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Autore: BALERION1    20/07/2021    1 recensioni
“E arrivato?” chiese lei.
Lui annui, poi aggiunse “Portalo qui.”.
“Sei sicuro che sarà all’altezza? Abbiamo usato espedienti più efficaci, che hanno fallito. Ed ora questo.”.
“Ho qui tutto ciò che mi occorre. Ed ho appena richiesto di avere…… il meglio.”. Rimarcò l’ultima frase, mentre tirava fuori la sfera incompleta per compiacerne di averla in suo possesso.
Uscì in volo dalla barriera del castello e si diresse dove le fu detto che l’avrebbe trovato. Nel mentre continuava a pensare cosa avrebbe potuto fare per loro. Era stato dipinto come un professionista, a detta del padrone “il meglio del meglio”. Tuttavia, lei non si capacitava di comprendere la logica e utilità di questa decisione.
Ci volle poco per arrivare, il punto in cui si era materializzato non era lontano. Quando fu abbastanza vicina da intravederlo, notò un curioso particolare: era tutto ROSSO.
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Infine dopo un'eternità, sono tornato con questa folle idea che avevo in mente da tanto tempo, spero di ricevere tanto interesse, gradimento, commento e di strapparvi qualche risata.😉
Genere: Avventura, Azione, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Naraku
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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CAPITOLO 1: L’inizio, e...

Una notte tetra, nubi spettrali e la luna ROSSA: l’atmosfera ideale per l’oscuro signore, intento ad attuare l’ennesimo diabolico piano.
Visti i precedenti fallimenti, non poteva permettersi il lusso di riposare, doveva agire. Soprattutto in vista della grave notizia che gli è appena giunta all’orecchio. Come ogni sera restava chiuso nelle sue stanze, lasciando a chi lo serviva l’ingrato compito. Il rumore di piedi scalzi sul legno si fece sempre più vicino, fermandosi a poca di distanza da lui.
“E arrivato?” chiese lei.
Lui annui, poi aggiunse “Portalo qui.”.
“Sei sicuro che sarà all’altezza? Abbiamo usato espedienti più efficaci, che hanno fallito. Ed ora questo.”.
“Ho qui tutto ciò che mi occorre. Ed ho appena richiesto di avere…… il meglio.” Rimarcò l’ultima frase, mentre tirava fuori la sfera incompleta per compiacerne di averla in suo possesso.
Uscì in volo dalla barriera del castello e si diresse dove le fu detto che l’avrebbe trovato. Nel mentre continuava a pensare cosa avrebbe potuto fare per loro. Era stato dipinto come un professionista, a detta del padrone “il meglio del meglio”. Tuttavia, lei non si capacitava di comprendere la logica e utilità di questa decisione.
Ci volle poco per arrivare, il punto in cui si era materializzato non era lontano. Quando fu abbastanza vicina da intravederlo, notò un curioso particolare: era tutto ROSSO.
 
                                                    Tokyo, Casa Higurashi
E giorno, suona la sveglia e Kagome, ancora assonnata, è costretta ad alzarsi. Per quanto fosse sua intenzione tornare a casa per riprendere gli studi, non poté fare a meno di rammaricarsi di non poter passare ancora del tempo nel suo comodo letto, dopo tanto tempo. Ogni buona occasione pero doveva sfruttarla sapendo che, presto o tardi, Inuyasha si sarebbe fatto vivo per riportarla indietro. Così dopo la colazione, vestita in ordine, cartella in spalla e via, pronta per il nuovo giorno.
Stava ancora scendendo i numerosi gradini che separavano casa sua dalla strada, quando ebbe per un secondo l’impressione di essere osservata, dagli alberi alla sua destra. Si voltò per guardare, ma quasi subito si riavvio, senza stare a rimuginarci. Di certo non era Inuyasha: non è da lui spiarla così, anche perché lui tende a fargli sapere quando viene a trovarla. E dal momento che nel presente non ci sono demoni, altrimenti lo avrebbe percepito, concluse trattarsi di uno scherzo della sua immaginazione, complice anche il prolungato soggiorno in epoca Sengoku.
Arrivata a scuola, dovette di nuovo confrontarsi con gli argomenti delle materie arretrate, ma per fortuna niente test. Trovava strano pero il comportamento delle sue amiche: appena arrivata l’avevano salutata in maniera schiva, e durante le lezioni le parve che continuassero ad osservarla a sua insaputa.
Infine suonò l’ultima campanella e Kagome ebbe conferma dei suoi sospetti quando vide quelle tre, raggruppate lontane da lei, che confabulavano qualcosa. Si fece così avanti “Avanti ragazze: vuotate il sacco!”.
Al che, furono prese di sorpresa da quella frase così schietta, insolita per Kagome. Si resero conto che i loro tentativi di provare ad essere naturali non erano convincenti e lei sen era accorta. Negare o sviare l’argomento non sarebbe servito, quindi non ebbero molta scelta, anche perché era loro intenzione dal principio parlarne.
“Il fatto è Kagome….” cominciò Yuka.
“Si come possiamo dire.…” aggiunse Ayumi.
“In poche parole….” s’intromise Eri.
Kagome si sforzava di comprendere tanta esitazione, ed infine, dopo qualche altro secondo d’attesa, le tre all’unisono le rivolsero una sola semplice affermazione……
                                     “Abbiamo conosciuto il tuo RAGAZZO!”.
 
Al che ci vollero un paio di secondi per elaborare, prima che la ragazza si lasciò scappare un grido sconcertato, così forte da essere udito anche da fuori della scuola, ed attirando su di se gli sguardi di chi era ancora in classe. Presa dall’imbarazzo, cercò di glissare il più possibile, uscendo in fretta e furia e tirandosi dietro le tre amiche. Dovettero allontanarsi di parecchio da scuola, prima che Kagome prese coraggio per avere ulteriori spiegazioni, oltre a sbollire la vergogna che si portava addosso per la scenata di prima.
A quanto pare il giorno prima le tre, uscite da scuola, erano state avvicinate da uno strano individuo dichiarando di star cercando proprio lei. Pur essendosi identificato solo come un suo vecchio amico in visita, notarono quanto il suo aspetto potesse essere analogo al tipico ragazzo duro di strada, in altre parole un teppista. Di conseguenza, giunsero alla preventiva conclusione che si trattasse del tanto fantomatico ragazzo misterioso, di cui pero non avevano mai avuto l’occasione di incontrare. Naturalmente era poco più che una teoria, ma prese dall’eccitazione del momento finirono col ritenerla una verità assoluta. Al che le tre si pentirono per l’affermazione di prima, rendendosi conto di quanto fossero state precipitose. Si scusarono, Kagome accetto, sbollendo l’agitazione e schivando anche un mezzo infarto. Ripensando a mente lucida, si rese conto che sin dall’inizio non c’era motivo di preoccuparsi: era tornata a casa solo la sera precedente e, prima di allora, Inuyasha era rimasto con lei dall’altra parte. Di conseguenza si trattava di qualcun altro, tuttavia, escludendo Inuyasha, nessuno che conosce ha lontanamente l’aspetto o il carattere di un teppista, o quantomeno renda l’idea.
La prima domanda fu, giustamente, che aspetto avesse. Anzitutto era uno straniero, probabilmente americano o inglese, per quanto parlasse correttamente giapponese. Un ragazzo adolescente, tra i 16 e 17 anni, alto 1,70m circa, magro, atletico e di bell’aspetto. Occhi azzurri, carnagione di un bel colorito, capelli castano chiaro, mossi e lunghi quasi alle spalle. Segni particolari: una vistosa cicatrice, sulla tempia destra, proprio all’angolo dell’occhio. Aveva una moto bianca e grigia metallizzata, con diversi disegni geometrici blu.
Di sicuro non era Inuyasha, e nemmeno chiunque altro lei conosca. Detto questo, le ragazze si preoccuparono, ormai consapevoli di aver fornito indicazioni a uno sconosciuto.
“Cosa voleva sapere di preciso?” chiese Kagome.
Eri rispose “Ci ha chiesto dove abiti.”.
Yuka aggiunse “Ci era sembrato strano che lo avesse chiesto. Dal momento che hai sempre vissuto al tempio, doveva saperlo. E lui ha risposto che vi siete conosciuti fuori città.”.
“Pero mia madre non ha menzionato nessuno che fosse venuto a cercarmi a casa.”.
Poi s’intromise Ayumi “Forse ha provato a cercarti in ospedale. Gli abbiamo anche detto dei tuoi continui malanni.”.
A quella risposta, Kagome non poté evitare di pensare a suo nonno con ilarità. Tuttavia, c’era ben poco da ridere: uno sconosciuto che la cercava sapeva il suo indirizzo, e lei non aveva la minima idea di chi sia, cosa voglia, e quando si ripresenterà. Ad essere sincera, rimpiangeva non poco i pericoli dell’altro mondo, se non altro quelli poteva scagliare una freccia e disintegrarli, e in ogni caso aveva i suoi compagni. Quanto alle ragazze, questa situazione le stava davvero facendo prendere dal panico, unito al senso di colpa. Lei provò a tirargli su il morale, ipotizzando che poteva essere semplicemente un amico del suo ragazzo, e che avesse chiesto di lei con il vero intento di trovare lui. La cosa funziono, almeno in parte. Ma per sicurezza, le ragazze presero categoricamente la decisione di accompagnarla a casa, almeno per sta volta.
Dopo due giorni, Kagome ricominciava la giornata con la solita routine mattutina. Con l’eccezione che Inuyasha si era presentato di buon mattino, finora non ci sono state novità in merito al misterioso ragazzo che la cercava. Aveva evitato di parlarne con la famiglia, per non allarmarli inutilmente, e lo stesso avrebbe fatto con Inuyasha, anche perché oramai la faccenda non gli dava più tanto pensiero. Come al solito dovette faticare abbastanza per convincere il ragazzo a lasciarla andare, e soprattutto per farlo restare a casa. Ogni cosa sembrava tornata alla “normalità”. Eppure mentre scendeva i soliti gradini, non poté fare a meno di guardare tra gli alberi, nella stessa direzione dell’altro giorno. Il suo sesto senso continuava a ronzargli in testa per rammentarle quell’unico piccolo particolare. Ad ogni modo, distolse lo guardo, scosse la testa e si riavviò.
Le ore scolastica passarono veloci, e in men che non si dica suonò la campanella. Come per Kagome, Eri, Ayumi e Yuka avevano ormai abbandonato l’argomento dell’altro giorno e di questo la ragazza ne fu felice. Ma mentre stava per voltarsi dal suo banco verso la porta, ebbe l’impressione che qualcosa al di fuori della finestra si fosse mosso rapidissimo. Si accostò al vetro per guardare fuori, senza pero vedere nulla d’insolito. Pensò che il suo istinto di sopravvivenza da era feudale gli avesse giocato un ulteriore scherzo. Eppure, per tutto il tragitto continuò a sentire uno strano presentimento. La parte peggiore fu la scalinata, mai prima d’ora gli sembravano così inquietanti quegli alberi. Mancavano pochi gradini per arrivare in cima, quando sentì un grosso ramo spezzarsi con un suono secco, subito dopo un tonfo. Ebbe il tempo di voltarsi, solo per intravedere una macchia rossa sgusciare via. La prima cosa a cui pensò e che Inuyasha avesse fatto di testa sua, seguendola di nascosto. Così inspirò quanta più aria possibile e gridò a pieni polmoni il più forte “A Cuccia” della sua vita.
Quasi istantaneamente si sentì un forte schianto con tanto di boato, provenire fuori da casa. Al che, percorse gli ultimi gradini quasi a passo di danza, e con un sorrisetto malizioso, compiaciuta di aver fatto centro. Infatti, ai piedi del grande albero, c’era una voragine di circa mezzo metro, a misura e forma d’uomo.
“Bene, bene, bene. Che cos’abbiamo catturato?” parlando con tono altrettanto malizioso.
A malapena Inuyasha riuscì a mugugnare qualcosa, talmente era pressato nel terreno.
Al che lei sbottò irritata “La prossima volta imparerai a non seguirmi di nascosto, e mettendomi l’ansia addosso!”.
In quel momento sentì Sota che le si avvicinò di corsa “Ma sei impazzita?!”.
“Sota, non t’intromettere! Ho avuto i miei buoni motivi.”.
“Di che stai parlando?! Lui stava solo inseguendo Buyo, che si era arrampicato sull’albero.”.
Infatti, ebbe il tempo di finire la frase, che dall’alto sentirono miagolare. Alzarono lo sguardo, ed il gatto era lì su un ramo.
“Buyo?”.
“E scappato mentre ci giocava.”.
A quel punto Kagome restò perplessa e sconcertata “Ma quindi…. È sempre rimasto a casa?”.
“Certo che è rimasto sempre a casa. Non sei stata tu a dirglielo?!”.
Quanto rammarico sul suo volto, mentre volgeva lo sguardo verso al povero ragazzo. Mortificata, lasciò cadere la cartella e si buttò in ginocchio, di fianco lui per soccorrerlo.
Questa volta Inuyasha era conciato davvero male: ne aveva subiti tanti di schianti finora, ma mai violenti come questo. Era come se tutta la potenza sprigionata, fosse proporzionata alla forza di volontà e il risentimento che Kagome aveva in quel momento. Rimase spossato per il resto della serata, al punto che i due preferirono aspettare il mattino per tornare indietro, dandogli il tempo di rimettersi. E in tutto questo tempo Kagome non poté fare a meno di scusarsi, sinceramente dispiaciuta.
Giunse infine il giorno di ripartire. Inuyasha si sentiva meglio, anche se la schiena gli doleva ancora un poco, come il risentimento verso Kagome per ieri sera. Ripensandoci, si rese conto di quanto la sua reazione fosse stata sospettosamente esagerata.
Così, quando lei lo raggiunse all’entrata del tempio del pozzo le chiese “Non mi hai ancora detto come mai ti sei comportata così ieri?”.
Non aveva tutti i torti, dopo averlo punito ingiustamente, si era limitata a scusarsi senza dare nessuna spiegazione. “E che mi era sembrato di averti visto, finita la scuola, e mentre salivo la scalinata, poco prima che gridassi.”.
“Potrebbe essere qualcun altro?”.
“No, non credo. A parte te, non c’è nessuno che sia così sfuggente. Sarà stato di sicuro un abbaglio. Andiamo?”.
Rimase dubbioso su quella vaga risposta, sapeva pero che qualora si trattasse di una cosa ben più grave Kagome glielo avrebbe detto, e comunque oramai dovevano andare. Una volta dall’altra parte, i problemi del presente non avrebbero più potuto impensierirla, a parte gli esami naturalmente. Un piccolo balzo, e via: dritti spediti ancora una volta, verso l’epoca Sengoku.
Non potevano sapere, che appena dopo la loro partenza, qualcuno arrivò davanti alla porta di casa. Suonò il campanello, e la mamma di Kagome andò ad aprire.
“Buon giorno.”.
“Buon giorno. Posso aiutarla?”.
“Sto cercando la signorina Igloo-razzi.”.
“Come?!” chiese la signora estremamente confusa.
“Ops! Mi scusi, volevo dire……. Higurashi. Signorina Higurashi. Abita qui, giusto?”.
E nel mentre gli rispose, si accorse che la voce del ragazzo era uguale a quella di Inuyasha.
   
 
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