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Autore: deborahdonato4    01/09/2021    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre Will e Connor si spostavano sul letto comodo del figlio di Ermes, Leo e Travis tornarono al Campo con gli inizi di una sbornia. A ben pensarci, nessuno dei due aveva idea di come avessero fatto ad arrivare lì. Potevano aver preso un passaggio da Festus o da un taxi...

«Ho quelle pillole in cabina.» disse Travis, andando verso la cabina 11.

«Non la voglio.» rispose Leo, scuotendo la testa. Si portò una mano alla fronte, nella speranza di riuscire a fermare quelle campane che suonavano a festa nel suo cervello. «Non ha senso bere e poi risolvere tutto con la famosa pillolina, e tornare a casa come se non fosse successo nulla.»

Travis gli lanciò un'occhiata curiosa. «Vuoi restare a dormire da me?»

«No, vado nella mia a smaltire la sbornia, e domattina sarò da Calipso.»

Il figlio di Ermes annuì. Si portò una mano tra i capelli, socchiudendo gli occhi. «Direi che è l'inizio di un fidanzamento ideale.» gli sorrise. «Lei ti chiede di sposarlo, e la sera seguente non dormi a casa.»

«Stai zitto.» bofonchiò Leo. «Io almeno me lo ricordo, il mio fidanzamento. Tu non sei tanto fortunato, eh?»

Travis lo ignorò, e si avvicinò alla porta della propria cabina. Voleva replicare qualcosa di maligno contro Leo, ma non gli veniva in mente niente. «Ci vediamo domani?»

«Forse.» annuì Leo, e gli fece un cenno di saluto. Travis entrò nella cabina 11, e Leo ciondolò fino alla Nove, che era subito affianco. Impiegò qualche minuto ad aprire la porta e andò verso uno dei letti liberi. Si sfilò i vestiti, sapendo che appena toccato il materasso si sarebbe addormentato, ed era sul punto di posare la cintura degli attrezzi sul comodino quando la porta si aprì.

«Leo, dormo qui con te. In un altro letto.» disse Travis, chiudendosi la porta alle spalle in modo silenzioso.

«Come mai?» chiese curioso Leo, mentre Travis si sfilava le scarpe.

«Connor ha un ragazzo in camera, e non mi va di sentire i rumori.»

Leo fece una smorfia. «D'accordo.»

«In realtà ho già sentito i rumori.» Travis si stese su uno dei letti, con una smorfia. «Chiunque sia, se fa gridare mio fratello in quel modo, dovrebbe anche sposarlo.»

I due ragazzi risero e, poco dopo, Travis si addormentò. Leo si portò le mani dietro la testa, pensando a Calipso, e poi a James. Sposare la madre di suo figlio sarebbe stata una grande opportunità per il figlio. Finalmente i suoi genitori avrebbero vissuto insieme, con la possibilità anche di dargli un fratello... il volto di Will fece capolino nei suoi pensieri. Gli aveva proposto di andare al luna park insieme! E poi gli aveva detto che si sposava con Calipso. Se lo avesse pugnalato con il bisturi, lo avrebbe capito.

Ma Will non aveva avuto reazioni. Quindi gli andava bene.

O magari sapeva nascondere bene le sue reazioni...

Leo si sdraiò sul fianco, non sapendo proprio cosa pensare. Il Will che conosceva non riusciva a nascondere le emozioni. Riusciva a tradirsi anche con i semplici regali di compleanno. Il figlio di Efesto socchiuse gli occhi e, lentamente, si addormentò, sognando il suo passato.

Sognò sua madre nella vecchia officina per tutta la notte. Parlava in spagnolo mentre riparava le auto, e il piccolo Leo le passava gli attrezzi giusti, senza mai sbagliare una volta. La guardava lavorare, trovando tutto affascinante. Già allora sapeva che gli sarebbe tanto piaciuto avere un luogo così anche per sé. Era uno di quei bei sogni che raramente faceva, ed ebbe per un po' paura che qualche visione sul suo futuro, o su qualche scelta che dovesse fare, potesse irrompere brutalmente nel sogno e rovinarglielo, strappargli via quell'unico momento felice, sebbene fittizio, con la propria madre.

Ma non accadde niente. Forse era a causa dell'alcol che gli circolava nelle vene. O semplicemente gli dei gli stavano lasciando una serata tranquilla, visto che da ora in poi gli toccavano i preparativi per il matrimonio.

Leo riprese a guardare la madre e, mentre il piccolo lui correva dietro ad un bullone, Esperanza Valdez cominciò a parlare.

«Come sei cresciuto, mijo.» mormorò la donna, e Leo sussultò. Stava davvero parlando con lui? «Sono così fiera di te. Di te e dell'uomo che sarai da grande. Non fare mai nulla che non ti piaccia. Anche se sei figlio di un dio dell'Olimpo, la vita sarà bella anche per te.»

Leo aveva le lacrime agli occhi. Guardò la madre un'ultima volta prima di svegliarsi sulla brandina della cabina di Efesto. Si mise seduto, strofinando la mano sulle guance.

Sua madre sarebbe stata davvero fiera di lui? Era stato abbandonato dai propri parenti, era scappato da diverse case affidatarie, aveva fatto uso di droga e avuto un figlio da giovane. Era andato negli Inferi per prendere un fiore e diventare immortale, solo perché aveva paura di perdere la donna che credeva adatta per lui. Aveva dovuto lasciarla per il proprio bene e quello del figlio, e non era stata la sola... aveva passato così tanto tempo a soffrire che aveva paura dell'eternità che lo aspettava. Avrebbe continuato a soffrire, in tempi alterni? Prima o poi sarebbe riuscito a trovare qualcosa nella sua vita di fisso, da cui non avrebbe dovuto aspettarsi niente di male?

Leo si alzò dal letto, andando in bagno. Si lavò il viso e appoggiò le mani sul davanzale, guardando fuori dalla finestra. Forse l'unica parte della sua vita da cui non avrebbe dovuto aspettarsi il peggio era James. Certo, un giorno sarebbe diventato un adolescente anche lui, ma non avrebbe mai avuto la sua stessa vita. Sarebbe vissuto con un padre e una madre che lo amavano più di sé stessi, che avrebbero fatto in modo di non mancargli niente. Anche un fratellino, o una sorellina minore di nome Esperanza.

Leo fu sul punto di uscire dal bagno quando notò un movimento dalla cabina di Ermes. Una finestra si era appena aperta, ed era comparso Connor Stoll. Il figlio di Efesto sorrise tra sé. Stava per avere una visione del ragazzo che aveva allontanato Travis dalla propria cabina?

Stava ancora ghignando quando il ragazzo in questione uscì. Indossava i vestiti del Campo Mezzosangue, e i capelli biondi gli furono subito familiari. Guardò Will Solace fare un cenno a Connor, che gli sorrideva divertito, e il biondo andò nella propria cabina. Connor chiuse la finestra.

Leo non capì cosa fosse quella voragine che sentiva alla bocca dello stomaco. La voglia di rigettare lo fece muovere verso il gabinetto, e si chiese se fosse solo dovuto all'alcol della sera prima.

Perché si sentiva così male? Will era andato avanti con la sua vita, proprio come lui stava andando avanti con la propria. Ma era da egoisti sperare che Will passasse il resto della propria vita da solo, a mangiare gelato davanti alle serie tv e a curare ogni paziente dell'infermeria con un sorriso solare sulle labbra, a coprire il vuoto dentro di sé?

 

Will stava guardando il soffitto quando Connor Stoll si svegliò. Lo guardò stiracchiarsi con la stessa grazia di un gatto, e sentì la sua mano sull'addome. Will sorrise appena per quel gesto, e il figlio di Ermes aprì gli occhi gonfi per il sonno, posandogli la guancia sulla spalla.

«Ciao.» lo salutò Will, mentre le dita pigre del ragazzo disegnavano un cerchio sulla pelle.

«Ehi.» ricambiò Connor, socchiudendo gli occhi e guardandolo. «Credevo che saresti scappato appena ti fossi svegliato.»

«Per chi mi hai preso, scusa?» Il figlio di Apollo aggrottò la fronte, e Connor fece spallucce, e Will capì. «Ah... tu speravi che me ne andassi, eh?»

«Più che altro per Travis. Leo è il suo migliore amico.»

«Be', non so se ti è arrivata la notizia, ma io e Leo non stiamo più insieme.»

Connor si strinse nelle spalle. «Lo so, ma questo non c'entra. Gli ex degli amici dei propri fratelli non si toccano.»

Will fece una smorfia, cercando di nascondere il divertimento. «E questa è una regola che vi siete inventati voi della cabina di Ermes? Voi, che siete i primi a rubare le cose agli altri?»

«Ehi, abbiamo un codice d'onore.» Connor si mise seduto. «Tre quarti dei vestiti che ho comprato ieri con le tue carte di credito, li ho dati in beneficenza in alcuni orfanotrofi.»

«Oh.» Will sorrise. «Sono contento che specifichi le mie carte di credito.»

«Codice d'onore.» ripeté il figlio di Ermes, e si alzò dal letto.

Will guardò la sua schiena nuda e seguì i suoi movimenti con attenzione. Quel ragazzo aveva qualcosa che lo attraeva, e non era solo per quello che era successo quella notte. Forse perché, nei modi di fare e di agire, non aveva niente in comune con i suoi ex.

Connor si infilò una vestaglia nera con i fiori di ciliegio, che arrivava appena a metà delle cosce. Si voltò, sorridendo compiaciuto per lo sguardo del figlio di Apollo.

«Sai, anche se tra poco scapperai dalla finestra, potremo sempre rivederci.» disse Connor, andando in bagno e prendendo i vestiti di Will.

Il biondo lo guardò confuso. «Perché devo scappare dalla finestra?»

Connor gli lanciò i vestiti. «Ci sono dei bambini in questa cabina. Non voglio che ti vedano uscire dalla porta.»

«Be', ieri mi hanno visto entrare, e non più uscire.» disse Will, alzandosi dal letto e infilandosi i boxer sotto lo sguardo del moro. «E poi ti hanno sentito gridare come una ragazzina. Due domande se le saranno fatte, no?»

Connor arrossì appena e gli lanciò una scarpa sulla schiena. «Non ho gridato come una ragazzina.»

«Oh, no di certo. In effetti, strillavi.» Will si infilò la maglia divertito, e poi i pantaloni.

Il ragazzo si avvicinò alla finestra, aprendola, ringraziando l'aria fresca che gli colpì il viso, un po' pungente.

«E tu sei un po' stronzo.» Connor gli lanciò un'occhiata. «Lo sai, vero?»

Will si infilò le scarpe e si avvicinò al figlio di Ermes. Il ragazzo era più basso di lui di almeno otto centimetri, e doveva sollevare il viso per guardarlo. Anche se non doveva, Will si chinò e lo baciò a stampo.

«Lo so.» disse, poi uscì un po' a fatica dalla finestra, evitando di cadere, e si sistemò i pantaloni, guardando Connor, che sorrideva. «Se ti sparano di nuovo, vieni pure a trovarmi in infermeria.»

«Posso venire anche se non mi sparano?»

I due si guardarono. Will fu sul punto di dirgli che non stava cercando una relazione seria al momento. Voleva solo qualcuno con cui stare e liberarsi un po' dai pensieri che ogni tanto lo assalivano. Non cercava una persona con la quale camminare mano nella mano per il Campo Mezzosangue, né tanto meno qualcuno con cui passare il resto della sua breve vita.

Ma non riuscì comunque a trattenersi dal dire «Mi farebbe molto piacere, Stoll».

«Allora ci vedremo di nuovo. Ciao, Solace.»

Will gli fece un cenno con la mano e si incamminò verso la sua cabina. Doveva cambiarsi i vestiti, e poi dormire qualche ora prima del suo doppio turno in infermeria.

Connor lo seguì con lo sguardo per alcuni passi, sorridendo, sempre più compiaciuto e chiuse la finestra. Si sdraiò sul letto, fissando il soffitto e si portò le mani al viso, cercando di non strillare nuovamente come una ragazzina per la fortuna che gli fosse capitata.

 

 

*Avviso*

Vi chiedo scusa per la lunga assenza, ma tra il blocco dello scrittore e i miei impegni, non ho più avuto modo di scrivere. Ora ho delle nuove idee per continuare questa storia, e spero di riuscire a realizzarle tutte, e a concluderla entro marzo 2022. Vi auguro buona lettura!! (Non vi dirò quando aggiornerò perché non lo so nemmeno io, ma prometto di concluderla questa volta <3)

   
 
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