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Autore: rocchi68    12/08/2021    2 recensioni
Una persona che ha chiuso gli occhi in passato può riaprirli dopo tanto dolore?
Ne vale davvero la pena?
Non sarebbe meglio proseguire senza voltarsi indietro e sorridendo delle poche gioie che incrociano il tuo cammino?
Si passa per egoisti, per idioti o per scaltri se si evita di ricadere nei ricordi del passato?
È questo che il nuovo Consiglio Studentesco si prefigge di cambiare, anche se si tratta di un problema interno e di un'impresa ardua.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Talvolta Mike e Zoey si assentavano per risolvere grane senza disturbare gli altri membri, poiché credevano fossero ancora troppo immaturi per porvi rimedio.
Scott era una buona testa, ma nei rapporti umani era scarso e in molti diffidavano della sua presenza, mentre Dawn era ancora acerba e doveva misurarsi con prove più semplici, prima di sfidare il Preside o qualche suo vice.
Avevano tanti mesi prima che lei imparasse le mosse basilari, ma per il momento era meglio sorvolare e lasciarle risolvere i compiti più semplici oppure consentirle di andare al Comitato.
Il rosso, entrato nella Sala del Consiglio, ritrovò il classico silenzio che tanto agognava e subito si era messo seduto sul divano, intento a fissare il vuoto. Non aveva da mostrare altri fascicoli, né da informare nessuno di cambiamenti di budget per quei 10 giorni e per questo si era ritrovato inoperoso, chiedendosi come comportarsi.
E le varie opzioni lo annoiavano.
Avrebbe potuto ascoltare un po’ di musica, ma durante la ricreazione e la pausa pranzo si era sparato tutte le canzoni della sua personale playlist. Poteva studiare qualcosa, ma la prossima verifica sarebbe stata da lì a 15 giorni e, quindi, troppo presto per cominciare.
Poteva pure leggere uno dei libroni di Mike, consapevole che si sarebbe depresso ancora di più ed evitando di tornare a casa, sbadigliando per tutto il tragitto.
E quel cellulare che aveva scordato di caricare la sera prima, lo irrideva con una percentuale che, a malapena, gli sarebbe bastata per un paio di ore.
Senza sapere cosa fare, era rimasto immobile, grattandosi spesso la nuca e ripetendosi che stava perdendo tempo come uno stupido.
Non gli ci volle molto per cambiare idea.
 
La porta sbattuta con violenza, una borsa lanciata con rabbia in un angolo a sfiorargli i capelli e una figura che si era seduta al suo fianco e che ringhiava come un cane feroce.
Qualcosa doveva aver fatto arrabbiare Dawn, anche se a guardarla di sfuggita, poteva ritrovare anche una profonda amarezza. Non era mai stato empatico, né poteva sapere qualcosa delle emozioni altrui, ma di solito si piange di gioia o di tristezza e, da com’era entrata, serviva aggiungere altro?
Poteva entrare saltellando e, invece, aveva lanciato quella borsa, rischiando di decapitare qualcuno o di spaccare qualche vaso o finestra.
E qui Scott si ritrovò davanti a un dubbio atroce: farla sbollire o affrontarla con la speranza di riuscire a sdebitarsi?
Dopotutto anche lei era riuscita a farlo sorridere per la faccenda del quaderno e, in qualche modo, si sentiva profondamente in debito.
 
“C’è qualcosa che non va, Dawn?” Esordì timidamente, facendola sussultare.
 
“Non sono affari tuoi.” Replicò nervosa, pronta a farlo tornare a casa a pezzi, asciugandosi le ultime lacrime con una manica della divisa.
 
“Sei in quest’aula e sono affari miei.” Ribatté prontamente.
 
“Stai zitto!” Gli ordinò, sperando di essere accontentata.
 
“Perché volete tagliarmi fuori dalle vostre vite, anche quando sono molto preoccupato per voi? Sono così orribile?” Domandò curioso.
 
“Scott...” Provò, interrompendosi.
 
“Allora non ti fidi.”
 
“Una volta forse non ti avrei nemmeno detto cosa avevo mangiato per colazione, ma oggi no.” Sbuffò, inspirando profondamente e riuscendo a placare quella rabbia che si era formata attraverso una piccola vena pulsante in fronte.
 
“In classe mi sembrava tutto apposto.” Borbottò serafico.

“Io…”

“E qui nel Consiglio sono sempre l’unico a farti incavolare, anche se non ti ho mai visto piangere o lanciare borse per uccidere.”
 
“Vero.”

“Anche se vederti arrabbiata, non è male.”

“Perché no?” Chiese nervosa, credendo volesse rincarare la dose.

“Diventi ancora più carina: forse dovrei farti innervosire più spesso.” Borbottò serafico, notando in lei un lieve rossore che cercava di celare.
 
“Sei uno stupido, Scott.”
 
“Dopo tanti anni che ci conosciamo, credevo ci fossi abituata.”
 
“Non abbastanza.”
 
“Devo sparare a casaccio o intendi startene zitta per tutto il tempo? Vorrei sapere chi devo massacrare, prima di lanciarmi all’attacco.”
 
“Ma…”
 
“Esco da quest’aula, lo aspetto in qualche corridoio o in un qualche vicolo, gli spacco qualcosa sulla schiena e gli do una bella lezione. Così torni a sorridere e nessuno pensa che sia colpa mia…poi non ho nulla da perdere.”
 
“Non farlo, Scott.”
 
“Dopo che ti hanno fatto piangere, di chi dovrei avere pietà?” Domandò, scrocchiandosi le dita e pregustando già l’idea di mandare qualcuno all’ospedale.
 
“Il Comitato.” Mormorò lei, facendolo tentennare.
 
“Centrano loro?”
 
“Mi hanno rimproverato che sto diventando troppo tenera, che sbaglio con alcuni ragazzi e che questi mi stanno mancando di rispetto, ridendo al contempo del Comitato e che la loro reputazione è più importante di una stupida ragazzina indecisa.”
 
“E questo per cosa?”
 
“Non tollerano che uno degli ultimi della scuola possa aiutare la migliore del suo anno in una discussione con un prof. Nemmeno se questo vale per appoggiarmi o difendermi, giacché dovrei essere sempre superiore ai meno influenti.” Spiegò lei, facendogli sgranare gli occhi e notando la sua difficoltà a trovare un nesso tra le cose.
 
“Gli stanno dando fin troppa importanza: che branco d’idioti!”
 
“Perché?”
 
“Perché non si accorgono che sei una ragazza preziosa e che in molti sono cresciuti grazie al tuo impegno e interesse. Che cosa pretendono ancora? È proprio vero che alcuni sparano scemenze perché non osano alzare il culo dalla sedia.” Ringhiò infastidito, mentre Dawn appoggiava la testa sulla sua spalla sinistra, riuscendo a placare tutti i suoi istinti bellicosi.
 
“Quando sono qui, mi sento così felice e nessuno mi giudica.”
 
“Dawn…”
 
“Sto davvero bene con voi…con te.”
 
“Davvero?”
 
“Pensavi che fossi ancora arrabbiata?”
 
“Quando non lo sei?”
 
“Quando devo ancora ringraziarti.”
 
“Ma…”
 
“Mai nessuno mi aveva difeso prima, Scott.” Esordì, mentre l’amico, si girava per fissarla intensamente.
 
“Dawn…non mostrare mai il tuo lato debole.” Sospirò, sperando che lei imparasse quella lezione che gli era costata immensa fatica in passato.
 
“Perché anche tu hai un lato debole?”

“Beh insomma…ora non più, ma, qualche anno fa, ero emotivamente instabile, come te.”

“Ah…che spiritoso.”

“No, davvero…ero ancora un ragazzino e mi cullavo nella giustizia e nella fiducia. Purtroppo una mattina il mio sogno ha subito un duro colpo e da quel giorno ho il terrore di sbilanciarmi in qualche modo. “

“Scott…”

“Quel giorno, quando il mio sogno si è disintegrato, ho imparato due cose. La prima…non avrei mostrato più a nessuno le mie fragilità.”

“E la seconda?” Chiese, sollevando il capo.

“Se per il mondo sono una persona disonesta, senza scrupoli e inaffidabile, non ha senso cercare d’essere qualcos’altro.”

“Scott…tu sei molto più speciale di quello che pensi.” Lo rincuorò, trovando il coraggio di cingerlo in un abbraccio.

“Lo dicevano in tanti, ma nessuno mi ha mai convinto a fondo.”

“Forse perché non hai trovato qualcuno che parla con il cuore.” Spiegò, sentendolo rispondere a quella stretta.

“Potrei ricredermi, se tu accettassi di non piangere più per qualche idiota senza cervello.”

“Ma…”

“Ne va della tua felicità, dopotutto.” Spiegò, inspirandone il profumo e chiudendo gli occhi.






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Anacleto e Ryuk a parte la parte conclusiva del dialogo viene da Zootropolis così nessuno mi può accusare di plagio, vero?
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