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Autore: cassiana    26/07/2021    7 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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Una farmacia, una dispensa e un rifugio








Richard si lasciò cadere a terra per controllare il braccio ferito e Becky si accovacciò accanto a lui preoccupata: sembrava che il proiettile l'avesse preso solo di striscio, ma la pelle era lacerata e bruciacchiata.

- Fa male?
- Si, cazzo.

Il volto di Richard si contrasse in una smorfia.

- Bisogna che cerchiamo qualcosa che impedisca l'infezione.

Continuò l'uomo guardandosi intorno. Becky sbuffò impaziente:

- Abbiamo di nuovo perso tutto! Come faremo ora a tornare indietro?
- Smettila di lamentarti e aiutami a cercare...vediamo se…

La rimproverò lui alzandosi a fatica. Vagarono per qualche tempo intorno alla radura. C'era un corso d'acqua dove cautamente si fermarono a bere e dove Richard poté pulire la ferita. Infine trovarono un albero dalla corteccia scura e centinaia di fiorellini viola e rossi. Becky fu sopraffatta dalla meraviglia e rimase a osservarlo a bocca aperta.

- Eccolo qua, il lapacho tabebuia impetiginosa, chiamato anche pau d'arco, o ancora meglio, albero della vita. Ora aiutami a staccare la corteccia, così.

Con il braccio sano Richard iniziò a togliere dal fusto strisce di corteccia. Era sottile, perciò veniva via abbastanza facilmente. Becky, che si era riscossa dal suo stato di stupore, a sua volta distaccò altre strisce di corteccia. L'idea era quella di conservarne un po' dato la sua utilità. Richard le spiegò che il nome albero della vita derivava dalle tante qualità terapeutiche della pianta: antinfiammatorio, antimicotico, antibiotico, energizzante e depurativo. Sedettero a terra, poco distante.

- Bisogna creare un impacco, aiutami con questa corteccia: mastica, ma non ingoiare il succo perché è...
- Aaah, è amaro da morire!

Richard alzò gli occhi al cielo, ma le labbra si contrassero in un minuscolo ghigno, mentre masticava a sua volta la corteccia coriacea. Il braccio pulsava e intorno al taglio frastagliato la pelle era calda e dolente. Mise una mano sotto la bocca di Becky, che sputò un bolo di corteccia e lo unì al suo.

- Che cosa schifosa.

Gemette Becky, mentre Richard stendeva la compressa vegetale sulla ferita e ci applicava sopra alcune foglie della stessa pianta.

- Aiutami qui, prendi questa liana, avvolgila intorno e legala, così non mi cade tutto. Brava, come una benda.

Diligente lei fece come le era stato chiesto. Non era molto abituata a fare l'infermiera, non dopo la malattia della madre. Anzi, se poteva evitava tutto ciò che aveva a che fare con malattie ed ospedali.

- Come sapevi che pianta usare?
- Sono un biologo: credi che vada in giro a fare il coglione tutto il tempo?
- Chiedevo.

Richard, innervosito chiuse gli occhi e si tirò indietro i capelli con una mano, il braccio gli faceva male:

- Scusa. Quando vado in un paese nuovo cerco di saperne il più possibile di fauna e flora. Questa pianta per esempio, cresce nelle foreste tropicali, le sue foglie hanno proprietà antibiotiche e sono usate dalla farmacopea indios da millenni. A quanto sembra la fitoterapia sta diventando un nuovo campo di business da parte di case farmaceutiche che hanno ben pochi scrupoli a sfruttare gli Indios e le loro conoscenze, per non parlare del loro habitat.

Becky che era rimasta silenziosa durante quella tirata, avvolgeva meglio che poteva la striscia di vegetazione intorno al braccio dell'uomo. Notò ogni particolare, la pelle abbronzata ed escoriata, ruvida e calda, i peli biondi spiccavano sulla pelle brunita e ripensò a quante volte quel braccio l'aveva cinta a sé, ma cercò di non dare a vedere a Richard il suo turbamento ed esalò lentamente l'aria dal naso.

- Ci credi veramente in quello che dici.
- Certo, che ci credo. Questa è la nostra casa, non ne abbiamo un'altra di riserva e abbiamo il dovere morale di preservarla per le generazioni future. Detesto questo edonismo sfrenato... Hey, vacci piano!

Becky stava tirando la liana e arricciò il naso:

- Insomma disprezzi il consumismo.
- Si, certo: è sbagliato.
- Quindi disprezzi anche me.

Concluse Becky stringendo con cattiveria il nodo, senza guardare l'uomo che fece una smorfia.

- No, non ho detto questo, Becky.
- Immagino che non consideri quanto fatturato generino le multinazionali che danno migliaia di posti di lavoro. Fatturato di cui parte ingente va nelle tasse che servono per il welfare. No, meglio disprezzare gli yuppies. Giusto. Una massa di edonisti superficiali ed egoisti. Ma magari c'è chi tra di loro devolve in beneficenza i propri guadagni, o supporta le fondazioni anti tumori. Beato te che sei sempre dalla parte della ragione: deve essere così riposante.

Si sollevò e si mise le mani sui fianchi aspettando che l'uomo si alzasse da solo, senza aiutarlo. Non era la prima volta che litigavano con ferocia sull'argomento, ma era raro che Becky si lasciasse coinvolgere così sul personale. Quasi si pentì di essersi lasciata trasportare in quel modo.
Camminarono in silenzio per un po', ognuno perso nei propri pensieri. Richard continuava a masticarsi le pellicine delle labbra e a tirarsi indietro i capelli con la mano sana, riflettendo sulle parole di Becky. Era dai tempi in cui erano dei ragazzini che non trascorrevano così tanto tempo insieme da soli a stretto contatto. Aveva sempre evitato con attenzione il dover rimanere solo con lei, perché sapeva che ci sarebbero state liti feroci come quella o si sarebbero lasciati trasportare dall'attrazione fisica che non riuscivano a fare a meno di provare l'uno per l'altra. A volte rimpiangeva quella ragazzina così bella e innocente, i giochi e le prese in giro innocue. Allora, sebbene ci fosse una sorta di rivalità tra loro, erano sempre rilassati e si divertivano. Poi lei l'aveva lasciato e lui, per quanto fosse andato avanti con la sua vita, non riusciva a perdonarla del tutto, soprattutto non riusciva ancora a capire il motivo profondo per cui lei l'aveva rifiutato. Ogni volta che tornava dal college la trovava con un ragazzo diverso, era affascinante e affettuosa come lo era stata con lui in segreto e lui la detestava ogni volta di più. L'aveva ferito pensare di essere stato il suo trastullo per un'estate, solo perchè si annoiava senza la sorella. Ma ora si era reso conto che gran parte delle sue considerazioni su di lei andavano riviste, Becky sapeva essere affettuosa, divertente e premurosa. Questo Richard lo sapeva già, ma si era reso conto che non era superficiale e attaccata al denaro come aveva sempre creduto. Lo destabilizzava, gli faceva venire voglia di conoscerla ancora e profondamente. Aveva avuto degli scorci della sua essenza e voleva capirla davvero.
Becky camminava davanti a lui, era stanca e ogni tanto incespicava sui suoi passi. L'aria satura di umidità della foresta la stava debilitando e lei stringeva i denti per andare avanti. Voleva dimostrare a Richard che sapeva cavarsela da sola e che era forte anche senza di lui. E soprattutto non voleva che la guardasse in volto. Così Richard la disprezzava, questa era la verità, la detestava per quello che rappresentava e non si era mai degnato di soffermarsi sui motivi che la spingevano a comportarsi in determinati modi. Pensava che fosse solo un'avida superficiale, non che lei gli avesse dato modo di fargli credere altro: sì le piaceva il suo stile di vita, il non doversi preoccupare dei centesimi, avere una bella casa, una bella macchina, dei bei vestiti. Ma Becky era convinta di essersi meritata tutto ciò che aveva, lavorava duro e non concedeva niente a nessuno, nemmeno a sé stessa. Sentiva l'uomo sbuffare dietro di lei, a volte le dava indicazioni su dove andare o le intimava di fare attenzione.
La verità, rimuginò ancora Becky, era che non era cambiato nulla in lei nei confronti di Richard. Per quanto avesse provato a intrecciare altre relazioni nessuno riusciva a farla sentire viva come faceva lui. Eppure la feriva che lui non avesse mai provato a capirla, fermo com'era alla propria ferita. Richard era convinto del contrario, ma anche lei aveva sofferto per lui: quando era partito per Edimburgo aveva pianto tutte le sue lacrime. Ma non poteva rischiare, ora meno che mai. Il calore si era fatto insopportabile sotto la coltre degli alberi, a Becky si annebbiò la vista e aveva difficoltà a respirare. Le urla delle scimmie rivaleggiavano con il verso dei tucani e degli altri uccelli. Uno stormo di pipistrelli giganti volò rasente le loro teste e Becky urlò accucciandosi con le mani sul capo. Quando si risollevò dovette appoggiarsi al tronco di un albero.

- Che hai?

Richard le si era affiancato con voce preoccupata. Lei scosse la testa:

- Andiamo avanti.
- Sei esausta: riposiamoci un po', dai.
- No, se continuiamo a fermarci non arriveremo mai. Dai ce la faccio, solo…

Non riuscì a terminare la frase che incespicò nuovamente e quasi cadde sul terreno scabroso.

- Senti, ti prendo io. Hai ragione: dobbiamo trovare un posto dove fermarci prima che faccia buio. E non ci vorrà molto, visto che i pipistrelli si sono messi a caccia.

Becky rabbrividì e lo guardò per un momento, incerta: era combattuta tra la stanchezza e l'orgoglio:

- Sei fradicio.
- Ah, scusa tanto principessa, magari sarà perché camminiamo da ore. Ma va bene, se tanto ci tieni possiamo continuare a camminare. Solo, sbrigati.

Becky scosse la testa, odiava quando Richard faceva così: quando rigirava ogni sua parola per prendersi gioco di lei, ma era davvero esausta e così si convinse a farsi portare, solo per un poco puntualizzò. Richard si piegò in modo che lei potesse salirgli sulla schiena, le gambe strette intorno alla vita, le braccia a cingergli il torace. Sarebbe quasi potuta essere una situazione romantica, ma Becky sentì la schiena zuppa dell'uomo e rabbrividì per il disgusto, arricciò il naso:

- Puzzi.
- Che scoperta: neanche tu profumi esattamente di rose e violette, se posso permettermi.

Becky strinse le labbra e si ripropose di tenere la bocca chiusa, appoggiò la testa contro la spalla di Richard e rimase per un po' silenziosa. L'uomo sbuffava sotto di lei, era stanco: lo poteva sentire dai passi sempre più lenti e pesanti.

- Scusa, se ti peso.
- Macché: sei pelle e ossa. Mangi ogni tanto tra un viaggio di affari e l’altro?
- Sono troppo impegnata a fatturare per mangiare.
- Questa stronzata chi te l'ha inculcata, qualche guru del marketing?
- Oh, stai solo zitto, Rick.

Becky decise che voleva scendere, ma lo sguardo le si soffermò sul neo che Richard aveva dietro il lobo dell'orecchio sinistro. Un punto che aveva sempre amato, la pelle sottile e fragrante, così liscia e dimenticata, nessuno faceva attenzione a quel piccolo lembo di pelle, nessuno che si prendesse la briga di coccolarlo e prendersene cura. Proprio come lei. Allungò il viso e con le labbra accarezzò il neo, la punta della lingua circumnavigò il piccolo punto scuro. Richard si era immobilizzato e chiuse gli occhi, mentre i brividi gli percorrevano su e giù la schiena.

- Gesù, Becky.

Lei scivolò dal suo dorso con un sorrisetto:

- Volevo sapere se eri ancora sensibile in quel punto. Dalla tua reazione direi di si. Devo cercare della legna per il fuoco?

Richard balbettò un assenso. Aveva inteso avere solo una piccola vendetta nei suoi confronti, ma ora Becky si rese conto, mentre si aggirava per la radura, che l'attrazione che provava per lui era più forte che mai. Quei momenti in cui era rimasta appesa alla sua schiena, percependo il suo calore, il suo odore, osservando come i capelli fradici gli si arricciolavano sul collo, erano stati una benedizione e un tormento: era nei guai. Eppure il fatto che avesse ancora il potere suscitare una reazione in lui la rese spavalda. Richard continuava a scoccare occhiate alla donna, sembrava essere tornata di buon umore, nonostante la stanchezza. Lui, invece, era esausto: aveva i polpacci rigidi e i piedi caldi e doloranti e stavolta fu lei ad intimargli di starsene seduto a riposare. Richard era sicuro che se avesse chiuso gli occhi, si sarebbe addormentato in pochi secondi, ma doveva prendersi cura di Becky, ad ogni costo. Lei tornò con alcuni rami e si fece insegnare come accendere il fuoco. Sembravano essere tornati complici, Becky era concentrata sull'archetto che lui stava strofinando per fare attrito e far scoccare una scintilla.

- Vuoi provarci tu?

Lei annuì e lui non riuscì a distogliere lo sguardo dalle sue dita che si muovevano sui legnetti, aveva le unghie sporche di terra e una era spezzata, ma sembrava non importarle. Quando una scintilla danzò sul legno lei emise un gridolino di trionfo e Richard sorrise orgoglioso. Lei lo aiutò a cambiare la medicazione al braccio, ora la pelle non era più tanto rossa e la ferita sembrava stesse iniziando a rimarginarsi. Becky rifece la fasciatura con delicatezza, accarezzandogli un bicipite con la punta delle dita. Gli occhi di Richard scintillarono, mentre le sorrideva. Avrebbe potuto baciarla in quell'esatto momento, invece si rialzò e si aggirò per la radura.

- Ora, dovrai aiutarmi. Ci sono delle palme da cocco qui, dovrai arrampicarti e farne cadere qualcuno.
- Cosa? Non se ne parla!
- Avanti, ti ho insegnato come ci si arrampica sugli alberi! Se vuoi acqua e cibo non ci sono alternative.
- Mi hai insegnato ad arrampicarmi sulle querce di Regent's Park non...
- E' la stessa cosa. Forza zucchina, non abbiamo tempo da perdere!

La ragazza strinse i denti con disappunto, ma alla fine si convinse. Mentre Richard raccoglieva altre piante e fiori, Becky si arrampicò su una delle palme più basse, per un attimo valutò l'idea di lanciare un cocco sulla testa di quello zuccone e il pensiero la fece ridacchiare: non aveva dubbi che la noce si sarebbe spaccata in mille pezzi. Quando scese, Richard aveva costruito una sorta di treppiede sopra il fuoco:

- Ora, guarda qua!

Prese saldamente una delle noci e con un colpo secco di bastone dato col braccio sano la spaccò in due. Le diede una metà da bere subito. L'acqua di cocco non era dolce come si era aspettata, ma era fresca e in quel momento Becky desiderò aver raccolto altre noci, invece delle quattro che aveva lanciato giù dalla palma.

- Prova tu, adesso.

La incitò l'uomo porgendole il bastone. Dopo un paio di colpi andati a vuoto, alla fine anche Becky riuscì a spaccare la sua noce di cocco e la sua risata deliziata riempì Richard di nostalgia e desiderio. Accanto al bivacco Richard aveva preparato un semplice pasto composto da bacche, qualche banana e altra frutta.

- Voilà un vero banchetto della giungla.
- Che lusso: sembra di essere alla festa di Alice, manca giusto il Leprotto Biennale!

Richard scosse la testa e scoppiarono a ridere, tutta la tensione e la stanchezza lavate via da quella semplice risata. Richard le porse un mango e le spiegò:

- Vedi, la foresta può essere anche una farmacia, una dispensa e un rifugio.
- Oppure la nostra tomba, se non ne usciamo alla svelta.
- Non essere così tragica: ce la caveremo.

Seduti accanto al fuoco osservarono bollire una specie di tisana fatta con l'acqua di cocco e le foglie raccolte da Richard. Un'azione così casalinga e intima, si sorrisero da sopra il fuoco ascoltando i suoni della foresta e alzarono i gusci delle noci in una sorta di brindisi.
   
 
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