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Autore: Picci_picci    24/07/2021    4 recensioni
Sequel di "L'amour est le pire des monstres"
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Marinette era davvero felice, riusciva a toccare il cielo con un dito, ma allora perché voleva che una voragine si aprisse ai suoi piedi e la inghiottisse viva? Semplice, perché non solo aveva una sfiga paurosa, ma aveva pure un migliore amico sfacciato e pettegolo, un capo impossibile tanto quanto il suo fidanzato e due kwami che avevano sempre il bisogno di dire la loro...soprattutto uno in particolare. Li avevamo lasciati felici e contenti, mentre trascorrevano una notte di pura passione, ma vogliamo scoprire cosa è successo la mattina dopo?
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L’amour'
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Sentiva la pace. La completa, assoluta, pace. 

Da quanto non la provava? 

Troppo. Da decisamente troppo tempo.

“My lady”, sussurrò una voce vicina lei, tra le lenzuole candide.

Lei stiracchiò le braccia e le gambe dopo aver passato una notte abbastanza movimentata tra le braccia di un certo gatto.

“Adrien è ancora troppo presto”, rispose di rimando, con voce assonnata mentre si nascondeva nel petto nudo di lui.

Il biondo sorrise e continuò a carezzarle la schiena nuda, provocandole brividi in tutto il corpo.

“In realtà, mia signora, sono già le dieci. E capisco che questa notte non abbiamo dormito e preferiresti restare qui in questo letto ad approfittarti del mio corpo, ma ha bisogno di ricaricarsi anche un gatto straordinario come me.”

Lei sorrise con le guance leggermente arrossate, “sai, ieri sera ho organizzato una delle migliori sfilate mai viste - tue testuali parole - quindi direi che mi merito del riposo extra.”

“Ruffiana.”

“Mai quanto te, Chaton.”

“Va bene, bellissimo quadretto sdolcinato, ma, stranamente, sono d’accordo con il moccioso. Dobbiamo ricaricarci, devo ricaricarmi: ergo, mangiamo.”

“Concordo”, annuì la testa bionda di Adrien prima di sprofondare nel collo della sua amata per mordicchiarlo.

Lei rise, “non credo che Plagg indesse questo.”

“Non lo intendevo per niente. Uff, questa cosa è durata tutta la sera, non siete stanchi?”

Gli occhi dei due giovani portatori si trovarono all’istante e dalla luce desideriosa e brillante, capirono che tutti e due non ne avrebbero mai avuto abbastanza.

“Non per fare l’impertinente come Plagg”, esclamò la dolce voce di Tikki.

“Ehi!”

“Ma anche io avrei un po’ di fame.”

Alla vista della sua kwami che si strusciava con una zampina l’occhio, il cuore di Marinette si strinse in una morsa e annuì, “andiamo a fare colazione, dateci il tempo per mettere qualcosa addosso.”

Le due piccole creature annuirono, lasciandoli un po’ di privacy.

“Sai, my lady, hai ragione”, iniziò con voce suadente l’uomo accanto a lei ,mentre sfiorava con la punta del naso il suo collo, “dovremmo riposarci un altro po’.”

“Adrien?”

“Mh?”

“Non tentarmi.”

Sorrise sornione e le stampò un bacio che di casto non aveva niente, “tentarti è il mio hobby preferito.”

Lei alzò gli occhi al cielo e uscì dal groviglio di gambe e lenzuola.

“Dov’è il mio reggiseno?”

“Perché dovrei saperlo?”

“Perché sei tu quello che l’ha tolto.”

Col ghigno sul viso e ancora stravaccato sul letto, esponendo al mondo intero il suo corpo da dio greco, Adrien alzò le spalle, “ricordo solo di averlo tolto e che è stato uno dei migliori momenti della mia vita...poi sono stato troppo occupato per vedere dove lo lanciavo.”

Lei lo guardò con le palpebre assottigliate, ma le guance arrossite.

Indossò la camicia bianca di Adrien, infilò le mutandine e sotto il suo meraviglioso abito che aveva indossato la sera precedente, trovò il reggiseno.

Quando si voltò, Adrien aveva già indossato un paio di pantaloni della tuta, rimanendo a petto nudo. Un petto che la stava decisamente deconcentrando, soprattutto gli addominali. Consapevole dell’effetto che stava avendo su Marinette, il ragazzo sorrise, “mon amour?”

Si risvegliò, come d’incanto, dal momentaneo coma cerebrale e volò in bagno per rendersi presentabile con Adrien che la seguiva a ruota.

***

Quando scesero per colazione nell’immensa sala da pranzo di Villa Agreste, non si sarebbe aspettata di vedere Gabriel Agreste davanti a lei. Spalancò gli occhi e, improvvisamente, la camicia di Adrien che stava indossando, lunga fino al ginocchio, le risultò trasparente.

Rimase immobile a guardare il suo capo mentre stringeva forte la mano di Adrien.

“Ciao, papà.”

Ciao, papà? Lei stava quasi per morire di vergogna e lui se ne usciva con un ciao papà?

“Bonjour”, rispose lui, guardandoli come se fosse la normalità. 

Marinette rimase impalata con tanto di bocca aperta. Ma perché tutte a lei le situazioni imbarazzanti? Non si poteva aprire una voragine e inghiottirla? Era chiedere troppo?

“Marinette, vuoi rimanere là ancora per molto o ti siederai come le persone normali?”

Quel commento la risvegliò dalla sua immobilità, “mi scusi tanto se non sono abituata a fare colazione con lei con indosso la camicia di suo figlio.”

“Sei scusata”, rispose lui addentando un pezzo di pancake, “a proposito, quella camicia è un mio modello di due collezioni fa?”

Adrien annuì, mentre la ragazza osservava il logo Agreste ricamato sulla camicia, “possibile che voglia veramente parlare della camicia e non del perché la sto indossando?”

Gabriel, già perfettamente vestito di prima mattinata, guardò la ragazza con un sopracciglio alzato, “sì. Uno, è palese il perché tu la stia indossando, due, credo sia assolutamente normale.”

Marinette spalancò gli occhi. Normale?! Era normale vedere una ragazza girare per casa Agreste con una delle camicie di suo figlio, per giunta di due collezioni fa?

Improvvisamente si girò verso Adrien con il suo sguardo da Ladybug incazzata, “è normale, eh?”

Lui, non capendo, rispose con le sopracciglia aggrottate, “credo di sì.”

“Ah, davvero? Credi?”

“Sì?”

“Quindi, vuoi dire che è una abitudine?”, rincaricò lei la dose, le mani incrociate al petto.

“Penso di non starti capendo.”

“Non stai capendo o fai finta di non capire?”

“My lady..”

“Nessun my lady. Davvero Gabriel ha già visto altre ragazze girare per casa tua con indosso una tua camicia?”

Lui si bloccò di fronte allo sguardo arrabbiato della ragazza e, finalmente, capì cosa voleva intendere e scoppiò a ridere.

“Perché sta ridendo?”, chiese lei con le sopracciglia aggrottate.

“Chi capisce e sopporta voi due, è un santo”, commentò Gabriel finendo il suo pancake, “non ho mai visto nessuna ragazza girare per Villa Agreste e nessuna ha mai indossato la camicia di mio figlio.”

Marinette fermò il suo film da premio Oscar e prese un sospiro, “bene.”

Prese posto al centro del tavolo e si versò del latte nella tazza, mentre Adrien si sedeva al suo solito posto.

“Allora papà, che dicono i giornali della incredibile sfilata Agreste?”

Lui sorrise compiaciuto mentre girava il suo caffè, “quello che pensano tutti: è stata una delle migliori sfilate di quest’anno. A mio parere, la più bella.”

Marinette rise, “direi che noi siamo di parte, monsieur.”

“Sciocchezze”, bevve il suo caffè in un sorso, poi guardò i due con le mani giunte, “sapete, si parla più di voi due che della mia sfilata.”

La mora sputò il sorso di latte che stava bevendo, “cosa?!”, esclamò con la voce più alta di un’ottava.

“Marinette, la tua drammaticità mi sorprende sempre di più.”

“Adorabile quando fa così, vero?”, commentò Adrien.

“Ah, smettetela tutti e due.”

I due Agreste rimasero a fissare la ragazza che si stava calmando, “esattamente, in che senso i giornali stanno parlando di noi?”

“Oh, nulla di che”, spiegò Gabriel, “stanno facendo teorie sul fatto che vi frequentate, che state insieme - ed io spero veramente che sia così - e del fatto che siete andati via contemporaneamente dal party per venire a Villa Agreste.”

“E lei questo lo definisce un ‘oh, nulla’?!”

“Come lo dovrei definire?” 

“Catastrofe?”

“Di nuovo: troppo drammatica.”

“Io vi adoro”, li interruppe Adrien con lo sguardo verde che luccicava, “siete diventati il mio intrattenimento preferito.”

“Adrien!”, esclamarono capo e stagista in contemporanea.

Lui rise e mentre finiva la sua brioches, si rivolse alla sua lady, “mon amour, davvero, qual è il problema?”

Lei si mise le mani nei capelli, ma non ebbe modo di spiegare perché il cellulare iniziò a squillare.

“Halo?”, rispose senza nemmeno vedere il mittente. Grosso errore.

“Halo? Tesoro, halo? Ti rendi conto che mi sono svegliato con un dopo sbronza da urlo e la prima cosa che leggo su Vogue è che tu e Adrien state insieme?! Cosa significa? Che è successo? Voglio i dettagli!”

“Paul, ti prego.”

“Soprattutto i dettagli piccanti.”

“Paul!”, esclamò lei ancora scandalizzata dalla schiettezza del suo amico.

“Non urlare! TI ho detto che ho il dopo sbronza.”

“Ah, io non posso urlare, ma tu sì?”

“Ti chiami Paul Fillem?”

“Sei fidanzato con Adrien Agreste?”

“Lo sapevooo!!”

Marinette spalancò gli occhi perdendo il suo bel colorito dal viso. Perché glielo aveva detto?

“Voglio i dettagli!”

“No.”

“Sì.”

“No!”

“Sì! Arrenditi, non hai scelta.”

“Non posso, okay? Sto facendo colazione insieme a Adrien e Gabriel e grazie a te mi sono già messa in ridicolo, possiamo parlarne più tardi?”

“Assolutamente no e poi, non hai bisogno di me per metterti in ridicolo.”

Aveva voglia di appenderlo a testa in giù dalla Tour Eiffel.

“Mettimi in vivavoce, tesoro, così saluto Gabriel.”

“Scordatelo”, affermò scuotendo la testa, “non ti metto in vivavoce.”

Non finì di sentire le lamentele di Paul perché una mano le portò via il cellulare e un sorridente Adrien si mise al telefono con il suo migliore amico. 

“Visto che sono magnanimo e ti voglio bene, ti metto io in vivavoce.”

“Cosa? No! Adrien, non farlo.”

“Marinette, da quando siamo così cattive?”, esclamò Paul, la voce che si sentiva in tutta la stanza, “Adrien, grazie mille, ho fatto il tifo per te.”

Il biondo ghignò, “ho sempre saputo che avevi un ottimo gusto.”

“Vi prego”, disse la ragazza con le mani alzate, “basta così.

“Monsieur Agreste, bonjour!”

“Bonjour, Paul.”

“Commenti a caldo su questa situazione?”

“Paul!”
“Va bene, ritiro la domanda. Commenti a caldo su ieri sera?”

Gabriel scosse la testa e alzò un sopracciglio, “e i tuoi?”

“L’alcol era sublime.”

“Paul!”
Adrien esplose in una risata.

“E l’ascensore è stato la ciliegina sulla torta.”

Adrien rise ancora più forte, “sei uno spasso, Paul.”

“Che dire, lo so.”

Gabriel sorrise e guardò Marinette che era sempre più rossa in viso, “non per dire, ma lo avevo detto.”

Marinette esplose in un sospiro, “non ce la posso fare.”

“Sabine!”

La mora spalancò gli occhi e prese il telefono tra le mani, stringendolo in una presa d’acciaio.

“Perché stai chiamando mia madre.”

“Come perché? Appena ho saputo della notizia ho preso la macchina per venire da tua madre”, si sentirono dei rumori in sottofondo, poi tornò la voce di Paul, “sono entrato ora in pasticceria!”

“Cosa? Mon dieu, esci subito di lì!”

Alle orecchie di tutti, però, arrivò l’allegra voce di Sabine, “tesoro!”

“Ciao, mama”, disse una sconsolata Marinette.

“Oh, sono così contenta! Finalmente una buona notizia, lo sai, mi è sempre piaciuto Adrien.”

Sarebbe stato più semplice ucciderla a questo punto.

“Mama, sei in vivavoce.”

Adrien cinse le spalle di Marinette, “Grazie, madame Cheng.”

“Caro, chiamami Sabine”, si sentirono pochi minuti di silenzio prima della domanda fatidica, “quindi, ti hanno dato i dettagli, Paul?”

“No”, giuse alle loro orecchie la voce ferita lui, “ma chiediamoglieli insieme.”

Dove. Era. Una. Buca. Per. Sprofondare ?

A questo giro, anche le orecchie di Adrien ebbero la decenza di arrossire.

“Sapete che c’è?”, iniziò Marinette con il viso tinto di rosso, “vi richiamo io dopo, un bacio.”

“No, aspet-”, ma lei aveva già buttato giù.

Rimasero in silenzio alcuni momenti, dando la possibilità alle loro menti di metabolizzare la chiamata appena conclusa.

“Sono persone...particolari. Paul sopratutto.”

Marinette annuì incapace di dire altro.

“Come si suol dire”, esclamò Adrien mentre beveva il suo succo di frutta, “il buongiorno si vede dal mattino.”

“Se questo è il buongiorno, non voglio conoscere la buonanotte.”

Gabriel sospirò e fece un mezzo sorriso, “bè, non so se lo ricordi, ma stasera abbiamo il party di Vogue per la fine della settimana della moda.”

Marinette rimase a bocca aperta con uno sguardo impaurito, mentre Monsieur continuò il suo discorso, “però, capisco, se vuoi andare da tua madre e Paul per-”

“Aggiudicato il party!”

Adrien rise per l’ennesima volta con la ragazza che lo guardava accigliata e i due kwami, nascosti tra le foglie di una pianta, che guardavano la scena.

“Una banda di matti, ecco che cos’è, una banda di matti.”

“Suvvia, Plagg”, esclamò Tikki per calmarlo, “è l’amour.”


Angolo Autrice
Ebbene sì, sono tornata! Dopo qualche mese di silenzio e con gli esami finiti, mi è venuta un po' la nostalgia di questi personaggi (Paull!!) e quindi eccomi qui, con questa piccola one-shot di poche pretese. Scusatemi se ho commesso qualche errore, ma il tutto è stato molto di getto ahah.
Io, come sempre, vi saluto e spero che questo piccolo retroscena possa esservi piaciuto.
Un bacio,
Cassie
   
 
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