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Autore: Wild_soul    08/08/2021    1 recensioni
Stiles Stilinski, un giovane poliziotto forse fin troppo sveglio per la sua età.
Derek Hale, dichiarato colpevole dell’omicidio della sua famiglia.
Il loro incontro-scontro avverrà proprio di fronte alla scena di un crimine. Ma sarà possibile per Stiles avere fiducia in un ricercato?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Derek, qual buon vent-“ le parole di Deaton si bloccarono non appena quest’ultimo non ebbe notato lo sguardo accigliato del licantropo “Tutto bene, ragazzo” ma il più giovane non rispose, limitandosi a superare l’umano dietro al bancone e a dirigersi nella sala operatoria, dove, come immaginava, trovò il resto del branco.

“Questo piano è una follia” ringhiò verso il druido alle sue spalle.

“Di che stai parlando?” domandò Scott, avanzando di un passo, preoccupato dall’innaturale agitazione del moro.

“Quel dannato agente, è una follia coinvolgerlo nelle nostre ricerche”

“Ma è stata tua l’idea di-”

“Non mi interessa di chi sia stata l’idea, Liam” ringhiò il maggiore, avvicinandosi pericolosamente al beta “Non voglio che sia coinvolto oltre”

“Perché non provi a spiegarci cosa sia successo” propose la banshee, ponendosi tra i due.

Derek impiegò ben dieci secondi prima di eliminare qualsiasi accenno di zanne e  rispondere alla Martin “Non vi deve interessare cosa sia successo. Stilinski non deve più partecipare. Fine del discorso” per più di un minuto calò un profondo silenzio nello studio, in cui i mannari tennero sotto controllo il battito estremamente accelerato del moro.

“Sei un idiota” rispose l’unica voce femminile che, fino a quel momento, se ne era rimasta ad ascoltare a braccia conserte in un angolo della stanza “Un completo ed assurdo idiota, per quanto mi riguarda” sentenziò, staccandosi dal muro da dove era appoggiata ed avvicinandosi a grandi falcate verso il cugino “Si starà trattando semplicemente di uno dei tuoi complessi da uomo duro che impedisce a chiunque di entrare nella propria vita, giusto?”

Derek arricciò il naso, infastidito, ma non emise alcun suono, limitandosi a sostenere lo sguardo strafottente di Malia.

“Fammi indovinare, Stiles ti ha chiesto di parlare ma tu ti sei rifiutato perché devi mantenere quella tua stupida aria da moro tenebroso, ed ora vieni qua a sparare cazzate sul suo conto?” un leggero lampo azzurro attraversò per un secondo lo sguardo del maggiore “Bene, notizia dell’ultima ora, ragazzone, abbiamo bisogno anche del suo aiuto per riuscire a trovare l’alpha, quindi alza le tue chiappe mannare a vai a riprendere il tuo stupido umano”

“Tu non hai idea di cos-“

“IO NON HO IDEA?” il ringhio di Malia fece impercettibilmente tremare i vetri delle finestre “Io non ho idea di cosa, Derek? Forse non l’ho mai conosciuto, è vero, ma quella notte anche io ho perso un padre, eppure non sono qui ad avere continuamente quell’espressione da vittima sacrificale”

“Appunto, non lo sai” rispose il moro. distogliendo lo sguardo e reprimendo qualsiasi istinto di ringhiarle contro.

“Hai ragione, non lo so. Non so cosa voglia dire essere una Hale con la faccia perennemente incazzata” ringhiò la ragazza, superando il cugino ed avvicinandosi all’uscita “Forse quel poliziotto non sarà un mannaro come noi, ma ti assicuro che deve avere dei superpoteri non da poco per riuscire a sopportare la tua apatia” sentenziò, sbattendo fragorosamente la porta dietro di sé.

 

Stiles svoltò svogliatamente verso il cortile d’ingresso di casa, desiderando più di ogni altra cosa di tornare in ufficio per avere la mente occupata dai mille cataloghi che gli erano rimasti da compilare per il giorno dopo. Almeno il lavoro lo avrebbe distratto dai suoi pensieri.

A causa del crepuscolo neanche si accorse di una figura che lo stava aspettando proprio davanti al portone di casa, seduta sui tre gradini d’ingresso. Istintivamente pensò a Derek, ma quell’ipotesi venne immediatamente cancellata non appena quella persona si alzò in piedi. Distinse in controluce con il lampione un profilo non troppo alto e poco armonioso, con spalle asimmetriche e, solo dopo che si fu avvicinato di qualche passo, riconobbe l’uomo.

“Signor Argent” il tono di voce non lasciava trapelare sorpresa, forse una leggera sfumatura di fastidio.

“Agente” Gerard avanzò di qualche altro passo e il minore fu in grado di intravedere un gentile sorriso sul suo volto “Mi scuso per quest’ora inopportuna, ma ho seriamente bisogno di parlare con te”

“Poteva benissimo venire a parlarmi in ufficio” affermò Stiles con tono neutro, mentre apriva il portone di casa e faceva cenno all’uomo di entrare “Ma sono settimane che non la vedo più”

“Ragazzo mio, le gambe di un povero vecchio iniziano a dare capricci, mi perdonerai” rispose con tono amorevole, accomodandosi tranquillamente sul divano. Il poliziotto si prese un buon minuto per sistemare la giacca sull’attaccapanni prima di raggiungerlo.

“Eppure” lo contraddisse l’agente, sedendosi sulla poltrona proprio di fronte al maggiore “Le sue gambe non hanno fatto capricci quando mi ha voluto deliberatamente far leggere il bestiario, sbaglio?” le ultime parole furono pronunciate con velata irritazione. A quell’affermazione, Gerard venne attraversato da un veloce lampo di orgoglio.

“Dunque, lo hai letto”

“Non si finga così stupito sapeva perfettamente che lo avrei letto e che sarei giunto ad un collegamento con gli omicidi della sua famiglia”   

“Giovane ed intelligente” affermò il maggiore, abbandonando la schiena sulla morbida fodera del divano.

“Come stanno Chris ed Allison?”

“Si sono ripresi grazie ad un particolare unguento. A tal proposito, grazie per essere intervenuto, anche se affrontare uno di quei mostri da solo senza la benché minima preparazione è un tentato suicidio” Stiles si morse violentemente la lingua per non accennare al fatto che anche Derek fosse presente. Non ne capiva il motivo, ma qualcosa nella sua testa aveva iniziato ad allarmarsi da quando aveva visto Gerard sull’uscio di casa. “Allison mi aveva detto che fossi abbastanza malconcio dopo lo scontro, ma, a vederti ora, sembra che tu stia benone, ragazzo mio. Ne intuisco che qualcuno ti abbia aiutato a medicarti” un qualcosa di indescrivibile brillò per un attimo nello sguardo di Argent.

“Di cosa mi voleva parlare?” domandò l’agente, tentando di sviare il discorso.

“Di Derek Hale” a quella risposta, Stiles strinse impercettibilmente la presa delle mani sulle ginocchia, arricciando il tessuto della divisa “Chris ti ha parlato del nostro lavoro come cacciatori, giusto?” l’gente annuì in silenzio “Sembra abbastanza chiara la tua posizione in questa guerra, agente, ma prima di poterci condannare come esseri spregevoli, vorrei che tu sapessi tutta la storia. Non sai quanti come noi siano stati uccisi da quei mostri, da quei loro istinti assassini. Tu non li hai mai visti trasformarsi, ragazzo mio, nei loro occhi sembrano bruciare le fiamme dell’inferno”

“Io ne ho visto trasformarsi uno” a quell’affermazione, Gerard parve non aver mai ascoltato discorso più interessante “E non sono stato né ferito né aggredito da quel licantropo”

“Forse un licantropo di nascita può essere in grado di domarsi, ma gli alpha, così come i beta appena trasformati, sono delle macchine assassine. Non badano se davanti a loro ci sia un amico o un figlio. Loro non vedono”

“Così come la vostra famiglia due anni fa ha sterminato un’intera famiglia, dico bene?” negli occhi di Stiles guizzò una scintilla di rabbia “Anche voi non avete badato se dentro alla villa ci fossero bambini o adulti”

“Non hai prove per confermare questa tua accusa, agente” sul volto dell’uomo comparve un sorriso sinistro che per il poliziotto valse più di mille confessioni.

 

Stiles mormorò qualcosa di incomprensibile riguardo alle poche ore di sonno e, coerentemente alle sue lamentele, si servì il terzo caffè della serata, mantenendo lo sguardo fisso sul pc. L’improvviso suonare del campanello lo fece sussultare e, con lui, sobbalzò anche la tazza bollente che si stava portando alla bocca, facendo finire parte del contenuto sulla tastiera e sulla tuta che si era infilato pochi minuti prima.

Mentre manteneva un certo decoro nel non imprecare contro se stesso –del resto la persona fuori dalla porta avrebbe potuto origliare- si affrettò a lanciare un panno pulito contro la tastiera ed a correre ad aprire. Si scoprì non essere particolarmente sorpreso quando vide presentarsi sull’uscio di porta proprio Malia.

“Ciao” la salutò, non sapendo bene cosa dire “Ti…serve qualcosa?”

La mannara impiegò qualche secondo prima di convincersi ad entrare dentro “Devo parlarti” rispose, guardandosi intorno con fare circospetto.

“Immaginavo” mormorò di risposta il poliziotto, facendola accomodare sullo stesso divano dove, un paio di ore prima, aveva parlato con Gerard.

“Hai invitato qualcuno a cena? Ti ho disturbato?”

“No, sono solo. Perché?”

“Io…” Malia continuò ad annusare nervosamente l’aria intorno a sé, fino a puntare i suoi occhi elettrici sul ragazzo “Hai fatto entrare un Argent” gli ringhiò contro

“Gerard” confermò l’agente, trovandosi a disagio di fronte allo sguardo della licantropa. Era abituato alle frequenti occhiate assassine di Derek, ma non alle sue “Me lo sono ritrovato sull’uscio di casa, non potevo cacciarlo”

“Dovevi cacciarlo, Stiles. Sta solo cercando informazioni su di noi, non lasciare che si avvicini un’altra volta. Nessun Argent si deve più mettere in contatto con te, ne vale della tua e della nostra sicurezza”

“Non ho rivelato nessuna informazione, è il mio mestiere” rispose, punto nell’orgoglio “Di cosa mi dovevi parlare?”

“Di Derek”

L’argomento del giorno.

Calò un imbarazzante silenzio tra i due, interrotto solo dai passi del poliziotto, che si era alzato dalla sua postazione per afferrare il cellulare.

“Sushi o pizza?”

“Come?” chiese la ragazza, alzando un sopracciglio scettico che a Stiles ricordò tremendamente Derek.

“Preferisci sushi o pizza per cena?”

“Seriamente?”

“Hai detto che dobbiamo parlare di quello scorbutico e, a meno che tu non abbia un hamburger a portata di mano, mi rifiuto di parlare di lui senza del cibo davanti” sentenziò, mantenendo lo sguardo fisso sullo schermo del telefono “Guai a te se lo riferisci a Derek, ma è estremamente deprimente cenare da solo”

 

Ovviamente, il giorno dopo Stiles si ritrovò ad andare da solo in centrale, maledicendosi mentalmente durante il viaggio per aver lanciato due o tre occhiate verso i sedili posteriori della jeep, immaginandosi di vedere quel maledetto lupo nero.

Compilò quanto più in fretta possibile i vari fascicoli che gli avevano fatto trovare sulla scrivania, dedicando le rimanenti ore del pomeriggio a fare le sue solite ricerche. Sperava di trovare qualche informazione sull’incendio degli Hale senza dover necessariamente risalire in qualche modo illegale ai documenti del caso. Ovviamente, speranze del tutto vane. Non era riuscito a recuperare molto, se non il nome di qualche vittima ed alcune informazioni circa i mezzi utilizzati per soccorrerli.

Un completo buco nell’acqua.

“Stiles” la voce dello sceriffo lo fece sobbalzare dalla sua postazione. Alzò lo sguardo verso l’uomo, accorgendosi solo in quel momento della sua faccia estremamente divertita. L’agente doveva essere preso da un lavoro estremamente complesso, perché non si era minimamente reso conto del bussare alla porta del maggiore né, tantomeno, del suo entrare nell’ufficio. A giudicare dal suo sopracciglio inarcato, probabilmente lo aveva anche richiamato più volte senza successo.

“M-mi scusi sceriffo, cosa posso fare per lei?” farfugliò, tentando di nascondere con fare maldestro i vari appunti presi.

Parrish ha accettato la tua richiesta sul caso di famiglia Hale” a quell’affermazione, Stiles non riuscì a nascondere un sopracciglio sorpreso “Non avrai l’accesso a tutti i documenti, ma ad una buona parte”

“Va benissimo” asserì il minore, forse con troppo entusiasmo “Quando potrò averli?” di risposta, lo sceriffo fece scivolare tra le mani dell’agente un pesante raccoglitore verde bottiglia. Non appena il maggiore ebbe lasciato l’ufficio, Stiles compose in fretta un messaggio.

 

“Ha i documenti!” esultò la banshee, sventolando come prova il cellulare davanti ai compagni, insistendo particolarmente davanti al moro. Quest’ultimo rimase in silenzio, limitandosi ad assecondare lo sguardo strafottente della cugina.

“Beh, ora ha tra le mani tutte le informazioni sulla nostra famiglia, che ti piaccia o meno. Direi che sarebbe il caso di tornare da lui, non credi?” domandò retoricamente.

“No, non credo”

“In realtà questo potrebbe essere un problema. Se gli Argent dovessero scoprire che Stiles ha in mano il caso di villa Hale, potrebbero ostacolarlo in qualche modo…ti ho detto che ieri Gerard si è fatto trovare proprio fuori casa sua?”

Negli occhi di Derek guizzò una fiamma azzurra “Gerard a casa di Stiles?” ripeté preoccupato, schizzando immediatamente in piedi.

“Il tuo umano sta benone, mi ha detto di averci solo parlato” ma Derek si era già trasformato e stava correndo fuori dal centro veterinario.

   
 
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