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Autore: Beverly Rose    31/08/2009    3 recensioni
Kagome guardò i resti della camicetta, abbandonata sul tappeto, contrariata. Voleva fare la stilista “da grande” e tutti i suoi amici lo sapevano e la incoraggiavano sempre con entusiasmo. C’era da dire, però, che quando la ragazza annunciava di aver appena disegnato un nuovo modello e di essere alla ricerca di qualcuno sul quale cucire il vestito, tutti si dileguavano. L’ unico che rimaneva era il suo ragazzo, Inuyasha, che da un anno e mezzo -la durata della loro relazione- si prestava a farle da manichino, non senza lamentarsi il più possibile. ... Donate una recensione ad una povera Bev alle prime armi. Pigiate il bottoncino giusto.XD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata... Salve! Lo scorso capotolo ha ricevuto una recensione in più del solito, sono contenta, spero vada avanti così!^^
So che molti di quelli che leggono possono non aver apprezzato il distacco che sto crenado fra Kagome e Inuyasha ma è proprio dove ho bisogno di arrivare. In questo sito ci sono molte bellissime fan fiction che parlano di loro che sono molto lontani all'inizio e poi si avvicinano ma chissà perchè a me riesce difficile scriverle e mi trovo meglio a fare il contrario. O___O Ok, bando alle ciancie, va là! Ecco il capitolo nuovo.^^

P.S. Mi era venuta l'ansia ad usare quel carattere così grande per i capitoli, non è meglio in piccolo, che dite?O_o






- Forse lascio- disse Kagome a stento, piantando le dita nelle spalle di Inuyasha.

- Sul serio?- soffiò lui contro il suo collo.

Lei annuì spostando la testa per offrirgli maggior accesso alla propria pelle.
Era mattina, fin troppo presto, la prima dopo tempo in cui Inuyasha non si era preoccupato di scortare Kikyo; approfittando dell’anticipo con cui avevano raggiunto scuola, lui e Kagome si erano rinchiusi in un cubicolo del bagno (per giunta delle ragazze) per dimostrarsi almeno parzialmente quanto avessero sentito la mancanza l’uno dell’altra
.
- Sto cominciando a rimanere indietro con lo studio- tentò di spiegare la ragazza, mentre Inuyasha le strattonava la camicetta non troppo gentilmente e faceva scendere la propria bocca oltre il suo colletto- e credo proprio che Naraku non pubblicherà niente di mio. Non ho più voglia di farmi prendere in giro.

- Mmmh- fece solamente lui attaccando i bottoni della sua divisa e spingendola ulteriormente contro la parete.

Kagome realizzò che probabilmente il suo ragazzo non aveva prestato attenzione ad una parola di quello che aveva appena detto; con un’alzata di spalle, spostò le mani dalla schiena di Inuyasha e le lasciò scendere lungo il suo petto, finché non trovarono la sua cintura.
Inuyasha alzò la testa per baciarla, le sue mani si chiusero strettamente attorno alla sua vita.
La campanella suonò.

- Lascia perdere. Che importa?- mugolò Kagome contrariata, ma allo stesso tempo abbandonò la cintura del suo ragazzo per toccargli i capelli; lui appoggiò la fronte contro la sua spalla e smise definitivamente di muoversi, se non si contavano le orecchie da cane, che si agitarono più volte con stizza.
Caritatevolmente, la campanella concluse il suo trillo.

- Andiamo?- chiese la ragazza. Avvertì le mani del mezzo demone mollare di malavoglia la presa su di lei.

- Controlla se non ci sono ragazze pronte a strillare per la mia presenza qui- borbottò solo.

I due scivolarono furtivamente via dal bagno e verso la loro aula. Trovarsi ridotti a dover approfittare del tempo che passavano a scuola per stare insieme, aveva portato Kagome a decidersi che se il suo viscido capo non le avesse dato qualche motivo in più per rimanere a lavorare per lui -qualcosa di diverso dalle proposte velate e dalle vaghe allusioni senza fondamento a contratti definitivi o alla sua collezione pubblicata- si sarebbe licenziata. Che non potesse trascorrere il tempo adeguato con il suo ragazzo ma neppure con i suoi amici e che si ritrovasse in difficoltà nel terminare i compiti o studiare, per colpa di un lavoro che non le offriva in cambio nulla di soddisfacente, si stava dimostrando davvero troppo per lei da sopportare.

- Allora vuoi mandare Naraku a quel paese?- Inuyasha interruppe le sue cupe elucubrazioni, mentre prendevano entrambi posto accanto a Miroku nell’ultima fila di banchi.
Kagome gli sorrise di rimando, colpita che dopotutto lui avesse ascoltato quello che diceva.

- Ci sto ancora pensando- rispose semplicemente - ma sono abbastanza propensa per il sì: Naraku mi sta prendendo in giro alla grande.

- Si meriterebbe una lezione, quello- ringhiò Inuyasha- è un problema se lo prendo a calci?

- Credo che lo sia, amore- Kagome gli accarezzò una spalla con la punta delle dita, immaginando la reazione del suo ragazzo se avesse saputo il motivo principale per il quale lei avrebbe voluto che Naraku fosse stato preso a calci. Non richiesta, le tornò alla mente la frase che le aveva detto proprio Naraku, uscito dall’ascensore dopo il suo primissimo giorno di lavoro:
Dico solo che ti si sta presentando una grande occasione, non dovresti sprecarla.”.

Ritirò la mano che sfiorava la schiena del suo mezzo demone e la strinse convulsamente in grembo con l’altra.
Inuyasha la scrutò interrogativo ma in quel momento fece il suo ingresso il professore della prima ora e tutti gli studenti si concentrarono loro malgrado su di lui.
Kagome appoggiò il gomito sulla superficie del banco ed il mento alla mano, facendo del proprio meglio per seguire la lezione; la mano di Inuyasha che si muoveva quasi distrattamente lungo la sua gamba non aiutò molto; il pensiero che quel pomeriggio sarebbe dovuta andare al lavoro, ancora meno.


***


Quando Kagome raggiunse il simil-ufficio di Yura, trovò proprio la sarta rannicchiata sulla sua scrivania, singhiozzante e sconvolta.

- Yura!- si preoccupò lei, affrettandosi nella sua direzione (e abbandonando la propria borsa a terra)- E‘ successo qualcosa? Ti senti male?

- Sì!- esclamò la sarta con voce tremante.

La ragazza si arrampicò sulla scrivania e sedette accanto a lei- Sì quale delle due?

- Sì tutte e due!- la voce della donna si fece leggermente più energica, mentre si voltava a guardarla, rivelando un viso rosso papavero e strisce di mascara su entrambe le guance ancora bagnate di lacrime- Sì, è successo qualcosa e sì, mi sento male.

- Oh …

Kagome si guardò ansiosamente intorno, come nella speranza che qualcuno le suggerisse cosa fare in casi simili ma prevedibilmente non sopraggiunse nessuno; si sporse verso Yura e le circondò le spalle con un braccio. Non aiutò: Yura ricominciò a piangere se possibile più di prima e tornò a nascondere la faccia fra le mani, fasciate da ben due metri gialli attorcigliati attorno alle dita.

- Yura?- insistette Kagome - ti prego, dimmi che è successo. Posso fare qualcosa?

- Oh, tesoro-  disse la sarta fra un singhiozzo e l’altro -non puoi fare proprio niente. Naraku è stato qui e praticamente mi ha detto che ha una mezza idea di licenziarmi.

- Cosa?

Kagome sobbalzò, presa in contropiede dalla notizia e liberò Yura dalla sua stretta per passarsi entrambe le mani fra i capelli. Lei non sembrò notarlo, si strofino le nocche sugli occhi, spargendo altro mascara sulle guance, annuendo mestramente.

- Dice che tu lavori molto meglio di me e sei qui solo da pochissimo- rivelò, come se per Kagome tale affermazione non significasse niente - dice che pensa di assumere un paio di sarti nuovi ed eventualmente mandarmi a spasso. Ci credi? Io qui ci lavoro da anni!

La sarta scoppiò nuovamente a piangere, senza smettere di strofinarsi le mani sul viso che oramai era un autentico pasticcio di strisce nere e rosse.
Kagome rimase in silenzio, cercando di assimilare velocemente tutte le nuove informazioni che Yura le aveva fornito; non riuscendoci neppure minimamente tornò ad occuparsi del tentativo di consolare la donna, azione che pareva altrettanto infattibile.

- Yura- chiamò sottovoce -ti stai preoccupando per niente, non ha detto testualmente che “sei licenziata”- la sarta puntò su di lei gli occhi neri umidi, interrompendo i suoi singhiozzi.

-- proseguì Kagome -L’ho capito, sai, quello, adora terrorizzare psicologicamente la gente, lo si vede persino dalla sua faccia!

Kagome si ritrovò più infervorata di quanto avrebbe immaginato, tuttavia con il suo discorso sembrava essere riuscita nell’intento di far smettere la sarta di piangere, perché troppo occupata a fissarla con tanto d’occhi.

- Tesoro- ripeté, il tono di voce che sembrava aver riguadagnato quella sfumatura svenevole che la caratterizzava - Tu sì che l’hai capito.

Lasciò vagare lo sguardo per la stanza; la ragazza si accorse che si stava srotolando entrambi i metri dalle dita. Rimase in silenzio.

- Beh- esordì infine Yura, balzando giù dalla scrivania e facendo scivolare i due metri gialli a terra- credo proprio che oggi mi prenderò una giornata di permesso, visto che per il capo sono così incapace.

- Ma …! - tentò Kagome. Voleva lasciarla lì da sola?
L’altra non la lasciò neppure finire:

- Non ti dispiace, vero cara? I modelli e i disegni dovrebbero arrivare a momenti. Non dovresti avere problemi, visto che a differenza mia, tu di questo posto hai capito tutto.

La ragazza non rispose: Yura aveva parlato con un tono inaspettatamente velenoso, nonostante la sua espressione fosse rimasta neutra. Un secondo dopo, Yura le voltò le spalle ed uscì impettita dalla stanza, alzando appena la mano a mo di saluto.
Kagome rimase immobile, ancora seduta sulla scrivania a fissare la porta dalla quale la sarta era sparita. Era sinceramente dispiaciuta per lei: la conosceva da pochissimo ma era sempre stata gentile e disponibile con lei; era sì un po’ stravagante, a cominciare dal modo di vestire per finire con la sua maniera di comunicare con il prossimo. Yura era una di quelle persone che dicevano senza troppo problemi (o  cervello, forse) esattamente quello che pensava a chiunque. Piuttosto imbarazzante, magari, ma non per questo sgradevole.
E ora Naraku pensava di buttarla fuori dal suo giornale. Non solo: potendo scegliere fra Yura e Kagome, avrebbe tenuto proprio Kagome. Impressionante. Interessante.
- Wow- soffiò la ragazza a mezza voce. La parola si udì distintamente nella stanza vuota.

Kagome si alzò, pronta per ricevere i modelli, recuperando uno dei metri abbandonati a terra; ci ripensò e li raccolse entrambi per poi legarsene uno attorno al polso. Yura forse era fuori, ma lei era dentro.

“Dico solo che ti si sta presentando una grande occasione, non dovresti sprecarla.”.


***


Inuyasha, seduto alla scrivania nella sua camera, scarabocchiò su un lato del libro di matematica, senza degnare di uno sguardo gli esercizi che avrebbe dovuto risolvere per il giorno successivo; anche se l’avesse fatto non sarebbe cambiato nulla: non sarebbe riuscito a concluderne nemmeno mezzo. Da qui i disegnetti a bordo foglio.

- Usciamo?- chiese rivolto a Miroku, che se ne stava sdraiato sul suo letto senza fare nulla se non fissare il soffitto con intensità- tanto questa roba non la so fare. Con Kagome di solito alla fine riuscivamo a concludere qualcosa, ma da solo …

Lasciò la frase in sospeso, occupato a ricordare a sé stesso per la milionesima volta quanto fosse seccante che la sua ragazza fosse impegnata tre pomeriggi a settimana e che il suo lavoro influisse anche sul resto delle sue giornate.

- Buona idea- approvò Miroku, alzandosi a sedere ed estraendo il cellulare dalla tasca -Chiamo Sango.

- E io che faccio?- ringhiò il mezzo demone- reggo il moccolo?

- Ah!- il suo amico scattò dal letto e gli batté con energia il palmo sulla schiena- Su con la vita, amico! Guarda il lato positivo: sì, forse la tua ragazza è così presa dal suo lavoro da non calcolarti, forse gli altri giorni è così stanca che non ha mai voglia di uscire e forse domani il prof ti ucciderà perché non hai fatto i compiti, ma …

Miroku si interruppe e sbatté le palpebre un paio di volte, apparendo assolutamente tonto

- Ok, forse non c’è un lato positivo- concluse con nocuranza.

- Grazie- sibilò Inuyasha, balzando letteralmente dalla sedia e infilando di volata la porta- Sesshomaru, esco!- gridò poi alla casa apparentemente vuota, non preoccupandosi di controllare se questi avesse veramente sentito. Dopotutto, il Grande Fratello non aveva solo occhi ma anche orecchie ovunque.
I due ragazzi abbandonarono casa e compiti di matematica senza rimpianti
Inuyasha controllò il telefono, come aveva fatto per tutto il pomeriggio circa ogni dieci minuti, constatando solo che non aveva ricevuto alcun messaggio da Kagome né da nessun altro. Sbuffò contrariato e si infilò le mani in tasca, camminando imbronciato al fianco di Miroku, che non appariva desideroso di intavolare una conversazione, piuttosto, osservava rispettivamente lui lo schermo del proprio cellulare con un’espressione vagamente supplichevole stampata sul volto.

- Non chiamare Sango, dai!- esclamò Inuyasha- tanto la vedi stasera, no? Non mi va di fare il terzo incomodo.

- Tu non sei un terzo incomodo!- tentò Miroku

- Quello che si accompagna con una coppia che non fa che ravanarsi è un terzo incomodo.

La protesta del suo amico fu prontamente stroncata da una voce nuova che proveniva da dietro di loro.

- Inuyasha! Miroku!

Voltandosi i due ragazzi riconobbero Kikyo, che procedeva a passo svelto nella loro direzione.

- Ciao- salutarono in coro, mentre lei li raggiungeva.

La ragazza sorrise appena e si unì a loro automaticamente a loro quando ripresero a camminare.

- Sono passata a trovarti- raccontò rivolta al mezzo demone, prendendolo amichevolmente sottobraccio-tuo fratello mi ha detto che eri appena uscito.

I tre ragazzi vagarono per le strade senza una vera meta, troppo svogliati per fare qualcosa di più che camminare e guardarsi attorno.

- Allora?- tornò alla carica Miroku - chiamo Sango?

Inuyasha roteò gli occhi.

- Chiama Sango- si arrese - Io e Kikyo faremo rispettivamente il terzo e la quarta incomodi.

Miroku si portò freneticamente il cellulare all’orecchio e parlò con la sua ragazza come se non la avesse vista da mesi, apparendo poi raggiante quando questa gli comunicò che li avrebbe raggiunti a breve. Il mezzo demone pensò che se il suo amico si fosse trovato in una situazione come quella che stava vivendo lui con Kagome, sarebbe morto di nostalgia in poco tempo; lui stesso la sopportava ogni giorno di meno.

- Beh, poi che facciamo?- domandò a nessuno in particolare ma fu Kikyo a rispondergli:

- Volete venire da me? Non c’è nessuno, possiamo guardarci un film, magari.

- Vada per il film- approvò Miroku - in quattro ci siamo.

“Già, in quattro ci siamo” si ripete Inuyasha. Controllò di nuovo, piuttosto morbosamente, il cellulare, ancora privo di chiamate perse o messaggi non letti. Erano in quattro, ma fra di loro non c’era Kagome.


***


- Quella mi piace, metti quella!- insistette Inuyasha mentre Kagome si rimirava di buonumore nello specchio all’interno dell’anta del suo armadio.

- Sicuro?- chiese più che altro per sfizio, lisciandosi la gonna rosa a pieghe sulle gambe.

- Certo- confermò lui facendo ticchettare gli artigli sul legno della porta.

- Va bene- sorrise la ragazza chiudendo l’anta e saltellando in direzione di Inuyasha. Avevano da poco festeggiato il primo mese della loro storia ed erano entrambi totalmente immersi nella fase “Sono certo che il sole brilli solo per i tuoi occhi”.
I due ragazzi uscirono dalla casa di Kagome, tenendosi saldamente per mano e fermandosi ogni altro passo per scambiarsi un bacio.

- Comunque dove andiamo?- si informò la ragazza appoggiando la testa contro il braccio del mezzo demone mentre riprendevano a camminare.

- Intanto ci incontriamo con gli altri, poi vediamo- giunse la risposta.

La ragazza sorrise e annuì, stringendosi di più al suo fianco; era arrivata a Tokyo da poco ma si era inserita alla perfezione nel gruppo degli amici di Inuyasha: li trovava tutti estremamente simpatici.

- Ti voglio presentare la mia migliore amica- aggiunse lui poco dopo.

- La tua migliore amica?- ripeté Kagome.

- Si chiama Kikyo, ci conosciamo da quando siamo un paio di marmocchi. Lei è curiosissima di conoscerti, le ho parlato un sacco di te.

- Davvero?- domandò Kagome, il volto aperto in un nuovo sorriso, sentendosi quasi onorata: Inuyasha aveva parlato di lei; aveva parlato un sacco di lei alla sua migliore amica. Questo faceva della loro una storia ufficialmente seria.

- Inuyasha … - cominciò portandosì la mano libera al cuore: batteva piuttosto forte- ti amo.

Avvertì calore alle guance e seppe di essere arrossita di parecchio.

- Oh- il mezzo demone alzò la testa e fissò davanti a sé- Sì, anch’io.

Kagome alzò lo sguardo in tempo per constatare che anche il viso del suo ragazzo aveva assunto un’invidiabile sfumatura rossa.

- Sì?

-Sì.

A quel punto il bacio fu d’obbligo, lì sul marciapiede, ignorando le macchine che sfrecciavano lungo la strada e qualche guidatore che suonò il clacson nella loro direzione.
Nessuno dei due volti era tornato del proprio colore originale quando ripresero a camminare. Kagome strinse le dita attorno a quelle del suo ragazzo, sicura che fosse lui ad impedirle di spiccare il volo e di camminare ad una spanna da terra. Chi mai al mondo stava meglio di lei?

- Higurashi? Kagome Higurashi?

Kagome ascoltò appena la voce che la chiamava e non smise di fissare passivamente la città fuori dalla finestra: Tokyo era frenetica, non si fermava mai; lei avrebbe voluto fermarsi.
Aveva accolto i modelli, preso le misure e cominciato a confezionare i nuovi capi ma ora mancavano pochi minuti alla fine del suo turno di lavoro e lei non aveva più voglia di continuare. Quasi per riflesso si era perduta nel viale dei ricordi, tutti riguardanti quasi sempre Inuyasha. Assurdo, ricordò a sé stessa, provare nostralgia per qualcuno che non hai perso.

“Ancora”  aggiunse cupamente “che non hai perso ancora”.

Inuyasha davvero non mancava di darle attenzione, quando poteva, ma il problema era che poteva sempre meno; questo però non gli impediva di scambiarsi allegramente appuntamenti con ragazze, come per esempio, tanto per citare un nome a caso, Kikyo. Questo non gli impediva neanche di fare a pugni per lei, mentre Kagome era braccata da un datore di lavoro semi-maniaco.

“Te la sei cercata” si disse “Te la stai ancora cercando. Lo sai che lui ti aiuterebbe, anzi che tutti i tuoi amici ci aiuterebbero. Ma se davvero vuoi tentare, tieni la bocca chiusa”.

La ragazza osservò critica il suo riflesso, non aprezzando per nulla quello che vide: pelle troppo pallida, occhi stanchi e sotto di essi un paio di occhiaie formato famiglia.
D’un tratto si ricordò di essere stata chiamata per nome e si voltò per rispondere a chi la cercava. Non si stupì nel constatare che Onigumo Naraku era nella stanza con lei: una degna conclusione dell’ennesima giornataccia.

- Buonasera- salutò in tono piatto.

- Buonasera. Yura dov’è?

- Non si sentiva bene.

Kagome si tolse il metro giallo dal polso e raccolse la propria borsa dalla scrivania: quello era il momento giusto per levare le tende.

- Ho parlato con lei questa mattina- fece Onigumo, per nulla scoraggiato dal fatto che la ragazza stesse palesemente andandosene -ma credo che abbia frainteso quello che ho detto.

La ragazzina tremò di rabbia, ricordando il volto striato di lacrime e mascara della sarta.

- Mi ha detto che lei vuole licenziarla- accusò.

- Si, beh- quasi rise l’uomo, con noncuranza- stiamo avendo qualche problema di fondi e domani ci sarà una riunione per ridurre il personale e tagliare fuori gli stipendiati inutili. Ti sei più brava di Yura e lo sai anche tu ma avrebbe più senso che mandassi via l’ultima arrivata. Non ti pare?

Kagome avvertì la rabbia investirla e fece uno sforzo per trattenerla; le guance prima pallide le si infuocarono.

- Comunque io non ero venuta per fare la sarta- precisò.

- No- convenne Naraku - Yura è venuta per fare la sarta.
Silenzio.

- Nella riunione di domani- riprese- parleremo anche dei disegni da pubblicare. Per il concorso degli stilisti emergenti.

Kagome roteò gli occhi e non rispose: era stufa marcia di questo ricatto.

- I vestiti pubblicati verranno tutti confezionati. Ci sarà una festa, simile a quella dove ci siamo conosciuti e ci sarà una sfilata proprio con quei vestiti.

La ragazza si astenne nuovamente dal rispondere; impallidì nuovamente e un nodo alla gola le mozzò il respiro. Oh, cosa non avrebbe dato per vedere dei modelli sfilare con le sue creazioni addosso.

- Potresti essere tu a disegnare i vestiti per il mio giornale. Potresti disegnarli invece che confezionarli. Potrebbe essere questo il tuo lavoro e Yura continuerebbe a fare la sarta.

Kagome pensò che avrebbe dovuto andarsene non appena Onigumo aveva fatto il suo ingresso; pensò che avrebbe tanto voluto essere in qualsiasi altro posto, con il suo ragazzo, senza preoccupazioni di ogni sorta a trapanarle il cervello; pensò che il suo ragazzo era molto occupato a proteggere Kikyo dal suo ex ragazzo.
Alzò uno sguardo angosciato verso il suo capo. Quando si era avvicinato così tanto?

- Hai talento, Kagome Higurashi, perché sprecarlo? Tu hai diciotto anni e non lo sai, ma è così che va il mondo.

E’ così che va il mondo.

Le mani di Naraku si serrarono attorno alla vita della ragazza, grandi, troppo grandi in confronto a quelle di Inuyasha e senza quegli artigli che sapevano sfiorarle la pelle con delicatezza estrema.
Kagome alzò la testa e incontrò un paio di occhi neri: niente ambra in quelle pupille. Quando le labbra del suo capo tracciarono una linea lungo il suo collo, represse un brivido di disgusto.

- Kagome?- chiamò, apparentemente per assicurarsi che non avesse cambiato idea.

“Ti prego, fa solo che finisca in fretta!” supplicò mentalmente lei. Alzò le braccia, odiandosi ogni singolo secondo e le allacciò attorno al collo di Naraku; lui la sollevò da terra - in alto, troppo in alto-, spostandola da davanti alla scrivania e facendosi spazio fra i manichini di gesso e si chinò per appoggiarla contro la superficie gelida del pavimento.
Kagome avvertì le lacrime sgorgarle dagli occhi e scivolare fino alle orecchie.
E’ così che va il mondo.
Non riuscì a fingere, quella nausea che avvertiva era troppo autentica; anche fissando oltre la spalla dell’uomo non riuscì ad immaginare di essere con Inuyasha, il suo ragazzo, quello che amava: ancora prima di sé stessa, stava tradendo lui. Una massa di capelli di tenebra, nulla a che vedere con la cascata lucente della chioma di Inuyasha le crollarono attorno alla faccia, come a confermarlo.
Fine 10° capitolo













Fine, fine, fine.
Now, grazie a chi ha letto lo scorso capitolo e a chi l'ha recensito!
x_Mokona
inukag4ever
GoddessAradia
fmi89

Un grazie super gigantesco anche a chi ha letto e recensito l'altra one-shot che ho pubblicato recentemente, "How to kiss".
__crillyDRAVEN
GoddessAradia
Vale728
Dance of death
Kirarachan
fmi89
ryanforever
Aryuna
Bellatrix_Indomita
HimeChan XD
celina
Fast

Le vostre recensioni mi hanno rallegrato la giornata! anzi più di una giornata, perchè ogni tanto torno a rileggermele!XD Alla prossima.
Beverly Rose
 
  
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