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Autore: clairemonchelepausini    01/08/2021    1 recensioni
Le rimangono pochi mesi per finire il suo praticantato in una rivista giornalistica, l’ultimo tassello per raggiungere il suo sogno: diventare giornalista. Lo stesso sogno che viene messo a rischio dall’arrivo del nuovo direttore della rivista per cui lavora. Leonardo Morelli è uno dei giovani redattori che possiede più di una rivista e testata giornalistica, è abituato a stare al centro dell'attenzione, tutti lo applaudono per le sue capacità gestionali e manageriali mentre le riviste di gossip lo dipingono come lo scapolo d’oro che puntualmente si fa fotografare con una ragazza diversa ad ogni occasione. Un uomo cui non è mai capitato di trovare una donna che le tenesse testa, che non avesse paura di far sentire la sua voce. Una cosa è chiara, tra Rebecca e Leonardo non sembra correre buon sangue; lei è una spina nel fianco e lui un attraente arrogante, ma entrambi scopriranno di avere bisogno l’uno dell’altro. E col passare dei giorni, il rischio di infrangere promesse e piani fatti si fa sempre più concreto.
Saranno pronti a sostenere le conseguenze delle loro scelte, il peso dei pettegolezzi e lo stravolgimento delle loro vite?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ritrovo scrittori anonimi (s)bloccati
 
Capitolo 2


 
La giornata non poteva iniziare in modo peggiore, la notte di prima non aveva dormito molto, neanche dopo che la nonna le aveva preparato la sua cioccolata calda preferita nè quando l’aveva stretta a sé e l’aveva convinta a dormire nel lettone con lei, tanto da essersi svegliata con un forte e infernale mal di testa.
Aveva appena messo piede in redazione per capire che l’aria che tirava era peggiore di quella del polo nord e già così non doveva aggiungere altro. Cercò di non curarsi molto del chiacchiericcio dei suoi colleghi, anche perchè lei ne era sempre esclusa; poggiò tutte le sue cose, si sedette alla scrivania e accese il computer. Aveva del lavoro da fare, indipendentemente da quello che si diceva in giro; non aveva mai creduto alle voci di corridoio. 
Rebecca sapeva bene che la redazione del quotidiano L’Osservatore, il giornale che osserva e riporta tutte le notizie, fosse un piccolo posto da dove partire, ma ormai le mancavano pochi mesi per finire il suo praticantato. 
Stava per leggere le miriadi di email che ogni giorno le arrivavano quando sentì un inconfondibile rumore di passi che si avvicinava; chiuse tutto e si alzò, pronta con la sua cartellina e la penna per prendere gli appunti che il grande capo le avrebbe dato.
Non c’era giornata peggiore di questa per far incazzare il capo.
«Ferrari rilassati, mettiti comoda e invia un’email a tutti i dipendenti avvisandoli di portare carta e penna alla nostra riunione delle nove e comunica inoltre che il prossimo ritardatario sarà licenziato» affermò, abbozzando un sorriso e sistemando la cravatta che tutte le mattine indossava fuori dall’abito e sempre spiegazzata.
«Sarà fatto signor Mariani» rispose lei in modo professionale e determinato, ma prima di andarsene la guardò un’ultima volta e ammiccò.
Tra i due c’era un accordo, lei avrebbe finito i diciotto mesi di praticantato nella sua redazione e poi lui le avrebbe dato una lettera di raccomandazione che l’avrebbe fatta entrare in una delle più grandi testate giornalistiche.
Oh, beh, l’accordo era quello, almeno fino a quando le cose non erano cambiate e il signor Mariani non era più sicuro di poter mantenere la sua promessa, ma questo Rebecca non lo sapeva ancora. 

L’ora designata era arrivata più velocemente di quanto avrebbe voluto, lei era sempre la prima ad arrivare, seppure non le spettasse; preparò carta e penna per tutti perchè sapeva già che i suoi colleghi non l’avrebbero fatto, riassettò l’ angolo della sala riunioni per acqua e caffè e sistemò tutte le sedie in modo che fossero ben allineate.
Non si accorse che aveva attirato l’attenzione di qualcun altro, un uomo che era rimasto sullo sfondo e che la stava osservando da tutto il giorno.
Rebecca si lisciò i pantaloni neri che quel giorno aveva indossato, sopra aveva accostato una maglietta leggera, violetta che risaltava le sue forme senza però farla sembrare volgare, anzi piuttosto professionale.
Nel mentre arrivavano i suoi colleghi, lei ritornò con la mente a tutti i punti della lista che avrebbe dovuto fare quel giorno, ma ritornò alla realtà quando vide apparire il signor Mariani.
Prese posto vicino al capo della redazione, aspettò che ognuno dei colleghi occupasse il proprio posto e poco dopo si girò verso il capo per sentire gli annunci di quel giorno.
Rebecca si sistemò sulla sedia e aveva ancora gli occhi abbassati quando sentì non due, ma ben quattro passi avvicinarsi verso di loro. E quando i suoi occhi si scontrarono con quelli dell’uomo misterioso, capì che tutte le certezze che aveva avuto fino a quel momento erano svanite, nello stesso momento in cui lui era apparso.
I mormorii e il chiacchiericcio sì intensificò, lei si guardava attorno e continuava a non capire perché tutto quel trambusto, ma le bastò ascoltare le parole del suo capo per mettere tutti i pezzi del puzzle al loro posto.
«Calma gente, so bene che da giorni girano diverse notizie, sicuramente alcune vere e altre no, ma oggi vi chiarirò ogni dubbio» affermò l’uomo, schiarendosi la gola e sistemando la cravatta nervosamente, un gesto che non passò inosservato a nessuno.
«Forse alcuni di voi l’avranno sentito, ma per quelli che non lo sanno, v’informo che il giornale sta per battere la bancarotta, purtroppo ho provato a far risalire le sorti della redazione, ma gli investimenti dei precedenti due capi redazione hanno reso il tutto molto difficile» parole che disse guardando ognuno di loro negli occhi, gli stessi che sorpassarono volontariamente quelli di Rebecca. Non poteva deludere quella ragazza, soprattutto non voleva vedere i suoi occhi feriti e pieni di rabbia.
«E l’uomo che è al mio fianco è colui che ci aiuterà in questo passaggio, non mi sto arrendendo, ma lascio il testimone all’uomo che ha portato al vertice la rivista Veritas» e un clamoroso oh si alzò dai vari giornalisti, mentre Mariani poggiò gli occhi su Rebecca, la stessa che aveva appena spalancato gli occhi.
«Credo che tutti conosciate la rivista, così come il suo motto che è diventato il mantra di ogni gesto, in altre parole Veritas vos Liberat ed è così che vi presento Leonardo Morelli» a gran voce, fiero di se stesso annunciò lui, mentre la mente di Rebecca si perse in ogni altro dettaglio, trascurando il resto della conversazione e ammirando quell’uomo che si trovava davanti a lei.
Non aveva mai pensato a qualcuno in quei termini, non che non avesse avuto dei ragazzi, ma quell’uomo trasudava passione, pericolo, mistero e sicuramente un grosso allarme di don Giovanni. Era innegabile che fosse attraente, ma sapeva bene anche che lui era tutto quello da cui era sempre scappata negli anni; le era già bastato avere il cuore a pezzi e sicuramente non avrebbe messo a rischio il suo lavoro per un uomo.
L’amore per la verità, per la lettura, per la voglia di approfondire ogni aspetto del mondo, per raccontare ogni avvenimento dal più bello al più drammatico l’avevano portata al posto dove si trovava ora.
Rebecca Ferrari sarebbe diventata una grande giornalista, non avrebbe mai tradito una promessa fatta, così come non sarebbe venuta meno ai suoi principi e, ancor meno alla verità.

La vita sapeva bene come sorprenderla, stava a lei adesso giocare con le carte che si trovava tra le mani.
C’è l’avrebbe fatta? Quello era da scoprire.

 

++++++ 


Erano passati diversi giorni, in redazione c’era ancora molto tumulto e, nessuno poteva capacitarsi che di lì a ben poco le cose sarebbero cambiate.
Perché?
Rebecca non aveva dubbi, il famoso Leonardo Morelli, la persona che si trovava sulle bocche di tutti sicuramente avrebbe voluto rivoluzione ogni cosa.
Ehm… lei era ancora sconvolta, si era portata avanti in quei giorni come un automa, ancora non aveva percepito ciò che sarebbe successo e quello che significava per lei.
La sua giornata procedeva bene, aveva svolto diversi punti della sua lista del giorno quando all’improvviso venne assalita da una paura immensa, da una tristezza che le bloccava il fiato e dagli occhi che le bruciavano perché tratteneva a stento le lacrime.
Il signor Mariani non perse un attimo di quel momento, la guardò dal vetro del suo ufficio e sospirò, aveva aspettato quel momento e ora avrebbe dovuto affrontarlo.
«Dannazione!» esclamò borbottando, facendo stridere la sedia e alzandosi di getto.
Quella ragazza era come se fosse sua figlia, quella che non aveva mai avuto ma che pregava arrivasse.
Al passaggio del capo tutti presero a fare qualcosa, chi a schiacciare ritmicamente le dita sulla tastiera, chi faceva fotocopie, chi correggeva bozze e chi cercava di sgomberare la propria scrivania.
Rebecca raggiunse il terrazzo appena in tempo, copiose lacrime scivolarono sul suo viso, non riuscì più a trattenerle.

Cercò di prendere in mano il suo autocontrollo, ma le mancava la forza per farlo perché adesso la sua vita era in bilico, proprio dopo tutto ciò che aveva dovuto fare per cavarsela.
«Non è giusto» affermò ad alta voce, con una tristezza immensa che traspariva, la rabbia che solcava il tono e il cuore ferito.
Non lo sentì arrivare, ma sussultò quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e ci volle tutto il suo autocontrollo per non girarsi e posizionare il suo pugno sul viso del capo.
«Maledizione, mi ha fatto prendere un colpo» disse senza emozione, spostandosi dal suo posto, correndo ad asciugarsi gli occhi, ma era troppo tardi.
Mariani l’aveva già vista e Rebecca non poteva nasconderlo e poi, che senso avrebbe avuto?

“Mai mostrarsi debole” rammentò a se stessa, con voce forte e dura.
“Mai abbassare la guardia” continuò il suo io a ricordarle.
“Mai farsi trovare impreparata” finì quella voce nella sua testa che, piuttosto che aiutarla la buttò nello sconforto.
Stava venendo meno alle sue regole e, sapeva che non doveva accadere, mai, per nulla al mondo.

«Mi dispiace» iniziò il direttore, ma quelle parole accesero la rabbia nei suoi occhi e, si dovette mordere la lingua per non dire ciò che da giorni stava tenendo dentro.
«Non è colpa sua, ho sbagliato ad abbassare le mie difese e a credere che..», ma non fece in tempo a finire che lui la fermò mettendole una mano sul braccio scuotendo il capo.
«Rebecca sai bene che per me sei come una figlia, l’ultima cosa che volevo era ferirti e so bene che non te lo meriti e…»
«Eppure è quello che è successo» convenne lei, non lasciandosi più addolcire da quell’uomo e rispondendo a modo.
«So che non mi perdonerai mai, tuttavia io farò di tutto per farti rimanere qui, per farti avere un lavoro dopo il praticantato e per far sì che tu possa realizzare il tuo sogno» affermò il signor Mariani con determinazione, sorridendo e guardandola con gli occhi di un padre.
La verità era molto ben lontana da quella, lui non lo era e lei non aveva più un padre.
Rebecca si sistemò i vestiti, fece un segno del capo e voltando le spalle si avviò verso il bagno, doveva risciacquare il suo viso e tornare operativa.

“Non farti abbattere da niente e nessuno” ricordò ancora una delle sue mille regole, ma a volte era più facile a dirsi che a farsi.

Ancora una volta la vita le stava mettendo davanti un ostacolo, lei doveva solo prendere la rincorsa, prepararsi a saltare, alzare appena in tempo la gamba nella giusta posizione e superarlo.
Poteva farcela.
Lei era Rebecca Ferrari.
Aveva appena messo piede sulla soglia della stanza quando le parole del suo direttore la colpirono, ghiacciando il sangue e facendola arretrate appena in tempo per vedere il suo viso.

«Un giorno qualcuno lo scoprirà» disse semplicemente, con tono pacato, senza minaccia e con un timbro appena addolcito.
La superò lentamente, si voltò a guardarla e ritornò nel suo ufficio.
Rebecca rimase in quella posizione per un tempo che sembrò infinito, ma che in realtà era solo pochi secondi.
Ogni cosa crollò; le sue certezze vennero frantumate, la paura ritornò a tartassarla e il suo cuore prese a battere a ritmi di un tempo.Veloci, sempre più veloci quasi come a darle la sensazione che il cuore le esplodesse dal petto e potesse uscire, lasciandola priva di vita davanti agli occhi di tutti.

“Riprenditi” s’impose con freddezza.
“Nessuno sa chi sei. È impossibile che sappia” continuo la voce nella sua testa, ma quelle parole sembravano scivolarle addosso.

Rebecca voleva certezza, così con passi determinanti si diresse nell’unico posto in cui avrebbe potuto trovarla.
C’era quasi, poteva sentire sulle labbra le parole che avrebbe detto, quando all’improvviso la sua strada venne bloccata.
Fece appena in tempo ad alzare gli occhi quando si trovò davanti il nerd capo degli informatici.
«Sappiamo bene che mi faranno fuori, ma tu rimarrai e ballerai sui nostri cadaveri» e, a quelle parole Rebecca sorrise appena, accentuò un sorriso, ma si morse le labbra per non ridere con gusto.
«Prima di essere licenziato devo togliermi questo peso», ma Rebecca lo interruppe, non poteva sopportare altro.
«Max, sembri uscito da un film catastrofico o da uno di quelli dove il nerd informatico annuncia un complotto, calmati, continua a fare il tuo che vedrai…»
«Rebecca, sicuramente nessuno te lo dirà mai, ma tu fai paura agli uomini, hai un carattere che intimorisce noi poveri umani e con i tuoi atteggiamenti non dai spazio a nessuno di dire la sua, di avere un’ opinione diversa dalla tua» e, prendendo fiato passò una mano sui suoi capelli, spettinandoli appena, e guardandola negli occhi continuò.
«Non ci hai mai dato l’opportunità di invitarti fuori per un drink, sei sempre sembrata fuori dalla portata di tutti noi, ma Rebecca Ferrari sei come tutti noi, anche la tua testa può partire anche se il capo..» e, a quelle parole in tutta la stanza risuonò uno schiaffo che fece arrossire la guancia di Max.
«Non ti permettere mai più a dire una cosa così» ribattè a denti stretti, con voce furiosa, con gli occhi che lanciavano fiamme.

«Potrai sentirti a un gradino sopra tutti noi, ma non è così. Sei bellissima, sexy ma anche irraggiungibile. Avrei voluto avere il coraggio di farmi avanti prima, ma tu te la sei sempre tirata e, sì, può essere intrigante ma è anche asfissiante».
Lei continuava a rimanere senza parole mentre la rabbia le montava dentro. Era scioccata eppure le veniva da ridere. Era tutto sbagliato e non c’era niente di più falso in quelle parole, in quel discorso.
«E tutto questo papiro è per dirti che… Azzurro è il mare, come i tuoi occhi», ma stavolta Rebecca non resistette più, scoppiò a ridere e senza dire una parola gli voltò le spalle e se ne andò.
Sì, proprio così, adesso Rebecca Ferrari poteva dire di aver visto di tutto.
Max fece due passi, si sfiorò la guancia rossa e dolorante e prima di ritornare nel suo ufficio notò dei passi che lo raggiunsero.
«Lei potrà essere tutto questo, ma non è un suo problema, sei tu che sei una mezzasega che non sa nulla di donne. Lei è tutt’altro che sfiancante e, se ti fa intimorire e spaventare è perché non sei un uomo e poi.. imbecille… i suoi occhi sono verdi» e, a quelle parole Max si girò, ma non fece in tempo a vedere l’uomo che era già di spalle.
Le sue parole risuonavano ancora nella redazione, ma nessuno seppe chi le avesse dette.

 
   
 
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