceva sempre così anche quando lui non era divertente. Remy alzò gli occhi al cielo e Iris le accarezzò la mano.
“Remy, amore, calmati. Ci siamo appena ritrovati, abbiamo bisogno di stare insieme e di non pensare a niente.”
“No. Abbiamo bisogno di trovare la cura e cambiare le nostre vite.”
“Remy, sei scontrosa come al solito.” Disse Logan ridendo.
Remy non gli diede retta, non era dell’umore per scherzare con nessuno. Spinse la sedia a rotelle fino alla porta e si voltò per un breve cenno del capo.
“Io vado da Eugene, abbiamo molto lavoro da fare.”
 
Daryl era da poco rientrato da una battuta da caccia. Aveva consegnato le prede a Jerry e si era avviato verso casa. Erano le dieci del mattino e tutti ad Alexandria si erano messi all’opera. Riconobbe Carol mentre superava la villetta di Gabriel e Rosita.
“Daryl! Daryl, aspetta!” lo chiamò Lydia.
Lei e Yana stavano raccogliendo gli ortaggi in un cesto, poi avrebbero lavato tutto e portato a Jerry e a sua moglie.
“Che c’è?”
“Volevo dirti che stanotte resto a dormire da Yana. Ho già avvisato Carol.”
Daryl era contento che Lydia avesse fatto amicizia con Yana, erano entrambe ragazze sole che avevano bisogno di una spalla.
“Non combinare casini.”
“Non lo farò. Buona giornata!”
Lydia tornò al suo lavoro e Yana sventolò la mano per salutare Daryl. L’espressione rilassata dell’arciere cambiò quando vide una figura accucciata sull’altalena dietro casa sua. Si affrettò ad avvicinarsi per capire chi fosse. A pochi metri capì che era una donna e stava piangendo.
“Astrid?”
La ragazza si voltò e si asciugò le lacrime alla buona. Aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto.
“Ehi, Daryl!”
“Perché piangi?”
Daryl si fece più vicino e poggiò la balestra per terra, dopodiché si mise le mani in tasca e la guardò.
“Lascia stare. E’ una cosa stupida.”
“Dimmi la cosa stupida.” La incitò lui.
Astrid tirò su col naso un paio di volte prima di schiarirsi la voce roca per aver pianto.
“E’ per mia madre. Sono al settimo cielo per il ritorno di Iris e Logan, ma speravo ci fosse anche mia madre. Ho sempre creduto che fosse viva. E’ come se fosse scomparsa di nuovo.”
“E’ comprensibile.” Disse Daryl.
“Ma non posso permettermi di essere debole! Devo pensare alla mia famiglia, alla cura e a sopravvivere.”
Astrid sospirò, una lacrima le rigò la guancia. Stava muovendo la gamba su e giù per il nervosismo.
“Astrid, va tutto bene. Puoi concederti di piangere, soprattutto per tua madre. Non farti carico di mille responsabilità. La tua famiglia è in grado di cavarsela.”
“Che disastro.”
Astrid si mise le mani in faccia e soffocò un singhiozzo; aveva ricominciato a piangere. Daryl le accarezzò la spalla e si chinò per parlarle all’orecchio.
“Se non la smetti di piangere, chiamo Dog e ti faccio leccare tutta la faccia.”
“No, Dog no!”
Astrid scoppiò a ridere e abbassò le mani, anche il naso era rosso come gli occhi.
“Ho i miei metodi di persuasione.” Replicò Daryl.
“Sono molto convincenti.”
Adesso erano così vicini che Astrid notò tutte le screpolature sulle labbra dell’arciere. Avrebbe voluto baciarlo, avrebbe voluto abbandonarsi ad un momento di felicità e dimenticare i problemi. Stavano per baciarsi quando un ramo spezzato li interruppe.
“Ops! Scusatemi tanto.”
Logan se ne stava lì impalato con le sopracciglia inarcate. Daryl si mise dritto e strinse le mani a pugno per mantenere la calma.
“E’ successo qualcosa, Logan?” chiese Astrid in imbarazzo.
“Clara ha bisogno di te. E’ caduta e si è sbucciata un ginocchio. Io non sono pratico di queste cose.”
Astrid si alzò dall’altalena, si asciugò per bene il viso con le maniche della maglia e si riavviò i capelli.
“Ci penso io.”
“Vengo con te.” Disse Logan.
“Vengo anche io.” aggiunse Daryl.
 
Clara non aveva smesso di piagnucolare per tutto il tempo che Astrid aveva pulito la ferita. Si erano sistemati sulle scale della villetta di Jerry, all’ombra e al riparo dai bambini che giocavano beatamente.
“Adesso mettiamo questa benda e vedrai che domani sarai come nuova.”
Astrid avvolse una benda intorno all’esile gamba di Clara, non era necessaria ma la bambina sembrava più serena.
“Potrò giocare con i miei amici?”
“Certo. Potrai anche mangiare due fette di crostata preparata da Iris.”
“Okay.”
Astrid rimise tutto l’occorrente nel kit di primo soccorso, si alzò e si spazzolò la polvere dai jeans.
“Ho finito. Vuoi andare a casa? C’è Hunter che aiuta Iris a cucinare.”
“Sì.”
“Andiamo, su.”
Clara provò ad alzarsi e arricciò il naso per il dolore; stava esagerando, ma del resto aveva cinque anni e ogni graffio pareva la fine del mondo.
“Non posso camminare. Mi fa male.”
“Non può farti così male. Prova di nuovo ad alzarti.” Disse Logan.
La bambina fece un altro tentativo ma cadde di nuovo seduta sullo scalino. Daryl allora si abbassò alla sua altezza e allungò le braccia.
“Ti porto in braccio fino a casa. Va bene?”
“Come una principessa.” Disse Astrid.
“Sì, proprio come una principessa.” Confermò Daryl.
Clara si aggrappò al collo dell’arciere e si lasciò sollevare. Daryl le accarezzò i capelli per tutto il tragitto.
 
Il resto della giornata trascorse veloce. Astrid aveva mostrato la città a Logan e ad Iris, aveva spiegato loro come funzionava la comunità e aveva presentato loro alcuni amici. All’ora di cena Remy tornò a casa con un faldone di carte sulle gambe.
“Che roba è?” domandò Hunter.
“Roba su cui io e Iris dobbiamo lavorare.”
Iris, che stava girando il mestolo nella pentola, adocchiò le carte che la moglie aveva messo sul tavolo.
“Dorothy?”
“Sì. Sono documenti che provengono dai depositi del Centro Controllo Malattie.”
“Astrid mi ha accennato qualcosina.” Disse Iris.
La porta di ingresso si aprì e Yana entrò in compagnia di Lydia. Hunter distolse lo sguardo e si premurò di apparecchiare la tavola.
“Lydia resta a cena e a dormire. E’ un problema?” domandò Yana.
“No, anzi ci fa piacere avere ospiti. Vieni, Lydia, scegli un posto.” La invitò Iris.
Remy fece spallucce, era incredibile come tutti loro vivessero tranquilli. Sembrava che a nessuno importasse della cura. Erano tutti così a loro agio che le veniva il voltastomaco.
“Questa casa è diventato un albergo. Me ne vado in camera a lavorare.”
“Remy!” la richiamò Iris.
“Vuole stare da sola. Non è la stessa Remy che conoscevi.” Disse Hunter.
Le risate di Astrid e Logan rimbombarono fra le pareti mentre entravano in cucina. Sembravano gli unici sereni e felici, a dispetto degli altri inquilini che avevano il muso lungo.
“Il piccolo Hunter ha imparato a cucinare. Complimenti!” disse Logan.
Hunter fece un inchino buffo e agitò il mestolo come se fosse una bacchetta magica.
“Non c’era molto da fare alla Guardia se non cucinare. Sono uno chef stellato.”
“E sei anche molto bravo con la chitarra.” Intervenne Yana.
Hunter smise di sorridere e tornò a mescolare la pentola. Lui e Yana non si parlavano da settimane, non dopo che lei lo aveva rifiutato. Tra di loro si era creato un muro di cemento che il ragazzo ogni giorno si sforzava di rafforzare.
“Noto della tensione.” Sussurrò Logan.
“Hunter ha confessato a Yana di avere una cotta e lei lo ha respinto.” Spiegò Astrid.
Logan sogghignò, sapeva che prima o poi Hunter si sarebbe invaghito di Yana. Già da bambini erano affiatati e crescere insieme alla Guardia doveva aver aumentato il loro legame.
“Capita di innamorarsi della propria migliore amica.”
Astrid trattenne il respiro. Si riferiva a lei? Logan le stava indirettamente dicendo di essere innamorato di lei?
“I ragazzi sapranno risolvere la cosa.”
“Lo so.” Rispose Logan, deluso.
“E’ pronto! Muovete le chiappe!” strillò Hunter.
Tutti presero posto in fretta, la fama si faceva sentire dopo una giornata faticosa. Hunter e Astrid deposero i piatti contenenti il pasticcio di carne e il purè. Yana e Lydia riempirono i bicchieri di acqua.
“Remy dov’è?” domandò Astrid.
“Vuole stare da sola. Deve lavorare.” Rispose Iris, avvilita.
Nessuno disse niente, si limitarono a mangiare in silenzio. Soltanto la vocina di Clara spezzava quel mutismo con le sue richieste.
 
Erano le dieci di sera quando Astrid finalmente indossò il pigiama. Era stanca ma felice, e sperava che quella sensazione durasse. Sentì Yana e Lydia ridere mentre guardavano un vecchio film in bianco e nero; era lieta che le due ragazze fossero amiche. Hunter, invece, se ne stava in camera sua a strimpellare con la chitarra. Quando Astrid si affacciò, il ragazzo stava scarabocchiando su un quadernino.
“Tutto okay, Hunter?”
“Sì.”
Hunter continuò a scrivere senza alzare lo sguardo. La cicatrice sulla testa era visibile sotto la coltre sottile di capelli che stavano crescendo. Astrid avrebbe voluto accarezzare quel segno come quando era bambino, ma i rapporti fra di loro di recente erano incrinati.
“Sei arrabbiato con me? Ultimamente non mi parli più.”
“Non credo che tu voglia sentirmi dopo quello che ti ho detto.”
Astrid aggrottò la fronte nella totale confusione. Erano successe tante cose nei giorni passati ma non ricordava nessuna discussione col giovane.
“Non capisco. Di che parli?”
Hunter mise da parte il quaderno e con le dita giocò sulle corde della chitarra. Produsse una nota stonata e sospirò per la frustrazione.
“Ricordi l’ultimo giorno al Regno? Siamo stati attaccati e Jerry è stato ferito al braccio.”
“Purtroppo me lo ricordo. Vai avanti.”
“Ti ho urlato contro che non sei mia madre, che non sei nemmeno la mia tutrice. Ti ho detto che tu non vali niente, che Remy è più intelligente e importante di te. Ti ho detto che sei soltanto una babysitter.”
Astrid comprese a quale episodio faceva riferimento Hunter. Le venne da sorridere per come il ragazzo appariva piccolo e indifeso. Si inginocchiò davanti a lui e gli sfiorò la cicatrice sulla testa.
“Eri spaventato, ecco perché te la sei presa con me. Lo so che non sono tua madre e neanche voglio fingere di esserlo. Io ti voglio bene a prescindere da tutto. Tu sei il mio bambino, Hunter. E non importa chi sono io per te perché tutto ciò che conta sei tu.”
Hunter si accasciò contro la spalla di Astrid e lei gli baciò la guancia.
“Mi manca mia madre. Non so che fine abbia fatto, se sia viva o morta.”
“Anche a me manca mia madre. Capisco il tuo dolore e la tua mancanza, ma chiuderti in te stesso non ti fa bene. Io ci sono sempre per te, anche quando litighiamo.”
“Okay.”
Astrid pensò a quando Hunter somigliasse a Daryl: entrambi avevano avuto un’infanzia difficile, erano taciturni e solitari, eppure tutti e due meritavano amore incondizionato.
“Adesso ti lascio da solo prima che mi urli di nuovo contro. Stai scrivendo una canzone?”
“Forse.”
“Me la farai ascoltare un giorno?”
“Neanche per sogno.”
“Come vuoi.”
Astrid rise, consapevole di aver fatto pace con Hunter. Si voltò un’ultima volta prima di lasciare la camera.
“Astrid?”
“Sì?”
“Anche io ti voglio bene.”
“Lo so.”
 
“Quel ragazzo ti adora.” Esordì Logan.
Era appostato in corridoio, i ricci erano bagnanti e indossava solo un asciugamano attorno ai fianchi. Astrid si guardò le unghie per non arrossire.
“Hunter è un tenerone nel profondo.”
“A te piacciono i casi disperati, mia cara Astrid.”
“Non è vero. Non dire idiozie.”
Logan incrociò le braccia al petto e i muscoli si tesero così tanto che Astrid deglutì. Lui era sempre stato bellissimo, sin dal liceo le ragazze avevano fatto follie per lui. Anche Astrid era stata innamorata persa di lui, ma era una cotta adolescenziale che era finita come era iniziata.
“Quel Dixon mi sembra un caso disperato. Sono uno psicologo, certe persone sono facili da leggere per me.”
“Daryl è una persona fantastica. Certo, ha un passato turbolento, e questo è facile per te da dedurre. Lui è uno dei pochi che ha saputo ricavare il meglio da questa apocalisse.”
Logan serrò la mascella mentre i suoi occhi studiavano il modo in cui la sua amica stava sorridendo.
“Lui ti piace. C’è qualcosa tra voi? Ci sei andata a letto?”
Astrid spalancò la bocca per la sorpresa. Non poteva – e non voleva – credere alle sue orecchie.
“Logan, per la miseria! Sei impazzito?”
“Ho toccato un tasto delicato? Scusami, ma credevo che tu fossi più sveglia.”
“Ma ti senti? Stai delirando! Le mie frequentazioni non sono affar tuo. Capisco che gli ultimi tre anni sono stati terribili per te, però non fare il bastardo con chi ti vuole bene.”
 
Daryl si svegliò di soprassalto quando qualcuno bussò alla sua porta. Rimase sorpreso nel trovare Remy sull’uscio di casa. Si guardava attorno come se temesse di essere stata seguita.
“E’ successo qualcosa?”
“Fammi entrare.”
Daryl si fece da parte e Remy spinse la carrozzina fino al soggiorno, poi si affacciò alla finestra per controllare la strada.
“Remy, che c’è? Astrid sta bene?”
“Astrid sta più che bene. Questo è un grosso problema.”
“Non capisco.” Disse Daryl.
Remy lo guardò in faccia con un fuoco negli occhi che mostrava una determinazione di ferro.
“C’è qualcosa che non va, Daryl. La storia di Logan e Iris non mi convince.”
“Non ti fidi di tua moglie?”
“Non mi fido di nessuno al momento. Neanche di mia sorella.”
Daryl si sedette sul divano e si passò una mano sul mento nell’atto di pensare.
“Perché dubiti di loro?”
Remy sospirò, il suo sguardo scivolò sulla fede nuziale e la toccò come se fosse un cimelio delicato.
“Iris è una genetista in gamba. E’ una delle scienziate migliori che io conosca, brillante e lucida. Come mai una persona del genere non è interessata ad una ricerca scientifica?”
“Mi stai dicendo che Iris non vuole lavorare su Dorothy?”
“Esattamente. Iris ha rischiato la vita per recuperare i documenti, mentre adesso non le importa più nulla. Fino a tre anni non dormiva per studiare Dorothy e trovare una cura, invece ora non fa nemmeno una domanda. Non ti sembra strano?”
Daryl ripensò all’incontro di quella mattina con Gabriel. Se anche Remy aveva dei sospetti, allora le preoccupazioni del Consiglio erano reali.
“Quindi stranamente Iris non vuole più scoprire la cura.”
“Così sembra.” Disse Remy.
“E perché sospetti di Logan? Ha detto o fatto qualcosa di insolito?”
“Di lui non mi fido a prescindere. Logan non mi è mai piaciuto. Astrid diventa una ragazzina innamorata quando c’è lui di mezzo.”
Daryl avvertì una punta di gelosia scavargli nelle ossa. Sapere che Astrid provava dei sentimenti del genere per Logan stava a significare che una relazione con lei era impossibile.
“Astrid è innamorata di lui?”
“Astrid è innamorata di te, ed è per questo che devi farti avanti prima che Logan faccia la sua mossa.”
“La sua mossa?”
Remy sbuffò e alzò le braccia in aria con fare disperato; Clara aveva la sua stessa abitudine.
“Sei davvero un tonto. Astrid da ragazza era cotta di Logan, io e Iris credevamo che si sarebbero addirittura fidanzati. Poi il virus ha cambiato tutto e loro sono rimasti amici. Adesso però Logan è tornato e di sicuro ha intenzione di riconquistarla.”
“E cosa c’è di strano di questo? Non è un buon motivo per dubitare di lui.”
“Logan e Iris vengono tenuti prigionieri per tre anni da una banda di super cattivi e poi d’improvviso riescono a fuggire con tanta facilità? Sento puzza di bruciato!”
Daryl doveva ammettere che Remy aveva ragione, la sua riflessione non faceva una piega. Se Remy sospettava di sua moglie, doveva esserci un fondo di verità.
“James al Regno disse che la sua gente è dappertutto. Credi che Logan e Iris siano stati presi da queste persone?”
“Può darsi. Magari hanno accettato di collaborare con loro pur di salvarsi. Io non sto dicendo che Iris e Logan sono i nemici, però dico che dobbiamo fare attenzione. Io e Eugene siamo vicini alla risoluzione, sarebbe un peccato perdere tutto. Per te sarebbe un peccato perdere Astrid.”
“Non posso obbligare tua sorella a stare con me.” Disse Daryl.
Remy gli diede una pacca sulla spalla, era forte per essere una biochimica sempre col naso sui libri.
“Il compleanno di Astrid è la prossima settimana. Io ti ho avvisato, ora sappi sfruttare questa informazione.”
 
Yana si rigirò nel letto per l’ennesima volta. Lydia, dal canto suo, sonnecchiava serenamente accanto a lei. Una melodia proveniva dalla fuori, era Hunter che stava suonando. Yana si affacciò alla finestra e vide che il ragazzo era seduto in giardino a canticchiare. Si affrettò a raggiungerlo prima che rientrasse, aveva bisogno di parlare con lui e chiarire.
“Hun.”
Hunter trasalì. Strinse le mani intorno alla chitarra e fissò a terra, incapace di guardare lei.
“Scusa per il rumore. Adesso me ne vado a dormire.”
“Aspetta.”
“Che vuoi, Yana? Un rifiuto mi è bastato.”
Yana si morse il labbro, avrebbe voluto abbracciarlo per consolarlo ma lui sembrava lontano anni luce.
“Mi manchi, Hun. Rivoglio indietro il mio migliore amico. Ho bisogno della nostra amicizia.”
“Hai Lydia, ti basta e avanza. Lasciami perdere.” Replicò Hunter, brusco.
“Ma io voglio te!”
Il ragazzo emise una risatina nervosa, le nocche erano bianche attorno alla chitarra.
“Anche io ti voglio, Yana. Ti voglio abbracciare, ti voglio baciare e voglio cantarti stupide canzoni d’amore.”
“Non intendevo…”
“Lo so cosa intendevi. Però io non ti voglio come amica. Non riesco ad essere il tuo migliore amico.”
“Mi dispiace, Hun.”
Yana abbassò la testa e i lunghi capelli le scivolarono sul viso come una tenda. Hunter le scostò una ciocca e le sfiorò la guancia con il pollice.
“E’ proprio vero che le cose belle sono quelle che fanno più male.”
 
Salve a tutti! ^_^
I sentimenti sono un grande miscuglio, non si capisce più niente!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

 
  
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