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Autore: MollyTheMole    12/08/2021    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 6

 Manuale del perfetto Mando

 

Essere un Mando significa compiere vari step e superarli tutti, naturalmente. Uno di questi, è il famoso - e poco apprezzato - verd’goten. O meglio, il tanto detestato dai tredicenni. Non che non si sentissero fieri di essere Mando, beninteso, ma la prova comportava dei rischi che, a tredici anni, forse ben si potevano evitare e i ragazzi non avevano di certo voglia di essere abbandonati nel deserto o sulla cima di una montagna senza un bel niente, a doversela cavare da soli per tre giorni, dimostrando di saper combattere e sopravvivere.

Dimostrando, insomma, di essere adulti. 

Satine non era di certo da meno. Ormai, alla veneranda età di nove anni, aveva capito piuttosto bene che sarebbe stata lei, eventualmente, a succedere al padre al trono di Mandalore, e non la piccola Bo. Certo, a giudicare dal caratterino che la bambina si trovava, sarebbe diventata una brillante guerriera, ed era proprio questo che Kyla non poteva permettere. Aveva iniziato una transizione pacifica, e questo era ciò che voleva per Mandalore, dopo anni di guerra, sangue e morte. 

Satine, con il suo talento e la sua lingua lunga, avrebbe fatto al caso suo e a quello del suo popolo.

Così, la piccola duchessa aveva cominciato il suo addestramento fin da piccola, ed aveva continuato assiduamente. Suo padre, dopo le lezioni al mattino, la aspettava giù, accanto alla Sala dei Ritratti. La Sala Armi non era molto grande, a dire il vero. Alcune armature avevano trovato lì il loro posto, assieme a diversi sacchi di miglio e un grosso uomo di paglia, che veniva usato quotidianamente dalla coppia come bersaglio, per imparare quando a sparare, quando a colpire con le spade, quando ad usare i lacci dell’armatura. A volte diventava un semplice strumento su cui sfogare la frustrazione per un allenamento venuto male. 

Kyla era stato costretto a notare - e una parte di lui non si era stupito, con una madre come Vikandra - che Satine tendeva a perdere la pazienza molto facilmente. Quando lanciava il lazo e non riusciva a circondare il bersaglio al primo colpo, la bambina si lanciava in una sfilza di improperi degni di un Mando. Nella maggioranza dei casi, però, si sedeva per terra a gambe incrociate, fumante di rabbia, e si rifiutava di proseguire oltre. Kyla aveva provato, sia con le buone che con le cattive, a convincerla che non era un comportamento consono ad una duchessa, e lei non gli aveva di certo mandato a dire quello che pensava, scaricandogli addosso tutte le colpe della galassia.

Una parte di lui la capiva. Come era stato per suo padre e per altri prima di lui, nessuno aveva chiesto il loro parere per entrare in politica. Semplicemente, i Kryze erano questo, da sempre: politici, signori, rappresentanti del popolo. Godevano di caratteristiche uniche, quasi come se si trattasse di una vera e propria investitura da parte di Mandalore, e non potevano, per loro stesso destino, allontanarsi da quella via. 

Anche in questo caso, la Via di Satine era stata scelta al momento della sua nascita. Il dono che le era stato dato, inoltre, la rendeva ancora di più adatta a ricoprire il ruolo di Mand’alor. 

Quando lo accusava di aver deciso tutto al posto suo, Kyla sapeva che la piccola aveva ragione, anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti a lei. 

Inoltre, sospettava che il suo scarso amore per le tradizioni violente derivasse anche da ciò che aveva visto tempo addietro, al momento della morte della madre.

Kyla non era del tutto certo che le due cose fossero correlate, ma da quel giorno Satine aveva sviluppato una profonda passione per la letteratura, le storie di fantasmi e la mitologia. Sulle prime aveva considerato quell’attaccamento alla fantasia qualcosa di positivo, che permetteva alla bambina di evadere dalla realtà, al pari di una bella gita in groppa a Bukephalos. Tuttavia, con il tempo aveva cominciato a sospettare che Satine cercasse qualcosa, o più precisamente, che cercasse risposte. 

Alle sue domande dirette, Satine rispondeva sempre con risposte evasive. Diceva di non ricordare esattamente che cosa era successo la sera della morte di Vikandra, e tutti i suoi ricordi sembravano interrompersi al momento in cui quel maledetto colpo di blaster aveva ucciso la donna. Kyla però non aveva potuto fare a meno di notare il posto vuoto là dove aveva sempre risieduto Ruyot, il libro delle leggende di Mandalore, un volume gigante rilegato in cuoio che nemmeno Kyla sapeva datare. 

Si era sempre chiesto se Satine non sapesse molto di più di quanto dicesse di ricordare.

Una parte di lui temeva profondamente le risposte che la bambina avrebbe potuto trovare in quel libro. Temeva che arrivasse a credere in storie come l’Akaanati’kar’oya, o che provasse a controllare la Luce, causando un disastro cosmico che avrebbe avuto eco fin fuori dall’Orlo Esterno, ma con sua grande, sorpresa, Satine non sembrava minimamente interessata ad usare il suo dono. Nemmeno durante le sue lezioni di autodifesa e di arti marziali aveva mai provato a ricorrere a scorciatoie per chiudere l’allenamento in anticipo. 

Quello che Kyla non sapeva era che Satine era assolutamente terrorizzata da ciò che stava imparando. 

Nella sua testa continuavano a risuonare le atroci parole di Angus Makyntire.

Hanno trovato la testa in riva al lago.

Mano a mano che leggeva quelle storie leggendarie, la sete di sangue del suo popolo e le conseguenze della guerra, la sua voglia di apprendere diminuiva. Il suo popolo sembrava esser bravo solo a tagliare teste e progettare bombe. Aveva abbandonato presto la storia per darsi alla mitologia, ma se possibile, quelle storie erano addirittura più spaventose. Satine non ne poteva più di divinità sconosciute, mostri che si nascondevano in fondo ai laghi, bev meshurok dai denti affilati e lance invincibili che non potevano spezzarsi, oppure spade mitologiche e cristalli luminosi. 

Quella storia, ecco, sembrava fatta apposta per lei, e Satine l’aveva letta con avidità. Narrava di una forza incontrollabile nascosta nelle viscere di Mandalore che solo un uomo dotato di incredibili capacità avrebbe potuto domare. 

Una potenza distruttiva, temibile; insomma, un po’ come quella che aveva scatenato lei.

Quel libro le aveva confuso le idee, più che chiarirgliele. La parte ancora bambina di lei era portata a credere a quelle storie, mentre la parte più ragionevole si dava della stupida solo per aver provato a credere a favole assurde come quelle. 

Se solo avesse potuto chiedere a suo padre senza destare sospetti! 

Durante uno dei loro allentamenti più duri, il duca Adonai le aveva espressamente detto che, se avesse voluto diventare una Abiik’ad come sua madre, avrebbe dovuto fare molto di più. Il punto, però, era che Satine non era più certa di voler diventare come Vikandra. Era stata una nobile guerriera, certo, e questo le faceva onore e non alterava l’immagine mitica che la bambina aveva di lei. Tuttavia, non voleva più saperne di uccidere.

Ho fatto rotolare la testa di un uomo in riva al lago, ed avevo solo sette anni. Quando ne avrò venti, potrei contare schiere di cadaveri lungo la mia strada.

La piccola ne era disgustata, e non capiva come mai suo padre, un pacifista convinto, non sposasse la sua opinione e volesse costringerla ad imparare cose che potevano ferire qualcuno, inclusa lei stessa. 

Seduta per terra a gambe incrociate dopo l’ennesimo allenamento, imbronciata e con la sua fedele borraccia stretta tra le mani, sentì la mano di suo padre sulla sua spalla.

- Sat’ika, mi spieghi che cos’hai?-

La bambina sbuffò, cacciando lontano da sé il bracciale con il lazo e la bocchetta del fuoco, e non commentò.

- Posso provare ad indovinare?-

La bambina buttò giù un sorso d’acqua e fece spallucce.

- Io credo che tu mi stia mentendo, e sai perfettamente che a me non piacciono i bugiardi.-

- Non sto mentendo.-

- Omettere la verità a volte ci va vicino, lo sai?-

- Non sto omettendo proprio…-

- Dov’è il libro, Satine?-

Ecco, quella era una domanda che la bambina non si era aspettata. Di tutte le domande che suo padre avrebbe potuto farle - perché non combatteva, che cosa ricordava, se era triste per la mamma, arrabbiata o meno - il libro non era proprio nella lista.

- Quale libro?-

- Ruyot. Quello sulle storie di Mandalore. Grosso, vecchio e terribilmente spaventoso. In biblioteca non c’è più, e so che tu vai a leggerlo nell’ultimo posto in cui qualcuno potrebbe cercarti. La cosa non mi fa felice.-

Satine sospirò, annoiata.

Suo padre non aveva capito proprio tutto.

- Non vado a leggerlo nelle fondamenta, anche se parlare con il Custode potrebbe aiutarmi.-

Kyla alzò un sopracciglio.

Una delle caratteristiche dei Kryze era la loro abilità di leggere nella mente altrui. Kyla era sempre stato molto bravo, e credeva che sua figlia non avesse segreti per lui. Certo, aveva avuto un piccolo aiuto da parte di Maryam, che aveva frugato nei cassetti, nell’armadio e nella scrivania della piccola durante una sessione approfondita, diciamo così, di pulizie. 

Era più che certo che Satine andasse a leggere il libro di nascosto nelle fondamenta, magari con quel fantomatico custode che lei diceva di avere incontrato. Il fatto che Satine avesse un amico immaginario un poco lo preoccupava, ma non poteva ancora dare delle risposte definitive.

Giravano delle voci, storie sulle fondamenta del palazzo, che lui non poteva né confermare, né negare. Non aveva mai creduto a nulla di tutto ciò, ma da quando Satine era nata erano accadute molte cose che lo avevano fatto dubitare della sua razionalità.

- E dove vai a leggerlo, allora?-

- Dietro l’armadio, in camera mia, sulle scale del passaggio segreto. Lì non mi viene a cercare mai nessuno.-

Kyla si diede dello stupido per non esserci arrivato prima. 

- Beh, complimenti per avermi battuto in astuzia.- le disse, circondandole le spalle con le braccia. - Per quale motivo lo leggi?-

- Perché mi piace. No, cioè, a dire il vero no, ma voglio delle risposte. Ho pensato che avrei potuto trovarle lì, ma credo di essere stata una grande stupida ad averlo pensato.- disse, dondolando il capo, i boccoli biondi che le circondavano il viso.

- Non è affatto stupido, mia cara. E’ normale volere delle risposte, solo che mi hai mentito, e non mi hai detto che ti ricordavi quanto successo quella brutta sera.-

Satine parve pensarci un po’ su, con la testa bassa, prima di borbottare: 

- Io non voglio - disse lei, fissando il pavimento con occhi acquosi - non voglio far rotolare la testa di qualcun altro in riva al lago.-

Suo padre capì all’improvviso qual era il problema della piccola, e capì anche che lui stesso era stato in errore, pretendendo di insegnare a Satine quelle tradizioni mandaloriane che non avrebbe mai potuto accettare e pretendendo di farlo con metodi altrettanto tradizionali.

- Satine, non è stata colpa tua. Non potevi saperlo, e comunque ti sei soltanto difesa. La Luce di Mandalore è un potere enorme, che preferirei tu non provassi di nuovo. Ha delle conseguenze, o almeno è quello che si dice.-

- Perché io?- domandò la bambina, gli occhi sgranati.- Perché io e non te? O Bo?-

Kyla abbozzò un sorriso.

- Anche io sono come te, tesoro. Solo che tu sei molto, molto più brava di me. Io posso fare giusto qualche trucchetto.-

Aprì le mani e delle piccole scintille di luce bianca circondarono le sue dita, per poi riunirsi nel suo palmo e scomparire con un lieve puff!

Satine era ammaliata.

- Quello che hai è un dono, Satine, non qualcosa di cui avere paura. L’importante, però, è usarlo con cautela. Non è qualcosa che puoi utilizzare tutti i giorni, e voglio che questo sia ben chiaro. Per quanto riguarda il resto - aggiunse lui, accarezzandole i capelli biondi platino - tu non ucciderai proprio nessuno, e nemmeno io ho intenzione di farlo. Ti sei difesa, ed è successo quello che è successo, ma adesso è tutto nel passato. Tu puoi essere diversa, puoi decidere di fare dei tuoi talenti quello che preferisci. Devi imparare, però, che sei comunque una Mando. Hai un dovere nei confronti del tuo popolo, che è quello di conservare le tradizioni. Siamo un popolo guerriero, e ne andiamo fieri, così come andiamo fieri di tutto il resto, di tutto ciò che hai letto. Possiamo cambiare le cose, ma dobbiamo conoscere, per ribaltare la situazione. E poi, non tutti sono d’accordo con noi, sai?-

- Evar?-

- Che cosa sai di Evar?-

- Niente. So che Angus lo ha nominato un paio di volte, dicendo che aveva fallito e che voleva l’oggetto con cui tu facevi magie.-

Gli occhi di Kyla erano diventati grandi come pomelli e il volto si era tinto di rosso. Con quelle semplici parole, la piccola Satine aveva dato al padre la prova definitiva che Evar Saxon aveva cercato di sterminare la sua famiglia ed aveva provato ad impossessarsi surrettiziamente della Luce di Mandalore, salvo poi essere tradito dai Makyntire ed essere messo in fuga da un fantoccio su un cavallo infuocato che si spacciava per il fantasma del duca Marmaduke. 

- Papà?-

- Sì, cara. Evar non è una brava persona, e come lui ce ne sono molti.- continuò, provando a non perdere la calma.- In questi casi, dovrai imparare a difenderti. Non significa uccidere, o gettare teste in riva al lago. Significa avere le conoscenze per salvarsi la vita e magari fuggire. E’ per questo che devi imparare a combattere. E’ un dovere verso il tuo popolo, ed anche verso te stessa.-

Satine annuì, ma ancora un dettaglio non le andava a genio.

- Avevo detto che sarei diventata una Abiik’ad, come mamma.-

- Se vorrai, potrai esserlo.-

C’erano molte cose che Satine ancora non sapeva, ma tanto le era bastato per comprendere che quello che stava facendo non era sbagliato. Così, la piccola aveva continuato ad allenarsi con suo padre, senza i nervi tesi e la frustrazione che ne caratterizzavano quelle sessioni, e diventò brava, sempre più brava, talmente brava che suo padre cominciò a rivedere Vikandra anche in lei, non soltanto in Bo Katan. A differenza della madre, però, Satine aveva un carattere più introverso e riflessivo. Studiava l’avversario prima di attaccarlo, e mirava ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Era precisa e paziente, poteva continuare a combattere per ore sfinendo l’avversario e spingendolo a caricare fino allo stremo delle forze. 

Era evidente che la piccola presentava i tradizionali tratti dei Kryze, e Kyla non poteva che esserne fiero. 

Con il passare del tempo, suo padre cominciò ad insegnarle anche molto altro. Comprese che la sete di conoscenza di Satine, forse dettata anche da una certa mania del controllo derivata dal trauma subìto, poteva essere soddisfatta solo attraverso un addestramento completo. Il che, gli tornava molto utile, visto che presto o tardi avrebbe dovuto fare di lei la duchessa ed avrebbe dovuto rispecchiare a menadito i parametri del Resol’nare

Non c’era più dubbio alcuno, infatti, che Satine sarebbe diventata la prossima leader di Mandalore. 

Almeno, non se si fosse tenuto conto dell’incredibile talento che teneva racchiuso dentro di sé.

Così, un giorno, seduti entrambi nella biblioteca ricostruita, i due si erano presi un pomeriggio di pausa, fatto di cioccolata e libri buoni. Poi, sul far della sera, si erano appostati alla finestra per guardare il tramonto sul Suumpir Darasuum. C’era un motivo se lo chiamavano così, del resto. Era un lago immenso ad alta densità, che si perdeva nell’orizzonte e che rifletteva pedissequamente il cielo come metallo lucido. In quel momento, il cielo di Kalevala, screziato di arancione e rosa come un’albicocca, sembrava estendersi fino alle porte di Kryze Manor, scivolando sull’acqua. 

Satine aveva sempre pensato che fosse la vista più bella del mondo. 

- Credo che, adesso, tu sia pronta per scoprire tutto quello che vuoi scoprire, Sat’ika.- le disse, mentre sorseggiavano la cioccolata appollaiati sulla soglia della finestra.

La bambina si era preparata per quel momento tanto atteso. 

- Che cosa vuoi sapere?-

- Perché Evar voleva uccidere la mamma?-

Kyla sospirò.

- Evar Saxon, a modo suo, è stato una brava persona, da ragazzo.-

- Come puoi dirlo, papà?-

- Perché, semplicemente, appartiene ad una vecchia cultura che molti considerano superata, ormai. A quelli come lui piace vantarsi di credere ancora negli antichi déi, in Kad’Harangir che combatte contro Arasuum, ma non farti ingannare, Sat’ika. Mandalore è cambiato molto dai tempi antichi in cui i Taung dominavano la superficie del pianeta. I tempi di Mandalore l’Indomito sono passati ormai, così come le loro divinità. Siamo diventati meno superstiziosi e più razionali, tutti quanti. Io come molti altri, del resto, ed anche Saxon è tra questi, grazie al Manda. Nonostante ami fregiarsi delle sue conoscenze - ammesso che così si possano definire - non ci crede nemmeno lui, e si trova in forte minoranza nel sistema di Mandalore. Non voleva uccidere la mamma, tesoro. Voleva ucciderci tutti, ed in nome di interessi che nulla hanno a che vedere con le tradizioni o la religione.-

- Anche te, io e Bo?-

- Soprattutto io. Tu e Bo eravate in mezzo, e per lui siete pericolose.-

Satine aggrottò le sopracciglia.

- Come faceva a sapere che io so fare le magie?-

- Non lo sapeva.- aggiunse il duca, ridendo.-  Quella è stata una reazione del tutto inaspettata. E’ per questo che ha mandato i Makyntire a cercare uno strumento per fare quello che hai fatto tu.-

- Quindi non sa che sono io a fare le magie?-

- No. Evar Saxon sa soltanto che cosa siano le armature, i blaster e le armi in generale. Brama la Luce perché vuole il potere. Secondo le leggende, come tu ben sai, all’origine di questa galassia un gruppo di pianeti si è riunito qua, in questo sistema, attraversando lo spazio per orbitare tutti assieme attorno ad uno stesso centro.-

- Mandalore?- fece la bambina, interessata.

Suo padre annuì, accarezzandole i capelli. 

- Il sistema si è formato così e, sempre secondo le leggende, il centro di questi pianeti è composto esclusivamente da un materiale specifico, una specie di sostanza vetrosa incandescente, azzurrognola, che forma dei cristalli meravigliosi.-

Satine aveva letto qualcosa in proposito. Sapeva che alcuni studiosi avevano provato a scendere giù, nelle viscere del pianeta, alla ricerca della Luce di Mandalore, e che non avevano trovato assolutamente niente se non una fascia di cristalli azzurrognoli, che presentavano in ogni caso delle proprietà molto peculiari.

- Si dice che i cristalli che sono stati rinvenuti a quelle profondità non siano altro se non la cristallizzazione di quella sostanza incandescente che compone il nucleo, e che abbiano lo straordinario potere di racchiudere la forza sovrumana della luce del nucleo stesso. Quella che, apparentemente, hai scatenato tu.-

Satine non ci capiva un granché. A detta di suo padre, lei era stata in grado di canalizzare verso l’esterno la forza del nucleo dei pianeti di Mandalore, ma non capiva proprio come mai lei, una bambina di sette anni, fosse stata in grado di farlo.

- Questo, piccola cara, è un mistero. Una cosa, però, possiamo dirla per certo. Non ho mai visto nessuno con una forza così dirompente come quella che hai scatenato tu quella sera. E bella che, di duchi, nella storia di Mandalore ve ne sono stati tanti!-

- Come si diventa Mand’alor, papà? Che c’entra la Luce?-

Kyla si lanciò in una lunga e complicata spiegazione di tutto il procedimento, osservando la faccia angosciata della bambina mentre proseguiva.

Satine ascoltò quella sfilza di prove e si sgomentò. Sapeva, ed aveva accettato, ormai, che sarebbe stata la prossima in linea di successione. Quello che non si era aspettata, però, era tutta quella lunga serie di complicazioni.

Innanzitutto, avrebbe dovuto imparare a combattere in modo eccellente. 

Poi, avrebbe dovuto affrontare un anno di addestramento con gli altri ragazzi, dopo essersi allenata con il padre. 

A tredici anni, avrebbe dovuto affrontare il famigerato verd’goten, sperando di sopravvivere. 

Poi, avrebbe cominciato la scuola politica, e parallelamente si sarebbe dovuta esercitare per le prove per il trono. 

La prima prova sarebbe stata domare un bev meshurok, in ossequio alle tradizioni secolari che vedevano i Mando cavalcare i mitosauri

Come seconda prova, avrebbe dovuto convincere tutto il Consiglio dei Saggi, con il dono dell’eloquenza e della strategia, che era adatta a ricoprire quella carica, in onore di Kad’Harangir, il tradizionale dio della violenza, certo, ma anche del progresso e avversario della stagnazione di Arasuum.

La terza prova, il bes’laar, riguardava la musica, una delle più importanti attività artistiche di Mandalore, coerentemente con la tradizione di suonare i canti di guerra col bes’bev.

Infine, avrebbe dovuto aprire la Luce, e dimostrare di essere legittimata da qualunque essenza regolasse Mandalore.

Una volta Mand’alor, avrebbe dovuto scegliere un corpo militare di cui fare parte, e Satine già sapeva che avrebbe scelto le Abiik’ade. Non avrebbe combattuto, certo, ma fare quella scelta le avrebbe permesso di continuare a volare, nonché di indossare l’armatura della madre, e così sarebbe stata felice. 

Nella mente bambina di Satine, quel processo sembrava durare una vita. 

- Ci metterò un’eternità per completare tutte le prove!-

- Ma no, cara, vedrai che il processo durerà meno di quanto credi. Il tempo passa con grande rapidità. Non volevi mollare il ciuccio, e sembra che sia successo ieri!-

Satine divenne rossa, e si rannicchiò ancora di più nel suo angolino, come per nascondersi. Kyla le diede degli affettuosi colpetti sulla testa.

Una voce imperiosa di donna giunse dal piano di sotto.

- Credo che Maryam ti stia chiamando.- disse, seguendo con l’orecchio la voce dabbasso.- Credo che sia l’ora del bagno.-

Satine si alzò in piedi e fece per raggiungere la sua nana al piano di sotto, ma la sua curiosità non era stata ancora del tutto soddisfatta.

- Papà?-

- Dimmi cara.-

- Tu hai detto che devo aprire la Luce per essere legittimata da Mandalore, ma che significa?-

- Significa che, per essere accettata come una vera Mand’alor, devi dimostrare di essere capace di controllare il nucleo di Mandalore.-

- Ma questo è strano. Io credevo che si dovesse votare, per essere legittimati, o sconfiggere il Mand’alor in combattimento.-

Kyla sorrise.

- E’ vero, bisogna votare. Il combattimento è sempre valido, ma dopo tuo nonno Gerhardt, ormai è superato. Ci sono stati molti Mand'alor legittimati con lo spargimento di sangue. Molti altri hanno ottenuto il potere col voto. Altri sono stati legittimati solo da Mandalore, e non hanno mai governato. Pochissimi sono quelli che sono riusciti ad essere legittimati dal popolo e dal sistema.-

- Chi?-

- Mandalore il Grande, Fahra Piume al Vento, Marmaduke, ed io.-

- Tutti Kryze, a parte il Grande.-

- Sembrerebbe. Non preoccuparti per il combattimento. Lottare contro la Luce è la forma di combattimento supremo. Non ci sono botte che tengano.-

La bambina annuì e se ne andò, scendendo le scale di corsa per raggiungere la sua balia.

- Già, tutti Kryze.- borbottò Kyla, guardando fuori il lago infuocato dai colori del cielo. 

- Leggenda vuole che siamo custodi di qualcosa. Qualunque cosa sia, si paga a caro prezzo.- concluse, accarezzando il ciondolo di pietra tigrata che portava al collo e pensando alla precedente proprietaria.

Sua moglie sarebbe stata fiera di Satine.

***

VOCABOLARIO MANDO’A

 

Ruyot: lett. il passato, storia. 

Akaanati’kar’oya: Guerra della Vita e della Morte, mito della creazione, un tempo creduto reale, preso alla lettera ai limiti della superstizione. Successivamente, la società mandaloriana è cambiata, divenendo più razionale ed imparando ad interpretare i miti come parabole.

Resol’nare: i comandamenti  che scandiscono la formazione di un Mando. 

Manda: sorta di coscienza collettiva, un flusso di energia che avvolge ogni persona che decida di diventare Mando seguendo il Resol’nare e, di conseguenza, entrando a far parte della comunità. Quest’idea si è diffusa successivamente alla guerra contro i Jedi, e dunque in tempi piuttosto recenti.

Kad’Harangir ed Arasuum: divinità del pantheon mandaloriano, il primo dio della guerra e personificazione del cambiamento e della rinascita, il secondo dio della stagnazione e dell’apatia. Si tratta delle divinità principali, assieme a Hod Ha’ran, il dio della sorte e del caso. Secondo le leggende, attorno al 4000 BBY Mandalore l’Indomito si recò su Shogun, e al suo ritorno annunciò di aver avuto una visione, cancellando il credo di Kad’Harangir, Arasuum e gli altri, ed elevando la guerra a divinità principale a sé stante e creando i Crociati. 

Bes’laar: lett. musica.

Bes’bev: tradizionale strumento musicale a fiato, affilato ed utilizzato anche come arma. 

 

***

NOTE DELL’AUTORE: Un capitolo che è un po’ uno spiegone, ma che serve per capire per quale motivo i Kryze, nel mio immaginario, sono speciali, e temuti. Sanno sempre qualcosa che gli altri non sanno, ed hanno sempre risorse che gli altri non hanno. Sono custodi della storia del sistema e della sua evoluzione, e conoscono anche miti e leggende minori.

Doti che torneranno molto utili alla protagonista, in futuro. 

Mandalore il Grande, Mandalore l’Indomito e i Taung sono personaggi esistenti nell’universo di George Lucas, assieme alle divinità già riportate nel vocabolario. La Luce di Mandalore, Nebrod ed altre divinità me le sono inventata di sana pianta. Il pantheon mandaloriano è analizzato solo nei Legends, a quanto mi risulta, per cui ho sentito la necessità di introdurre altri dettagli per dare corpo alla storia. 

Fahra Piume al Vento è un’altra delle mie invenzioni, ma su di lei non anticipo nulla. Tornerà prossimamente, per cui vi lascio immaginare perché si chiami così e che cosa abbia combinato.

Un ringraziamento sentito a tutti voi che leggete!

 

Molly.

  
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