“Derek, qual buon vent-“ le parole
di Deaton si bloccarono non appena quest’ultimo non
ebbe notato lo sguardo accigliato del licantropo “Tutto bene, ragazzo” ma il
più giovane non rispose, limitandosi a superare l’umano dietro al bancone e a
dirigersi nella sala operatoria, dove, come immaginava, trovò il resto del
branco.
“Questo piano è una follia” ringhiò verso il druido alle sue
spalle.
“Di che stai parlando?” domandò Scott, avanzando di un
passo, preoccupato dall’innaturale agitazione del moro.
“Quel dannato agente, è una follia coinvolgerlo nelle nostre
ricerche”
“Ma è stata tua l’idea di-”
“Non mi interessa di chi sia stata l’idea, Liam” ringhiò il maggiore, avvicinandosi pericolosamente al
beta “Non voglio che sia coinvolto oltre”
“Perché non provi a spiegarci cosa sia successo” propose la
banshee, ponendosi tra i due.
Derek impiegò ben dieci secondi prima di eliminare qualsiasi
accenno di zanne e rispondere alla
Martin “Non vi deve interessare cosa sia successo. Stilinski non deve più
partecipare. Fine del discorso” per più di un minuto calò un profondo silenzio
nello studio, in cui i mannari tennero sotto controllo il battito estremamente
accelerato del moro.
“Sei un idiota” rispose l’unica voce femminile che, fino a
quel momento, se ne era rimasta ad ascoltare a braccia conserte in un angolo
della stanza “Un completo ed assurdo idiota, per quanto mi riguarda” sentenziò,
staccandosi dal muro da dove era appoggiata ed avvicinandosi a grandi falcate
verso il cugino “Si starà trattando semplicemente di uno dei tuoi complessi da
uomo duro che impedisce a chiunque di entrare nella propria vita, giusto?”
Derek arricciò il naso, infastidito, ma non emise alcun
suono, limitandosi a sostenere lo sguardo strafottente di Malia.
“Fammi indovinare, Stiles ti ha chiesto di parlare ma tu ti
sei rifiutato perché devi mantenere quella tua stupida aria da moro tenebroso,
ed ora vieni qua a sparare cazzate sul suo conto?” un leggero lampo azzurro
attraversò per un secondo lo sguardo del maggiore “Bene, notizia dell’ultima
ora, ragazzone, abbiamo bisogno anche del suo aiuto per riuscire a trovare l’alpha, quindi alza le tue chiappe mannare a vai a
riprendere il tuo stupido umano”
“Tu non hai idea di cos-“
“IO NON HO IDEA?” il ringhio di Malia fece impercettibilmente
tremare i vetri delle finestre “Io non ho idea di cosa, Derek? Forse non l’ho
mai conosciuto, è vero, ma quella notte anche io ho perso un padre, eppure non
sono qui ad avere continuamente quell’espressione da vittima sacrificale”
“Appunto, non lo sai” rispose il moro. distogliendo lo
sguardo e reprimendo qualsiasi istinto di ringhiarle contro.
“Hai ragione, non lo so. Non so cosa voglia dire essere una
Hale con la faccia perennemente incazzata” ringhiò la ragazza, superando il
cugino ed avvicinandosi all’uscita “Forse quel poliziotto non sarà un mannaro
come noi, ma ti assicuro che deve avere dei superpoteri non da poco per
riuscire a sopportare la tua apatia” sentenziò, sbattendo fragorosamente la
porta dietro di sé.
Stiles svoltò svogliatamente verso il cortile d’ingresso di
casa, desiderando più di ogni altra cosa di tornare in ufficio per avere la
mente occupata dai mille cataloghi che gli erano rimasti da compilare per il
giorno dopo. Almeno il lavoro lo avrebbe distratto dai suoi pensieri.
A causa del crepuscolo neanche si accorse di una figura che
lo stava aspettando proprio davanti al portone di casa, seduta sui tre gradini
d’ingresso. Istintivamente pensò a Derek, ma quell’ipotesi venne immediatamente
cancellata non appena quella persona si alzò in piedi. Distinse in controluce
con il lampione un profilo non troppo alto e poco armonioso, con spalle
asimmetriche e, solo dopo che si fu avvicinato di qualche passo, riconobbe
l’uomo.
“Signor Argent” il tono di voce non lasciava trapelare
sorpresa, forse una leggera sfumatura di fastidio.
“Agente” Gerard avanzò di qualche altro passo e il minore fu
in grado di intravedere un gentile sorriso sul suo volto “Mi scuso per
quest’ora inopportuna, ma ho seriamente bisogno di parlare con te”
“Poteva benissimo venire a parlarmi in ufficio” affermò
Stiles con tono neutro, mentre apriva il portone di casa e faceva cenno
all’uomo di entrare “Ma sono settimane che non la vedo più”
“Ragazzo mio, le gambe di un povero vecchio iniziano a dare
capricci, mi perdonerai” rispose con tono amorevole, accomodandosi
tranquillamente sul divano. Il poliziotto si prese un buon minuto per sistemare
la giacca sull’attaccapanni prima di raggiungerlo.
“Eppure” lo contraddisse l’agente, sedendosi sulla poltrona
proprio di fronte al maggiore “Le sue gambe non hanno fatto capricci quando mi
ha voluto deliberatamente far leggere il bestiario, sbaglio?” le ultime parole
furono pronunciate con velata irritazione. A quell’affermazione, Gerard venne
attraversato da un veloce lampo di orgoglio.
“Dunque, lo hai letto”
“Non si finga così stupito sapeva perfettamente che lo avrei
letto e che sarei giunto ad un collegamento con gli omicidi della sua
famiglia”
“Giovane ed intelligente” affermò il maggiore, abbandonando
la schiena sulla morbida fodera del divano.
“Come stanno Chris ed Allison?”
“Si sono ripresi grazie ad un particolare unguento. A tal
proposito, grazie per essere intervenuto, anche se affrontare uno di quei
mostri da solo senza la benché minima preparazione è un tentato suicidio” Stiles
si morse violentemente la lingua per non accennare al fatto che anche Derek
fosse presente. Non ne capiva il motivo, ma qualcosa nella sua testa aveva
iniziato ad allarmarsi da quando aveva visto Gerard sull’uscio di casa. “Allison mi aveva detto che fossi abbastanza malconcio dopo
lo scontro, ma, a vederti ora, sembra che tu stia benone, ragazzo mio. Ne
intuisco che qualcuno ti abbia aiutato a medicarti” un qualcosa di
indescrivibile brillò per un attimo nello sguardo di Argent.
“Di cosa mi voleva parlare?” domandò l’agente, tentando di
sviare il discorso.
“Di Derek Hale” a quella risposta, Stiles strinse
impercettibilmente la presa delle mani sulle ginocchia, arricciando il tessuto
della divisa “Chris ti ha parlato del nostro lavoro come cacciatori, giusto?”
l’gente annuì in silenzio “Sembra abbastanza chiara la tua posizione in questa
guerra, agente, ma prima di poterci condannare come esseri spregevoli, vorrei
che tu sapessi tutta la storia. Non sai quanti come noi siano stati uccisi da
quei mostri, da quei loro istinti assassini. Tu non li hai mai visti
trasformarsi, ragazzo mio, nei loro occhi sembrano bruciare le fiamme
dell’inferno”
“Io ne ho visto trasformarsi uno” a quell’affermazione,
Gerard parve non aver mai ascoltato discorso più interessante “E non sono stato
né ferito né aggredito da quel licantropo”
“Forse un licantropo di nascita può essere in grado di
domarsi, ma gli alpha, così come i beta appena
trasformati, sono delle macchine assassine. Non badano se davanti a loro ci sia
un amico o un figlio. Loro non vedono”
“Così come la vostra famiglia due anni fa ha sterminato
un’intera famiglia, dico bene?” negli occhi di Stiles guizzò una scintilla di
rabbia “Anche voi non avete badato se dentro alla villa ci fossero bambini o
adulti”
“Non hai prove per confermare questa tua accusa, agente” sul
volto dell’uomo comparve un sorriso sinistro che per il poliziotto valse più di
mille confessioni.
Stiles mormorò qualcosa di incomprensibile riguardo alle
poche ore di sonno e, coerentemente alle sue lamentele, si servì il terzo caffè
della serata, mantenendo lo sguardo fisso sul pc. L’improvviso suonare del
campanello lo fece sussultare e, con lui, sobbalzò anche la tazza bollente che
si stava portando alla bocca, facendo finire parte del contenuto sulla tastiera
e sulla tuta che si era infilato pochi minuti prima.
Mentre manteneva un certo decoro nel non imprecare contro se
stesso –del resto la persona fuori dalla porta avrebbe potuto origliare- si
affrettò a lanciare un panno pulito contro la tastiera ed a correre ad aprire.
Si scoprì non essere particolarmente sorpreso quando vide presentarsi
sull’uscio di porta proprio Malia.
“Ciao” la salutò, non sapendo bene cosa dire “Ti…serve
qualcosa?”
La mannara impiegò qualche secondo prima di convincersi ad
entrare dentro “Devo parlarti” rispose, guardandosi intorno con fare
circospetto.
“Immaginavo” mormorò di risposta il poliziotto, facendola accomodare
sullo stesso divano dove, un paio di ore prima, aveva parlato con Gerard.
“Hai invitato qualcuno a cena? Ti ho disturbato?”
“No, sono solo. Perché?”
“Io…” Malia continuò ad annusare nervosamente l’aria intorno
a sé, fino a puntare i suoi occhi elettrici sul ragazzo “Hai fatto entrare un
Argent” gli ringhiò contro
“Gerard” confermò l’agente, trovandosi a disagio di fronte
allo sguardo della licantropa. Era abituato alle frequenti occhiate assassine
di Derek, ma non alle sue “Me lo sono ritrovato sull’uscio di casa, non potevo
cacciarlo”
“Dovevi cacciarlo, Stiles. Sta solo cercando informazioni su
di noi, non lasciare che si avvicini un’altra volta. Nessun Argent si deve più
mettere in contatto con te, ne vale della tua e della nostra sicurezza”
“Non ho rivelato nessuna informazione, è il mio mestiere”
rispose, punto nell’orgoglio “Di cosa mi dovevi parlare?”
“Di Derek”
L’argomento del giorno.
Calò un imbarazzante silenzio tra i due, interrotto solo dai
passi del poliziotto, che si era alzato dalla sua postazione per afferrare il
cellulare.
“Sushi o pizza?”
“Come?” chiese la ragazza, alzando un sopracciglio scettico
che a Stiles ricordò tremendamente Derek.
“Preferisci sushi o pizza per cena?”
“Seriamente?”
“Hai detto che dobbiamo parlare di quello scorbutico e, a
meno che tu non abbia un hamburger a portata di mano, mi rifiuto di parlare di
lui senza del cibo davanti” sentenziò, mantenendo lo sguardo fisso sullo
schermo del telefono “Guai a te se lo riferisci a Derek, ma è estremamente
deprimente cenare da solo”
Ovviamente, il giorno dopo Stiles si ritrovò ad andare da
solo in centrale, maledicendosi mentalmente durante il viaggio per aver
lanciato due o tre occhiate verso i sedili posteriori della jeep, immaginandosi
di vedere quel maledetto lupo nero.
Compilò quanto più in fretta possibile i vari fascicoli che
gli avevano fatto trovare sulla scrivania, dedicando le rimanenti ore del
pomeriggio a fare le sue solite ricerche. Sperava di trovare qualche
informazione sull’incendio degli Hale senza dover necessariamente risalire in
qualche modo illegale ai documenti del caso. Ovviamente, speranze del tutto
vane. Non era riuscito a recuperare molto, se non il nome di qualche vittima ed
alcune informazioni circa i mezzi utilizzati per soccorrerli.
Un completo buco nell’acqua.
“Stiles” la voce dello sceriffo lo fece sobbalzare dalla sua
postazione. Alzò lo sguardo verso l’uomo, accorgendosi solo in quel momento
della sua faccia estremamente divertita. L’agente doveva essere preso da un
lavoro estremamente complesso, perché non si era minimamente reso conto del
bussare alla porta del maggiore né, tantomeno, del suo entrare nell’ufficio. A
giudicare dal suo sopracciglio inarcato, probabilmente lo aveva anche
richiamato più volte senza successo.
“M-mi scusi sceriffo, cosa posso fare per lei?” farfugliò,
tentando di nascondere con fare maldestro i vari appunti presi.
“Parrish ha accettato la tua
richiesta sul caso di famiglia Hale” a quell’affermazione, Stiles non riuscì a
nascondere un sopracciglio sorpreso “Non avrai l’accesso a tutti i documenti,
ma ad una buona parte”
“Va benissimo” asserì il minore, forse con troppo entusiasmo
“Quando potrò averli?” di risposta, lo sceriffo fece scivolare tra le mani
dell’agente un pesante raccoglitore verde bottiglia. Non appena il maggiore
ebbe lasciato l’ufficio, Stiles compose in fretta un messaggio.
“Ha i documenti!” esultò la banshee, sventolando come prova
il cellulare davanti ai compagni, insistendo particolarmente davanti al moro.
Quest’ultimo rimase in silenzio, limitandosi ad assecondare lo sguardo
strafottente della cugina.
“Beh, ora ha tra le mani tutte le informazioni sulla nostra
famiglia, che ti piaccia o meno. Direi che sarebbe il caso di tornare da lui,
non credi?” domandò retoricamente.
“No, non credo”
“In realtà questo potrebbe essere un problema. Se gli Argent
dovessero scoprire che Stiles ha in mano il caso di villa Hale, potrebbero
ostacolarlo in qualche modo…ti ho detto che ieri Gerard si è fatto trovare
proprio fuori casa sua?”
Negli occhi di Derek guizzò una fiamma azzurra “Gerard a
casa di Stiles?” ripeté preoccupato, schizzando immediatamente in piedi.
“Il tuo umano sta benone, mi ha detto di averci solo parlato” ma Derek si era già trasformato e stava correndo fuori dal centro veterinario.