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Autore: MollyTheMole    29/07/2021    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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 CAPITOLO 4

 Bukephalos

 

Diventare un mandaloriano è un percorso composto da molti passaggi necessari. Un vero Mando deve saper fare molte cose. Combattere, innanzitutto, ma ciò aveva come corollario, ai fini della sopravvivenza, anche cavarsela ai fornelli, restare pulito in ogni situazione e, perché no, avere un buon rapporto con la natura e con l’ambiente circostante. 

Meglio farsi amico un bev meshurok che doverlo combattere. 

Non erano di certo tutti i valori di un Mando, ma rappresentavano una buona sintesi. Se poi il ragazzo in questione era destinato a diventare Mand’alor, allora la situazione si complicava. Doveva diventare il meglio del meglio: il miglior guerriero, il migliore a sopravvivere, il migliore a curare il proprio aspetto, il migliore con le battute di spirito, il migliore come genitore, il migliore in tutte le cose. 

Soprattutto, doveva essere il più coraggioso, e trovare una strada ben definita da percorrere, la propria Via. Non era escluso, in ogni caso, che essa avesse a che fare con gli elementi naturali, almeno su Kalevala. 

Dopo la tragica morte di Vikandra, Kyla aveva cercato di rimettere insieme i pezzi della sua famiglia. Se in pubblico si era dimostrato magnanimo e disposto a perdonare il proprio nemico, in casa il suo cuore si spezzava ogni volta che vedeva il viso stanco della piccola Satine. Maryam gli aveva confidato che, mentre lui passava le notti insonni nel suo studio al Palazzo del Governo a cercare i responsabili, Satine rimaneva seduta sul letto a guardia della sorellina. Non dormiva, mangiava poco, parlava anche meno. Non metteva più piede nello studio del padre, completamente distrutto dall’esplosione che lei stessa aveva causato, e faticava a scendere le scale là dove il tappeto era rimasto macchiato del sangue della madre. 

Satine lo preoccupava più di ogni altra cosa. Kryze Manor sarebbe stata ricostruita, e Bo Katan probabilmente non avrebbe mai ricordato nulla di quella terribile notte. Lui e Satine, invece, sarebbero rimasti segnati a vita dal dolore di quell’evento atroce. Kyla poteva darsi da fare quanto più poteva per assicurare i criminali alla giustizia ed evitare che si ripetesse quanto già accaduto, nonostante il suo perdono, ma la piccola avrebbe portato nel cuore per sempre il senso di colpa di non essere stata abbastanza, o peggio, di aver fatto solo danni.

Avevano trovato quello che restava del cacciatore di taglie in giardino, tra i detriti. La testa coperta dall’elmo era stata trovata direttamente sulla sponda del lago, scagliata laggiù dalla potenza dell’esplosione. Satine non sapeva spiegare quanto accaduto, e forse era un bene. Se ne fosse stata consapevole ed avesse cercato di dominare quella forza, probabilmente sarebbero saltati in aria tutti da un momento all’altro.

Kyla sapeva di che cosa si trattava, naturalmente. Si spiegava tutto. Capiva come mai le farfalle blu avessero improvvisamente invaso il circondario del suo maniero, capiva perché, qualunque fosse l’entità che giaceva nelle viscere del Pozzo dei Giganti, essa amasse parlare con la piccola, e comprendeva altri piccoli gesti quotidiani che la bambina aveva sempre compiuto, stranezze a cui non aveva mai dato peso e che adesso gli sembravano rivelatorie. 

Aveva messo tutto a tacere. Con l’aiuto di Athos e di quella santa donna di Maryam, nessuno era venuto a conoscenza della vera causa della morte del cacciatore di taglie. Avevano messo in giro la voce che l’uomo, nello staccare una granata dal suo equipaggiamento, avesse sbagliato manovra e fosse esploso inavvertitamente con essa. Le bambine, nascoste in un vano segreto, si erano salvate per miracolo. 

Se l’erano bevuta praticamente tutti, e Satine poteva dirsi momentaneamente al sicuro. 

Quella domenica prometteva di essere particolarmente apatica. Grazie alla Forza, il clima era buono, e il grosso buco nel salone non comportava un problema per loro. La piccola non aveva freddo e Bo Katan era stata infagottata per bene da Maryam. Avevano fatto colazione tutti insieme. Satine aveva spiluccato come un uccellino quanto le era stato messo nel piatto, e poi era andata a nascondersi tra i ritratti degli antenati. Era un’ala di Kryze Manor in cui non andava quasi nessuno, mentre adesso, assieme ai lavori di rifacimento del salone, Kyla lo aveva fatto ingombrare di travi, pennelli, vernici, e dal ritrattista di corte, intento a fare il ritratto postumo alla sua amata Vikandra, per appenderlo assieme agli altri. Satine di solito si sedeva lì ed aspettava, paziente, che le mani del pittore tracciassero le ciglia degli occhi della madre, o le linee dei capelli. Talvolta, con voce da bambina, dava qualche consiglio, che l’uomo, col cuore stretto, cercava di accontentare. 

Fu proprio al solito posto che la trovò, seduta su una pila di lenzuola sporche di vernice a guardare il povero pittore dipingere. L’uomo gli aveva lanciato un’occhiata implorante, perché era evidente che lavorare con quella piccola anima silenziosa e dolente vicino non era semplice. Kyla la prese per mano e la invitò a seguirlo. La piccola lo guardò, con gli occhi blu che splendevano esattamente come quelli della sua defunta moglie, e lo seguì, senza proferire parola.

Uno dei numerosi step che era necessario affrontare per diventare un Mando vero e proprio era scegliersi un mezzo di trasporto. Non si trattava di navicelle spaziali, naturalmente, bensì di creature viventi, grossi animali che il giovane Mando avrebbe dovuto domare. Era un’arte che si perdeva nel tempo, quando i primi mandaloriani avevano imparato a cavalcare i mitosauri. 

Satine era decisamente troppo giovane per domare un bev meshurok, ma probabilmente sarebbe stata in grado di cavalcare un woor mav viinir. In fondo, non era niente di particolare, se non un grosso cavallo con delle ali ai fianchi, in grado di volare. Era uno degli animali preferiti della sua Vikandra, e si era chiesto se, magari, alla piccola non avrebbe fatto piacere vederne alcuni. 

Satine adorava l’aria aperta, specialmente l’acqua. Non sapeva dire per quale motivo, ma aveva sempre pensato che la Via di Satine fosse proprio quella. La piccola era una combinaguai delle migliori quando si trattava di scegliere la pozzanghera in cui cadere o il fango con cui imbrattarsi. 

Aveva pensato che sarebbe stata una buona idea prenderle un cavallo con cui andare in giro assieme a lui, magari sulle rive del Suumpir Darasuum prima di farsi un bel bagno. Le aveva manifestato l’idea, ma la piccola era stata abbastanza apatica, e non aveva risposto con nient’altro se non con un cenno del capo.

Fu con questi pensieri che si diresse all’allevamento, poco distante da Kryze Manor. Era là che Vikandra aveva acquistato la sua Ortense, e Kyla contava di poter trovare dei buoni esemplari per la sua bambina. 

Il vecchio Boba ne aveva a centinaia. Bai, bianchi e grigi, neri e pezzati. Alcuni atterravano, altri decollavano in continuazione. Satine era attratta da quel movimento continuo, fissando gli occhi al cielo e guardando quei bei puntini farsi sempre più vicini, fino a diventare splendide creature dal collo arcuato e dalle zampe possenti. Kyla poteva percepire l’interesse in lei, e fu contento di averla svegliata dalla sua apatia.

- Buongiorno, Boba.- disse, avvicinandosi al vecchio corpulento che fumava la pipa seduto su una brutta sedia di paglia all’entrata dell’allevamento.- Come vanno le cose, oggi?-

Il vecchio, evidentemente, non si era aspettato una sua visita. Kyla era sempre stato così. Non amava andare in giro in pompa magna, dicendo a tutti di essere il Mand’alor. Per il vicinato, era semplicemente Kyla, il bel ragazzo biondo che aveva sempre dimorato a Kryze Manor e che amava mangiare e bere in compagnia. 

Sotto le sopracciglia folte, lo sguardo del vecchio Boba si fece confuso, e poi si rischiarò. Si alzò sulle gambe storte, ma così storte che Satine immaginò di vederci passare in mezzo un gatto di Lothal con un pesce in bocca, e si diresse verso di loro reggendosi al bastone.

- Caro ragazzo, non mi aspettavo di vederti! Quanto tempo, eh?-

Kyla dondolò cortesemente la testa. L’ultima volta in cui era stato lì era stato per comprare Ortense, con Vikandra. Non voleva ricordare quel momento, non di fronte alla bambina.

Il vecchio lanciò un’occhiata alla piccola, che aveva lo sguardo perso sulle ali di un cavallo bianco e i boccoli biondi al vento. Guardò Kyla e strizzò un occhio malconcio. I due uomini si misero una mano sulle rispettive spalle, e tanto bastò per capirsi.

- Sono venuto a prendere un nuovo viinir per Satine. Facci vedere quello che hai.-

L’uomo girò sui tacchi e li condusse, reggendo stretto il bastone, dentro l’allevamento. Satine era visibilmente affascinata da quelle bestie così forti e regali, ma non parlava ancora. Kyla provò a farle esprimere la sua opinione, ma la piccola rispondeva di sì o di no con lievi cenni del capo.

Il duca sospirò e proseguì il suo giro. 

Passarono lì tutto il pomeriggio. Distribuirono carote e zuccherini, lavarono e pettinarono, intrecciarono persino la criniera di un bellissimo esemplare candido come la neve. Kyla sapeva che questo, di norma, non era concesso, e si ripropose di ringraziare lautamente il vecchio Boba per avere compreso quello che lui e la bambina stavano passando e per aver offerto loro un modo diverso di ammazzare il tempo.

Satine stava accarezzando il muso di quel bel viinir, quando un nitrito più forte degli altri la distrasse. Allungò il collo per vedere di che cosa si trattava, e suo padre decise di assecondare la sua naturale curiosità ed accompagnarla nel tondino a vedere che cosa stesse succedendo.

Un grosso cavallo scuro come l’ossidiana si era impennato, trascinando con sé ben due degli uomini di Boba. Aveva delle corde attorno alle ali e un grosso cappio attorno al collo, ma pareva non importargli. Continuava ad impennarsi, schiumante, e a scalciare nel tentativo disperato di liberarsi, le orecchie indietro in segno di minaccia. 

- Che è successo, Boba?-

- Oh, è questo qua.- disse il vecchio, prendendo un filo di fieno e ficcandoselo in bocca mentre si sedeva su uno sgabello malconcio a tre gambe, sostituto della sedia malandata fuori dalla tenuta.- Non vuole saperne di stare fermo. Temo che sia impossibile domarlo, è un diavolo di bestia. Ce ne sono alcuni che sono nati liberi e non possiamo fare altro che lasciarceli, o diverranno pericoli pubblici.-

- Non si fa proprio avvicinare?-

- Macché, morde, calcia e manda a gambe all’aria tutto ciò che gli capita a tiro.- 

- Lo credo bene.-

Nel tondino calò il silenzio. 

Boba e Kyla rimasero attoniti, guardando Satine, che aveva lasciato la mano del padre ed aveva fatto un passo in avanti, verso l’animale. 

I due uomini ne approfittarono per allontanarsi da quella creatura impetuosa. 

Il resto, guardava perplesso.

- Nessuno vuole essere domato. Se è nato libero, tutto ciò che possiamo fare è rispettarlo, in quanto tale.-

Piantò gli occhi blu sul vecchio, il filo di fieno che penzolava dalle sue labbra aperte.

- Posso avvicinarmi?-

L’uomo tentennò.

- E’ pericoloso, bambina mia. Forse è meglio se lasci fare a qualcuno di più esperto.-

Satine sembrò pensarci su.

- Se mi bloccassero le ali, anche io darei di matto.-

Kyla era troppo contento per quello scambio di battute per curarsi davvero delle implicazioni di quell’affermazione. Satine continuava a fissare l’animale che sbuffava come un mantice, il pelo sudato rilucente sotto il sole. Ci fu un momento, in cui la bambina e la bestia si scambiarono uno sguardo fugace, prima che la piccola scavalcasse lo steccato e si introducesse nel tondino.

- Satine, torna indietro!- gridò il duca, ma ormai era tardi. 

Il viinir nitrì, minaccioso.

- Lo so. Credimi, lo so. Non devi avere paura, non di me. Non ho motivo di farti del male.-

La bestia la guardava, circospetto, la bava che colava dalla bocca contratta per la tensione. 

- Un giorno sono stata sulla groppa di un animale come te. Era di mia madre. Lei mi portava sempre a cavallo, diceva che faceva bene. Mi permetteva di sentire l’animale, capirlo, intuire quando era felice, o aveva paura. Mi insegnava a rispettarlo. Se era stanco o non stava bene, lo lasciavamo nella sua casetta, o gli facevamo compagnia.-

Il muso del grosso cavallo alato seguiva il moto della bambina, mentre le orecchie si spostavano lentamente in avanti. Era ancora guardingo, ma non sembrava avere paura di lei. 

Lei era un cucciolo, dopotutto, e gli animali sanno quando ne hanno di fronte uno.

Satine si era avvicinata piano al cavallo. Dall’alto della sua statura di bambina, riusciva a mala pena a raggiungere le ali. 

Salì sulle punte per togliere le corde. 

- Abbiamo chiamato anche il dottore degli animali, non so come si dice, quando non stava bene. Si chiama Ortense, ed è bella come te, solo che era della mia mamma, e per me non va bene. Erano amiche, loro due, ed io non posso sostituire la mia mamma. Io ho bisogno di un amico nuovo.- concluse, tirando via le corde anche sull’altra ala. 

La bestia non si mosse.

- Forse io e te potremmo essere amici.- gli disse, avvicinandosi lentamente al collo. 

Gli occhi neri del cavallo la squadravano, impassibili. 

- Potrei avere qualcuno con cui giocare. La mia sorellina è troppo piccola per giocare con me. Io sono sola. Ora più che mai.-

Ci fu un attimo di tensione quando la bestia scosse la criniera. Satine indietreggiò, rapida, e tentò di avvicinarsi ancora, con calma, per rimuovere l’ultimo cappio.

- Sei bellissimo, lo sai?- ed azzardò una carezza sulla criniera.- Sei veramente bello. Sei tutto nero, e io sono tutta bianca. Siamo completamente diversi, e forse è per questo che possiamo andare d’accordo. Vuoi giocare un po’ con me?- 

Cercò di sollevare il cappio. 

Kyla trattenne il fiato, una mano sul blaster che portava sempre nascosto sotto la giacca, pronto ad intervenire. 

Boba sedeva, ruminando il povero filo di fieno stretto tra le sue labbra.

Poi, il viinir abbassò il muso e lasciò che la bambina gli sfilasse anche l’ultima costrizione.

Il cavallo e Satine rimasero a guardarsi, in silenzio.

Infine, l’animale nitrì e spiccò il volo.

Satine saltò, ridendo, e gli corse dietro, giù per i campi della tenuta, mentre lo guardava volare su, nel cielo azzurro, domandandosi come ci si sentisse a stare in aria, a volare come le aquile, senza la gravità che ti trattiene a terra. 

Kyla, invece, era più che mai concentrato sulla realtà.

- Mi dispiace molto, Boba. Ti ripagherò del cavallo che hai perso. Nel tentativo di far stare bene mia figlia, ho commesso un errore.-

- Bah, questo è quello che succede ad assecondare i capricci di una mocciosa!- brontolò uno dei grossi uomini dentro al tondino, scuotendo il capo.

- Scusate, ma di che parlate?- sbottò il vecchio Boba, alzandosi dallo sgabello traballante. - Questo è un mezzo miracolo!-

Kyla sollevò un sopracciglio, e il vecchio si tolse il filo di fieno dalle labbra per usarlo come una bacchetta, per indicare Satine e il viinir. La bambina correva come una scheggia per i campi, con l’animale che volava esattamente sopra di lei, in cerchio, planando sempre più in basso. Poi, la bambina si fermò e l’animale atterrò di colpo, sollevando la terra con gli zoccoli e lanciandosi al galoppo lungo la pianura. Satine lo rincorse, ed il cavallo inchiodò, cambiando direzione. Lo fece di nuovo, ed ancora, ancora una volta, e Satine rideva.

- Sai che cosa stanno facendo, figliolo?- disse il vecchio poggiando un braccio sulle spalle del duca.- Te lo dico io, che fanno. Stanno giocando.-

Kyla rimase a guardare la scena, meravigliato, senza rendersi contro che gli altri mandriani li avevano raggiunti e stavano guardando increduli quella bambina che giocava con uno dei cavalli più indisciplinati e pericolosi che avessero mai avuto come se fosse stato un cane.

Poi, accadde l’incredibile.

Satine, stanca per la corsa, si sedette per terra, in mezzo all’erba alta. Il cavallo rallentò, anche se aveva sgroppato felice ancora un paio di volte prima di trovare requie. Con la coda ritta e il collo fiero, le ali che svolazzavano aperte, la bestia si avvicinò a lei e, con calma estrema, si mise a brucare l’erba accanto alla bambina, che lo grattò sul collo. Il cavallo parve apprezzare, perché avvicinò il muso al viso della piccola, e quella poggiò la fronte contro le grandi narici umide. 

I due si scambiarono uno sguardo.

Il cavallo piegò le lunghe zampe possenti e si adagiò per terra. 

Satine, sotto lo sguardo attonito di suo padre e di dodici uomini grossi come armadi che non erano mai riusciti a fare niente del genere prima, si arrampicò sulla schiena dell’animale e gli salì agilmente in groppa. 

La bestia si rialzò, e si diresse di gran carriera verso il capannello di uomini, planando delicatamente sull’erba.

- Posso tenerlo, papà?- disse la piccola quando fu vicina, abbracciata saldamente al collo dell’animale. - Può venire a stare con noi? Può anche fare amicizia con Ortense, se gli va!-

Kyla fissò il vecchio Boba per un istante.

- Quanto…-

- Scherzi?- fece quello, battendogli le mani sulla schiena come su un tamburo.- Te lo regalo! Mai vista una cosa del genere in anni di lavoro, dico io!-

- Suvvia, Boba…-

- Niente chiacchiere, ragazzo! La bambina oggi ha dato a tutti quanti noi una bella lezione. Un animale non dovrebbe essere né venduto, né domato, bensì conquistato e rispettato. Solo così se ne assapora la vera essenza!-

Fu così che Satine si portò a casa il suo viinir personale. Il suo nuovo amico e compagno di giochi. Lo chiamò Bukephalos, dagli antichi miti, e Kyla, Maryam e Athos scoprirono ben presto che il duo aveva incluso anche la buona vecchia Ortense senza troppi problemi. 

La più grande soddisfazione di Kyla, però, fu vedere la sua bambina mangiare come un minatore prima di scappare a giocare con i due animali, e dormire di gusto fino al mattino successivo e senza fare storie, rossa come un peperone dopo una giornata estenuante passata all’aperto. 

Il vecchio Boba avrebbe ricordato quel giorno fino alla fine del suo tempo, senza riuscire veramente a capire che cosa gli fosse accaduto di fronte. Molti, però, giurano ancora di ricordare il bagliore nei suoi occhi appannati, quando raccontava l’episodio ai curiosi che venivano a comprare i suoi animali.

- Un giorno una bambina mi ha fatto vergognare di fare questo mestiere!- diceva, seduto sullo sgabello traballante, le gambe sempre più storte e un filo di fieno sempre stretto tra le labbra, chiuse a compensare l’ormai palese carenza di denti.

- E pensare che suo padre credeva che la sua Via fosse fatta d’acqua. Ma no, dico io, la sua Via è fatta di aria! L’ho sempre detto, io, eh? Ricordatevele bene queste parole: la piccola Kryze è stata capace di fare questo a soli sette anni! Non voglio immaginarmi che cosa sarà capace di fare da grande!-

 

***

 

VOCABOLARIO MANDO’A

 

Voor mav viinir: abbr. viinir; lett. colui che corre libero nel vento; grossi animali alati capaci di volare, simili a cavalli. E’ la tipica cavalcatura delle Figlie dell’Aria. 

 

***

 

NOTE DELL’AUTORE: Ci voleva un capitolo più leggero, dopo la legnata che vi ho appioppato in quello precedente. Poi così leggero non è, ma è comunque meglio di niente, e poi ho sempre pensato che Satine si meritasse un abbraccio ogni tanto, da umani o cavalli fa poca differenza. 

Il vecchio Boba, costruito sull’immagine stereotipata degli allevatori di cavalli toscani, porta nel nome un chiaro omaggio al celeberrimo Boba Fett. 

Che le Figlie dell’Aria fossero ispirate alle Valchirie, l’avevo già anticipato e direi che ormai è abbastanza evidente. 

Bukephalos è greco, per Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno. 

Sono nerd e classicista. Abbiate pazienza.

Ci vediamo al prossimo capitolo! 

 

Molly.

  
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