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Autore: MusicAddicted    24/07/2021    10 recensioni
I pensieri di Killgrave, dopo l’operazione subita a seguito dell’incidente.
E, si sa, i suoi pensieri possono essere uno soltanto: Jessica.
“Questa storia partecipa a “Componiamo una Canzone – Challenge settimanale, indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp."
Prompt 2: “Ora che tutto va a caso. Ora non sono più un peso.Dimmi quali scuse inventerai?” (dalla canzone ‘Ed ero contentissimo’ di Tiziano Ferro)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kilgrave
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                    New York, Crosby Street Hotel, 23 Jan 2014

 



Quelle dieci ore di chirurgia che aveva sopportato stoicamente con un’epidurale, guardando per tutto il tempo il chirurgo migliore dell’area di New York mentre lo operava, Killgrave le sentiva tutte.

Per la sua guarigione post trapianto il persuasore aveva scelto il Crosby Street Hotel, uno dei più prestigiosi.
Ad attrarlo era stato soprattutto la colorazione violacea che assumevano alcune sue finestre sul far della sera.
Il viola era sempre stato il suo colore.

Seppur ancora un po’ barcollante e debole, per lui era stato uno scherzo entrare, parlare con la reception e ottenere la King Superior Suite, degna del Re che sapeva di essere.

Un Re che doveva starsene tranquillo, recuperare le forze e trovare il modo di ricongiungersi alla sua Principessa.

Sarebbero stati giorni duri da sopportare, nemmeno gli antidolorifici e lo staff altamente qualificato che aveva selezionato per le sue cure lo avrebbero aiutato granché.

Lo confortava solo guardare la galleria di foto su Jessica, che conservava gelosamente nel suo cellulare.
Jessica.

Ironico che il balsamo lenitivo dei suoi dolori ne fosse al tempo stesso anche la causa principale.

- Ma con Jessica è così. Lei è fuoco puro. Ci ho giocato, andando troppo vicino, e mi sono bruciato. Ma quel fuoco mi manca troppo, non importa quante altre volte potrebbe bruciarmi.- meditava Killgrave, osservando una foto in particolare di quell’avvenente morettina che gli aveva fatto perdere la testa, prima con la sua bellezza pari a quella di una dea, poi con i suoi poteri strabilianti, infine con il suo temperamento indomabile, che qualche volta aveva messo a dura prova anche il suo di potere.

 


Potere che ormai aveva capito non avrebbe più potuto esercitare su di lei.

Jessica, che si era ribellata al suo volere.
Jessica, che aveva rifiutato di tornare da lui.
Jessica, che non si era fatta abbindolare dai suoi richiami.
Jessica, che lo aveva visto investito da un autobus.
Jessica, che lo aveva lasciato lì a morire.

O quasi.
Se lui non avesse trovato quell’autista così generoso.

 

Oh beh, dopo che Killgrave gli aveva parlato, il giovane si era mostrato più che felice di donargli i suoi reni.
Sì, entrambi.
Perché se è vero che con un rene si può condurre una vita dignitosa, a Killgrave non bastava.
Dignitoso era per i perdenti, lui doveva avere il meglio.
Così come sapeva che quei reni avrebbero funzionato solo temporaneamente.

 

Nel giro di un paio di anni avrebbe dovuto trovare un’altra vittima sacrificale.
Non che fosse un gran problema per lui.
Un altro inutile essere umano in meno sulla sua strada.

E poi due anni gli davano tempo per fare un sacco di cose.

Riconquistare Jessica avrebbe richiesto molto tempo, molta prudenza e molta pazienza.
Tutte cose che poteva avere.
Poteva starsene nascosto da lei, rintanato in quell’hotel, mantenendo un basso profilo, per quanto a lungo sarebbe stato necessario.

Pensava alla sua Jessica, probabilmente già tornata in quel buco che si ostinava a chiamare ufficio e, peggio, appartamento, a condurre la sua vita, così insulsa e caotica, con le sue indagini da quattro soldi, coi suoi ritmi tutti sballati.
                                                                   
                                                                                                                                                                                                                   Ora che tutto va a caso

Jessica non avrebbe più avuto un punto di riferimento senza di lui.

- Chi ti farà dormire le ore necessarie? Chi diletterà i tuoi risvegli? Chi ti farà mangiare pietanze stellate, non quel cibo spazzatura che tanto adori? Chi si assicurerà che tu non beva troppo? Chi ti farà vestire in modo adeguato? Chi addolcirà le tue notti? Chi ti farà gridare ancora il mio nome? Senza di me, tutto andrà allo sbando, Jessica.- si arrovellava la mente con i suoi pensieri Killgrave, mentre cercava una posizione più confortevole in quel letto king-size.


Del resto, pensare era una delle poche cose che gli erano ancora concesse, non c’era alcuna controindicazione in merito, a seguito di un’operazione così delicata e gravosa.

- Perchè lo so, Jessica, quei sorrisi, quelle carezze, quei baci, quei gemiti… non sono sempre stato io. Non era solo per il mio controllo mentale. Qualche volta sono partiti da te e tu non te ne sei nemmeno resa conto. Perché tu mi ami, Jessica, solo che ancora non lo sai. - sorrise, a discapito delle fitte lancinanti che non gli davano tregua.

                                                                         

 

 

 

-Ti assalirà il senso di colpa, Jessica? Starai bevendo ora, cercando di annegare il ricordo di quello che mi hai fatto, di come credi di avermi lasciato morire, abbandonato su quella strada, peggio di un cane randagio? Dopo tutto quello che ho fatto per te, i migliori ristoranti dove ti ho fatto mangiare, i migliori hotel dove ti ho fatto soggiornare, i migliori posti del mondo che ti ho fatto visitare, le migliori boutique in cui ti ho fatto vestire, le innumerevoli ore di amore in cui ti ho fatto godere? E tu mi ricambi così?!- strinse il lenzuolo fino a farsi diventare le nocche bianche, in un moto di rabbia.

                                                                                                                                                                                     Ora non sono più un peso


Poi cercò di tranquillizzarsi, la rabbia non faceva bene al suo attuale stato di salute così flebile.

-Oh no, Jessica, io non credo, ci dev’essere una voce dentro di te che ti dà il tormento, che ti dice quanto sia sbagliato quello che mi hai fatto. Sai però che ti dico? Goditelo pure quest’anno senza di me, piangi la mia morte, riprendi in mano la tua vita senza ch'io ne faccia più parte. Non sarò più un peso per te, per qualche tempo. Ti lascerò libera di illuderti che tu ora sia felice. -

Anche se i medici gli avevano caldamente sconsigliato di uscire dal letto, Killgrave si alzò, incurante del dolore, facendo leva sul comodino.

 

 

Zoppicò lentamente, appoggiandosi alla parete, fino a raggiungere la grande vetrata che in quella mattina così limpida rischiarava tutta la stanza, dalla quale si vedeva l’intera città, quindi, molto probabilmente, anche Jessica, ovunque si trovasse in quel momento.

                                                                                                                                                                                           Dimmi quali scuse inventerai?

 

“Perchè, lo so, tu ora credi di poter essere di nuovo felice, ma non è così.” diede voce ai suoi pensieri, restando appoggiato alla vetrata, mentre immaginava di poter parlare direttamente con lei. “E già posso immaginarti, mentre ti inventi le scuse più patetiche per non staccarti mai dalla bottiglia: ‘Killgrave mi ha fatto questo, Killgrave mi ha fatto fare quello, Killgrave dominava ogni aspetto della mia vita, Killgrave mi ha cambiata per sempre.’ Raccontetele pure queste storie.” rise, sprezzante del dolore che quello sforzo, così come quello di parlare, comportava.

Tuttavia, Killgrave e il dolore andavano a braccetto, da quando era soltanto un bambino, da quando  il suo nome a quel tempo era un altro.
Per questo resisteva impassibile, rincuorato da ciò che lo attendeva.

“La verità è che la tua vita non era vita, Jessi,  prima di incontrare me e dopo tutti questi mesi con me, dopo che ti sono entrato così dentro, in ogni senso, non potrai più fare a meno di me, non potrai più levarmi dalla tua testa.” continuò il suo monologo, accarezzando il vetro come se potesse accarezzare il volto della bella detective.

“Mi sognerai, Jessi? Sognerai tutte le cose che ti facevo, quando eri mia e non desideravi altro? Mi immaginerai ancora lì con te? Penserai a me ogni volta che vedi un dettaglio che ti ricorda il sottoscritto?”

Killgrave perse l’equilibrio, riuscendo ad aggrapparsi ad una delle inglesine della vetrata, evitando così di cadere rovinosamente a terra.
Era un segnale che il suo corpo non era ancora in grado di sopportare certi sforzi così a lungo.

A fatica, il persuasore riuscì a tornare a letto, in attesa che il suo staff venisse a visitarlo.

- Continua a sognarmi, Jessica, nel giro di qualche mese ti farò capire che non è solo un sogno, ma una splendida realtà: tu ed io, di nuovo insieme. Sto già pensando a come metterti sulle mie tracce, a come uscire allo scoperto, alla dichiarazione perfetta, a come lasciarti senza fiato, a come farti capire una volta per tutte che io e te siamo inevitabili. - appoggiò la testa sul cuscino di piuma d’oca, cullandosi nelle sue macchinazioni.

- Non credere però che ti renderò le cose così semplici. Ti farò soffrire un po’ all’inizio, in fondo te lo meriti per quello che mi hai fatto. Degli innocenti pagheranno per le tue scelte... e poi c’è quella petulante di tua sorella… sarebbe un tale peccato se le accadesse qualcosa di brutto, vero, Jessi? Mi divertirò un po’con lei, ma nulla di definitivo, mia cara, non potrei mai farti male fino a quel punto, io ti amo troppo. Ti farò capire quanto.-

Sentiva farsi le palpebre più pesanti, volendo assecondare quel bisogno di ulteriore riposo, con un ultimo pensiero prima di addormentarsi.

- Sorriderai ancora per me, Jessica, fosse l’ultima cosa che faccio!-

--

THE END

Inizialmente è un altro il prompt che volevo, ma forse è stato il destino a far sì che fosse già prenotato, perché alla fine questo mi ha ‘parlato’ di più.

 


Mi è piaciuto immaginarmi un Killgrave che dopo quel drammatico evento così cruciale fa mente locale su quanto appena successo, ma soprattutto su quanto dovrà succedere.

Credo sia preoccupante quanto io adori entrare nella sua testa… spero solo di aver fatto un lavoro decente.

Devono smetterla di essere così pericolosi certi giochini di efp… con tutto quello che dovrei aggiornare.. alla fine ha preso il sopravvento questa cosuccia uscita dal nulla ^^’ #sorrynotsorry

Un grazie specialissimo a Ecate che se l’è voluta leggere in anteprima, grazie mille per le tue bellissime parole <3

Alla prossima

Lu

   
 
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