Fumetti/Cartoni americani > Marvel vs. DC
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Autore: laguindiz    25/08/2021    0 recensioni
Stanca della sua vita di prigionia nella torre, Mahogany Stark decide di andare alla ricerca del suo posto nel mondo, scappando di casa.
Durante la sua prima fuga, incontrerà il famoso Captain America e, dopo un profondo scambio di battute con il supereroe, tra i due scoppierà una scintilla. I due saranno spesso messi alla prova dal segreto che custodiscono e ancor più dai numerosi attacchi di un nuovo nemico che si fa strada tra le fila dell'Hydra: il Soldato d'Inverno.
Le carte prima o poi verranno scoperte, e solo allora Mahogany avrà la possibilità di trovare il suo scopo, esprimendo appieno il suo genio nella realizzazione della sua Iron Girl Suit.
Basterà questo upgrade per affrontare al fianco degli Avengers la nuova minaccia impersonata dall'Hydra guidata da Teschio Rosso?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Seguo mia madre fuori dall'ascensore, reggendo al posto suo un paio di faldoni rossi che le servono per preparare la presentazione per una convention a cui deve partecipare in rappresentanza della Stark Industries. La mia testa però è ancora ferma al piano inferiore, più precisamente all'immagine di Steve che tiene tra le braccia la ragazza che hanno salvato dalle grinfie dell'Hydra, e una sensazione di fastidio mi fa stringere i fascicoli contro il petto con ancora più forza. Cammino attraverso il salotto fino a raggiungere la cucina. Appoggio il materiale di mia madre sul tavolo e, indugiando con le mani sopra i faldoni, un sospiro rumoroso abbandona il mio naso; sollevo poi lo sguardo, puntando gli occhi fuori dalla finestra senza guardare davvero qualcosa di preciso. Rimango immobile in questa posizione per una manciata di secondi, nei quali la mia mente sembra essere completamente vuota, se non addirittura spenta. Poi l'immagine dell'intenso sguardo di Steve si materializza in modo vivido davanti ai miei occhi: lo strano senso di rabbia di poco fa lascia subito il posto alla preoccupazione e il desiderio di controllare che sia tutto intero, derivante dal ricordo di com'era ridotto a seguito della scorsa missione, si fa spazio dentro di me. Mi dirigo a passi rapidi e distesi, oscillando le braccia avanti e indietro con rigidità, verso il corridoio che porta alla zona notte: a circa un metro dall'angolo di svolta, giro la testa di novanta gradi e, vedendo mia madre di spalle, cambio direzione senza smettere di camminare. Tengo lo sguardo fisso sulla schiena di Pepper finché non sparisce dietro la parete del soggiorno. A questo punto, apro silenziosamente la porta della rampa di scale e inizio a scendere i primi gradini. Evitare l'ascensore questa volta era d'obbligo, purtroppo: si sarebbe aperto sulla sala ricreativa del team, il quale essendo appena rientrato da una spedizione, sarà sicuramente riunito sui divani in pelle con una birra in mano a ciascuno per rilassarsi; piombare senza preavviso e senza una spiegazione logica tra di loro sarebbe un suicidio sia per me che per il piccolo segreto che condivido con Cap. Le scale invece mi conducono direttamente ad una porta che si apre infondo al corridoio delle camere da letto degli Avengers. Sgattaiolo in punta di piedi fino a raggiungere la porta della stanza del Capitano e, dopo aver controllato per l'ennesima volta che non ci fosse nessuno, scivolo all'interno con un movimento fluido e rapido del corpo. Lascio la maniglia soltanto quando la porta è chiusa, e solo allora mi volto, ritrovando la figura di Steve Rogers in piedi sulla soglia del bagno con un cipiglio confuso stampato in faccia e i suoi fari azzurri puntati su di me. Tutti i muscoli del mio corpo si contraggono, al punto da rendermi rigida come un palo della luce, ad eccezione del braccio destro che si solleva e si piega per permettere alle dita della mano di grattare la nuca. Sbatto le palpebre a ritmo discontinuo e ravvicinato. "Ciao," riesco a biascicare, presa da un'improvvisa ondata di imbarazzo. Devo ancora capire cosa esattamente di quest'uomo mi mette più in soggezione, se i suoi occhi o il suo fisico. Forse entrambi. "Ciao," richiama il saluto con cortesia, nonostante le sopracciglia continuino ad essere aggrottate in un'espressione enigmatica. "Ehm, io-" Faccio un passo avanti, per poi bloccarmi di nuovo. Abbasso lo sguardo e lascio che il braccio ricada lungo il fianco. Prendo un gran respiro; poi risollevo gli occhi puntandoli dritti nei suoi, questa volta sostenendo il suo sguardo. "Sono venuta a vedere come stavi." Esordisco infine, abbozzando un sorriso che mi viene subito ricambiato. "Bene, grazie." Risponde. Solleva le sopracciglia e stringe tra loro le sue labbra. Pochi secondi più tardi, riduce gli occhi a due piccole fessure, come se avesse capito qualcosa senza bisogno che aprissi bocca. "Non sei qui solo per questo o sbaglio?" Beccata. Avvicino il mento al collo, sporgendo il labbro inferiore. "Beh quello era il motivo principale." Faccio ondulare le braccia un paio di volte prima di intrecciare le mie mani davanti al bacino, avanzando nella sua direzione. "Però sono anche curiosa di sapere chi erano quei due che avete salvato," borbotto a bassa voce, accennando un sorrisino innocente. Il Capitano Rogers gonfia il petto nell'atto di prendere un profondo respiro e inclina la testa verso sinistra, guardandomi di traverso. Nonostante lo dia poco a vedere, percepisco che sta cercando di nascondere un sorriso. "Non ti azzardare a dire che non puoi dirmelo!" Rilascia l'intera quantità di ossigeno che aveva incanalato nei polmoni alcuni secondi fa. Poi apre bocca, ma prima che possa emettere qualsiasi tipo di suono, esclamo: "Oh no," punto un dito verso di lui "Non osare dirmi: Tony vorrebbe che tu ne stia fuori!" Scimmiotto con le sopracciglia sollevate. Steve sbuffa, finendo per scuotere la testa con un sorriso poco dopo aver posizionato le mani sui fianchi. "D'accordo, mi hai convinto." Avanzo in direzione del letto e mi siedo a gambe incrociate sul bordo, rivolta verso Cap, il quale si appoggia con la spalla sinistra allo stipite della porta senza staccare gli occhi dai miei. "Immagino tu sappia cos'è l'Hydra," esordisce aspettando un cenno di consenso da parte mia. "Il distaccamento nazista che nella Seconda Guerra Mondiale voleva conquistare il mondo usando il Tesseract?" Dalla faccia di Steve capisco che vorrebbe essere sorpreso, senza esserlo realmente. Schiocco quindi la lingua contro il palato, aggiungendo: "Sì, potrei averne sentito parlare." "È dall'epoca della sua fondazione che effettua esperimenti su cavie umane per replicare il siero del super soldato e creare un esercito di dotati." Incrocia le braccia davanti al petto e sospira. "Evidentemente, dopo il successo del Soldato d'Inverno, sono passati ad un altro tipo di dotati..." Corrugo la fronte. "Parli degli inumani?" Annuisce. "I risultati delle analisi condotte fino ad ora sui poteri di Wanda e Pietro fanno pensare di sì." Accarezzo il labbro inferiore con l'indice e il pollice della mano destra, pensierosa: c'è ancora una cosa che non mi torna. "Ma allora perché abbandonarli lì? Perché darvi la possibilità di prenderli in custodia?" Steve solleva le spalle, scuotendo la testa in un altro sospiro. "Tuo padre crede siano dei fallimenti, ed è questo che ci spaventa:" si scosta dallo stipite, bilanciando il peso del corpo su entrambe le gambe "Se con loro hanno fallito, come saranno i successi?" Nella stanza cala il silenzio, ma non la tipica atmosfera imbarazzante che si affetta con il coltello: è più simile ad una pausa di riflessione. Non ho idea di ciò che stia frullando nella testa del Capitano; nella mia invece gironzola un solo pensiero in questo momento. "Poverini, costretti a diventare cavie da laboratorio per colpa di un pazzo che gioca a fare Dio da mezzo secolo..." sussurro senza rendermene conto. "Perlomeno è stata una loro scelta," ribatte Steve come appena rinvenuto dai suoi pensieri. Spalanco gli occhi, puntandoli di nuovo sul volto di Cap, mentre sulle mie labbra compare una smorfia di disgusto. "Ma chi è il pazzo che accetterebbe di sottoporsi volontariamente a degli esperimenti, solo per avere un briciolo di potere?" Gracchio contrariata. Steve, che si era voltato per lavarsi le mani, con uno scatto lancia un'occhiataccia nella mia direzione. Sbianco in viso, diventando paonazza, e boccheggio in cerco di parole. "S-scusa," balbetto, abbassando lo sguardo in imbarazzo. Nascondo una risata per la mia stessa figuraccia dietro il colletto della dolcevita e con la coda dell'occhio, vedo Steve allungare una mano verso l'asciugamano appeso accanto al lavandino. Poso di nuovo lo sguardo sulle mie mani, giocherellando con i cordoncini dei pantaloni. "Hanno avuto una vita difficile, probabilmente è questo che li ha spinti ad accettare." Riprende di punto in bianco il discorso interrotto dal mio commento inopportuno. Sto per ribattere che anche io non ho avuto un'adolescenza con i fiocchi, eppure non mi darei mai e poi mai in pasto a degli scienziati pazzi, ma quando i miei occhi si sollevano, si posano sugli incredibili muscoli delle braccia nude di Steve e sui suoi pettorali scolpiti da Michelangelo Buonarroti, evidenziati e perfettamente fasciati dalla sola canottiera bianca che indossa. La mia mascella rimane sospesa a mezz'aria, mentre la mia testa si inclina di qualche grado verso il basso e il mio sguardo non accenna a staccarsi dal suo corpo tonico e ben modellato. "Tutto bene?" Domanda la divinità greca in piedi di fronte a me con un'espressione preoccupata sul viso. Deglutisco pesantemente e sbatto più volte le palpebre prima di riprendermi. "Eh?" È l'unico suono stridulo che riesco a pronunciare. Dopo essersi asciugato le mani e avermi lanciato un'occhiata crucciata, punta il dito in direzione del mio braccio: solo allora, spostando lo sguardo su di esso, mi rendo conto che il mio orologio sta vibrando sul polso. Sullo schermo dello Smart Watch leggo la scritta intrusione. Qualcuno è entrato nella mia stanza. "È un segnale che indica che sei nei guai?" Chiede poi. Mi alzo con uno scatto e, allo stesso modo, raggiungo la porta della stanza senza dire una sola parola. Afferro la maniglia, ma prima di lasciare definitivamente la camera, mi volto un'ultima volta verso il ragazzo. È da questo pomeriggio che ho un pensiero che gironzola per la testa. Sospiro. "Ricordi il discorso che stavamo affrontando quando te ne sei andato?" Annuisce. "Dovremmo finirlo prima o poi." Entrambi abbozziamo un sorriso. "Lo penso anch'io." Indugio un istante di troppo con la mano ferma sulla maniglia della porta per via del mio sguardo incastrato negli occhi di Steve. Dopo un attimo di esitazione, esco. Chiudo la porta alle mie spalle e, senza guardarmi attorno, compio un passo veloce in avanti per immettermi nel corridoio. Il mio corpo si immobilizza ancor prima di compiere il secondo passo. I contorni del luogo in cui mi trovo sbiadiscono a poco a poco: davanti ai miei occhi si materializza invece l'immagine di un parco naturale, forse Central Park. D'un tratto mi ritrovo in piedi di fronte a Steve, entrambi catapultati di nuovo sul ponte in legno che separa le due sponde del laghetto. I nostri sguardi sono incatenati e un sorriso sincero illumina il viso del Capitano. Aggrotto la fronte, confusa, cercando di capire cosa stia succedendo. Interrompo poi il contatto visivo e saetto lo sguardo a destra e a sinistra, ma le mani grandi e calde di Steve si posano delicatamente sulle mie guance, riportando il mio viso all'interno del suo campo visivo. I nostri occhi si incatenano ancora, ma questa volta tra le pozze azzurre di Steve scorgo una scintilla che in un secondo attraversa il suo sguardo. Il suo volto inizia poi ad avvicinarsi al mio e, a quel punto, decide di annullare la distanza che ancora intercorreva tra i nostri corpi premendo le labbra contro le mie in un bacio lento ma passionale. Chiudo gli occhi in un gesto istintivo e allungo timidamente le braccia in avanti fino a posare le mani sui suoi fianchi. Percepisco il sorriso nascere sulle sue labbra mentre le nostre bocche sono ancora vicine, facendomi sorridere a mia volta. Questo momento perfetto viene interrotto bruscamente da una voce maschile piuttosto famigliare che sbraita: "Ehi! Mi sembrava di averti detto niente più giochetti di magia, streghetta!" Le immagini di Steve e di Central Park svaniscono pochi secondi più tardi, come se qualcuno avesse appena tolto di fretta e furia due fette di salame dai miei occhi, facendomi tornare di nuovo al centro del corridoio del piano Avengers. Sbatto più volte del palpebre, confusa e soprattutto frastornata. Sollevo le braccia davanti al mio volto e le osservo, notando con sorpresa e spavento che i miei vestiti sono completamente diversi rispetto a quelli che indossavo in quella specie di sogno, mentre invece rispecchiavano alla perfezione gli abiti che indossavo questo pomeriggio quando ero davvero a Central Park con Steve. Strizzo gli occhi e arriccio il naso, massaggiando le tempie con le dita: credo stia per scoppiarmi la testa. La stessa voce che prima mi ha risvegliato da quell'allucinazione, ora posso attribuirla al volto di Sam Wilson, il quale si avvicina a passi veloci nella mia direzione. "Stai bene?" Appoggia una mano sulla mia spalla, con un'espressione preoccupata in volto. Riapro gli occhi, e solo allora mi accorgo di avere un'altra figura affianco: si tratta della ragazza che la squadra ha salvato qualche ora fa dalla base dell'Hydra, la stessa che stava trasportando Steve nel momento in cui sono rientrati. "S-sì," balbetto in risposta a Sam, tenendo però lo sguardo fisso sulla rossa di capelli. "Sei stata tu? Che cosa mi hai fatto?" Con un sorrisetto accennato sul volto, Wanda - se non ricordo male - risponde: "Ho manipolato la tua mente per far affiorare qualcosa che desideri tanto vivere." Grattandomi la nuca ancora stordita e con le sopracciglia aggrottate, domando: "Quindi sono questi i tuoi poteri?" "Una delle varie cose che gli permettono di fare," risponde Sam al suo posto. L'eroe alato assottiglia poi lo sguardo e, seguendo la scia dei suoi occhi, vedo che lo sposta da me alla porta alle mie spalle e viceversa un paio di volte. Apre bocca per dare voce ai suoi dubbi e, sebbene sembrasse intenzionato a fare marcia indietro, passano solo alcuni secondi prima che faccia la domanda da un milione di dollari. "Ma tu sei uscita dalla stanza di Cap?" "Certo che no." Ribatto seccamente. "Un super soldato a petto nudo sa essere molto hot, non credi?" La voce di Wanda, molto più vicina al mio orecchio di quanto mi fossi resa conto, mi fa sussultare. Dall'espressione scioccata che ha Sam in volto deduco che anche lui abbia sentito; per questo mi sento in dovere di precisare che "Non era a petto nudo!" Ma considerato il suo sguardo ancora più allibito, continuo: "E comunque abbiamo solo parlato." Borbotto. Notando il silenzio imbarazzante, schiarisco la voce e irrigidisco la schiena. "Ora se volete scusarmi, ho una questione urgente che mi aspetta." E senza aspettare una loro minima reazione, sorpasso Sam e mi dirigo a passo spedito in direzione delle scale.
   
 
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