Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Brume    31/08/2021    2 recensioni
Tokyo, anni '90. Sayuri e Kaori vivono insieme a Tokyo, dopo che la maggiore è rientrata dall' America un paio di anni prima. Lavorano insieme come freelance, un lavoro che Kaori adora perchè può viaggiare , vedere posti nuovi e vivere senza vincoli; sono piuttosto richieste e gli affari già fiorenti sembrano avere una svolta quando una donna chiede loro uno scoop: rintracciare City Hunter, uno sweeper che nessuno ha mai visto o incontrato e che sembra più una leggenda urbana che un uomo in carne ed ossa....
Storiella leggera senza pretese e di pochi capitoli, molto Au, molto What If, uscita dalla mia mente lunedì scorso e tutt' ora in fase di scrittura =)
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Un piccolo capitolo che pensavo di riuscire a pubblicare moooolto tempo fa e che invece, il tempo ed alcuni imprevisti mi hanno costretto a posticipare...
Un capitolo di passaggio, una parentesi, che ci porterà verso la conclusione di questa storia.

A presto!


 

Seduta nella sala d’ aspetto  di quella casa di cui Ryo, prima di perdere conoscenza, le aveva fornito l’ indirizzo, Kaori pensava a quanto accaduto negli ultimi due giorni.

Era stanca; non aveva dormito granchè.

Inoltre, davanti ai suoi occhi continuava ad apparire quella scensa: Ryo, steso in una pozza di sangue nel mezzo di quell’ ufficio, nello stabile ormai vuoto.

 

Era accaduto tutto in fretta.

Il mattino, appena sveglia, lei aveva come al solito bussato alla porta di Ryo dicendogli che avrebbe preparato la colazione e lo avrebbe aspettato in cucina; ma quando dopo una ventina di minuti non lo vide arrivare, si era alzata e camminando nervosamente per casa aveva trovato quel biglietto: Ci vediamo stasera, c’era scritto.

Piena di rabbia per questo atto sconsiderato ( ne avevano parlato, molte volte: lei avrebbe dovuto agire come al solito, poi avrebbero pensato a cosa fare, attendendo il momento giusto) iniziò a inveire contro Ryo e solo in un secondo tempo il panico iniziò a diffondersi, facendola cadere sul divano stremata.

Lui era andato via. Era andato da quella donna, a chiudere i conti.

Da solo. Probabilmente nella notte.

Kaori, seduta, con quel biglietto tra le mani, si chiese cosa avrebbe potuto fare...ma già sapeva la risposta: NIENTE. Aspettare, forse.

Di sicuro sarebbe stato inutile rivolgersi alla polizia; inoltre, come spesso Ryo le aveva ripetuto, lei era e sarebbe rimasta comunque un bersaglio.

 

Aveva fatto una doccia, dunque; l’ acqua fresca le aveva dato sollievo, rimesso in equilibrio la sua mente. Poi era tornata in sala ed aveva iniziato a passeggiare, nervosamente, mentre le ore passarono ed a lei pareva di impazzire.

Chiamò Sayuri, per distrarsi.

Provò a cucinare, e mangiare.

Ma nulla riuscì ad aiutarla.

Così, intorno alle 17.30, aveva deciso di chiamare Saeko.

Ryo è in pericolo, è andato da solo ad affrontare la persona che mi aveva contattato per prenderlo in trappola disse, anticipando il tutto riferendo solo il suo nome.

La poliziotta non aveva fatto attendere la sua risposta: passo a prenderti, andremo da lui aveva risposto. 

Così dunque si erano recate in quella che fino al giorno prima era una stazione televisiva ed ora, improvvisamente, si era trasformata in un simulacro vuoto e spento.

 

Tutto era calmo.

Fermo.

Nessuno entrava ed usciva.

Saeko le chiese di aspettare; alcuni rinforzi stavano per arrivare. Ma Kaori di aspettare non ne aveva voglia quindi, insieme alla donna, era entrata...e l’ aveva trovato, nell’ ufficio che lei conosceva bene.

“RYO!” aveva urlato, correndo verso di lui. Saeko, preoccupata, aveva invece mantenuto il sangue freddo ed una volta controllato non ci fosse più nessuno aveva controllato i parametri vitali.

“Dobbiamo portarlo via, Kaori” le aveva dunque detto; nello stesso momento Ryo aveva aperto gli occhi.

“Kaori...portami da lui” aveva semplicemente detto fornendo alla donna un nome ed un indirizzo; niente di più accadde. Solo una rapida occhiata a Saeko, poi i suoi occhi si chiusero, ancora.

Il resto fu una corsa contro il tempo in mezzo al traffico cittadino rotto da mille sirene, compresa quella che Saeko aveva fissato sul tetto della macchina. Quando giunsero all’ indirizzo, Ryo non dava più alcun cenno di vita.

L’ uomo che si prese cura di lui, tuttavia, rassicurò le donne che tutto sarebbe andato per il meglio...ma intanto, erano passati due giorni e nulla era cambiato.




 

“Dovresti riposarti. Non dormi da due giorni ” disse Sayuri, immediatamente corsa da lei insieme al fidanzato ed a Mick, l’ amico di Ryo. Tutti erano in apprensione e, chi più chi meno, passeggiavano nervosamente per il corridoio di quella casa in stile tradizionale.

“...non ce la faccio, Sayuri. Ogni volta che chiudo gli occhi, rivedo quella scena” rispose lei, rivolgendosi alla donna con gli occhi pieni di lacrime.

“Mi sento in colpa” continuò, stringendo forte la mano della sorella.

“Anche io…se solo non avessimo accettato quell’ incarico...ma chi poteva saperlo? “ disse. Entrambe rimasero in silenzio, ascoltando i rumori che provenivano dalla piccola stanza in cui Ryo riposava.

Saeko era costantemente al telefono. Passava a trovare Ryo mattina e sera,  appena riusciva: per lei il lavoro non era ancora finito: doveva assolutamente prendere quella donna per poter mettere fine all’ impero di distruzione e morte coordinate dal padre di Ryo, Shin Kaibara.

Era, insomma, un momento critico.

E Ryo, steso in quel letto come non accadeva da decenni, era sempre più pallido.

 

“Kaori, vieni con me.”

Mick, che aveva conosciuto solo qualche ora prima, le si era parato davanti. Mani in tasca ed aria sicura di sè, aspettò che Kaori si alzasse; poi, insieme, camminarono fino al giardino.

“Ryo mi ha parlato di te, sai?” le disse. La donna sgranò gli occhi. Mick sorrise.

“Si, è vero! Da quanto lo conosco, da quando ci siamo ritrovati qui in Giappone, non faceva altro che dirmi: vorrei rivederla, sarà cresciuta...avevo promesso a suo fratello di prendermi cura di lei ma…”

“...ma le cose sono andate diversamente: me ne sono andata, mi sono rifatta una vita” disse lei sorridendo.

“Già” disse Mick. 

Giunti nel giardino, davanti ad un piccolo laghetto, rimasero ad osservare l’ acqua silenziosi.

“Ce la farà” disse Mick, dopo una decina di minuti “ Ryo ne ha passate di peggio. So che vorrebbe lasciare tutto, così mi ha detto...qualsiasi cosa deciderà, so che lo renderai felice”.

Kaori si sentì in imbarazzo, ma lo guardò sorridente.

“Ci siamo rivisti dopo tanto tempo, pensa che all'inizio stentai a riconoscerlo...è passato così tanto tempo...ma poi, è stato come se ci fossimo appena lasciati. Lo conosco da molti anni e sono scappata da lui, per paura...ora vorrei non lasciarlo più”

Mick le prese la mano e la strinse forte.

“Sarà così, Kaori. Non credo che voglia lasciarti andare. Alcune persone sono destinate ad appartenersi, e voi fate parte di queste” disse.

Kaori lo fissò, guardò a lungo quegli occhi azzurri e sinceri.

Annuì.

“Ho tanta paura” disse, infine.

“Anche io. Ma dobbiamo sperare” rispose l’ uomo; poi, le offrì il braccio ed insieme tornarono dentro, dove li attendeva Doc.

 

Parlarono a lungo, con Doc.

Ryo era stato ferito gravemente ma non più di altre volte; probabilmente si sarebbe ripreso senza grossi danni, ma la convalescenza sarebbe stata lunga. Ora restava da capire la sua reazione ad alcuni farmaci e, una volta sveglio ed autonomo, avrebbe potuto tornare a casa senza problemi.

Kaori parve sollevata; Sayuri, abbracciò forte il fidanzato.

“Ora, Kaori, vai a riposarti. Anzi, andate a riposare tutti” disse Doc “ qui resteremo io e la mia assistente. Vi chiamerò non appena ci saranno novità disse”.

I presenti si guardarono.

“Ha ragione, Doc. Kaori, ti accompagno a casa io, se per te non fa nulla. Non sono sicuro nel lasciarti da sola a casa. Oppure, se vuoi, possiamo trovare una stanza in un hotel, sotto falso nome. Che dici?” domandò l’ uomo.

“Sayuri, che dici? Voi cosa farete?” chiese dunque Kaori voltandosi verso la sorella.

“...Potremo...potremo stare con te, se vuoi. Così Mick non sarà più costretto a farci da baby sitter” rispose la donna. Mick annuì e sorrise, soprattutto alla parola Baby sitter; improvvisamente, gli animi furono risollevati e seppure nessuno di loro volesse allontanarsi da Ryo, se ne andarono, pian piano.

Kaori fu l’ ultima ad uscire da quella casa: restò fino all’ utlimo accanto all’ uomo, carezzandogli la mano.

“Tornerò presto” disse, alzandosi dalla sedia, mentre gli altri la aspettavano fuori.
Guardò a lungo quell' uomo, disteso nel letto. Lo guardà finchè il cuore non si riempì di lui; poi , quando era vicina alla porta, tornò indietro posando le proprie labbra su quelle immobili di Ryo.
Doveva farcela.
A tutti i costi.



 
   
 
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