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Autore: sissi149    25/07/2021    3 recensioni
I Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono finalmente alle porte, potevano i ragazzi di CT esimersi dal partecipare alla loro Olimpiade casalinga?
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chiba Makuhari Messe Hall B
 
Era raro vedere una gara di spada arrivare quasi alla fine del tempo utile per trovare un vincitore: essendo la disciplina con il bersaglio valido più esteso di tutte e l’unica a prevedere la possibilità dei colpi simultanei, solitamente il punteggio saliva abbastanza in fretta. Non quella finale.
A poco più di un minuto dalla fine il campione francese conduceva l’incontro per 13 a 12. Jun abbassò la maschera e si preparò: al segnale dell’arbitro, con una mossa fulminea affondò la stoccata, portando a segno il punto del pareggio. Non si sarebbe arreso fino alla fine. Aveva investito troppo in quel sogno per lasciarselo sfuggire a due stoccate dalla realizzazione.
Fin da piccolo, complice anche l’apertura dei suoi genitori verso il mondo occidentale, era rimasto affascinato dalla scherma europea e dalla pulizia delle divise candide. Vivendo a Tokyo aveva trovato una sala d’armi ed un maestro con cui allenarsi, ma per fare il salto di qualità aveva dovuto trasferirsi nel vecchio continente. A lungo indeciso tra la scuola francese e quella italiana, alla fine aveva scelto Marsiglia.
L’arbitro chiamò un nuovo “En garde”. I due contendenti si posizionarono sulle due linee di guardia e diedero il via all’azione: le lame si scontrarono più volte in attacchi, parate e risposte, finché Misugi trovò il bersaglio insieme a Le Blanc.
“Halte!”
L’arbitro assegnò il colpo simultaneo, facendo avanzare il punteggio sul 14 a 14. Una sola stoccata avrebbe deciso tutto, una sola stoccata per la gloria o la sconfitta. Gli ultimi quattro anni di lavoro si sarebbero decisi in una manciata di secondi a favore dell’uno o dell’altro.
Jun si voltò verso l’arbitro e chiese la revisione dell’azione a video, era l’ultima che aveva a disposizione. Non dubitava della decisione arbitrale, ma aveva bisogno di un momento di sospensione per riprendere fiato e recuperare lucidità prima di giocarsi il tutto per tutto.
A maschera levata camminò verso il fondo della pedana, dove normalmente ci sarebbe stato l’allenatore pronto a fornirgli qualche dritta, ma in quella finale era da solo, come il suo avversario del resto: condividevano lo stesso maestro e quest’ultimo, per non dare vantaggi a nessuno dei suoi allievi aveva scelto di seguire la finale dagli spogliatoi.
Non era una finale olimpica come altre, era una sfida tra due compagni d’allenamento che conoscevano i rispettivi punti deboli, una sfida tra atleti che avevano condiviso fatica e sudore ogni giorno.
L’arbitro confermò il punto doppio.
“En garde!” Chiamò.
Prima di abbassare le maschere un’ultima volta entrambi si fissarono negli occhi, riconoscendo la stessa fame di vittoria. Nel prendere posizione Jun allontanò i fantasmi dei precedenti scontri conclusisi sempre a favore del più esperto Le Blanc.
“Allez!”
L’ultimo scontro fratricida iniziò. Gli schermidori si muovevano veloci e precisi, come se stessero compiendo una danza, ma dal risultato letale.
Dopo una parata Misugi cominciò a vedere la scena al rallentatore, con Pierre che scopriva in maniera quasi impercettibile un fianco. Affondò la stoccata e tutto riprese a scorrere velocemente.
Si accese la luce del colpo andato a segno.
“Halte!”
Il palazzetto trattenne il fiato, entrambi gli schermidori tolsero la maschera definitivamente. L’arbitro si avvicinò al monitor: la prassi voleva che in caso di parità, la stoccata definitiva, quella del quindicesimo punto, venisse rivista a video prima di venire assegnata. Le Blanc tentò di fare segno all’arbitro che non fosse necessario: per lui i risultato era chiaro.
Jun sentiva la tensione alle stelle, erano i venti secondi più lunghi della sua vita.
Il punto fu assegnato a Misugi. Il palazzetto esplose in un boato.
Jun cadde in ginocchio, sopraffatto dalle emozioni per aver realizzato il sogno di una vita e per essere stato il primo a portare una medaglia d’oro al suo paese nella disciplina. Accanto a lui Le Blanc gli afferrò il braccio e lo sollevò in segno di vittoria.
“Ce l’hai fatta, mon frère!”
Il giapponese, sull’orlo delle lacrime, si alzò ed abbracciò l’amico e rivale.
“Ancora non ci credo.”
“Goditela fin che puoi: nella prova a squadre mi prenderò la rivincita.”
Per tutta risposta Jun strinse più forte il fratello acquisito.
 
 
 
 
 
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Finalmente una gioia per i nostri ragazzi, e che gioia! Una medaglia d’oro.
Jun lo vedevo molto a praticare questo sport “da nobile”, nonostante il Giappone non abbia una tradizione importante in questa disciplina, salvo un exploit alle Olimpiadi di Londra con l’argento della squadra di fioretto maschile.
Per quanto riguarda il nome del suo avversario/compagno di allenamento, ho usato la versione dell’anime, Pierre Le Blanc, perché El Cid Pierre non riesco proprio a sentirlo.
  
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