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Autore: pilafchan    23/08/2021    2 recensioni
Essere un giovane Blondie organico ha i suoi svantaggi: molte regole da rispettare, aspettative da compiere, un carattere difficile che non tutti riescono ad accettare e un mondo in evoluzione a cui doversi adattare. Ogni giorno, il piccolo Gideon impara qualcosa di nuovo e plasma sé stesso. One shot basato sulla long "Risorgere dalle ceneri di Herbay". Personaggi: Gideon Lagat/Baby Gideon, Creek, Aylin, Sid, Mike, Noa, Raoul Am, Orphe Zavi, Louis, Quino
Genere: Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Raoul Am
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Risorgere dalle ceneri di Herbay'
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Note: quello che state per leggere è un extra della mia long "Risorgere dalle ceneri di Herbay".
Vi ricordo che tutti gli altri extra potrete trovarli elencati e descritti in questa pagina
***

La porta della camera di Gideon era chiusa. Dalla maniglia, pendeva una cordicella a cui era attaccato un cerchio di cartone rosso sovrastato da una X nera. Tutti i componenti della famiglia Lagat conoscevano bene il significato di quel simbolo. Era un: ‘Alla larga, sono di cattivo umore e non voglio essere disturbato.’

Nonostante avesse solo sei anni, Noa Lagat non era una bambina a cui potessi impedire di fare qualcosa, soprattutto quando se l'era messa in testa. Senza esitare, abbassò la maniglia della porta ed entrò nella camera del fratello trascinandosi dietro la sua bambola bionda Didi. “So che Lord Am ti ha sculacciato di nuovo!”

Il piccolo Blondie la fulminò con lo sguardo. “Chi te l'ha detto?”

“Raoul ne stava parlando con la mamma e il papà poco fa, l'ho sentito per caso. Ha detto che sei stato maleducato con un cameriere.”

Gideon, che ancora rimuginava con rabbia su ciò che era accaduto quella mattina al ristorante, si sentì sobbollire. Non solo Raoul aveva osato abbassargli i pantaloni in pubblico - un pubblico di umani inferiori, per giunta - e l'aveva punito come un poppante, ma era addirittura andato a raccontarlo ai suoi genitori. Non era mica colpa sua se quel cameriere era stato così goffo da scivolare e lasciarsi sfuggire il vassoio dalle mani. “Lord Am è un ficcanaso!” Grugnì.

“Te ne ha date tante? Fammi vedere il tuo sedere!” Curiosa di esaminare i danni, la bambina corse incontro al fratello con confidenza.

“Nei tuoi sogni!” Gridò l’altro, sedendosi sul letto difensivamente, tanto per essere sicuro che Noa non gli abbassasse i pantaloni a tradimento. “E comunque, non mi ha fatto niente. Non sono mica così debole. Sono un Blondie!”

Noa replicò annoiata: “Sì, sì, lo so, sempre la solita solfa. Sono un Blondie e bla bla bla bla.”

Gli zigomi del piccolo Elite si tinsero di rosso, ma Noa sapeva come calmarlo. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, si stese sul suo letto, estrasse dalla tasca un piccolo apparecchio elettronico e iniziò a giocare con un videogame.

Gideon si ritrovò a spingerla. “Fammi spazio!”

Noa si spostò un po’ per dar modo al fratello di sdraiarsi accanto a lei. A pochi centimetri dalla sua sorellina minore, con gli occhi chiusi e il ripetitivo ‘bip bip’ emesso dai tasti del giochino di sottofondo, Lord Gideon Lagat si sentì presto molto più tranquillo.

***

Quella sera, l'atmosfera in soggiorno era un po' tesa.

“Gideon, perché hai detto quelle brutte cose al cameriere?” Sondò Sid. Il tono della sua voce era calmo ma risuonava come la premessa di un rimprovero.

“Perché è un incapace!” Rispose il bambino con sincerità. “È scivolato ed è caduto bocca avanti con tutto il vassoio. Doveva stare più attento!”

“Sicuramente, quel signore non l'ha fatto apposta,” intervenne Aylin, cercando di mitigare i toni del dialogo. “Gli incidenti possono capitare. Pover’uomo, si sarà sentito mortificato per l’accaduto. Forse si è fatto anche male.”

“Doveva stare più attento!” Insistette Gideon sicuro di sé. “Il suo lavoro è servire ai tavoli, se non sa farlo che resti a casa! Dovevo forse fargli un applauso? Gli ho detto ciò che pensavo, cioè che era inutile, goffo e insulso!”

Infuriato, Sid sbatté il pugno contro la superficie del tavolino. “Gideon, vai in camera tua!”

Nessuno aveva ancora toccato cibo. Quell'ordine significava per il piccolo Blondie che avrebbe saltato la cena. Troppo orgoglioso per tornare sui suoi passi e chiedere scusa, Gideon si alzò in piedi, se ne andò e chiuse rumorosamente la porta dietro di sé.

Aylin sospirò seria e contrariata. “Ora sarai contento!”

Sid replicò alzando il tono della voce. “Gideon è ogni giorno più prepotente e la colpa ce l'avete tu e Creek, che gli date sempre ragione e non fate nulla per correggerlo. Senza la vostra collaborazione, i tentativi miei e di Raoul cono inutili. È come cercare di abbattere un muro a mani nude!”

Quasi quella fosse una gara a chi gridava più forte, Aylin rispose con foga. “Credi davvero che sculacciarlo in pubblico, mandarlo a letto senza cena o fargli a pezzi l'orgoglio tagliandogli i capelli siano i metodi giusto per insegnargli qualcosa? In questo modo, riuscirete solo a renderlo triste e arrabbiato. Siete tu e Raoul quelli radicati a una società malata dove punizioni, umiliazioni e disciplina fisica sono il metodo correttivo vigente. Siete voi che non riuscite ad evolvervi! Gideon è un bambino buono, se gli spiegaste le cose con calma, le capirebbe. Ha la personalità di Maestro Gideon, non potete pretendere che da un giorno all'altro cambi così tanto rinnegando chi è. Imparerà, ma dovete dargli tempo!”

Le convinzioni di Sid non vacillarono. “Non mi sembra che ‘spiegandogli le cose con calma’ tu e Creek abbiate ottenuto molto! Gideon è un prepotente. Come puoi accettare che un bambino di nemmeno nove anni insulti un cameriere in quel modo? Come puoi non vedere la gravità della situazione? Dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi!”

Di fronte all'ennesima litigata dei suoi genitori sull'educazione di Gideon – che ormai erano sempre più frequenti e che, come al solito, non avrebbe condotto a nessuna soluzione utile - Noa prese l'apparecchio elettronico che aveva in tasca – che non serviva solo per i videogiochi, ma anche per ascoltare musica, vedere film, leggere, prendere appunti e molto altro – si infilò gli auricolari nelle orecchie e continuò a mangiare al ritmo di un gruppo metal molto in voga a Ceres tra i ragazzi.

***

Più tardi, Aylin si presentò in camera del figlio con un piatto di cibo caldo.

“Me lo stai portando di nascosto? Papà lo sa?” Chiese il bambino immusonito.

“Non ho bisogno di fare le cose di nascosto,” puntualizzò la donna. “Se voglio portarti da mangiare, non sarà certo Sid a impedirmelo!”

Ovviamente, era venuta anche Noa con lei. Aylin apparecchiò la scrivania con un bicchiere d’ acqua, posate e tovagliolo. Entrambe rimasero ad accompagnare il piccolo Elite finché non ebbe finito di cenare.

***

La mattina dopo, casa Lagat ricevette una visita totalmente inaspettata. Lord Am venne caldamente accolto da Sid e andò in soggiorno, dove Gideon stava finendo di far colazione. Il piccolo Blondie lo guardò con aria interrogativa. Quello non era uno dei giorni designati per i loro incontri.

“Finisci pure di mangiare con calma, Gideon,” spiegò il Blondie maggiore. “Oggi non sarei dovuto venire, ma sto andando a trovare una persona e vorrei che mi accompagnassi.”

“Una persona?”

“Sì, qualcuno che vive ad Eos.”

Gideon guardò i vestiti di Raoul con scetticismo. Era elegante come sempre, ma non stava indossando uno dei tradizionali completi che venivano richiesti agli Elites all'interno delle mura esagonali di Tanagura.

“È una visita di cortesia, niente di ufficiale,” aggiunse Lord Am, intuendo la preoccupazione del bambino. “Ma tu puoi ovviamente metterti ciò che preferisci.”

Per nulla al mondo Gideon avrebbe perso l'occasione di vestirsi come un Blondie. Dopo aver svuotato velocemente il piatto, andò a prepararsi.

***

Il mobile che aprì loro la porta era calvo e non troppo alto. Aveva la testa tonda e un paio d'occhiali dalle lenti spesse che gli coprivano gli occhi. “Buongiorno, Lord Am. Signorino …”

Nel tentativo di accogliere i nuovi arrivati con la dovuta cortesia, Quino dovette interrompersi perché non conosceva il nome del bambino dai lunghi capelli biondi.

“Lui è Lord Gideon Lagat,” spiegò Raoul. “Ho parlato con Louis per telefono ieri sera, ci sta aspettando. È in grado di ricevere visite?”

“Maestro Louis stanotte è stato abbastanza male, ma terrebbe fede al suo impegno anche a costo di trascinarsi. Seguitemi.”

Quino condusse i due ospiti in soggiorno dove Lord Louis Zavi, seduto su una sedia che planava a circa mezzo metro dal suolo, li accolse con un sorriso. Orphe si trovava su una poltrona accanto a lui.

Raoul si chinò sull'ex mobile per abbracciarlo per por ripetere la stessa dimostrazione d’affetto col fratello. “Lieto di rivederti, Louis. Ciao Orphe.”

“Lieto di ricevere una così gradita visita,” disse cordialmente l'eunuco, ma Orphe non condivideva il suo stesso atteggiamento benevolente e si rivolse al fratello con tono offeso: “Ormai hai bisogno di una scusa per venirci a trovare, Raoul, mai che venga in mente di passare per un semplice saluto!”

“Hai ragione, sono imperdonabile. Cercherò di venire più spesso,” si scusò il biochimico.

“Orphe, non infastidire i nostri ospiti,” intervenne Louis. “Piuttosto, Raoul, vedo che hai portato tra noi il più giovane tra i Blondies. Benvenuto, Gideon. Non ci vediamo da qualche mese. Era il tuo ottavo compleanno, se non ricordo male.”

“È così, Lord Zavi,” confermò il piccolo Elite.

“Chiamami pure Louis. Posso offrirvi qualcosa da bere? Un tè, magari? Raoul, tu preferiresti forse un alcolico?”

“Siamo a posto, Louis,” rifiutò educatamente il Blondie. “Piuttosto, se te la senti, vorrei passare a quella questione di cui abbiamo già parlato per telefono.”

L'ex mobile annuì. Orphe - che era già stato istruito da Louis su come si sarebbe svolta la mattinata - si alzò in piedi, sistemò la coperta sul petto e sulle gambe del suo consorte e iniziò a spingere la sedia. Ad essa, era collegato un palo di metallo da cui pendeva una boccia di vetro che idratava e alimentava Louis direttamente dalla giugulare.

“Da quanto non riesci a camminare?” Domandò Raoul, seguendoli per i corridoi della casa.

“Da un paio di settimane,” Orphe rispose al posto del suo consorte. “Non riesce più nemmeno a deglutire solidi e liquidi, è sotto alimentazione assistita.”

Lord Am annuì seriamente. Louis sollevò la mano ossuta fino a toccare quella di Orphe sul maniglione della carrozzina. “Non deprimere i nostri ospiti, tesoro. Non hai notato che c'è un bambino … oh, scusa, volevo dire un giovane Blondie?”

Un po' a disagio nel confrontarsi per la prima volta con un malato terminale, Gideon camminava in disparte con gli occhi bassi.

“Hai ragione,” convenne Lord Zavi notandolo. Si rivolse poi a voce bassa al fratello. “Raoul, potresti tornare per sottoporre Louis ad una visita accurata? Frederik mi ha già dato la sua opinione ma io …” La sua voce divenne tremante.

Raoul gli posò una mano sulla spalla. “Ma certo, sarò qua domani stesso,” gli disse con affetto.

Lord Am sapeva che non c'era più nulla che lui o Frederik potessero fare per Louis, a parte ridurre al minimo le sue sofferenze. I suoi organi interni stavano collassando uno dopo l'altro ed era solo questione di tempo prima che i suoi polmoni smettessero di pompare aria. L’avanzata scienza medica di Amoi aveva raggiunto il suo limite.

Louis aveva serenamente espresso la volontà di non venir attaccato a un respiratore, il giorno in cui non fosse più riuscito a farlo da solo, ma Orphe si era opposto. Il Blondie covava ancora la speranza che il suo consorte potesse riprendersi e né Frederik né Raoul gliel'avrebbero tolta.

I quattro entrarono in una sala dotata di un grande schermo che occupava un’intera parete.

“Cos'è questo posto?” Domandò Gideon sorpreso.

“Qua vengono conservate le registrazioni della torre di Eos degli ultimi cinquant’anni,” spiegò Orphe. “Come responsabile della gestione della torre e dei suoi abitanti, ricevevo quotidianamente una copia di tutto ciò che accadeva al suo interno ed era mia responsabilità archiviarla.”

Tutt'intorno a loro, un’immensa libreria contenevano migliaia di dischi di dati. Tra essi, Louis ne indicò uno risalente a una data e un luogo ben precisi. Orphe lo prese e lo inserì nel riproduttore.

Lo schermo iniziò a riprodurre un’immagine nitida accompagnata da distinti rumori ambientali. Si vedeva un uomo sulla quarantina seduta di fronte alla scrivania di una grande stanza. All'improvviso, qualcuno irruppe all'interno spingendo bruscamente la porta senza bussare. Era un Blondie alto e arrabbiato con lunghi capelli leggermente ondulati. Dietro di lui, un ragazzino magro, pallido e spaventato.

Gideon impiegò pochi secondi per riconoscere entrambi. Si avvicinò al filmato con gli occhi spalancati dallo stupore. Davanti a lui, per la prima volta, si ergeva Lord Gideon Lagat. Il ragazzino che lo seguiva era senz'ombra di dubbio Creek. Un Creek appena adolescente, per essere più precisi.

Louis sfiorò la mano di Gideon e lo invitò a sedersi sulla poltroncina di fianco alla sua carrozzina levitante. Il bambino seguì il consiglio senza mai distogliere lo sguardo dalle immagini.

~▪︎~▪︎~▪︎~

Gideon diede uno spintone al ragazzo mandandolo a sbattere contro la scrivania del mobile capo di Eos.

“Prenditi questa nullità! Eliminalo, degradalo, mettilo con quelli di tipo D. Facci quello che vuoi, basta che lo fai sparire dalla mia vista. Questo non è un mobile, è una piaga vivente. Non ne ho mai avuto uno così incapace!”

Creek, che non aveva ancora compiuto 16 anni, abbassò la testa per la vergogna di aver deluso il proprio Maestro.

Louis lo guardò con preoccupazione. Conosceva Creek e sapeva con certezza che non sarebbe durato neanche una settimana tra i mobili di tipo D. Era troppo spontaneo, Maldestro e emotivamente fragile.

“Lord Lagat,” disse rispettosamente al Blondie. “Sono certo che le sue ragioni per volersi liberare di Creek sono più che valide e ha tutto il diritto di disporre della sua proprietá come meglio crede, ma mi permetta di ricordarle che mobili con le caratteristiche fisiche di Creek sono molto rari. È un peccato disfarsene. Non vorrebbe prima provare con qualche metodo correttivo?”

Gideon sbuffò. “Ho già consumato il bastone a forza di sbatterglielo sulle gambe e sulle mani. Questo non è un essere umano, è una scimmia. Non impara neanche se lo picchi. Sai quante me ne ha fatte in due anni? Ho perso il conto della quantità di pregiati tessuti rovinati, pasti bruciati, piatti e bicchieri rotti, bottiglie di costoso liquore versate a terra, statuine di cristallo frantumate. Oggi, per colpa della sua distrazione, ho perso irrimediabilmente degli importanti documenti che avrei dovuto consegnare stasera alla giurisdizione di Midas. Cosa dirò ai parlamentari? Che un mobile inutile ha cancellato i files per sbaglio?”

Creek, sempre con lo sguardo a terra, passava nervosamente il peso da un piede all'altro.

Louis sentì il ritmo del suo cuore accelerare mentre diceva: “Lord Lagat, la disciplina fisica è un ottimo deterrente per la maggior parte dei mobili, ma forse per Creek il bastone non è più sufficiente. Avete mai preso in considerazione uno strumento più effettivo?”

Il Blondie parve valutare quella possibilità. “Intendi una frusta?”

L'eunuco maggiore annuì. “Se l'alternativa è disfarvi di un mobile con delle caratteristiche fisiche così uniche ed esotiche come Creek, vi consiglio di provarla come ultima spiaggia. Un trattamento d'urto potrebbe riuscire a scuoterlo e renderlo un mobile meno incline agli errori.”

Gideon si avvicinò al ragazzo, che a stento tratteneva le lacrime, e lo obbligò a sollevare il viso. “Sarai frustato, Creek. Cosa ne pensi? sono curioso di conoscere la tua opinione in proposito.”

Il servo dai capelli turchini rispose con un filo di voce. “Maestro Gideon, mi sottometterò a qualunque sua decisione. Prenderò la frusta ma la prego, non si liberi di me.”

“Frusta sia, allora!” Decretò il Blondie. “Lo faremo adesso!”

Il mobile capo andò ad aprire un armadio, dal fondo del quale estrasse una frusta semplice di quelle comunemente usate dalle guardie per torture e interrogatori. “Vuole che sia io a farlo, Milord?”

In cuor suo, sperava di poter limitare un po' i danni, ma il Blondie gli strappò l'oggetto dalle mani. “Me ne occuperò io stesso!”

Louis si avvicinò al ragazzo e gli parlò con dolcezza. “Togliti la camicia, mettiti contro il muro e alza le mani. Ti legherò per i polsi. So che non proverai a fuggire dalla tua puniziond, ma potresti non essere in grado di controllare le reazione del tuo corpo.”

“L … la ringrazio …” Boccheggiò Creek, prima di iniziare a spogliarsi.

“Non ringraziare me. Dì grazie al tuo Maestro che è stato così magnanimo da concederti quest’ultima possibilità. Sono certo che farai il possibile per non deluderlo di nuovo.”

Creek si preparò in silenzio, con le lacrime che gli scivolavano giù dagli occhi. Si sforzava molto per non sbagliare ed essere all'altezza delle aspettative di Lord Lagat. Era estremamente devoto al suo Maestro. Semplicemente, gli errori che commetteva erano più forti di lui. Non riusciva a controllarli.

A differenza dei suoi colleghi mobili, Creek non era stato selezionato a Guardian per le sue abilità intellettive e comportamentali e per la sua predisposizione all'obbedienza. Non possedeva niente di tutto ciò. Erano stati solo i suoi capelli celesti, i suoi occhi grigi, sottili e leggermente inclinati, le sue orecchie un po' a punta e la sua pelle chiara come il latte a renderlo un partito irrinunciabile per quel ruolo, ma quanto fosse un disastro come mobile era emerso sin dai primi giorni dell'addestramento che aveva seguito la sua mutilazione genitale.

Il giovane eunuco si avvicinò alla parete, dove Louis lo invitò ad alzare le braccia e gli legò i polsi a due corde che fuoriuscivano dalla parete - esse erano state installate proprio per disciplinare le infrazioni particolarmente gravi, ma per fortuns non venivano quasi mai utilizzate.

“Lord Lagat,” Louis si rivolse al Blondie prima di iniziare. “La prego di tenere in conto che la fisionomia di Creek è magra e i suoi muscoli poco allenati …”

Gideon lo interruppe. “Stai forse cercando di dirmi che è troppo debole e di non calzare troppo la mano per non ucciderlo, vecchio? Dovrei punirlo anche per questo. Creek è una mia proprietà, se voglio romperlo lo romperò! Ora fai silenzio e lasciami fare.”

Detto questo, tirò indietro il braccio e scagliò il primo colpo.

~▪︎~▪︎~▪︎~

Gideon chiuse gli occhi e si tappò le orecchie con le mani, ma il violento ‘crack’ della corda della frusta che si abbatteva sulla pelle dello zio squarciandola e le sua urla strazianti filtravano attraverso i suoi palmi. Non furono che pochi minuti di registrazione, ma furono quelli più lunghi e interminabili della memoria del bambino.

Quando finalmente Raoul gli posò una mano sulle spalle incitandolo a guardare, la punizione era finita e due paramedici - preventivamente chiamati da Louis - stavano slegando Creek dal muro e gli prestandogli le prime cure. La sua schiena era un groviglio sanguinante. Lord Gideon Lagat osservava la scena altezzosamente e senza mostrare alcun pentimento per ciò che aveva appena fatto.

Il piccolo Elite sentì di odiarlo. ‘Non sono come te!’ pensò con rabbia. ‘Non sarò mai come te!’

“Milord, possiamo somministrargli qualcosa per il dolore?” Chiese uno dei paramedici.

“Fate come vi pare,” rispose il Blondie, poi si rivolse a Louis. “Mandami qualcuno di competente per sostituirlo finché non potrà riprendere il lavoro!” Detto ciò, lasciò la sala come se quella faccenda non lo riguardasse più.

Orphe stoppò il video, estrasse il disco e lo ripose prima nella custodia e poi nello spazio corrispondente dell'archivio.

Gideon era rimasto immobile come una statua di gesso. Raoul lo riscosse dolcemente strofinandogli le spalle. “Non te l'aspettavi, vero?”

Il bambino scosse la testa in risposta.

“Vuoi parlarne?”

Gideon aveva delle domande, ma non era Raoul il suo interlocutore. “Cos'è successo dopo?” Chiese speranzoso all’ex mobile anziano.

Nonostante le sue molte difficoltà, Louis riusciva ancora a parlare in modo chiaro e scandito. “ Creek venne medicato e riportato nel suo appartamento. Non so cosa sia successo dopo, posso solo dirti con certezza che da quel giorno Lord Lagat non è più venuto a lamentarsi da me per l'operato del suo mobile né ha richiesto alcun tipo di intervento disciplinare. Creek è rimasto al suo servizio per altri otto anni, prima di fuggire insieme a lui da Eos. È un miracolo. L'unico che può rispondere a questa tua domanda, è proprio tuo zio.” L'eunuco prese la mano piccola e forte di Gideon tra le sue lunghe, magre e deboli. “Non essere arrabbiato col tuo predecessore, era l'ingranaggio di un sistema malato come lo siamo stati tutti noi. È grazie al suo sacrificio se oggi viviamo in pace.”

Non troppo convinto, il bambino annuì.

***

Durante il viaggio di ritorno, Gideon rimase assorto e silenzioso, tanto che Raoul mise in dubbio il suo operato, chiedendosi se fosse stato giusto mostrargli quella registrazione.

Gideon aveva otto anni e mezzo. In quanto Blondie, le sua capacità di calcolo, l’intuito e la maturità erano enormemente sviluppate e non comparabili con quelle di un suo coetaneo di razza umana. Nonostante ciò, Raoul iniziò a preoccuparsi seriamente quando il bambino parve non accorgersi che avevano raggiunto il giardino di casa.

“Gideon, siamo arrivati!”

“Oh, certo!” Il Blondie minore tornò improvvisamente alla realtà.

“Ti senti bene? Vuoi che ti accompagni dentro?”

“Sto benissimo. Arrivederci, Lord Am.” Gideon aprì la portiera e uscì dal veicolo. Anziché dirigersi verso casa, prese però il cammino che portava alla villetta dello zio.

Raoul scosse la testa sorridendo. Avrebbe comunque chiamato più tardi per informarsi sulle sue condizioni di salute, ma sicuramente andare da Creek non poteva fargli che bene.

***

“Vorrei parlare in privato con mio zio, per favore.”

Mike dovette compiere un gran sforzo di volontà per non ridere di fronte alla scena che gli si presentava davanti: il suo biondi nipotino acquisito, vestito di tutto punto come un Elite in miniatura, rivolgerglisi con tanta solennità sull'uscio di casa.

“Ma certo, stavo proprio per uscire,” rispose, dopo aver cercato il suo compagno con lo sguardo ed essercisi messo tacitamente d'accordo. “Non tornerò prima di un paio d'ore, fate pure con calma.” Si infilò le scarpe e la giacca, prese le chiavi della moto e uscì.

Gideon andò direttamente incontro allo zio. “Fammi vedere la tua schiena!”

Stupito da quell’inusuale richiesta, Creek lo guardò interrogativamente. Poi, decise però di stare al gioco. “Molto bene!” Si sfilò la maglietta e si sedette sul divano.

Gideon lo esaminò attentamente e riuscì a distinguere i vecchi segni lasciati dalla frusta. Erano bianchi, proprio come la pelle di Creek. Non c'era di che stupirsi che non li avesse mai notati prima.

“So come ti sei procurato queste cicatrici, Raoul mi ha mostrato la registrazione.”

“Oh …” Creek non nascose il suo disappunto. “E perché l'ha fatto? Raoul non avrebbe dovuto.”

“Perché ieri ho insultato un cameriere imbranato. Voleva insegnarmi a essere umile mostrandomi che anche tu eri così, ma non c'è riuscito. Tu sei un Lagat e non avevi scelto di essere un mobile, quel cameriere invece non è obbligato a servire ai tavoli.”

Creek si grattò la testa confuso. “Sicuramente non avresti dovuto essere scortese col cameriere, ma ora non parliamo di questo. Cosa sei venuto a chiedermi?”

“Cos'è successo dopo che Lord Lagat ti ha frustato?”

Raoul e Gideon avevano una cosa in comune: non amavano i giri di parole e andavano dritti al punto.

Creek guardò il nipote con serietà. “Non pensi di essere ancora troppo piccolo per un racconto come questo?”

“No. Sono un Blondie, non un bambino!”

“Bene,” acconsentì l’ex mobile. “Ma ne parleremo a pranzo di fronte a un buon piatto, che ne dici? Vado ad avvisare Sid e Aylin che sei qua.”

***

Dopo aver apparecchiato la tavola e servito due porzioni di pollo col purè, Creek era pronto per esaudire la curiosità del nipote. “Cosa hai visto esattamente?

“Lord Lagat voleva liberarsi di te, ma Louis l’aveva convinto, piuttosto, a frustarti. Dopo la disciplina, due medici ti stavano medicando. Cos'è successo dopo?”

L'ex mobile chiuse momentaneamente gli occhi per riunire i ricordi. “Ero in semi-incoscienza, il dolore era insopportabile. Credo che mi abbiano somministrato qualcosa per dormire perché quando mi sono svegliato ero nel mio letto, legato a pancia in giù con la schiena fasciata. Ogni tanto, qualcuno veniva a medicarmi o a iniettarmi qualcosa. Presto feci la conoscenza del mio sostituto, un tipo serio e scontroso di cui non ricordo il nome. Mi portava da mangiare e mi assisteva con la pulizia e le esigenze basiche. Non mi ha mai rivolto la parola, solo lo stretto indispensabile ...”

~▪︎~▪︎~▪︎~

Il sostituto inviato da Louis era un mobile di tipo C in servizio da molti anni. Un professionista che svolgeva il proprio lavoro in modo impeccabile.

Finalmente, Gideon non avrebbe dovuto preoccuparsi che il suo mobile rompesse o rovinasse oggetti di valore, che il tè gli venisse servito col sale al posto dello zucchero e che i dolci della colazione fossero bruciati. Era una tranquillità appagante per l'eccentrico Blondie ma, allo stesso tempo, troppo perfetta e terribilmente noiosa.

Al terzo giorno, Gideon pretese di parlare con uno dei medici che avevano in cura Creek. “Quando potrà riprendere il lavoro?”

“Le sue ferite non si sono ancora rimarginate, Milord. Dovrà rimanere a letto per almeno altri tre giorni. Poi potrà alzarsi, ma perché guarisca bene, dovrà evitare sforzi fisici per un'ulteriore settimana.”

“Tra tre giorni portatelo da me,” ordinò il Blondie. “Somministrategli le migliori cure senza badare a spese, non voglio che gli restino sequele.”

Assicurando che avrebbe fatto del suo meglio, il paramedico si congedò con un inchino.

***

Creek venne condotto davanti al suo Maestro. Camminò lentamente e con passo un po' incerto prima di inginocchiarsi di fronte a lui con cautela.

“Ho detto di portarmelo, non di fargli indossare la divisa,” reclamò Gideon con disappunto, rivolgendosi al medico che lo accompagnava. “E tu, Creek, alzati! Sbaglio, o devi evitare movimenti bruschi?”

Il ragazzo tornò in piedi, le sue gambe tremavano un po'. Era debole e le ferite sulla schiena gli tiravano la pelle. Lord Lagat notò con sospetto le sue guance un po' scavate. “Non ti danno da mangiare?”

“Sì, Maestro, sto ricevendo ottimo cibo,” rispose l'altro a testa bassa.

“Bene, cerca di rimetterti in forze allora.”

***

L'ulteriore settimana richiesta per la convalescenza di Creek trascorse senza intoppi. Per Gideon, quell'appartamento era diventato talmente monotono e piatto da preferire la movimentata vita di Eos e Tanagura a quella delle sue mura domestiche. Suo malgrado, rimaneva quasi sempre fuori casa, tanto non sopportava quel silenzio. Neanche il suo animale domestico - un esemplare d’accademia giovane e di bell’aspetto, con spiccate doti sessuali e molto richiesto per gli accoppiamenti - riusciva a distrarlo. Il nuovo mobile era abile e servizievole, ma Gideon davvero non vedeva l'ora che se ne andasse. Voleva il suo vecchio mobile imbranato e spontaneo.

Nel giorno stabilito, Creek si presentò davanti a lui vestito e pettinato.

“Bene, spero che la disciplina sia servita per metterti un po' di sale in zucca, stavolta,” disse distrattamente il Blondie, come se il suo ritorno a servizio non gli importasse poi più di tanto. “Secondo i medici le tue ferite sono guarite, è così?”

“Credo di sì, Maestro,” rispose l'eunuco. Il tono che usò non piacque molto a Gideon. Non era squillante e allegro come al solito, sembrava quasi rassegnato.

“Bene, allora da oggi tornerai al lavoro. Sai già quello che devi fare?”

Creek annuì e effettuò il solito inchino di protocollo prima di recarsi in cucina. Appena entrato, l'altro mobile lo guardò con odio.

~▪︎~▪︎~▪︎~

“Tiago! Ecco come si chiamava, ora me lo sono ricordato!”

Gideon non riusciva proprio a capire come il nome di quell’uomo potesse essere di alcuna rilevanza per il racconto. “Perché quell'uomo era ostile con te?”

“Vedi, lui avrebbe voluto prendere il mio posto. Essere un mobile senza Maestro per così tanti anni ti riempie di risentimento. Tiago aveva perso ogni residuo d'umanità ed era disposto a qualsiasi nefandezza pur di sopravvivere e migliorare un po' la sua vita. Quando mi vide entrare in cucina appoggiandomi al muro per non cadere, mi guardò dritto negli occhi e mi disse ridendo che non ce l'avrei fatta. Che il mio posto sarebbe stato suo.”

“Perché eri così debole? Non eri guarito?”

“La mia schiena era guarita, ma tutto il resto no. Nelle due settimane trascorse a letto, non ero riuscito a ingoiare una sola cucchiaiata di cibo. Vomitavo subito tutto.”

“Perché? Il tuo stomaco era danneggiato?”

“No Gideon, era la mia testa ad essere danneggiata. Quando il cervello non funziona bene, neanche il corpo lo fa. Avevo perso la voglia di vivere. Ero così terrorizzato dall’idea di sbagliare di nuovo ed essere cacciato dal mio Maestro, da non volerci nemmeno provare. Inconsciamente, preferivo morire piuttosto che deluderlo di nuovo. Nessuno era a conoscenza di questo mio segreto tranne Tiago, che sperando in un mio decesso era stato molto attento a ripulire ogni traccia di vomito perché i medici non se ne accorgessero.”

Gideon rifletté attentamente sulle parole dello zio, cercando un esempio di ciò che glibera accaduto nella sua corta esperienza di vita. “Un po' come quando papà mi taglia i capelli e a me fa male la pancia e non voglio uscire di casa?”

“Sì, Gideon, qualcosa del genere.” Creek accarezzò orgoglioso la chioma dorata del nipotino. Di norma, lui e Aylin evitavano qualunque dimostrazione d'affetto nei confronti di Gideon, sapendo che non le gradiva, ma ogni tanto potevano concedersi il privilegio di un contatto per il solo piacere di farlo. “I tuoi capelli non c'entrano niente con la tua pancia o con le tue gambe, ma averli corti ti rende talmente triste da far funzionare male tutto il resto. È per questo che bisogna sempre stare attenti a come tratti gli altri. Forse, a quel cameriere ora starà facendo male la pancia. Forse domani non vorrà andare lavorare.”

E Gideon capì, e si sentì terribilmente in colpa. L'amore dello zio era arrivato dove né le sculacciate né le punizioni di Sid erano servite. Decise che avrebbe rimediato ai suoi errori, ma prima aveva qualcos'altro da concludere. “Cos'è successo dopo?”

Creek proseguì il racconto. “Tornai al lavoro ma ero molto debole, non facevo che cadere e sbattere contro i muri e le porte. Le cose mi scivolavano di mano. Le mani mi tremavano. Un giorno, Maestro Gideon mi prese al volo prima che raggiungessi il suolo. Toccandomi i fianchi, si rese immediatamente conto che qualcosa non andava. Sfilatami la camicia, scoprì con sconcerto che avevo le costole sporgenti, la pancia scavata e le braccia sottili.

Chiamò Tiago e lo affrontò ad alta voce: “Che storia è questa? Non eri tu il responsabile della sua alimentazione? Che cosa gli hai dato? L'hai avvelenato?”

L'altro mobile divenne pallido come un lenzuolo. Fui io a salvarlo, dissi a Maestro Gideon di essere il solo colpevole della mia malattia e di aver supplicato Tiago di non rivelare a nessuno il mio segreto. L'altro mobile venne immediatamente rimandato tra quelli di tipo C senza punizioni.”

“Perché Maestro Gideon … anzi, Lord Lagat, era stato così cattivo con te? Trattandoti così male, ti aveva fatto perdere la voglia di vivere,” chiese il piccolo Elite rattristato.

Creek gli accarezzò la guancia. “Per chi, come te, non ha vissuto quegli anni, è un concetto difficile da comprendere, ma Maestro Gideon stava solo svolgendo il ruolo che gli era stato imposto. Lui non aveva scelto di essere un Blondie così come io non avevo scelto di essere un mobile. Punire, essere autoritario, prevalere sugli altri e farsi rispettare erano il suo compito così come obbedire e servire erano il mio. Apparire e mostrarsi era il compito degli animali domestici. Era un sistema con poco spazio per le eccezioni. Se Maestro Gideon avesse davvero seguito le regole che gli erano state imposte, io ora non sarei qua a raccontarlo. Era un rivoluzionario, ma impiegò del tempo per accettarlo.”

Gideon, estremamente concentrato e attento, si prese qualche secondo per elaborare il nuovo concetto. “Come sei sopravvissuto?”, chiese poi.

“Maestro Gideon mi ha fatto visitare da un equipe di medici che, dopo avermi fatto qualche esame frettoloso, ha decretato che ero senza speranza e gli hanno consigliato di dismettermi e di prendere un altro mobile perché non sarei mai guarito del tutto. Maestro Gideon ha gridato loro che erano degli ottusi incompetenti e li ha cacciati, lo ricordo bene perché ascoltavo dal letto. Ha gridato talmente forte da far tremare le pareti. Circa un’ora più tardi, è entrato nella mia stanza - era la prima volta che lo faceva - con una ciotola e un cucchiaio in mano. È uno dei ricordi più belli della mia vita …”

~▪︎~▪︎~▪︎~

“Avanti, siediti,” esortò il Blondie seccamente.

Creek cercò di farlo. Usò le braccia per far leva sul materasso, ma era troppo debole e la testa gli girava. Gideon lo prese da sotto le ascelle e lo mise seduto con la schiena appoggiata sulla spalliera del letto.

“Apri la bocca.” Nel cucchiaio c'era una specie di pappone grumoso e semiliquido. Creek non poté fare a meno di chiedersi chi l’avesse preparato. Sicuramente non era stato un mobile e non era cibo da ristorante consegnato a domicilio. Che Lord Lagat avesse messo mano ai fornelli? Sarebbe stata la prima volta.

“Maestro … cosa sta facendo?” Domandò il ragazzo incredulo.

“Avanti, non farmela più difficile. Apri la bocca.”

Creek obbedì e il Blondie gli infilò dentro il cucchiaio.

Il sapore era orribile ma Creek si sforzò di ingoiare. Trangugiò circa metà ciotola, poi però sentì il cibo risalirgli su per l'esofago e uscirgli dalla bocca sotto forma di succhi gastrici. Mortificato, udì il suo Maestro contemplare il disastro con un sospiro.

“Bene, non importa, riproveremo più tardi. Suppongo che ora dovrò inventarmi qualcosa per ripulirti.”

~▪︎~▪︎~▪︎~

“Ti ha davvero aiutato a lavarti?” Domandò Gideon incredulo.

“Oh sì, anche se alla fine ero più sporco di prima,” ricordò Creek sorridendo. “E poi, è tornato con una tazza di camomilla e qualche biscotto per riprovarci. Non se n'è andato finché non è stato assolutamente sicuro che il cibo non sarebbe più uscito fuori. La mattina dopo, era al mio capezzale con un vassoio pieno di leccornie provenienti da una prestigiosa caffetteria di Eos riservata agli Elite - l’ho riconosciuta dallo stemma sui tovagliolini – e mi ha imboccato di nuovo.

Da allora non ci sono stati più incidenti, e una settimana più tardi sono tornato in servizio. Ero ancora un mobile goffo e maldestro, non ho mai smesso di esserlo, ma non sono più stato punito né rimproverato troppo aspramente per i miei errori. Ogni volta che combinavo qualche pasticcio, Maestro Gideon si limitava a roteare gli occhi al cielo e a far finta di niente.”

“Non ti ha mai chiesto scusa per averti frustato?” Chiese il piccolo Elite.

“Oh no, non sarebbe davvero stato nel suo stile. Ma non ce n'è stato bisogno, le sue azioni sono valse più di mille parole. A volte non c'è bisogno di chiedere scusa, basta dimostrare di essere pentiti.”

***

Quella sera, in soggiorno, Gideon si arrampicò sulle gambe del padre seduto in poltrona. Non era una cosa che, di norma, facesse volentieri, ma l'umore di Sid migliorava molto quando aveva il figlio in braccio, così il piccolo Elite ogni tanto cercava di farlo contento.

“Ehi, ometto, a cosa si deve questo tuo gran regalo?” Esclamò il meticcio, felicemente sorpreso dall'iniziativa di Gideon.

“Vorrei chiedere scusa al cameriere senza davvero chiedergli scusa. Come posso farlo?”

Sid si grattò la testa. “Dirgli semplicemente ‘Mi dispiace’ non va bene?”

“No, ovviamente. I Blondie non fanno queste cose.”

Il meticcio corrugò lo sguardo solo per un momento, poi lo rilassò. Aveva due strade: cercare di imporre a Gideon le sue idee, come aveva sempre fatto, oppure sforzarsi per una volta di comprendere i bisogni speciali di quel figlio così strano che gli era capitato. Scelse la seconda. “Che ne dici di lasciargli sul tavolo una bella mancia accompagnata da un bigliettino di ringraziamento? Di solito, chi fa il cameriere ha bisogno di soldi, e il bigliettino lo renderà felice.”

Gideon ci pensò un po' su. “Sì, può andare,” decise. “Mi aiuterai a scrivere il biglietto e a portarglielo?”

“Certo, lo faremo domani stesso.” Sid baciò il bambino sulla fronte. Appena in tempo. Gideon scese subito dalle sue gambe per andare a sedersi per conto suo sull'altra poltrona.

Per la prima volta, Sid sentì di aver raggiunto un traguardo importante, come se la relazione tra lui e il figlio avesse appena fatto un gran passo avanti. Non erano servite forbici, rimproveri né punizioni. Allora cos’era successo? Forse, le cose stavano davvero come diceva Aylin? Forse, Gideon aveva davvero solo bisogno che gli venisse dato il tempo di comprendere le cose a modo suo?

La strada era ancora lunga e sicuramente ci sarebbero stati ancora degli scontri tra il piccolo Blondie scontroso e il meticcio dotato di poco pazienza, ma il primo passo era stato fatto.

Aylin, che aveva osservato tutta la scena di nascosto, mostrava un brillo di commozione nei suoi grandi occhi scuri striati di viola.

***

Note: Ciao a tutti/e. Come avrete notato, ho ripreso in mano la scrittura. Spero che questo piccolo extra incentrato su Baby Gideon vi sia piaciuto, riportatemi le vostre impressioni.

Idealmente, se la musa ispiratrice continuerà ad accompagnarmi, arriveranno presto altri extra.

Grazie per la lettura!

   
 
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