Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: cassiana    21/08/2021    7 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un ponte tra di noi








Dopo aver preparato il necessario Richard e Becky erano pronti per rimettersi in viaggio. Il Cacique aveva detto loro che a diverse ore di distanza sarebbero arrivati a una strada che li avrebbe portati in città. La tribù la evitava quando poteva, gli indios non avevano interesse ad avere contatti con i blancos più dello stretto necessario. Uno dei ragazzi aveva preso da parte la coppia e aveva rivelato loro che esisteva persino una fermata dell'autobus che li avrebbe portati in città ancora più velocemente. I ragazzi garuna la conoscevano, ma era proibito loro prendere qualsiasi mezzo che li avesse portati fuori dalla jungla e lontani dalla tribù. Richard avrebbe voluto promettergli che sarebbe tornato e magari avrebbe passato altro tempo con loro, portare quei ragazzi con sé, ma sapeva che non sarebbe stato giusto per loro. Chissà forse qualcuno, magari proprio il loro piccolo interprete, un giorno avrebbe sfidato il tabù e sarebbe sceso in città. Becky e Richard percorsero il sentiero in un silenzio teso, ognuno chiuso nei propri pensieri, se parlavano scambiavano giusto qualche parola con gli indios. Entrambi pensavano alla notte appena trascorsa di cui non avevano ancora parlato. Richard non era pentito, aveva percepito un cambiamento in Becky, un qualcosa di così sottile e impalpabile che non avrebbe saputo dire esattamente cosa: lei non aveva mai pianto prima durante un amplesso, dopo magari si, durante le liti inevitabili che ne susseguivano nei giorni successivi. Ma durante...e non sembravano lacrime di dolore, era quasi come se l'intensità dell'emozione fosse stata troppo intensa. Era preoccupato da quel silenzio, sapeva che prima o poi avrebbero dovuto parlare e la cosa lo terrorizzava. Si era reso conto che voleva con tutte le forze che questa volta le cose tra lui e Becky funzionassero. Ma, si ripromise a sé stesso in un sussulto di orgoglio, sarebbe stata l'ultima volta che ci avrebbe riprovato. Becky camminava con la fronte aggrottata, ogni tanto si voltava a guardare di soppiatto Richard, perso nei pensieri. Le era sembrato di sentirlo mormorare che l'amava, si era accorta che lui soffriva e pensava di essere lei la causa di quel suo dolore. Si morse una pellicina del labbro e arricciò il naso: non per la prima volta si era resa conto che l'aveva fatto soffrire e questo forse la straziava ancora di più, il sapere di avere spezzato il cuore all'uomo che amava. Forse era di nuovo tutto compromesso per le sue paure, per un suo capriccio. Scosse il capo, nel tentativo di allontanare un insetto, le sovvennero le parole che si erano scambiati prima di incontrare gli indios: lui la disprezzava, disprezzava la vita che conduceva, i suoi ideali, tutto di lei. Su queste basi era impossibile anche solo pensare di costruire un rapporto: ci sarebbe stata solo quella dirompente attrazione micidiale fra loro che li teneva distanti, ma uniti come un elastico demenziale. Si passò un braccio lungo la fronte, il calore era intenso e l'umidità stava appiccicando loro le magliette alla schiena. Il folto della jungla si aprì per lasciare intravvedere un fantastico spettacolo: il costone scendeva a picco sul fiume dalle acque tumultuose e i raggi del sole si rifrangevano nelle minuscole goccioline creando una miriade di mini arcobaleni in sospensione. Richard e Becky ristettero, deliziati da quella visione. Ma per passare dall'altra parte c'era solo un ponte di corde dall'aspetto ben poco solido. Becky fece un passo indietro:

- Io là sopra non ci salgo!
- Dai, se loro lo usano abitualmente non vedo perchè tu non possa farlo.

Mentre i due discutevano, gli uomini garuna avevano iniziato a oltrepassare il ponte che oscillava instabile sotto i loro passi. Il loro interprete fece un gesto come ad invitarli a farsi avanti. Becky allungò le labbra in un sorriso forzato:

- Non c'è un'altra strada?
- Zucchina, dai!

La redarguì Richard roteando gli occhi verso l'alto. L'altra gli si rivoltò come una furia:

- Senti, smettila di starmi addosso!
- E allora passa questo maledetto ponte, o ti ci porto di peso.

I garuna erano quasi tutti passati dall'altra parte e aspettavano, il ragazzo che era rimasto con la coppia spostava il peso da un piede all'altro, facendo gesti incoraggianti. Becky era aggrappata a uno dei tiranti del ponte, un piede avanti all'altro nel tentativo di trovare il coraggio. Richard ringhiò un'imprecazione e la tirò su di peso, poggiandosela su una spalla e percorrendo a grandi passi il ponte, il tutto fra le urla infuriate della ragazza. Quando la rimise a terra Becky era fuori di sé, ma gli indios si stavano già allontanando e dovette ingoiare tutti gli improperi che le erano venuti alle labbra. Man mano che procedevano il respiro le si fece sempre più corto e cercò un po' di acqua nel contenitore che si era procurata al villaggio. Richard si accorse di quanto fosse affaticata e chiese agli indios una pausa. Il loro interprete spiegò che dovevano andare a cacciare e come avrebbero dovuto proseguire per trovare la fermata della corriera. Con grandi saluti e dimostrazioni di gratitudine si lasciarono, i garuna presero la loro strada e ben presto veloci e silenziosi sparirono nella foresta, quasi fossero entità da essa generati. Richard sedette accanto a Becky in silenzio. Lei era ancora infuriata per come l'aveva trattata prima e accettò di malagrazia la frutta e l'acqua che le aveva procurato.

- Non posso credere che tu sia ancora incazzata per prima. Dai, zucchina: ammetterai che stavi dando uno spettacolo pietoso.
- Vaffanculo, Rick.

E si chiuse nel mutismo mentre cercavano di seguire al meglio le indicazioni date dall'indio. Il sole non riusciva a penetrare il folto ombrello delle foglie, ma il caldo era ancora intenso. Per quanto cercasse di non dare a vedere quanto fosse stanca a Becky iniziò a girare la testa, Richard se ne accorse e senza dirle niente la prese per mano e la esortò a proseguire fino a che con un'esclamazione trionfante non raggiunsero la strada. Era una larga strada sterrata a una corsia, proseguiva tortuosa nella foresta senza che ci fossero indicazioni per una direzione piuttosto che per un'altra.

- E adesso?

Chiese Becky incerta, Richard si tirò indietro i capelli con una mano, altrettanto indeciso. Non era da lui, in effetti. In quei giorni aveva sempre saputo cosa fare o almeno quella era l'impressione che aveva dato a Becky. Si tirò una pellicina dal labbro inferiore con i denti e consultò la bussola dell'orologio:

- Allora, Belize City si trova a sud perciò penso che dovremmo andare da quella parte.

Indicò una delle due direzioni.

- Sei sicuro?
- No, ma che possiamo fare? Prima o poi troveremo delle indicazioni.

Becky abbassò le spalle rassegnata: non poteva dargli tutti i torti. Si misero in cammino, arrancando sotto al sole spietato e quasi rimpiansero di non essere più protetti dal folto ombrello degli alberi. Becky sentiva goccioline di sudore colarle lungo la schiena e raggrupparsi nel solco tra i seni e dietro le ginocchia. Sbuffò un'ennesima volta.

- Non è che smetterà di fare caldo se continui a sbuffare.
- E che dovrei fare? Ho caldo.
- Mi dà sui nervi.

Becky si fermò e si voltò inferocita verso di lui:

- Anche tu, se per questo. Mi hai trascinato in mezzo a questa foresta del cavolo, tra giaguari, serpenti, sparatorie e selvaggi! E ora su questa strada in mezzo al niente e sono ore e ore che camminiamo e non ne posso più!
- Io ti ho trascinato, io? - Richard sbottò in una risata sarcastica - Ma ti senti? O forse non ti sei accorta che ti ho salvato il culo più volte di quante non riesca a contare, questa settimana.
- Allora forse sarebbe stato meglio non incontrarmi, anzi sarebbe stato meglio che mi avessi lasciato su quello yacht, così avrei potuto rifarmi una vita o magari sarei morta, ma tanto a chi importa.

Richard si premette entrambe le mani sulla testa, snervato:

- Le stronzate che dici le pensi la notte o ti escono così?
- Lasciami solo in pace, Rick.
- Ieri notte, però mi sembravi piuttosto entusiasta della mia presenza.
- Fottiti!
- Ci hai già pensato tu, tesoro.

Becky si passò una mano sul viso arrossato dal caldo e dalla rabbia: ecco che si fronteggiavano sulla strada deserta urlandosi contro, come ogni volta. Lo odiava.

- Non ti sopporto più!

Richard la fissò rabbuiato, gli occhi verdi ridotti a due fessure:

- Allora resta qui, vedi se riesci a trovare un altro coglione che ti sopporta. Ci ho provato Becky.

Le girò le spalle e si avviò lungo la strada. Becky gli corse dietro, cercando di tenere il punto e gridando alla sua schiena:

- Si, non mi sei sembrato così inconsolabile, o devo ricordarti quell' Adelina.
- Angelina. E non stiamo più insieme da tre anni, lo sai.
- Ma questo non ti ha impedito di scappare da lei non appena te l'ha chiesto.

Richard si voltò di nuovo verso di lei, fermandosi e Becky andò quasi a sbattergli contro:

- Sei gelosa adesso? Non è che non ci avessi provato a stare con te.
- Lo chiami stare insieme quello? Con te che te ne vai in giro per il mondo, tornando solo poche settimane, ogni volta...abbandonandomi.

Concluse lei con la voce ridotta a un mormorio.

- Ah è questo, allora? Io sarei tornato, sempre. Non sono come tuo padre.

Becky senza quasi rendersene conto lasciò partire uno schiaffo, il tempo sembrò congelarsi per un momento, finché lei si portò entrambe le mani alla bocca, inorridita di ciò che aveva fatto. Balbettò delle scuse. Richard allungò le labbra un sorrisetto amaro, era così allora. Le girò le spalle non offeso, ma sopraffatto da quella rivelazione. Dopo pochi passi si voltò di nuovo:

- Sei una stupida, Becky e comunque, guarda: laggiù ci sono la stazione di servizio e la fermata di cui parlavano i Garuna.

Aguzzando gli occhi miopi Becky si rese conto che qualche centinaio di metri più avanti c'era una minuscola baracca con un palo a segnalare il passaggio dei bus. Arrivarono al gabbiotto e Richard si tolse una scarpa in cui erano nascoste diverse banconote. Becky scosse la testa sollevata che lui fosse tanto previdente. Non fece commenti mentre comprava acqua e i biglietti per entrambi.

- Siete fortunati. Sembra che l'autobus dovrebbe fermare fra un paio d'ore.

Annunciò la corpulenta donna anziana che era al banco. Becky trasecolò, cosa avrebbero potuto fare in due ore se non continuare a scannarsi? Erano stanchi e lei non aveva nessuna intenzione di continuare a litigare. Richard era altrettanto esausto. Avere a che fare con una Becky sfinita era ancora più snervante del solito. Entrambi si sedettero a terra in un cono d'ombra, silenziosi, il risentimento che fermentava tra di loro. Becky fu su punto di lamentarsi, ma ogni volta si morse la lingua. Osservò il compagno lanciandogli occhiate in tralice: sedeva con la schiena appoggiata alla parete della baracca ad occhi chiusi. Forse sonnecchiava, se non che continuava a torturarsi una pellicina del pollice producendo un piccolo ticchettio.

- Perché litighiamo sempre?

Domandò ad un tratto lei, la voce sottile come se stesse trattenendosi dal piangere. Lui aprì gli occhi, la guardò da sotto in su con un accenno di sorriso, un'espressione che lei adorava.

- Perché siamo due stupidi idioti.

Rispose con voce piana.

- Già.

Dopo qualche minuto di silenzio Richard si avvicinò, il volto soffuso di dolcezza:

- Ma abbiamo anche tante cose che ci uniscono: il bene che vogliamo entrambi a Brenda, il nostro passato, la notte che abbiamo appena avuto.
- Non ne voglio parlare.
- Zucchina…

Richard allungò una mano verso il volto della ragazza, esasperato. Becky abbassò lo sguardo, in bocca il sapore di terra e sconfitta:

- E poi, non conta niente se tu mi disprezzi così tanto.

Lui aprì la bocca sorpreso:

- Chi ti ha detto una cosa del genere?
- Tu, proprio l'altro giorno.
- Ma non è vero, non è quello che intendevo dire.

In quell'istante la corriera si fermò stridendo: presi dalla conversazione non si erano accorti che stava arrivando. Solo un paio di uomini scesero e la donna che era al bancone fece una gran sorriso a uno di loro, gli diede qualche consegna e tirata fuori un'enorme valigia fece per salire sul bus strapieno. Per Becky e Richard era rimasto solo un posto sul fondo, tutti gli altri erano occupati da campesinos pieni di pacchi, cesti, gabbie con galline svolazzanti, bambini urlanti, perfino un piccolo maiale che grugniva sotto un sedile ribaltato per l'occasione. Becky fu costretta a sedere sulle gambe di Richard e lui doveva tenerla forte, le mani ben piantate sulla vita per evitare che lei sbattesse la testa sul soffitto del pullman, che procedeva a scossoni sulla strada di terra battuta. Non aveva avuto modo di spiegarsi, ma lo faceva soffrire il fatto che lei pensasse che la disprezzasse. Non era così, non lo era mai stato. Gli faceva rabbia, quello sì: era una donna brillante, avrebbe potuto usare i suoi talenti in un modo più costruttivo e aveva un'enorme forza d'animo. Non tutti sarebbero riusciti a superare il lutto per la madre. Richard sospettava che il suo attaccamento al lavoro fosse proprio un modo per elaborare il lutto e lo aveva addolorato il fatto che non si fosse rivolta a lui o alla sorella, se non per questioni pratiche. Le sue mani anelavano a massaggiarle la pelle elastica delle cosce e doveva fare uno sforzo sovrumano affinché i movimenti del sedere della ragazza sul suo bacino per il dondolio dall'autobus non causassero un altro incidente spiacevole tra loro.
Anche Becky sfruttò quel viaggio infelice per riflettere. La sorpresa sul volto di Richard era stata reale. L'attrazione tra loro non era solo fisica e lo sapeva da anni. Quando lo sorprendeva a osservarla il suo sguardo era gentile e in quel suo modo brusco e irriverente si prendeva sempre cura di lei: questo doveva riconoscerglielo. E quando avevano fatto sesso l'ultima volta aveva percepito non solo la spinta della lussuria in lui, ma un sentimento reale: le aveva detto che l'amava, per quanto credesse che lei non lo avesse sentito. Strinse le labbra, tenendosi alle mani dell'uomo, poteva percepire il calore del suo corpo e sebbene tentasse di stare più ferma che potesse, si accorse che qualcosa si era mossa all'altezza dei suoi lombi. Ghignò, ma non disse nulla, in qualche modo esilarata da quella involontaria tortura che stava infliggendo all'uomo. Con un moto di sorpresa si rese conto che Richard in un modo o nell'altro era sempre stato accanto a lei nei momenti più dolorosi della sua vita: la morte della madre che l'aveva devastata, nell’aiutarla a riportare Brenda alla vita dopo la terribile depressione che l'aveva colta. Questo aveva potuto farlo solo grazie a Richard che si era prodigato in ogni modo possibile. Si premette una mano contro la tempia che pulsava, era confusa e il caos all'interno della corriera non l'aiutava. Voleva fare chiarezza sui suoi sentimenti e su quelli di Richard. Forse quel modo che avevano di comunicare non era altro che una maschera. Forse avrebbero potuto trasformarlo in un gioco spuntando le lame delle acredini. Non era la sola ad aver sofferto. Ma poi Richard se n'era andato di nuovo e questo lei non aveva potuto sopportarlo.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: cassiana