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Autore: kaze_to_rai    31/08/2009    2 recensioni
Il piccolo Daniel ne scoprì uno, mentre puliva la camera del suo amico; Isabeau ne trovò un altro, curiosando tra le cose del marito scomparso: due coltellini che avrebbero cambiato il loro modo di vedere Ian.
Perché Ian ha tanti segreti. Troppi, direbbe Ponthieu.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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un orgoglioso shinobi a chatel argent - prologo Prologo 

La stanza era devastata, lo dovevo ammettere; il letto era distrutto, certo, e i mobili sembravano sventrati, ma un motivo c'era. Non ero impazzito, non avevo deciso di cambiare forzatamente l'arredo della camera del mio migliore amico, non stavo cercando i suoi risparmi né l'ingresso di un mondo segreto, forse quello sì, in un certo senso.
Avevo semplicemente visto, alcune ore prima, una cosa metallica spuntare dal letto disfatto di Ian.
Il mio amico, quel giorno, era uscito di corsa lasciando la camera abbastanza disordinata - per i suoi canoni - e mia madre mi aveva pregato di riordinarla per fargli una sorpresa, e poi era uscita anche lei, con mio padre.
Ed era stato allora, mentre avevo iniziato a rifare il letto mogio mogio, che l'avevo visto. Era una punta di metallo, e io, preoccupato, avevo sollevato le lenzuola: ed ecco, che una sottospecie di coltello mi si era rivelata. Spaventato, allarmato e sconvolto, avevo subito pensato che il mio povero amico fosse giunto sull'orlo del baratro, ed ero corso a vedere sul web che tipo di arma fosse, per farmi un'idea di dove potesse averla acquistata; decisi che poi avremmo fatto una bella chiacchierata, non prima di aver frugato tutta la sua stanza.
Il web m'informò che si trattava di un kunai, un'arma ninja: era chiaro che Ian avrebbe cercato di giustificarne la presenza dicendo che voleva fare il cosplayer; forse avrebbe potuto ingannare la mia prozia Lauren, ma non me, né tanto meno mio padre.
Mia madre non contava, e neanche Martin, che aveva ancora quattro anni, ma già dimostrava di preferire Ian, Il Figo Liceale, a me.
Frugando nella stanza, trovai soltanto una cosa che fosse estranea alla normale vita di Ian, fatta di studio, studio e ancora studio: una foto che raffigurava lui da bambino, insieme ad una ragazzina dall'aria familiare e ad un altro pargolo, tutti avvolti nell'abbraccio di un losco figuro dai capelli scuri legati in una curiosa coda modello ananas. 
Un kunai e una foto. Un bottino curioso, e sicuramente troppo misero rispetto alla distruzione che era costato... ma in ogni caso, Ian mi doveva una spiegazione.
Tornò venti minuti dopo, il mio amico, e non gli diedi tempo di entrare in camera per sventolargli il kunai sotto al naso.
- Questo cos'è?
Ian boccheggiò. - Un... giocattolo per un cosplay...
Come da copione.
- Ian! Non credere di potermi fregare così! E chi sono queste persone nella foto?
Vedendola, cambiò colore. - Sono mio zio e i suoi figli, ma non amo parlare di loro perché sono andati a vivere in Venezuela.
Non gli credetti. Assolutamente. Neanche da bambino ero facile da ingannare. - Ian. Faccio vedere questo coso a papà, se non mi rispondi.
La minaccia ebbe effetto, e il mio amico si passò la mano sul viso, un tic nervoso che si ripresentava ad ogni compito in classe. - Non ti posso spiegare, Daniel, o dovrei ucciderti.
- Molto epico, ma preferisco sentire la tua spiegazione.
- Io... amo i manga, ma è imbarazzante.
Lo guardai molto, molto perplesso. - Ian?
Il mio amico mi rimandò un'occhiata angelica. - Daniel?
- Mi prendi in giro?
- Sul mio onore, non lo farei mai.
Sospirai. - Va bene. Cosa c'entra la foto? Chi sono? La conosco, la bambina?
Ian trasalì. - No!
E fu allora, che ebbi la certezza di conoscerla. - Una tua amica?
- Non mia. - borbottò Ian - Di una mia amica.
- Un'amica d'infanzia di una tua amica ancora più intima?
Ian aspettò alcuni istanti per rispondere, lottando con sé stesso, e alla fine si sedette sul divano dell'ingresso. - Daniel, non mi crederesti mai, ma il mio nindo è di non tradire gli amici. E tu, sei il mio più caro amico. Voglio dirti la verità.
- Ti ascolto.
Ian si passò di nuovo la mano sul viso. - Quella è veramente mia cugina, ed è la ragazza più popolare della mia scuola: l'avrai vista qualche volta quando mi aspettavi all'uscita.
- Donna Barrat!- esclamai, ricordandomi il suo nome.
- Si. Il ragazzo, invece, non è nostro cugino, ma il nostro compagno di squadra, e l'uomo il nostro istruttore.
E fu così, che nel candore dei mie tredici anni iniziai a sospettare che Ian avesse un fosco passato come boy-scout. - Istruttore?
- Si. Il mio sensei Nara Shikaku... Vedi, mio padre e la madre di Donna, erano fratelli, e sono nati in un posto molto lontano, chiamato Konoha, in uno stato la cui esistenza è mantenuta segreta.
Risi. - Ian, puoi dirmelo se eri un lupetto!
- Non lo ero. Ero e sono un ninja, Daniel.
- Eh? Ma dico, il cosplay ti ha dato alla testa?
Ian sospirò con aria da martire. Una cosa che gli veniva particolarmente bene. - Il Paese del Fuoco, come tutte le Terre Ninja, è in una zona protetta da una barriera di chakra che impedisce agli esterni di vederlo e agli interni di guardare fuori; mio padre e sua sorella sono stati mandati in missione all'esterno, per esplorarlo, e si sono integrati nella società. Si sono sposati, e hanno mandato noi bambini a studiare a Konoha... ti ricordi il college? Ero a combattere a Konoha, in realtà. Vedi, dopo alcuni anni d'istruzione scolastica, si passava a missioni vere, in squadre di tre allievi più un maestro; questo è il mio gruppo. Ormai, sia io che Donna siamo ninja di alto livello, e continuiamo il lavoro di esplorazione dei nostri genitori, salvo tornare a casa a salutare e fare rapporto.
Lo guardai perplesso. - Hai un futuro da scrittore, amico.
Ian imprecò in una lingua che non conoscevo, e con un unico fluido movimento mi attaccò alla parete.
- Io sono un orgoglioso shinobi della Foglia, e te lo proverò. - ringhiò Ian, e con la mano libera iniziò una serie di movimenti che comportarono la distribuzione nell'aria della stanza di un impressionante numero di coltellini; subito, Ian mi lasciò e con uno scatto recuperò le armi saltando come in Holly e Benji.
- Cavolo. - dissi. Avevo un amico shinobi, qualunque cosa fosse.

Da allora, mantenni il segreto. Lo mantenni durante gli anni del liceo, durante quelli dell'università, e durante i mesi nel medioevo.
Lo mantenni sempre.
Questo, finché non arrivò la lettera.


Se non si fosse capito, questa fan fiction è un cross-over con Naruto. Dal punto di vista di Hyperversum, la storia è collocata dopo "Il cavaliere del tempo", ma gli spoiler saranno insignificanti. Dal punto di vista di Naruto, invece, la ficcy ci svolge all'inizio dello shippuuden, per ragioni temporali che saranno più chiare in seguito.
Questa - oltre a essere la nostra prima fan fiction seria (seria?, nd rai) - è la prima storia dove utilizziamo il cross-over: speriamo di fare interagire bene i personaggi, e ci scusiamo per eventuali ooc.
E' stata scritta durante la nostra vacanza al mare (ma è iniziata prima della partenza, nd kaze), sul terrazzo con davanti le casette, le palme, l'isola... e lo stomaco di kaze che puntualmente a metà capitolo muggiva disperato per la merenda (giusto, nd kaze) (ma che seccatura, nd rai) (cattiva, nd kaze) (sfaticata, nd rai) e rai si faceva pregare per portare il cibo (già-già, nd kaze) (zitta e scrivi, nd rai) (obesa!!, voce dal salotto) (pa-papà... ma io... nd kaze) (kukuku, nd rai); in questo istante, ad esempio, è kaze che scrive (si sente, nd rai) e lo fa su promessa da parte di rai di uno yogurt con biscotto (uno solo?, nd kaze) (uno!, voce dal salotto) (si, uno, nd rai).... (ma non abbiamo scritto che la storia è tutta finita, nd rai) (lo avrei fatto, se mi avessi portato due biscotti, nd kaze. abbiamo un accordo?)
* kaze guarda speranzosa rai che fa finta di niente. kaze muggisce per la fame *
Aspettiamo le vostre recensioni.
Saluti,
Kaze_to_r>ai

(rai non mi ha portato il secondo biscotto, nd kaze)
* rai si alza, e va a chiedere nel salotto se kaze può prendere un altro biscotto. torna. "il capo dice di no". kaze sospira, e cerca di creare la coockies no justu *
  
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