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Autore: May Begood    10/08/2021    1 recensioni
FRUK | Inghilterra | Fem!Francia
«Sai da quanto tempo non facciamo l'amour, Angleterre?»
Arthur ignorò Marianne e tornò ai suoi documenti. Era da quella mattina che gli rivolgeva domande per spazientirlo e aveva capito che più erano intime più l'inglese si innervosiva... più lei si divertiva, seduta scomposta sul divano con il puro intento di provocarlo.
C'erano dei momenti, da un anno all'altro, in cui Francia trovava Inghilterra irresistibile, quindi ricorreva a ricordi di estrema sensualità per attirarlo nuovamente al letto, ed era convinta che la resistenza del biondo fosse dovuta al suo orgoglio. Probabilmente entro sera sarebbe riuscita a sedurlo.
«Io lo so...» continuò: «Sono ventiquattro anni che non facciamo l'amour»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 2P!Nyotalia, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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8 agosto 2021

«Sai da quanto tempo non facciamo l'amour, Angleterre?»

Arthur ignorò Marianne e tornò ai suoi documenti. Era da quella mattina che gli rivolgeva domande per spazientirlo e aveva capito che più erano intime più l'inglese si innervosiva... più lei si divertiva, seduta scomposta sul divano con il puro intento di provocarlo.
C'erano dei momenti, da un anno all'altro, in cui Francia trovava Inghilterra irresistibile, quindi ricorreva a ricordi di estrema sensualità per attirarlo nuovamente al letto, ed era convinta che la resistenza del biondo fosse dovuta al suo orgoglio. Probabilmente entro sera sarebbe riuscita a sedurlo.

«Io lo so...» continuò: «Sono ventiquattro anni che non facciamo l'amour»

Arthur sospirò per farle capire che sì, ricordava, e ricordava anche il motivo, ma che non aveva intenzione di continuare quella conversazione né i suoi capricci.
Prima i loro incontri occasionali erano più frequenti, coincidenti con guerre e alleanze; ma ora che non avevano motivi seri per cui dichiararsi guerra e fare pace, a parte qualche eccezionale momento di debolezza, era molto difficile tornare a fare gli amanti.

Ricordava perfettamente il loro ultimo incontro perché si avvicinava l'anniversario della morte della principessa Diana; ricordava la telefonata di Marianne, la telefonata più difficile che avesse mai ricevuto, poi il viaggio disperato fino a Parigi, i flash - quei fottuti flash che continuavano a lampeggiare - e la stessa Francia che si univa nel suo dolore alla comunicazione della morte effettiva della principessa. Per giorni non si era mosso da Parigi, come se un pezzo della Gran Bretagna fosse rimasto lì in attesa di qualcosa.

Era rimasto nell'appartamento di Francia per tutta la durata del lutto, finché la sua permanenza non divenne un problema e Arthur se ne era andato senza neanche salutare, furioso con i mass media, con la famiglia reale e con la stampa. Marianne non glielo aveva mai rinfacciato nulla di quel periodo, almeno fino a quel momento. Ciò faceva pensare all'inglese che avesse davvero voglia di lui, ma non era dell'umore. Da anni, e nel corso di questi anni erano cambiate troppe cose.

Come faceva Francia a non capirlo?
Inghilterra stava annegando.

Lo sport era stato un'ottima distrazione fino a quel momento, ma era ricaduto nel suo abbisso di solitudine e stavolta non sapeva come uscirne, stavolta non riusciva a godersela come un tempo. Era come se avesse paura di restare da solo.

Aveva finito le lacrime, e con esse era andata via anche la sua furia - perché, sì, avrebbe dovuto essere furioso con il suo popolo che aveva votato e lo aveva costretto alla Brexit, che aveva dimostrato un atteggiamento per nulla sportivo, che aveva caricato su di lui l'odio d'Europa;  sulla famiglia reale, i cui pettegolezzi e scandali erano ingestibili e su cui neanche l'ultima ramanzina aveva avuto effetto.

Inoltre, dopo la morte di Philip, Arthur aveva realizzato qualcos'altro: che prima o poi sarebbe rimasto senza Regina, era una possibilità che si avvicinava ogni giorno, e si scoprì non pronto a quella eventualità.

Ripensare ai bei momenti del passato non lo aiutava in quel momento, né le insistenti moine di Francia, che si era alzata per avvicinarsi a lui e cingergli le spalle con le braccia. Inghilterra si irrigidì, non aveva il coraggio di respingerla, forse perché era ciò di cui aveva bisogno. La penna che stava usando per firmare quegli importanti documenti ricadde sui fogli con un gesto nervoso, e la mano che la manteneva fece da rifugio al viso di Arthur, ormai prossimo a crollare.

La donna aveva indietreggiato, colta alla sprovvista da quel gesto disperato e dalla preoccupazione quando l'inglese con voce soffocata disse:

«I can not.
I just can't...»

Marianne riconobbe quel tono: lo aveva sentito proprio ventiquattro anni prima, quando Arthur sembrava irrecuperabile e si tormentava per l'accaduto. Allora lasciò istintivamente le vesti di amante per rivestirsi da amica e capire cosa realmente tormentasse l'uomo.

Immaginava che non fosse un periodo facile per lui, che aveva troppi pensieri per la testa e che forse lei stessa era l'artefice del suo tormento, poiché era da quella mattina che ripescava eventi dal passato, eventi che per lei erano romantici, deliziosi.
E forse addolcita dagli stessi ricordi si era affrettata a confortare il suo Inghilterra.

«Oh, Arthur. Tout va bien...» sussurrò muovendo una mano delicata sulla schiena dell'altro, e improvvisando un massaggio quando giungeva sulle sue spalle irrigidite. «Tout va bien...»

«No, it is not!» esclamò lui, perentorio.
«Ho troppo per la testa, Marianne, non ho il tempo né la pazienza di stare dietro ai tuoi giochetti! Possibile che tu non abbia altro da fare? Non hai un virus a cui pensare, uno sciopero da organizzare o un nuovo vestito da comprare? Stare qui non fa altro che peggiorare il mio umore...»
Dopo una breve pausa, riprese: «Ho un popolo da educare, lettere di scuse da scrivere, devo litigare di nuovo con i miei fratelli e incontrare Germania per l'ennesima volta, ho una famiglia reale che vorrei prendere a schiaffi perché ignora i miei suggerimenti e...»

Sospirò, esausto, ma consapevole di aver supersto il limite, eppure troppo orgoglioso per fare un passo indietro, chiedere scusa a Francia e tornare a lavoro. Gli faceva male la gola, lo stomaco ribolliva per la rabbia. La cosa peggiore è che voleva che Marianne se ne andasse, ma allo stesso tempo desiderava che non lo lasciasse solo. Non quel giorno.

«È per questo che sei strano da giorni?»

«Strano? Hai capito cosa ho detto? Vorrei che questi idioti si fermassero un momento per capire in che situazione del cavolo mi hanno messo. ALL OF THEM! Loro e i loro stupidi istinti, e questo patriottismo soffocante che mi ha portato all'isolamento forzato. Sono una nazione, ho dei bisogni da soddisfare per restare a galla. E invece sto affondando, France. Perché LORO hanno deciso così.
I'm scared.
Ho paura di non aver abbastanza tempo per rialzarmi, o che non ci sia un sovrano degno quando sarà il momento!»

«Hai affrontato di peggio, Angleterre...»

«Ma stavolta sono stanco, Marianne. Non ho la forza neanche di pensare a cosa sto andando incontro, so solo che non mi piace. È decandenza.»

«Perché pensi al dopo, Arthur? Hai fatto passi da gigante, lo sai bene.
Che tu vada via o resti, sei comunque importante per noi. Germania è arrabbiato perché non può farci nulla, così tutti gli altri. E di cosa ti preoccupi, che te lo rinfaccino per sempre? L'idea che abbiamo di te non cambierà mai, così come l'idea che tu hai di loro, o loro di me, e io di loro. Sei sempre stato solitario, ma un bravo alleato quando abbiamo avuto bisogno. E non parlo delle guerre... Il tuo rapporto con i fratelli non cambierà mai, stai cercando di tenere unito il Regno Unito.
Farei lo stesso.
Farei tutto ciò che stai facendo, Angleterre.»

Inghilterra rimase in silenzio, punto su ogni preoccupazione. La francese fu soddisfatta di averlo ammutolito: era divenuto già docile e non si era accorto delle mani che lo sfioravano con l'intento di calmarlo. 

«Riposati, Arthur.
Ignorali.
Mostrati disinteressato, sai che ti riesce bene. E loro capiranno, se sono persone furbe e intelligenti.» dicendo ciò, Marianne allontanò la penna e i documenti ordinati dalla portata dall'inglese, che sembrava essersi ripreso quasi del tutto.
Da parte sua Inghilterra era esasperato ed esausto, quasi come fosse rientrato da una guerra - una guerra che in realtà era solo nella sua testa. Ma sentiva che la sua rabbia non era ancora scomparsa. E prima che potesse riemergere, scivolò lentamente lontano dalla scrivania e a fatica si mise in piedi.

Esitò.

«Tranquillo, Angleterre: li metterò io a posto per te...» nel dire ciò Marianne bloccò i documenti già messi da parte con una mano. Arthur allora si avvicinò per baciarle la fronte e nonostante non fosse ciò in cui sperava, Francia sorrise sommessamente.

«Thank you, France»
   
 
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