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Autore: All_I_Need    28/07/2021    3 recensioni
Vi ricordate di quel mercoledì che John ha dimenticato perché Sherlock gli ha messo qualcosa nel té? John non lo ricorda. Però torna a sconvolgere la sua vita.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: AU, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

Sweet home Baker Street

Capitolo 9

'Perché ci siamo sposati? - Perché l'hai voluto.

Una domanda semplice. Una risposta semplice.

Continuavano a ripetersi nella testa di John, vorticando in allegri circoli come bambini in un girotondo.

Fissò nell'oscurità il soffitto della camera da letto di Mary e sua e cercò di dare un senso a quelle parole. Accanto a lui, Mary dormiva profondamente. Non aveva detto una parola sul suo rientro a casa in ritardo o sul suo annuncio che aveva già cenato con Sherlock. Aveva a malapena detto qualcosa, pensandoci bene. Non riusciva a ricordare se si fossero scambiati il bacio della buonanotte. Probabilmente no.

Perché lo hai voluto.

Come era stato possibile? Perché mai avrebbe voluto...? No, quella era la domanda sbagliata da porre. Il John Watson che era due anni e mezzo fa avrebbe di sicuro sposato Sherlock Holmes in un baleno. Dio, l'avrebbe fatto davvero. Non era poi così inverosimile, ora che ci rifletteva.

Era scattato qualcosa, fra loro due, e si erano incastrati l’uno all’altro come una di quelle collane dell’amicizia da quattro soldi che si potevano comprare ovunque. Sherlock era brillante, straordinario ed era molto divertente stargli intorno, aveva dato a John cento motivi per vivere e un centinaio in più per divertirsi a farlo. Lui rendeva tutto migliore con la sua semplice esistenza e lui aveva avuto, anche allora, paura di che cosa avrebbe voluto dire perdere Sherlock. Certo che lo avrebbe sposato, semplicemente per avere una qualche sicurezza che sarebbe riuscito a mantenere quel meraviglioso pazzo nella propria vita.

Naturalmente, alla fine, nemmeno un certificato di matrimonio era stato sufficiente per tenere Sherlock con lui, ma quella era un'altra storia.

La cosa davvero sorprendente di tutta questa rivelazione era che Sherlock aveva semplicemente accettato. John lo aveva voluto e Sherlock l'aveva fatto accadere, a quanto pareva si era legato a lui senza esitazione. John doveva ammettere che aveva difficoltà a credere a quella parte. Dopotutto, non aveva niente da offrire in cambio. Eppure... beh, Sherlock doveva avere ottenuto qualcosa dalla loro amicizia. Era stato disposto a morire per questo ed era stato molto irremovibile al riguardo in ospedale. John non avrebbe sminuito il suo sacrificio affermando che era ingiustificato.

Dio, le sue cicatrici.

John le aveva viste solo di sfuggita dietro alla dottoressa e al suo stetoscopio in ospedale, ma quello sguardo era stato sufficiente. Se Sherlock aveva affermato che era valsa la pena soffrire per questo, allora John lo avrebbe accettato.

Perché l'ho voluto. – pensò di nuovo – L'ho voluto e lui ha solo... accettato. Certo che l'ha fatto. Lui non è mai stato un tipo convenzionale, giusto? Facile accesso l’uno all’altro negli ospedali, prendere decisioni sulle cure mediche... ci sono tantissime ragioni per sposarsi da un punto di vista del tutto pratico. Certo che l'avrebbe fatto.’

E Mycroft, per qualche motivo, aveva permesso che accadesse.

John ricordò il suo primo incontro con il maggiore dei fratelli Holmes: ‘Dovremo aspettarci un lieto annuncio entro la fine della settimana?’ aveva chiesto. Beh, c’era voluto un po' di più di una settimana, ma alla fine l'aveva ottenuto, no? Mycroft aveva pianificato tutto questo sin dall'inizio? Lo sperava? Un guardiano per Sherlock, qualcuno legalmente obbligato a stargli accanto?

E questo a cosa li aveva portati ora, con John che chiedeva il divorzio? Non era come se volesse scappare da Sherlock (non più). Ma, beh, non avrebbe potuto sposare Mary se era già sposato con qualcun altro. Il governo disapprovava la poligamia.

Voltò la testa e guardò la sua fidanzata, addormentata accanto a lui che gli volgeva la schiena. Beh, se lo era davvero meritato. Doveva essere difficile per lei. Un momento stava chiedendo una licenza di matrimonio e quello successivo la sua intera vita era stata ribaltata da quel matrimonio di John finora sconosciuto. Forse avrebbe dovuto cercare di rimediare con lei in qualche modo. Portarla fuori a cena, dimenticare per un po’ tutta quella stupida faccenda.

John annuì a se stesso. Sì, poteva farlo. Una relazione aveva bisogno di un po' di lavoro, non poteva aspettarsi che andasse tutto a posto da solo e rimanesse tale dopo un così grande scossone. Avrebbe portato Mary fuori a cena e non avrebbe pensato a nulla relativo al matrimonio con Sherlock e si sarebbe concentrato invece solo su loro due. Forse avrebbe potuto attirarla pianificando la loro luna di miele, qualcosa cui non avevano ancora pensato molto.

Soddisfatto di se stesso, per il momento, John finalmente chiuse gli occhi e lasciò che il sonno lo accogliesse.

*****

Tenendo fede alla decisione cui era giunto la notte precedente, John prenotò per quella sera il ristorante preferito da lui e da Mary e la portò a fare shopping per trovare un bel vestito nuovo da indossare per l'occasione.

"Allora, di che cosa si tratta?" chiese lei mentre si aggiravano nel negozio ‘Mark and Spencer’.

John scrollò le spalle e le sorrise: "Mi sono reso conto di essere stato un po’ impegnato a causa di tutto ciò che è accaduto di recente. Ricostruire la mia amicizia con Sherlock, cercando di convincerlo a firmare i documenti del divorzio, prendermi cura di lui quando si è ammalato... non abbiamo avuto un solo giorno per noi due da un po’ e ho pensato che ti meritassi delle coccole. Considera tutto questo come un modo per scusarmi per quanto sia diventata pazza la nostra vita all'improvviso."

Lei ricambiò il sorriso timidamente: "Non voglio dire che sia stato facile, John. Sentire che eri sposato... beh, questo farebbe impazzire chiunque, suppongo. Mi ha aiutato un po' sapere che non ne eri a conoscenza, e che è stato del tutto involontario. È un po' come in quei romanzi romantici in cui le persone si svegliano sposate a Las Vegas."

John rise: "Sì, è un po' così, vero? Ma sono abbastanza contento della fidanzata che ho, grazie tante."

Il sorriso di lei si allargò di più: "Va bene, allora. Finché ne siamo coscienti entrambi."

Lei prese John sottobraccio e lo trascinò via: "Dai, controlliamo il reparto dell'abbigliamento formale. Non riesco a credere che tu sia riuscito a trovare un tavolo nel nostro ristorante preferito con un preavviso così breve."

"Sono solo stato fortunato, – disse John felice – Non me l'aspettavo, ma a quanto pare avevano appena avuto una cancellazione. Credo che sia meglio non guardare in bocca a caval donato in queste occasioni."

Era una filosofia che aveva adottato per affrontare la costante paranoia che una certa persona che occupava una posizione minore nel governo s'intromettesse nei suoi affari personali. Almeno questa volta John era abbastanza sicuro che Mycroft non avesse avuto assolutamente nulla a che fare con la disdetta della prenotazione.

Mary fu di ottimo umore per tutto il giorno e soddisfatta in modo evidente dell’attenzione ricevuta. Lui la guardò provare vestiti per due ore e alla fine pagò ciò che lei aveva scelto, un abito di un bel celeste che metteva in risalto i suoi occhi. Lasciarono il negozio a braccetto, tornarono a casa per riposarsi un po' e per cambiarsi e andarono al ristorante.

Trascorsero lì una serata davvero incantevole, parlando senza imbarazzo e in modo allegro di questo e di quello, discutendo per il momento di potenziali destinazioni per la luna di miele e soffermandosi sul dessert.

Tutto sommato, John era abbastanza certo che fosse stato il giorno più felice che lui e Mary avessero mai trascorso insieme.

*****

Sherlock non vide John nemmeno di sfuggita per un'intera settimana. Tentò di non permettere che ciò lo annientasse. Erano adulti e John aveva una vita tutta sua: un lavoro, un appartamento, una fidanzata... era ovvio che fosse troppo occupato per prendersi la briga di andare a trovarlo ogni giorno. Tuttavia, Sherlock non poteva fare a meno di preoccuparsi. Era sembrato che stessero facendo progressi.

Quell'abbraccio in ospedale era rimasto dentro di lui, come se il suo corpo non potesse lasciar andare il ricordo del calore di John e delle sue braccia forti che lo avvolgevano, tenendolo stretto.

La conversazione che avevano avuto in seguito e John che gli aveva restituito l'anello erano sembrati l'ennesimo segno che le cose stavano migliorando. Sapeva, o almeno sospettava, che John non fosse contento dell'esistenza dell’anello al dito di Sherlock. Ma quando aveva avuto la possibilità di farlo sparire, invece glielo aveva restituito. Di sicuro doveva significare qualcosa, giusto?

E quando John aveva finalmente posto la domanda che Sherlock stava aspettando, lui aveva risposto onestamente. Ma le domande successive, che aveva sperato lui facesse, non erano mai arrivate e invece John si era allontanato ancora una volta. Da allora non lo aveva più visto.

Voleva trascorrere del tempo con lui, voleva vedere John entrare dalla porta con un sorriso sul viso e quella luce negli occhi che era sempre stata lì prima.

Ma John non era venuto.

L'unica conclusione cui Sherlock poteva giungere era che John non fosse stato contento della sua risposta. O lui non gli aveva creduto o gli aveva creduto e non era sicuro di come affrontarlo. Significava che sarebbe tornato di nuovo con le carte del divorzio in mano e non gli avrebbe lasciato altra scelta che firmarle?

Il pensiero gli fece venire una leggera nausea.

Era abbastanza sicuro che non avrebbe perso John, almeno non dall’oggi al domani, ma lo avrebbe visto sempre meno. E naturalmente lo avrebbe perso in un certo senso. L’unica possibilità che gli era rimasta era concentrarsi solo su come tenere John lontano dalle grinfie di Mary.

Non era un pensiero gentile e Sherlock suppose che avrebbe dovuto sentirsi in colpa per questo, ma non ci riusciva. Era egoista, nel profondo, e per quanto volesse che John fosse felice, preferiva che fosse felice con lui piuttosto che con Mary.

Dopo tutto, che cosa poteva offrire Mary per rendere felice John? Oltre a riscaldare il suo letto, non sembrava che in lei ci fosse altro di attraente che Sherlock potesse dedurre. In base al miglior giudizio di Sherlock, lei era una noiosa, comune donna la cui idea di avventura era prendere un treno da Londra per andare alla scoperta della campagna durante il fine settimana. Il crimine non aveva alcun ruolo nella sua vita, né per risolverlo né per commetterlo, e Sherlock dubitava che anche piccoli brividi come il bungee jumping o il paracadutismo fossero qualcosa in cui si sarebbe impegnata volentieri. In che modo John si sarebbe mai divertito se questo fosse stato ciò che doveva affrontare a casa?

Era cambiato così tanto da quando lui se n'era andato? No, non poteva essere così. Uno come John aveva bisogno di avventura ed eccitazione e questo era stato evidente ogni volta che lui aveva accompagnato Sherlock nei casi negli ultimi giorni. John era tornato in vita quando avevano dato la caccia ai criminali nei vicoli bui e sui tetti di Londra.

Allora perché avrebbe dovuto tornare da Mary più e più volte e insistere per lasciarsi Sherlock alle spalle?

Non aveva alcun senso. Niente di tutto ciò aveva senso e Sherlock aveva troppa paura per chiedere, troppa paura di quale avrebbe potuto essere la risposta.

Troppa paura per mostrare le sue carte ed essere respinto per sempre.

Per ora almeno aveva la compagnia di John, ma se John avesse mai capito quanto significasse per lui, quanto Sherlock avesse bisogno di lui, tutto ciò che avevano ricostruito con così grande fatica poteva essergli strappato via in un colpo solo. Non poteva rischiare.

E così Sherlock si rassegnò ad aspettare, prendendo tempo nella speranza che qualcosa potesse cambiare e dare un senso a tutto quel pasticcio.

Non fu facile.

Si dimenticò di nuovo di mangiare e sapeva che la signora Hudson era preoccupata. Lei iniziò a lasciargli zuppe e stufati e panini nell'appartamento e quando tornava li trovava intatti.

Lui non dormiva nemmeno bene, troppo perso nella propria mente e nel continuo alternarsi di dubbi e speranze che giravano e giravano nella sua testa.

E ancora John non scrisse, chiamò o andò a trovarlo.

Sherlock aveva troppa paura per tendere la mano, temendo che John gli avrebbe detto "No". C'era un limite a quanto poteva sopportare.

Invece tormentò Lestrade per i casi e tentò di perdersi nel lavoro, risolvendo tutti quei piccoli problemi che il DI gli presentò. Non lo tennero occupato per molto tempo, ma almeno gli fornirono un diversivo sufficiente per tenere lontano dalla mente il pensiero della cocaina. Quello era il meglio che potesse sperare per il momento. Era il meglio che anche tutti gli altri potessero sperare.

La sua unica benedizione, fino a quel momento, era che Mycroft non aveva cercato d'interferire o, se lo aveva fatto, era stato così sottile che Sherlock non se n'era accorto, il che si riduceva alla stessa cosa.

 

 

NdT

Sono di nuovo in ritardo, ma anche stavolta è ancora mercoledì. La settimana prossima tornerò al lavoro. Chissà che io non riesca a recuperare il ritardo. Sarebbe assurdo, lo so, ma non si sa mai.

Mi aspetto una valanga di disapprovazione per il mio caro John e una miriade di coccole e parole dolci per Sherlock. Come darvi torto alla vista di ciò che accade in questo capitolo? John sembra senza cuore, nei confronti di Sherlock e interessato solo a rendere felice Mary.

Io credo che lo strano comportamento di John sia spiegato in questa singola frase: “Naturalmente, alla fine, nemmeno un certificato di matrimonio era stato sufficiente per tenere Sherlock con lui, ma quella era un'altra storia.”

Grazie a chi stia leggendo e segnando la storia. Grazie a Himeko82, garfield73, arcobaleno 2014 e amy holmes_JW per le recensioni allo scorso capitolo.

Anche in questo capitolo tutti gli errori sono miei, ma se li vedrete corretti, sarà per merito della mia fantastica Beta, T’Jill.

A mercoledì prossimo.

Ciao ciao.

   
 
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