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Autore: Cantrainallthetime    23/08/2021    2 recensioni
C’è polvere ovunque, ad Acri.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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C’è polvere ovunque, ad Acri.
C’è polvere nell’aria, c’è polvere nell’acqua.
Le strade stesse sembrano fatte di polvere, così come le case, le stalle, i depositi e qualsiasi altra cosa sia stata edificata in quel posto.
Marian può sentirla insinuarsi tra i vestiti e attaccarsi alla pelle, l’avverte nelle narici e in fondo alla gola.
C’è vento anche, e il vento è da sempre il miglior alleato della polvere: la sospinge dappertutto, contaminando cose e persone.
La polvere non risparmia niente e nessuno.
Eppure, talvolta la polvere aiuta.
 
Si solleva in ampie nuvole sotto gli zoccoli del cavallo dello Sceriffo lanciato al galoppo, nascondendolo alla vista e fornendogli di conseguenza ulteriore vantaggio.
Impotente e frustrata, Marian non può far altro che guardarlo allontanarsi.
Cerca lo sguardo di Robin, ma l’attenzione di quest’ultimo è ancora completamente rivolta al suo Re, colpito alla spalla destra da una freccia dall’impennaggio scuro.
La polvere si dirada, e a Marian non resta che continuare ad osservare l’ormai minuscola e solitaria figura dell’uomo a cavallo.
Una frazione di secondo dopo si rende conto che qualcosa non va.
E quella sensazione ha un nome.
 
Guy.
 
Non ha preso parte all’attentato, e neppure è intervenuto in quasiasi altro modo.
E Marian realizza con orrore che tutto ciò può voler dire una cosa sola.
Robin la chiama quando comincia a correre, ma lei non si ferma a spiegare: non ne ha il tempo, e non è del tutto sicura che lui riuscirebbe a capire.
 
Lo trova in un vicolo stretto e avvolto nella penombra.
E’ a terra, la schiena poggiata contro il muro, il capo rovesciato all’indietro.
A prima vista sembra addormentato, tuttavia la macchia di sangue che continua ad allargarsi sotto al suo corpo non lascia alcun dubbio in merito alla reale condizione, e Marian si scopre emotivamente impreparata, mentre comprende con amarezza di non aver mai preso realmente in considerazione l’idea che Guy di Gisborne potesse morire.
Nella sua mente, era Robin ed essere costantemente in pericolo, a rischiare ogni giorno la vita.
E Marian aveva giurato di proteggere l’uomo che amava a qualunque costo, senza accorgersi che Gisborne aveva cominciato ad essere nella medesima posizione nel momento stesso in cui aveva iniziato a frapporsi fra lei e lo Sceriffo.
Resta immobile, incapace di controllare quell’imprevisto e sgradevole senso di vuoto.
 
Alla fine, pensa, è davvero così diversa dallo Sceriffo?
Anche lei, in fondo, ha usato Gisborne per raggiungere i propri scopi.
Le sue motivazioni erano senz’altro più nobili e corrette, ma era davvero necessario sfruttare l’amore che l’uomo le portava al punto da condurlo alla morte?
Sa di essere resposabile esattamente allo stesso modo di chi l’ha ridotto in quello stato, e dubita che sarà mai capace di perdonarsi per questo.
Trova da qualche parte il coraggio necessario ad avvicinarsi e ad inginocchiarsi accanto a lui.
E’ pallido, la bocca dischiusa, i capelli e la barba impolverati.
Con una mano gli tocca la guancia, senza sapere bene il perchè.
 
E poi Gisborne apre gli occhi.
 
Ha lo sguardo assente, lontano, la guarda senza vederla davvero.
Marian gli poggia una mano sulla spalla e lo scuote leggermente, chiamando il suo nome fino a quando la sua espressione sembra acquisire un minimo di coscienza.
<< Marian… >> bisbiglia alla fine.
Fa leva sulle braccia, nell’inutile tentativo di sollevarsi.
<< Sta’ fermo >> risponde lei.
<< Lo sapeva. Non so come, ma lo sapeva… E’ stato più veloce di me >> spiega Gisborne, indicandosi la parte bassa dell’addome, lì dove sta sanguinando.
A quel punto, Marian non ha bisogno di chiedere a chi si stia riferendo.
<< Avrei dovuto ascoltarti >> conclude l’uomo.
Marian scuote il capo.
<< E’ colpa mia >> afferma, ed è tutto ciò che riesce a dirgli.
<< No. Per una volta, sono sicuro di aver fatto la cosa giusta >>.
Cerca la sua mano con la propria.
<< Perdonami >> mormora, e Marian capisce che non stanno più parlando dello Sceriffo.
 
Un tempo l’aveva odiato.
Aveva odiato il suo maniacale attaccamento al potere.
Aveva odiato le sue distorte visioni politiche e la sua determinazione a voler diffondere terrore in chiunque incrociasse il suo cammino.
Ancor di più, aveva odiato la servile e incondizionata devozione allo Sceriffo, la passività con la quale eseguiva ogni ordine gli venisse dato, anche il più barbaro, senza mai mostrare un briciolo di pietà o rimorso.
L’aveva odiato con tutta sé stessa.
 
Eppure, al di là di ogni aspettativa, l’uomo avido e ossessionato dalla scalata sociale aveva lentamente lasciato il posto a qualcun altro.
Qualcuno che, anche se ancora non riusciva a mettere completamente da parte le vecchie, malsane abitudini, stava cambiando abbastanza da rendersi conto degli effetti prodotti dalle proprie azioni, cercando di conseguenza di porvi rimedio.
 
L’aveva dimostrato in più di un’occasione.
Con Winchester.
Durante l’assedio di Nottingham.
Quando, soltanto poche settimane prima, aveva scoperto chi lei fosse davvero.
Ogni volta, Guy era sempre tornato sui propri passi.
E Marian sa che non c’è mai stato nessun desiderio di riscatto personale dietro quelle improvvise e repentine crisi di coscienza: ideali, interessi personali, persino la lealtà nei confronti dello Sceriffo, passavano in secondo piano quando si trattava di lei.
Guy di Gisborne l’aveva resa la sua sola ed unica motivazione, facendone priorità assoluta.
E Marian è certa che nessuno l’amerà mai così.
Nemmeno Robin.
 
<< Non hai niente da farti perdonare >>.
Gisborne annuisce, dopodichè appoggia nuovamente il capo al muro.
La sua mano continua a stringere quella di Marian.
<< Davvero mi avresti sposato? >> le chiede.
Per un attimo Marian esita, poi il suo sguardo incrocia quello dell’uomo agonizzante.
 
Ha visto cosa sarebbe potuto essere se non avesse scelto di servire lo Sceriffo.
Ricorda il suo viso entusiasta il giorno in cui le aveva regalato il cavallo e il suo imbarazzo nel mostrarle un’infinità di vestiti nuovi chiedendole di scegliere quello che più le piaceva.
Ricorda le passeggiate intorno ai giardini del castello, a quanto apparisse più rilassato e infinitamente più giovane, lontano dall’ingombrante presenza del suo superiore.
Ricorda il sapore dei suoi baci e le inattese sensazioni che ne erano scaturite, sensazioni che tante, troppe volte, l’avevano fatta sentire colpevole nei confronti di Robin.
Per un attimo immagina un mondo diverso da quello che hanno conosciuto, un mondo senza guerre né conflitti di interesse, un mondo in cui non hanno scelto di combattere ai lati opposti della scacchiera.
In quel folle e improbabile scenario alternativo, non sarebbe stato troppo difficile innamorarsi di lui.
 
<< Sì >> gli risponde in un bisbiglio, ed è la prima cosa completamente sincera e disinteressata che gli abbia mai detto.
Gisborne sospira.
Marian non  sa bene se per sollievo o rammarico.
Ad ogni modo, qualcosa le dice che si è appena conclusa la loro ultima conversazione.
 
Non ha idea di quanto tempo sia passato.
Continua a tenergli la mano, anche se Gisborne ha allentato la presa già da un po’.
Gli occhi azzurri sono ancora aperti, ma senza alcuna traccia di vita.
Marian osserva il volto inespressivo dell’uomo, senza sapere cosa provare o pensare, quando avverte dei passi alle sue spalle.
Non ha neppure bisogno di voltarsi; ne riconoscerebbe l’andatura ovunque.
<< E’…? >> chiede Robin, incerto.
<< Sì >> risponde Marian.
<< Chi è stato? >>.
<< Lo Sceriffo >>.
Robin le tocca piano un braccio.
<< Va tutto bene? >>.
<< Credo di sì >>.
<< Stai piangendo... >>.
Marian si asciuga rapidamente le guance.
<< No, è solo la polvere >>.
 
 
 
 
 

nda:
Mi sono imbattuta in questa serie TV più di dieci anni fa.
All'epoca la guardai con gli occhi di un'adolescente innamorata folle di Richard Armitage, per cui difendevo il suo personaggio per partito preso, e proprio non riuscivo a spiegarmi il motivo per cui Marian preferisse Robin a Guy.
Di recente mi è capitato di farne un rewatch, e l'occhio da adulto ha cominciato a vedere le cose in prospettiva completamente differente.
Ma c'è una cosa che continua a farmi storcere il naso, anche dopo tutto questo tempo: la morte di Marian, e soprattutto il modo in cui gli autori hanno deciso di uccidere il personaggio.

Con questa breve ed umile shot, ho provato ad immaginare un finale alternativo alla seconda stagione che, a mio parere, avrebbe avuto molto più senso di quello che ci hanno propinato, e lo dico da masoschista, perchè così facendo ho praticamente ammazzato il mio personaggio preferito!

Grazie mille a chi è arrivato fin qui!

Ross.




 
  
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