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Autore: Rack12345    13/08/2021    2 recensioni
[Completa]
Alexis e gli Avengers tornano in scena: è passato un po' di tempo dagli attacchi terroristici e dal tentativo di sterminio di massa da parte del gruppo neonazista "A.T." e, finalmente, i nostri Avengers si stanno godendo un po' di pace. Tuttavia, questa pace non è destinata a durare a lungo.
Vedremo Alexis addentrarsi maggiormente nel mondo delle arti mistiche e fare passi da gigante. In più, la vedremo indagare sul suo passato e sui suoi genitori e proprio dal passato arriveranno problemi, sorprese e... parenti, del tutto inaspettati. Gli Avengers, e il suo amore Bucky Barnes, le saranno sempre affianco.
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[Sequel di New Avengers: Together]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, James ’Bucky’ Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New Avengers: Together Saga'
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Angolo Autrice
Eh, il solito angolo nel quale dovrei rintanarmi, perché tutte le volte che risorgo, sparisco sempre senza dire nulla. 
Stavolta sono sparita proprio, sarà un mese che non entro su efp, neanche per leggere gli aggiornamenti delle mie amate Musketeer e Mary! T.T Alle quali chiedo in modo particolare immense scuse. Ed anche a Natasha Optimus, che ho lasciato sulle spine per una questione in particolare, scusa cara xD Ma chiedo scusa anche a tutti voi altri che mi seguite, ovviamente, non vi merito! <3 
Mi sono trsaferita con il mio ragazzo in anticipo rispetto a quando avevo calcolato e già questo mi ha davvero scombussolata, ed in più, proprio quando iniziavo ad abituarmi alla nuova casa, mi sono arrivate due graziose e pestifere cucciole di Labrador (Triss e Marvel xD) che mi stanno facendo diventare matta ed ora devo di nuovo abiuarmi ad una nuova routine, che, come sempre, deve includere lo studio per gli esami di settembre (HELP >.<). E oltre a questo c'è il fatto che io ed il caldo non andiamo per nulla d'accordo, mi stordisce del tutto e non riesco assolutamente a fare NULLA, giuro, nulla, neanche a guardare le serie tv. 
Proprio per tutti questi motivi di confusione nella mia vita, vi do un annuncio:
Io ho continuato a scrivere sottoforma di bozze, sia la fine di questa che l'inizio della prossima storia e sto continuando a scrivere. Tuttavia, so già che, visto che mi piace troppo scrivere, rischierei di mettere da parte tutto il resto, cosa peggiore, rischierei di mettere da parte l'università, e non mi pare il caso xD. Quindi, ho deciso di finire Promises e di continuare a prepararmi le bozze della storia successiva, che si chiamerà "New Avengers Together: Journey to Asgard"  che però potrò sistemare per esteso e pubblicare solo dopo che avrò finito gli esami di Settembre, quindi aspettatevi il sequel per la fine di Settembre, non prima! Sono tristissima all'idea e mi si spezza il cuore a farvi aspettare così tanto. Ma non posso fare altrimenti. 
Sarò però felicissima di continuare a leggere o a scrivere qualche corta one-shot di tanto in tanto. A proposito... Oggi mio marito Sebastian Stan compie 39 anni (sì, lo ammetto, è con lui che mi sono trasferita, ecco perché tante storie xD), e per questo motivo non lasciatevi scappare la one-shot che ho pubblicato, come feci con Steve e Chris Evans, su uno scenario di compleanno di Bucky Barnes! La storia si chiama "108th Desiderio: che tutto rimanga così com'è... o forse non proprio!"
Ho finito con gli sproloqui, vi lascio al capitolo... siamo agli sgoccioli! 
A presto, vostra Rack <3





 
New Avengers: Together - Promises
Capitolo XXI: L'Avenger più forte




Alexis sospirò più volte, una volta che il sangue ebbe smesso di sgorgarle dal naso, che era sicura si fosse rotto.
Nulla che Stephen Strange non potesse sistemare, comunque.

Si diede della scema: Hermione l'aveva colpita nel suo punto più debole.
Possibile che anche lei stessa era stata consumata dalla vendetta come aveva fatto sua zia? Forse un pensiero o due a riguardo li aveva fatti, ma sicuramente lei non aveva mai cercato la distruzione di sua zia.

Ora, nella solitudine della dimensione specchio, lo stava capendo: lei non era come sua zia.
Hermione aveva capito subito che Alexis Moore, membro degli Avengers, aveva molto a cuore determinati valori di eroismo, giustizia, e "tutte queste altre caratteristiche buoniste" -pensava-, quindi aveva puntato proprio ad attaccare quel lato della ragazza, cercando di farla apparire a sé stessa esattamente come ciò contro cui combatteva, come la cattiva.
La verità è che, fin da quando aveva capito la situazione, Alexis ci si era sentita veramente.
Ciò che aveva desiderato però raggiungere era soltanto la verità sulla morte dei suoi genitori. Bucky era stato il primo a muoversi, ma quando lei gli aveva detto di non volere vendetta, lui si era fermato. O meglio, aveva rallentato, perché le scoperte che aveva fatto mostravano una realtà dei fatti ben diversa da quella che tutti conoscevano. Da lì, anche Alexis stessa aveva voluto vederci chiaro sulla morte dei suoi genitori.
Ma del resto, non era lecito un tale desiderio da parte sua?
Alexis voleva la verità, Hermione voleva lo sterminio di tutta la sua famiglia.
Alexis sapeva bene che probabilmente se sua nonna non l'avesse lasciata sola al suo destino, Hermione Karlatos non sarebbe mai diventata né un'assassina, né una trafficante di armi.
E lei voleva solo provare a portare un po' di serenità nella vita di quella donna, identica a sua madre, che aveva solo ricevuto un destino troppo crudele per poter crescere come una persona normale. 

Si alzò in piedi, ed iniziò a roteare la mano per aprire un portale di scintille blu e dorate, promettendosi di nuovo che ci avrebbe provato, in realtà più di una volta, come si era ripromessa pochi istanti prima.

Quando fece per attraversare il portale, però, la sua magia cedette, questo si chiuse.
Strinse gli occhi, stiracchiò le labbra e si portò una mano al grembo per il dolore. Una fitta particolarmente forte la colse, così si sedette di nuovo per terra.
Forse suo figlio le stava dicendo che aveva bisogno di un altro po' di riposo, ed ebbe subito una consapevolezza che la spaventò: probabilmente non sarebbe riuscita di nuovo ad evocare le ali.
 
 
Intanto, fuori dalla dimensione specchio, Stephen Strange aveva lottato contro Erech e l'aveva messa in ginocchio, allacciandole una frusta magica intorno al collo, in cui il reticolato del sistema nervoso della donna, era particolarmente visibile e percorso dalla sua magia blu.

La donna accalappiò con entrambe le mani la frusta, senza neanche soffrire troppo per le sue condizioni, la strattonò riuscendo a far avvicinare Stephen a sé.
Il dottore fece scomparire la frusta e prese Erech per il collo a mani nude, ma dai suoi occhi trasparì un'insicurezza che non era quella che voleva lasciar intendere dai suoi gesti.
Uccidere qualcuno a sangue freddo non era il suo forte: lui che di vite ne aveva salvate a centinaia.

Erech sbuffò un sorriso. -Siete tutti così sentimentali.- disse.

La donna fece per evocare una spada ed usarla contro Stephen che le era così vicino, ma fu scaraventata via da un flusso energetico rossastro.
Rotolò a terra, per poi ricadere in ginocchio, e si tirò su. Di fronte a lei, Wanda Maximoff era pronta a sferrare un altro colpo, mentre poco distante le atterrava vicino Visione.

Strange li guardò entrambi con un sorrisetto lieve sulle labbra.
Quelli erano senz'altro gli Avengers più forti presenti, visto che gli altri erano ancora impegnati contro le illusioni di Erech, ed era fermamente convinto che finalmente sarebbe riuscito a sconfiggere Erech con il loro aiuto.

-Signora Karlatos.- iniziò Visione avvicinandosi alla donna con passo calmo, seguito dagli altri due. -Le consiglio di rivedere le sue posizioni riguardo la vita di sua nipote. L'amore per la famiglia può superare qualsiasi incomprensione.-

Erech sbuffò dal naso e si alzò in piedi.
-E cosa ne sai tu dell'amore? Sei una macchina!- sbraitò, evocando due sfere di luce dalle mani.

Wanda piegò la testa di lato ed aggrottò la fronte. Dalle mani emanò un flusso di energia che si aggrumò intorno ad Erech, sollevandola da terra.
-Dillo di nuovo, se ne hai il coraggio.- disse, guardandola dal basso. -Mi basta lasciarti cadere a terra per vedere la tua testa spappolata e facilitare il lavoro a tutti. Non è stato per niente carino quello che hai fatto a me e al mio futuro marito.-

Strange spalancò gli occhi e deglutì. Non sapeva se essere incredulo per la violenza della minaccia di Wanda o se esserlo per la rivelazione delle future nozze dei due piccioncini.

Visione si avvicinò a lei e le toccò la schiena.
-Tesoro, mantieni la calma.-

-Sì.- aggiunse Stephen. -Alexis ci ammazzerà se facciamo una cosa del genere, non credere che non ci abbia pensato.-

Wanda guardò prima Visione e poi il dottore, dopodiché riportò la donna a terra, facendola atterrare con non troppa delicatezza. Anzi, Erech cadde a pancia sotto, ma prevedendo quella mossa aveva messo le mani avanti e si era così rialzata subito in piedi.

Stephen Strange osservò quasi con orgoglio i lividi e le tumefazioni che aveva in volto la donna, pensando a quanto Alexis fosse diventata una brava combattente.

Erech sospirò ed evocò di nuovo la magia.
-Beh, peggio per voi!-

La donna iniziò a lanciare sfere di magia contro tutti e tre gli Avengers, dando loro del filo da torcere.
Tuttavia era senza dubbio in svantaggio. Era da sola contro tre super eroi, dotati tutti e tre di super poteri.
Sapeva di non avere speranze in questo modo  e tanto valeva giocare il tutto per tutto.
Creò di nuovo una barriera di magia intorno ai tre. Lei era debole e non sarebbe stata certo resistente come la prima, ed in più adesso c'era Visione e Wanda Maximoff, due persone estremamente potenti.
Ciò non toglieva che poteva avere qualche secondo di vantaggio per cercare di migliorare la sua situazione.
Ispirata da Alexis, da ciò che aveva potuto provare la ragazza mentre cadeva nel dirupo, Erech si concentrò a pugni chiusi e denti stretti, cercando di evocare le ali mistiche, convinta che essendoci riuscita Alexis, ci sarebbe riuscita anche lei stessa.
Purtroppo per lei non fu così e in quell'istante si rese conto che la nipote era più potente di lei.
Presa da quel pensiero, si sentì immensamente sconfortata, spogliata della sua caratteristica principale, di ciò che la rendeva speciale: la sua discendenza divina. Ora era Alexis ad essere speciale, non più lei.
Si sedette a terra, indebolita dall'immenso sforzo che aveva appena compiuto. La sua magia cedette: la barriera svanì, così come iniziarono a svanire le illusioni che tenevano occupati gli altri Avengers.

Strange, Wanda e Visione corsero di nuovo verso di lei, pronti ad attaccarla.

Nello stesso istante in cui Wanda le aveva lanciato una sfera di energia colpendola dritta al petto e facendola sdraiare al suolo, Alexis era uscita fuori da un portale.

-Fermi!- aveva gridato la ragazza.

Tutte le illusioni erano definitivamente svanite, così anche il resto degli Avengers ora potevano concentrarsi sulla questione principale e si erano avvicinati alla giovane.

Bucky la guardò da alcuni metri di distanza: sempre più stanca; il volto pallido; un rivolo di sangue che le scendeva dal naso, sul dorso del quale era spuntato un enorme livido viola, e che si fermava sul bordo superiore del labbro, per proseguire poi in una strisciata di sangue sulla guancia, segno che la ragazza si era pulita con il dorso della mano; una ferita allo zigomo destro, una alla tempia sinistra dove il sangue andava ad impastarsi con i capelli, dei rossori intorno al collo.
Si rese conto che Alexis aveva combattuto fino allo stremo delle forze e la preoccupazione per lei e per il bambino continuava ad attanagliare il suo stomaco ed il suo cuore.
Si accorse solo dopo alcuni secondi che le ali non erano più spiegato dietro la sua schiena, ma la sua fidanzata si mostrava comunque potente e bellissima.
Quella mano che teneva poggiata all'altezza del ventre, rendeva evidente la stessa preoccupazione che entrambi provavano, ma la situazione non poteva essere altrimenti.

Alexis li guardò tutti, i suoi colleghi.
Pendevano dalle sue labbra per sapere come muoversi e per la prima volta poté rendersi conto della pressione che doveva sentire Captain America, il quale anche lui la fissava amorevolmente, ogni volta che doveva prendere delle decisioni durante le missioni.
Incrociò lo sguardo con gli occhi luminosi di Tony che la guardava da dentro l'armatura sospesa in aria. Alexis si chiese come diamine stesse facendo quell'uomo a sopportare il dolore di un proiettile nella coscia e non seppe rispondersi.
Poi i suoi occhi si posarono su Bucky.

-Stai bene?- chiese il soldato.

Alexis sospirò profondamente e nel farlo sentì dolore alle costole, ma lo nascose il più possibile.
-Più o meno.- ripose soltanto.

 La ragazza lentamente si avvicinò ad Hermione e si mise in ginocchio accanto a lei, l'altra rimase sdraiata, girandosi su un fianco e facendo leva sul palmo di una mano.

Hermione tossì e sputò sangue. L'ultimo colpo della Maximoff l'aveva veramente colta impreparata.

Alexis, nel vedere quel fiotto di sangue, strabuzzò gli occhi.
-Mio Dio.- sussurrò la ragazza spaventata.

Prese sua zia per le spalle e la aiutò a mettersi seduta.
-Per quanto tempo ancora dobbiamo continuare così?- le chiese Alexis.

Hermione trattenne il respiro per qualche secondo, la guardò dritta negli occhi, ma non rispose.

Alexis si sbattè le mani sulle cosce esasperata.
-Perché non vuoi aprirti? Perché non vuoi che ti aiuti? Ti ho già detto che hai ragione!- disse la ragazza, mentre sua zia continuava a guardarla. -Hai ragione sull'odiare la tua stessa famiglia! Certo, assassinare i miei genitori non era comunque una cosa lecita, ma se teniamo conto la drammaticità della situazione che hai vissuto, io sono disposta a capirti, a vederla con i tuoi occhi questa situazione, ad accettarla si potrebbe dire. Ad accettare quello che hai fatto ai miei genitori. Hermione, tu sei tutto ciò che resta della mia famiglia, e possiamo ancora salvarla, io sono ancora disposta ad aiutarti, a perdonarti, ad accoglierti nella mia vita. Possiamo ancora salvare la nostra famiglia, se tu ti fidi di me.-

Hermione Karlatos continuava a starsene seduta senza dire una parola.
Tutti guardavano Alexis stravolti. Chi mai avrebbe potuto avere il coraggio di fare ciò che lei diceva?
Tony pensò che da sua zia aveva certamente preso il gene folle.
Steve si scambiò uno sguardo con Bucky. Entrambi non erano per nulla convinti che questo piano di Alexis non l'avrebbe messa in pericolo. Ed entrambi stavano con le mani pronte sulle armi.

Alexis porse la mano a sua zia, facendole un sorriso stiracchiato.
Hermione passò più volte dagli occhi di Alexis alla sua mano, poi si guardò intorno, posando gli occhi su ognuno dei presenti con sospetto.
Guardò di nuovo la mano di Alexis, chiuse gli occhi due secondi, poi mosse anche la sua.

Hermione afferrò la mano di sua nipote quasi debolmente.
Alexis emise un sospiro di sollievo, sorrise lievemente e strinse la mano a sua zia.
Fece per alzarsi, ma l'altra, all'improvviso, cambiò del  tutto espressione, strinse più forte la mano della nipote e la rigirò con tutta la forza che aveva.

Alexis gridò di dolore, immaginando che quel crack che aveva sentito dentro di sé fosse l'osso del polso che si rompeva. Nell'irrigidirsi, provocò anche un'altra contrazione, e probabilmente urlava anche per quella, più che altro per la paura.

-Cazzo.- borbottò Bucky, facendosi avanti.

-Ehi!!- esclamò Tony, stendendo un braccio davanti a sé, pronto a colpire.

-No, fermi ho detto!- esclamò Alexis, con una smorfia di dolore sul volto, bloccando i suoi colleghi con un gesto della mano libera.

Tutti si immobilizzarono di nuovo, Alexis tornò a guardare sua zia.

-Ti piace proprio tanto fare l'eroina, non è vero?- chiese Hermione.

Alexis non aveva fiato per rispondere, sentiva troppo dolore, mentre sua zia continuava a torcerle il polso.

-Non avresti mai conosciuto nessuno di loro...- disse Hermione, indicando gli Avengers. -se non avessi ucciso tua madre e tuo padre. Non avresti conosciuto il tuo fidanzato, non staresti aspettando un figlio da lui. Non avresti mai avuto questa vita così perfetta, non saresti mai diventata una famosa Avenger. In effetti la tua vita è così bella che quasi mi dispiace togliertela.-

In quell'istante Bucky sentì come una molla scattargli nel cervello.
Strinse le labbra e tirò fuori la pistola, puntandola contro Erech.
-Lasciala subito andare.- disse l'uomo.

Alexis lo guardò, oltre sua zia e scosse la testa rapidamente.
-No.- sussurrò. -Aspetta.-

Erech si voltò verso di lui e sorrise. Si alzò in piedi e Alexis fece lo stesso.
-Sai, ora che ci penso...- iniziò Erech portandosi un dito al mento. -Tienitela la tua vita, Alexis. Tu meriti di sentire cosa ho provato io per tutta la mia vita. C'ero quasi riuscita, ma ti sei fatta una nuova famiglia, che addirittura sta continuando ad allargarsi.- disse indicando la pancia di Alexis, che dolorante faceva dei piccoli passi verso sua zia.

-Una vita di solitudine, proprio come me. Ecco qual è la tua condanna, Alexis Moore.-

Da lì in poi, tutti videro tutto a rallentatore.

Alexis strabuzzò gli occhi quando vide sua zia che evocava un pugnale di magia mistica.
Ci mise qualche secondo più del solito, perché anche sua zia era stata indebolita dal combattimento e questo le diede il tempo di lanciarsi in direzione di Bucky. Si mise davanti a lui ed iniziò ad aprire uno scudo per proteggerlo, ma lei era davvero troppo debole e stanca.

Bucky capì subito che Alexis non ci sarebbe riuscita, così la spinse via, facendola cadere a terra, senza pensare neanche un secondo che in quel modo non avrebbe avuto il tempo di difendersi con la pistola.

-No!!!- gridò la ragazza, osservando la traiettoria del pugnale tenuto da sua zia, diretto verso la gola di Bucky.
-Bucky!!!- gridò di nuovo, ma questa volta il suo grido fu coperto da uno sparo, seguito dal tonfo di Erech che cadeva a terra in ginocchio con un lamento.

Alexis si voltò, ed i suoi occhi colmi di lacrime riuscirono a distinguere la figura di Steve che abbassava la pistola, mentre ricambiava il suo sguardo preoccupato.

-Scusa.- le sussurrò lui, sapendo che Alexis non voleva che sua zia morisse, visto che stava ancora tentando in tutti i modi di salvarla.

Alexis scosse la testa come a dirgli di non preoccuparsi.
Steve aveva salvato Bucky, cosa che lei non era riuscita a fare.

-Sul serio, Cap? Scusa?- fece Tony.

Natasha Romanoff fece qualche passo avanti. -Sono d'accordo. Alexis, chiudiamo questa faccenda.-

Alexis vide Sam annuire a quella affermazione.

-E' una causa persa, Alex. Non vuole essere salvata.- aggiunse Clint.

Alexis non rispose a nessuno di loro. Si alzò in piedi a fatica.
Bucky la raggiunse subito, sostenendola, e la accompagnò accanto a sua zia, dove la ragazza si accucciò e lui fece la stessa cosa, sempre sull'attenti.
Il proiettile di Steve aveva passato da parte a parte la gamba della donna, che ora era seduta a terra e perdeva sangue a fiotti, con un continuo lamento.

Alexis cercò di fermare il sangue facendo pressione sulla ferita con entrambe le mani dietro e davanti la gamba.
Stavolta non riuscì a trattenere le lacrime che scendevano come enormi goccioloni lungo le sue guance.
-Mi dispiace.- disse tra i singhiozzi.

Bucky la guardò interdetto. Alexis, con quella storia di dover redimere a tutti i costi sua zia, sembrava esserci andata fuori di testa. Quella donna aveva tentato di uccidere lei e tutte le persone a lei più care fino ad un instante prima.
Come poteva volerla ancora salvare?
Il suo cuore evidentemente non era puro come quello della ragazza che amava, ecco perché non lo capiva.
Ciò che la muoveva ora, era la stessa cosa che l'aveva mossa quando aveva stretto il patto con Synthia Schmidt, riscoprendo la sua umanità.
Alexis era meravigliosa, lui glielo diceva sempre, e lo era anche per questa sua caratteristica, ma stava rischiando di farsi uccidere stavolta.

-Scusa, mi dispiace per tutto.- continuò la ragazza. -Posso ancora aiutarti.-

Alexis, con la sua magia ad intermittenza, cercò di curare la ferita della zia. Stavolta dalle sue mani, solo per un millesimo di secondo, uscirono delle scintille bianche. 
Tutti le notarono, tutti tranne lei stessa. Tutti si chiesero cosa fossero e cosa significassero.
Purtroppo non poterono scoprirlo perché Alexis era troppo debole per continuare a portare avanti quella magia nuova, e di novità ce ne erano già state parecchie nel corso delle ultime ore con la sua magia.

Hermione la prese per il polso, lo stesso che le aveva rotto poco prima, e la strattonò verso di sé, ad un palmo dal viso.
-Potrai anche essere una potente discendente di divinità ancestrali, o una abilissima agente dello Shield, o il futuro maestro delle arti mistiche, Alexis Moore, ma finché continuerai a farti dominare dai tuoi sentimenti, non sarai mai l'Avenger più forte.-

Alexis continuava a premere sulla ferita della zia, non ascoltò nemmeno quell'ultima frase velenosa che  le aveva detto, né si accorse che la zia, con un movimento velocissimo, le aveva appena sfilato dalla cintura un piccolo coltello ed aveva tirato indietro il braccio per conficcarglielo nel petto.
La giovane riuscì a malapena a vedere il movimento, ancora più rapido, di James che, accanto a lei, aveva estratto la pistola ed aveva premuto il grilletto, colpendo Hermione esattamente al centro del petto.

Alexis, nella sua testa, sentì un lungo fischio. Strinse gli occhi e si voltò di lato verso James, cercando di togliersi dalla mente il volto di sua zia, così identico a quello di sua madre, con gli occhi fissi e sgranati.

Bucky lasciò la pistola a terra, chiuse delicatamente gli occhi senza luce di Hermione, poi prese Alexis per le spalle e se la appoggiò al petto.
La sentì respirare con calma, non piangeva più. Quella sua disperata e forsennata voglia di redimere sua zia, ora era svanita, per forza di cose, perché sua zia era morta, ed Alexis non poteva più fare nulla. Da questo punto di vista, fu estremamente grata a Bucky.

James si staccò di poco dalla ragazza, e le fece sollevare il volto.
Ancora coperta di sangue, il naso arrossato, gli occhi rossi e umidi, i capelli sulla fronte sudati ed impastati con il sangue, eppure lui la trovava comunque bellissima.

Alexis tirò su con il naso.
-Non ci sono riuscita, James.- disse. -Io dovevo... potevo... è sempre stata solo colpa-

-No, Alexis.- Bucky scosse la testa, e le prese il volto con entrambe le mani. -Non darti colpe che non hai, tu hai fatto il possibile. Non potevamo più fare niente per lei, avrebbe continuato a cercare di ucciderti per sempre.-

Alexis sospirò e si appoggiò di nuovo al petto di Bucky con la fronte.
-Era troppo disperata ed arrabbiata.-

Bucky poggiò il mento sulla testa di lei ed annuì.
-Già.-

Intorno a loro, tutti gli Avengers tiravano un sospiro di sollievo.

Steve Rogers si sedette a terra, a gambe incrociate, abbandonando lo scudo a terra. Si tolse l'elmetto posizionandolo sopra di esso e si passò una mano tra i capelli sudati, grattandosi la testa.
Chiuse gli occhi per qualche secondo.
Era finita. 
Tutta quella storia sull'omicidio dei genitori di Alexis era durata quasi un anno, ma finalmente era finita.
Alexis era di nuovo al sicuro.
Sollevò lo sguardo e la vide riposarsi, accoccolata al petto del suo migliore amico.
Ripensò alle ultime parole dette da Erech:

"Finché continuerai a farti dominare dai tuoi sentimenti, non sarai mai l'Avenger più forte."

Pareva che lo sapesse, quella donna, delle continue e scherzose dispute tra gli Avegners riguardo chi di loro fosse il più forte o chi di loro fosse degno di sollevare il compianto martello di Thor.
E Steve pensò anche che la risposta a quelle dispute l'aveva a pochi metri da sé, stanca, stravolta, e fortissima.
Alexis era senz'altro colei che aveva il cuore più nobile tra tutti gli esseri viventi che Steve avesse mai conosciuto. Si lanciava in battaglia, prendeva sempre la scelta giusta, seguiva sempre il suo cuore, la sua anima più profonda, era buona e gli ultimi avvenimenti lo dimostravano.
Sua zia aveva cercato di ucciderla fino all'ultimo istante della sua vita, eppure Alexis Moore non aveva mai smesso di cercare di aiutarla.
Proprio per questo Steve si rese conto che era lei l'Avenger più forte.
Non lui, non Thor, non Hulk.
Era l'agente Alexis Moore.
La sua più cara amica, e colei che aveva praticamente ridato la vita al suo migliore amico. 

Quest'ultimo, stringeva tra le braccia Alexis, quasi cullandola.
Le diede un bacio sulla fronte, poi uno sulle labbra. La guardò nei suoi occhi scuri come dei pozzi, mentre Alexis si beò degli occhi azzurri di lui come fossero un bicchiere d'acqua fresca e cristallina, un balsamo per la vista dopo tutto il sangue che aveva visto nelle ultime ore.

-Sei meravigliosa, Agente Moore.- le disse il soldato.

Steve lo sentì e sorrise.

Anche Alexis sorrise e gli carezzò una guancia.
Quella piccola frase era molto importante per lei, perché Bucky le diceva sempre così nei momenti importanti della sua vita.
Alexis fece solo in tempo a pensare di rispondergli ti amo che si accartocciò su sé stessa, colta da un dolore lancinante al ventre.
Un dolore così forte era certa di non averlo mai sentito, tanto che si scostò da James e si voltò dalla parte opposta, vomitando quel poco che le era rimasto nello stomaco di ciò che aveva mangiato ormai ore ed ore prima.

Tutti scattarono sull'attenti.

-Alexis!- esclamò Bucky, avvicinandosi di nuovo a lei. -Che hai!?-

Alexis stringeva i denti e teneva entrambe le mani sulla pancia.
-Non lo so!- esclamò in un lamento.

Stephen si lanciò subito accanto alla ragazza e a Bucky.

Bucky le aveva messo una mano sulla coscia ed aveva sentito un liquido. Tirò su la mano senza dire nulla, ma il dottore lo guardò comunque e quella mano sporca di sangue non gli piacque per niente.

Strange abbassò lo sguardo, seguì il rivolo di sangue che correva sull'armatura di Alexis, fino a trovarne l'origine.
-Dev'essere il bambino.- disse, lanciando di sfuggita uno sguardo a Bucky.

-Il... bambino?-
Bucky guardava Alexis contorcersi dal dolore, mentre dentro di sé la sua anima faceva la stessa cosa. Avrebbe dato la sua vita pur di passare lui stesso ciò che stava passando Alexis in quel momento.

Steve gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla, cerò di scuoterlo un po' per farlo riprendere da quella che aveva tutta l'aria di essere una brutta notizia.
-Amico, coraggio.- gli disse.

Stephen prese in braccio Alexis nel modo più delicato possibile ed aprì un portale.
-La porto al New York Hospital, chiamate Wong e fatevi aprire un portale. James, dovresti raggiungermi appena puoi.-

L'istante prima che il dottore mettesse piede nell'ospedale, Alexis, sopra le forze, lo afferrò per il suo prezioso ciondolo strattonandolo verso di sé.

-Stephen!- lo chiamò in mezzo ai gemiti di dolore. -Ti prego, salvalo.-

Alexis poté notare subito lo sconforto negli occhi del dottore.

-Giuro che farò il possibile.- disse lui, poi attraversò il portale lasciandosi quello scenario desertico alle spalle.
 
 



*                     *                     *
 




New York, sede della Vox Populi Books

Era notte fonda quando Ellie Renner si sedette alla sua scrivania dopo essere stata per la quarta volta a prendere un caffè lungo al distributore automatico.
Tolse gli occhiali anti luce blu che indossava quando doveva passare molte ore di fila al computer, si stropiccio gli occhi e si passò entrambe le mani tra i boccoli dorati, per poi raccoglierli in una piccola coda di cavallo.
Infilò di nuovo gli occhiali e riprese a leggere la pila di documenti digitali che le sarebbero serviti per la stesura della sua inchiesta riguardante proprio il suo odioso capo: era sempre stata convinta che Clyde Peterson utilizzasse la fama della Vox Populi per i suoi intrighi mafiosi.
Era un rischio, è vero. Ma ad Ellie Renner piaceva il rischio, e soprattutto le piaceva la verità.
Esattamente l'istante dopo aver letto la prima parola, il suo telefono iniziò a squillare.
Rispose subito.

-Spero tu abbia un motivo per avermi chiamata a quest'ora della notte. Sei fortunato che sia in ufficio. E se fossi stata a dormire!?-

-...-

Ellie aggrottò la fronte.
-Ok, ehi, Tony, frena, non ho capito nulla.-

-...-

-Alexis!?-

-...-

-Tra cinque minuti sono lì.-
Riagganciò.

La situazione doveva essere seria, vista l'immensa preoccupazione nella voce di Tony.
Ellie spense la lampada sulla sua scrivania, prese il la borsa, il casco e si fiondò verso la porta.

-Possibile che quella ragazza non riesca mai a starsene buona?- borbottò.
  
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