Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |       
Autore: steffirah    04/09/2021    0 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XXXIII



 
 
 
Dopo aver fatto alcune ricerche in biblioteca con l’aiuto di tutti, in maniera piuttosto vana, Fay-san e Kurogane-san hanno deciso che fosse giunto il momento di darci i loro regali. Per me hanno preso un’agenda con una mappa del mondo in stile antico e un set composto da piuma d’oca, pennino antico, calamaio con fregi in argento e portapenna in argento con base in mogano, mentre per Sakura un foulard di seta dal motivo floreale e i colori pastello e un set contenente profumo, bagnoschiuma, crema corpo e sali da bagno. Naturalmente, entrambi li ringraziamo per il bel pensiero che hanno avuto.
Il resto del nostro compleanno lo trascorriamo facendo giochi da tavolo basati sulla memoria e il riconoscimento di immagini. È buffo come sia stato Fay-san a proporlo, ma lui stesso stia facendo sempre cilecca. Sakura pure sembra in difficoltà, tanto che a un certo punto assume un’espressione del tutto spaesata, dando l’impressione che le giri la testa. Ciononostante non si scoraggia e alla fine riesce a raccogliere almeno una coppia di carte con la stessa figura.
Tuttavia, con tale azione sembra scaricare tutte le sue energie perché, spossata, dichiara di voler andare a farsi un bagno rigenerante. Mi invita a rimanere con gli altri, ma mi sento un po’ combattuto. È anche il suo compleanno, non dovrei essere costantemente presente? Non dovrei non lasciarla mai sola?
Ciononostante non posso certo intromettermi mentre si lava e si rilassa, quindi accetto di attendere e resto con Fay-san e Kurogane-san, con Mokona in un angolo che sgranocchia una carota, fissandoci coi suoi brillanti occhi cremisi.
Fay-san ne approfitta immediatamente per brindare al mio raggiungimento della maggiore età, ma sebbene io stesso mi ammonisca a fare il brindisi e posare il bicchiere, dopo che butto giù lo Champagne tutto d’un sorso mi viene spontaneo chiederne ancora. Kurogane-san me lo negherebbe, mentre Fay-san sembra incuriosito da come possa reagire io ora. Come se crescendo di un anno qualcosa possa cambiare. 
Naturalmente nulla cambia. Sento solo un forte calore avvilupparmi le guance, estendendosi al resto del corpo. Come morfina, sembra scorrermi nelle vene e distendere tutti i miei nervi. Smetto di riflettere su questioni pratiche, osservando invece che in passato anche mio padre aveva la tendenza a bere poco, affermando di non riuscire a reggere bene l’alcool.
Chissà che effetto aveva su di lui? E su mia madre? Io e Sakura possiamo essere una possibilità per entrambi di sopravvivenza? Loro continuano a vivere tramite noi? Loro ci stanno osservando? Ci proteggono da lassù? Sono fieri di me? 
Una mano si posa sulla mia guancia, e solo così mi accorgo che delle lacrime mi stanno scivolando giù dagli occhi. Metto a fuoco Fay-san, che sembra essersi alzato per inginocchiarsi di fronte a me.
«Sono certo che ti stiano guardando e che siano fierissimi di te.»
«Di me per ciò che sono?»
La mia voce, persino a me stesso suona roca e rotta. 
«Sì. Di Li Tsubasa-kun.»
Sgrano gli occhi, non aspettandomelo, soprattutto quando mi stringe tra le sue braccia, tentando di confortarmi. Un’altra mano, più grossa e ruvida, si posa sulla mia testa, scompigliandomi i capelli, mentre con la libera mi porge un bicchiere con un liquido trasparente.
«Bevi e vedi di riprenderti. Non vuoi certo farti vedere in questo stato dalla tua principessa.»
Dalla mia principessa… 
Butto giù quella che scopro essere acqua, e riacquisisco un minimo di lucidità. Quanto tempo è trascorso da quando lei si è allontanata?
Me ne versa dell’altra, rimbrottando il biondino – che ora si è rialzato.
«Te lo dico sempre che non è mai una buona idea.»
Da quanto tempo la sto lasciando sola?
«Ma via, un brindisi dovevamo farlo! E poi gli fa bene sfogarsi!»
Che cosa starà facendo in questo momento? A cosa starà pensando?
I miei pensieri ruotano tutti attorno a Sakura e, gradualmente, comincio a ritrovare chiarezza.
Ingurgito l’ennesimo bicchiere d’acqua, dopodiché mi alzo e mi inchino per ringraziarli, augurando loro la buonanotte.
Loro ricambiano senza aggiungere altro e io mi dirigo spedito verso la stanza che stiamo condividendo. Ho ancora il buonsenso di bussare e annunciarmi prima di entrare, non appena me ne dà il permesso. Scosto la tenda oltre la porta e la trovo già seduta sotto le coperte, col libro sulle gambe. 
Mi sorride, richiudendolo e mettendolo da parte.
«Scusami, ho perso la cognizione del tempo e non mi ero resa conto si fosse già fatto così tardi.»
Scuoto la testa, scusandomi a mia volta per la medesima ragione, e vado a lavarmi e cambiarmi. 
Quando emergo dal bagno mi sento più presente di prima, sebbene la testa continui a sembrarmi leggera come una piuma, dandomi l’impressione di camminare su morbide, irregolari nuvole. Ciononostante mi dirigo al mio lato del letto, filando sotto le coperte, con Sakura che, stranamente, mi scruta con acutezza. 
«Avete bevuto?»
Mormoro una conferma, vergognandomi un po’ di essere stato scoperto così palesemente, ma lei sorprendentemente si imbroncia. 
«Anche io volevo…»
«Tu non puoi», le ricordo, allungandomi a spegnere la luce.
«Mou!» esclama offesa. «Nemmeno tu fino a poco tempo fa potevi!»
«È vero», ridacchio, sentendomi alquanto fiacco mentre ritorno al mio posto. «Ma non bevevo propriamente di mia spontanea volontà.»
Non faccio in tempo a stendermi che lei mi blocca con una mano, mormorando: «Aspetta. Prima… posso darti il mio regalo?»
Seppure siamo avvolti completamente dal buio mi volto nella sua direzione, guardando l’ombra del suo viso confuso.
«Hai già cucinato per me. Hai persino preparato la torta con Fay-san.»
«Però parzialmente quelli erano regali anche per me, no? Ne ho usufruito anch’io», borbotta, tirandomi verso di sé. 
Avverto il suo calore farsi più vicino, il suo respiro che mi soffia contro il collo. Rabbrividisco da capo a piedi, soprattutto quando con mano esitante mi cerca a tentoni, seguendo tutta la lunghezza del mio braccio, risalendo sul mio collo, fino a raggiungere il mio viso. Mi accarezza una guancia, spostando poi quella mano dietro la mia testa, cingendomi a sé. Mi accompagna fino a farmi stendere sulle sue gambe, e io chiudo gli occhi sotto il suo morbido tocco, affondando il viso contro il suo addome.
Le permetto di viziarmi quanto desidera, finché tra una carezza e un’altra non inizia ad intonare una canzone mai udita prima. Ne ascolto le parole e lentamente, molto lentamente, realizzo che si tratta di un componimento suo. Che l’ha scritta lei stessa, musica e parole, e che è dedicata a me. Che questo è il suo regalo per me.
 
Kiss me sweet, I’m sleeping in silence
All alone in ice and snow
In my dream I’m calling your name
You are my love
 
In your eyes I search for my memory
Lost in vain so far in the scenery
Hold me tight,
And swear again and again
We’ll never be apart
 
Yume wa tobitatsu to chiisa na tsubasa de
Omoi no kienai basho made futari de
Tooi umi wo sora wo koete
 
Kurai yoru no naka de
Watashi wo terashiteru
Yasashii manazashi no 
You are my love...
 
My love
 
Ancora una volta, mi sta facendo dono della sua voce.
Infinitamente grato, prossimo alle lacrime, avvolgo le braccia attorno alla sua schiena. 
Anche quando il testo finisce, lei continua ad intonarne la melodia, ed è così, con la sua voce che mi culla e mi guida, le sue carezze che mi confortano, che sprofondo in un sonno ricco di dolci sogni.



 
Il giorno successivo decidiamo finalmente di investigare fuori casa. Il piano era quello di lasciarvi lì Sakura e Fay-san, ma la prima ha insistito per seguirci, volendo visitare la città. E così, alla fine ho ceduto. Ciononostante le ho imposto di indossare almeno degli occhiali da sole, cosicché, seppure avesse potuto esserci qualche pericolo, lei avrebbe dovuto essere parzialmente al sicuro. 
In realtà, nonostante le indagini che io e Kurogane-san cerchiamo di portare avanti, si tratta di una vera e propria visita turistica. Accompagnata prettamente da Fay-san, Sakura salta da una parte all’altra della città, sempre più curiosa, sempre più meravigliata da ciò che vede, e alla fine ci convince persino a fare un giro in funicolare fino al Victoria Peak e a salire sullo star ferry la sera. 
A conti fatti, non siamo riusciti a ricavare alcuna informazione utile dagli abitanti, ma d’altro canto, in parte me lo aspettavo. Il mio prozio, Fei Wang Reed, non è nativo di Hong Kong. E se davvero non è morto, di certo avrà cercato di restare nell’ombra il più possibile. Ma senza una vera e propria pista da seguire, senza neppure un indizio, come posso riuscire a trovarlo? Come posso essere certo che mio padre abbia portato a compimento la sua vendetta, e non sia morto invano? E perché io ho questa costante sensazione di angoscia, come se non fosse per niente finita? Come se sia io che Sakura fossimo ancora in pericolo? 
La sera ne parlo coi miei coinquilini, e loro suppongono che non possa trattarsi di un’ansia generata dal timore di avere un nemico reale, quanto più da un sentimento legato al fatto che, a conti fatti, ancora non abbia fatto visita ai miei genitori. E questa realtà mi ha colpito in pieno. Ancora non li ho salutati come si deve. Perché per quanto senta la loro mancanza, per quanto sia paradossale, mi sembra di percepirli sempre presenti, al mio fianco. 
Il giorno del nostro compleanno io e Sakura abbiamo acceso degli incensi per loro, ma lo abbiamo fatto qui in casa. Lo abbiamo fatto in quel padiglione della pesca in cui trascorrevamo tante ore in passato, ad ammirare la luna, a chiacchierare, a ridere e giocare. 
Tuttavia ancora non mi sono recato al cimitero, e secondo loro questo è stato il mio errore. Devo andare a farvi visita, devo parlare con loro, accettare la loro morte e riuscire a lasciarli andare.
Non dovrebbe essere difficile per me, eppure… eppure, proprio ora che ho raggiunto l’indipendenza e la maturità tanto agognate, li vorrei con me più che mai. Perché ho ricordato. Perché desidero che Sakura – no, che Tsubasa sia felice. So quanto teneva a loro. E so di non essere l’unico, che non riesce a capacitarsi totalmente del fatto che non ci siano più.
Per questo quella sera mi confronto con lei, ma, sorprendentemente, si mostra d’accordo coi nostri compagni.
«Starò con te», promette. «Lo faremo insieme.»
E così il giorno seguente eccoci in prossimità delle loro tombe. Mi sono fatto indicare il percorso preciso da Kimihiro, e lui stesso è parso risollevato da questa decisione. Abbiamo cambiato i fiori nei vasi. Abbiamo acceso altri incensi. Abbiamo lasciato loro delle offerte. 
Kurogane-san e Fay-san hanno reso loro omaggio e ora ci attendono, stando ad una lieve distanza, concedendoci il nostro tempo. Sakura è inginocchiata giusto al centro delle loro lapidi, a mani giunte e occhi chiusi, in preghiera. Io resto in piedi alle sue spalle, e l’unica forza che ho è quella di convogliare tutti i miei pensieri verso di loro. Di parlarvi così, sapendo che mi sentiranno. Di raccontare tutto ciò che ho vissuto finora, concludendo con poche parole.
“Nonostante mi manchiate così tanto, sono grato della vita che mi avete concesso di vivere. Sono grato di aver vissuto con Yuuko-san, di essere stato cresciuto da lei in vostra assenza. Per quanto io sia stato alquanto irriconoscente, lei ha fatto del suo meglio per educarmi, seguendo le vostre orme. Sono grato di essermi staccato da loro, e aver conosciuto Fay-san e Kurogane-san. Come aveva previsto Kimihiro, come sono certo anche voi abbiate sperato, sento che loro sono diventati la mia nuova famiglia. E più di ogni altra cosa, sono grato di aver rincontrato Tsubasa. Mi dispiace che sia accaduto in un frangente simile, che voi non abbiate potuto essere presenti e non abbiate avuto la possibilità di riabbracciarla insieme a me. Ma ho deciso che sarò io il vostro tramite. Le darò il mio amore e, insieme ad esso, anche il vostro. E sono sicuro che anche lei penserà di fare la stessa cosa con me, per farmi sentire il meno possibile la vostra mancanza. Ma va tutto bene. Ora che vi ho ritrovati, ora che sono di nuovo qui, sento che va tutto bene. Vi voglio bene.”
Mi asciugo rapidamente una lacrima e quasi contemporaneamente Sakura si solleva, rimettendosi dritta.
«La natura qui attorno vi ha fatto compagnia per tutto questo tempo, quindi non si sono mai sentiti soli. Ma ora che siamo qui, sono ancora più felici.»
La guardo spaesato, prima di ragionare sul suo discorso. 
Schiudo le labbra, ripensando a quella volta in cui da bambina abbracciò un nostro albero con tristezza, avvisandoci che di lì a poco sarebbe morto. E in effetti, non molti giorni dopo, si seccò completamente, e nulla fu più possibile fare per riportarlo in vita.
Colpita da tale previsione, mia madre le chiese come se ne fosse resa conto, e lei rivelò che spesso le capitava di “percepire le emozioni di esseri inanimati”, come appunto le piante, o addirittura dei defunti. Ne avvertiva le presenze, così anche se talvolta si ritrovava da sola non si sentiva mai completamente triste o spaventata.
«Tu… hai…» boccheggio, incapace di esprimermi a dovere, chiedendomi se possa essere vero. 
«Sono ancora qui con noi», conferma, rivolgendo uno sguardo ai miei lati, aprendosi in un dolce sorriso. Trattengo il fiato, e lei si porta le mani sul petto, commossa. «Sono grati di averti potuto vedere cresciuto. Sono molto fieri di te. Sono soddisfatti della strada verso il futuro che hai deciso di intraprendere. Sono felici per la vita che hai trovato.»
I suoi occhi si riempiono di lacrime, dolcissime lacrime, amarissime lacrime, e le mie le sento straripare. Mi porto le mani sugli occhi, percependo due sottili carezze del vento. Una su una mia guancia. Una sua mia spalla. Lo capisco anche io. Lo so che sono qui, con me. Mi hanno ascoltato. E ora mi stanno supportando. E mi stanno dicendo di andare avanti. 
Piango, finché non sento di essermi liberato di tutta la mia tristezza, e solo dopo aver singhiozzato a lungo mi accorgo di averlo fatto sulla spalla di Sakura. Pur non percependo più alcun vento, resta la forza della sua presa su di me. E per questo la ringrazio. Per il suo incoraggiamento, per il suo conforto, per la sua vicinanza. Per soffrire con me e, in qualsiasi altra occasione, gioire con me. 
Mi allontano di poco, fronteggiandola, e le asciugo i residui di lacrime dalle guance. 
«D’ora in poi non permetterò più che tu sia triste», prometto, garantendole una vita piena di felicità.
Si apre in un piccolo sorriso, annuendo.
«Lo stesso farò io con te. Ti renderò felice, a qualunque costo.»
«Lo fai già. Lo fai sempre. Lo hai sempre fatto.»
Stavolta mi apro in un sorriso più spontaneo e abbasso le mani, rivolgendo un ultimo sguardo ai loro epitaffi. Vi dedico tutta la gioia e leggerezza che ora mi riempiono, insieme a quello stesso sorriso.
Sto poi per voltarmi verso Kurogane-san e Fay-san, per annunciare di essere pronto a rincasare, quando odo dei passi pesanti alle mie spalle. Seguendo un istinto più forte di me sollevo lo sguardo verso la figura che ci si approccia.
È un uomo imponente, alto e massiccio, dalle spalle larghe e gli abiti scuri. Gli manca un braccio, sembra zoppicare ed è cieco da un occhio. Ma quel monocolo, quei capelli brizzolati, quegli occhi sottili e taglienti, quelle fitte basette, così simili alla fotografia che me ne ha mostrato Kimihiro, li riconoscerei ovunque.
Il cuore sembra cascarmi nei piedi, mentre mi paro davanti a Sakura. Prontamente, avvertendo forse la mia paura e la mia rabbia, Kurogane-san e Fay-san ci si posizionano davanti, portando le mani sulle pistole che portano appese in vita, sotto i cappotti. Ciononostante, non mi sento meglio. Perché qui? Perché deve accadere proprio qui? Non ha già fatto abbastanza danni? L’assassino dei miei genitori… 
Si ferma a pochi passi da noi. Il suo unico occhio buono si sposta da Sakura a me e viceversa, ignorando completamente i due uomini. Per un lungo istante impallidisce, quasi si trovasse al cospetto di due fantasmi. E probabilmente, considerando la mia somiglianza a mio padre e quella di Sakura a mia madre ora che ha deciso di portare il suo stesso taglio, è realmente ciò che pensa. Ma poi sembra farsi una botta di conti, e scoppia in una fragorosa risata.
«Il figlio di mia nipote! Sei proprio uguale a tuo padre, ma devo riconoscerlo: in quello sguardo infuocato c’è tanto anche di tua madre.»
Fa un passo avanti, ma non gli è concesso avvicinarsi ad oltranza, dato che Fay-san e Kurogane-san gli puntano le pistole contro. E intanto io mi sento ribollire di odio. Come osa anche soltanto parlare di loro, quando è stato lui a rovinarne la vita?!
Mi pongo giusto al centro dei miei compagni, cercando di celare totalmente alla sua vista Sakura, fronteggiandolo furioso.
«Fei Wang Reed! La pagherai per quello che hai fatto!»
Stavolta mi guarda con scherno, provocandomi: «Vuoi portare a termine quel che tuo padre non è riuscito a fare? Pensi di essere più in gamba di lui?»
«Certo che no!» Digrigno i denti, serrando i pugni, provando troppe emozioni contrastanti. Vorrei farlo fuori qui, in fretta, ma allo stesso tempo so che i miei genitori non approverebbero. Eppure, non posso fargliela passare liscia. 
Frustrazione, rancore, tristezza, titubanza. Sono riempito da tutto questo, e non so più cosa ascoltare. Che strada seguire. Qual è la cosa più importante?
… Che Sakura non venga coinvolta. Che lei non ne resti ulteriormente ferita. 
Mi concentro su quest’obiettivo, tentando di domare tutte le altre mie emozioni. 
«So di essere giovane. So di avere ancora tanto da imparare, e se mio padre non è riuscito ad ammazzarti, dubito di poterci riuscire io. Ma non ti permetteremo più di fuggire come un codardo. Avrai tempo per rimuginare su tutte le tue colpe, in galera.»
«Ma non hai prove contro di me, o sbaglio?»
Quanta sfacciataggine!
Sto per ribattere, quando Sakura mi anticipa e fa un passo avanti, esclamando: «Sono io stessa la prova! Io e la mia famiglia possiamo testimoniare contro di te. E la parola del primo ministro del Giappone di certo non rimarrà inascoltata».
Mi trattengo dal mostrare alcunché, in cuor mio allarmandomi. Questo vorrebbe dire esporsi. Significherebbe uscire allo scoperto. E se ciò da un lato mi risolleverebbe, perché così Sakura riotterrebbe tutta la libertà che le è stata portata via, dall’altro mi porta inevitabilmente a chiedermi se starebbe al sicuro. Il mio prozio è l’unica minaccia per lei? O ci sono altri come lui?
Lui la osserva alzando un sopracciglio, sembrando divertito. 
«Tu sei la mocciosa rapita da Rondart, eh? Quell’incapace.» Fa una pausa, tornando con lo sguardo da me. «Ti dirò solo questo: ho sempre pensato che quello che facessi fosse giusto. E non me ne sono pentito, qualunque sia stato il prezzo che gli altri hanno pagato.»
Fay-san mi trattiene per un braccio, forse accorgendosi che sono sul punto di farmi avanti e malmenarlo. Come può, come può parlare così?! Come può essere tanto spietato?!
«Perché non ti ha coinvolto in prima persona. Te ne sei lavato le mani, lasciando gli altri agire al posto tuo, e nel momento in cui sei stato in pericolo sei scappato come un coniglio», sbotta sprezzante Kurogane-san, mostrando anche solo con la sua voce tutto il suo disgusto. «Persone come te, meriterebbero una morte lenta e dolorosa.»
Lui sembra rimanere impassibile, quasi non avesse udito neppure una parola. Continua a guardarmi dritto negli occhi, quasi fosse questa la nostra sfida. E riprende il discorso, imperturbabile: «Eppure, nulla è andato secondo i miei piani. Prima quel Rondart che fa di testa sua, mia nipote che ci finisce di mezzo e viene uccisa. Mi dissi che dopotutto avrei potuto approfittare di quell’imprevisto, per ottenere il denaro che mi spetta. E invece, quella strega mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote. In un modo o nell’altro, è sempre riuscita a tracciarmi, a impedirmi di fare ciò che volevo. E alla fine, anche lei è morta. Dopo tutte queste morti, mi ero convinto che finalmente fosse giunto il mio momento… ma in effetti, a che scopo?»
Le sue parole mi confondono. Che cosa intende dire? Sembra esserci una leggera mestizia in esse, ma immediatamente sparisce, e il suo tono assume una cadenza totalmente folle.
«Voi mi avete sempre portato via tutto! La donna che amavo, il denaro che bramavo, l’unica nipote che poteva garantirmi la felicità! E ora che potrei avere tutto per me, perché tu non ci sei più, ecco che torni, per infestarmi di nuovo! Ma non potrai averla vinta!»
Caccia anche lui una pistola da sotto il cappotto, e io lo guardo esterrefatto. Incapace di muovermi, Fay-san e Kurogane-san sono più rapidi di me nel reagire. Il primo si para totalmente davanti a Sakura, facendole da scudo col proprio corpo, mentre Kurogane-san sta per sparare un colpo…
Ma non è la sua pallottola a colpirlo… 
Lo osservo pietrificato, ad occhi sgranati, mentre con quel ghigno vittorioso scivola lentamente verso il suolo. La pistola ancora puntata alla tempia. Il sangue che schizza via dalla ferita. Il suo unico occhio che diviene vitreo. Il suo pesante corpo che precipita, cadendo tra i fiori che ha portato con sé.
Una morte desiderata…
Tutto come lui voleva…
Una morte soddisfacente…
Tutto è andato a suo favore…
Una morte pacifica…
E a me, cosa resta…?
«No!» mi sporgo verso di lui, ma Kurogane-san mi trattiene.
Lo sento chiamarmi, sento anche la voce di Fay-san, percepisco le loro mani su di me, ma neppure una parola mi raggiunge. Non capisco più nulla. Come può finire tutto così… Per cosa è morto mio padre, se lui resta impunito… 
Gli occhi smeraldini di Sakura mi riempiono la visuale. Sono stillanti di lacrime, e così somigliano ancora più a due gioielli. Noto che sta parlando, per cui cerco di isolare tutto, concentrandomi unicamente sulla sua voce. Eppure non ci riesco. Non ci riesco… 
Non mi rendo neppure conto di essere crollato a terra, finché non mi accorgo che l’erba mi bagna le ginocchia. Tutti mi hanno avvolto tra le loro braccia, Sakura mi stringe più degli altri, e in mezzo a queste voci confuse capisco. Capisco che stanno cercando di confortarmi. 
«Kurogane, accompagnali a casa. Ci penso io a ripulire qui.»
Credo che Kurogane-san abbia annuito soltanto, perché senza aggiungere altro né chiedere il permesso mi prende in braccio, portandomi in spalla, come un sacco di patate. Ma non ho la forza di ribellarmi. Non ho la forza di reagire. Possibile che debba andare realmente così la mia vita?
Mi logoro nella mia insoddisfazione, finché in auto non lo sento rassicurare Sakura.
«Tranquilla, ti sembrerà strano, ma il mingherlino ci sa fare. Non a caso è uno dei migliori agenti che ci sia in circolazione.»
Sento il suo stupore, seppure ovattato, mentre io non so più cosa mi sconvolge. Il passato di Kurogane-san, le vaghe rivelazioni su Fay-san, le esperienze traumatiche di Sakura, connesse alle mie… Il mio presente, che sembra improvvisamente governato dal caos…
Non appena arriviamo a casa, senza guardarli chiedo del tempo per stare da solo, andandomene nel giardino. Ne seguo i sentieri distrattamente, attraverso corridoi, supero finestre della luna, pini, bambù e susini, salgo su una roccia e mi siedo lì, contemplando l’acqua del laghetto sottostante. Mi lascio avvolgere dal vuoto più assoluto, azzerando del tutto pensieri e sensazioni.
Non ho alcuna concezione del tempo che passa, finché non mi sento tirare una manica.
Sbatto gli occhi, sentendomi intorpidito, e mi accorgo che è quasi giunto il crepuscolo. Abbasso lo sguardo, ritrovandomi Sakura stante in piedi oltre la roccia, restando vicino alle piante. Quasi viene coperta totalmente dai lunghi rami di un salice.
Mi lascia, portandosi le mani dietro la schiena, e aggrotta la fronte. 
«Come ti senti?»
Schiudo le labbra, ma poi mi rendo conto di non sapere come rispondere.
Torno con gli occhi sull’orizzonte, mormorando: «In colpa».
«Perché?»
«Perché… non sono riuscito a fare nulla. Non ho concluso nulla. Non ho potuto vendicare i miei genitori…»
«Syaoran…» La sua voce si abbassa di un’ottava, divenendo più delicata. Mi prende una mano tra le sue, distendendomi le dita, carezzandomi. «I tuoi genitori non avrebbero voluto che ti vendicassi.»
«No», riconosco con un sospiro. «Però…»
«Lo so che ti senti frustrato.» Chiude gli occhi, scuotendo la testa. «Ha soltanto commesso l’ennesimo atto di vigliaccheria. Ma devi pensare che, adesso, non devi più preoccuparti di nulla. Non resta più alcuna minaccia per la tua famiglia.» 
«Ma lui era… lui era la mia famiglia, e ha compiuto tutte queste cose… Ha fatto del male ai miei genitori, ha fatto del male a te, e io… adesso come allora, non ho potuto fare niente…» È senso di impotenza, quello che mi attanaglia. Quest’incapacità che mi porto dietro da sempre, che avrei sempre voluto migliorare, ma che invece continua a torturarmi. 
«Io credo… credo che, nonostante tutto, fosse pentito.» Parla per ipotesi, ma ne sembra convinta. «Non mi è sembrato avesse intenzione di uccidere tua madre, o tuo padre. Penso che anche lui sia stato vittima del destino che si è scelto e… e se alla fine si è suicidato, lo ha fatto per liberarti.»
«Liberarmi?» ripeto sbigottito. 
«Per impedirti di vendicarti. Non per cattiveria, ma perché tu smettessi di stare male. Io penso che vederti ancora vivo, gli abbia fatto piacere. E che abbia deciso di sparire dalla tua vita, per poterti permettere di viverne una più serena, priva di ansie e preoccupazioni.»
La fisso esterrefatto. È quella la sua interpretazione?
Il mio cuore vorrebbe rifiutarlo, ma sa che Sakura non direbbe mai nulla se non lo provasse davvero. Il che può soltanto voler dire che è ciò che ha percepito da lui stesso. 
«Ne ho parlato anche con Kurogane-san e Fay-san. Fay-san mi ha dato ragione, Kurogane-san non ne vuole sapere, ma lui è fatto così.» Fa una mezza risata, prendendomi ora entrambe le mani, facendosi più avanti. «Non dilaniarti per questo. Pensa solo che hai avuto la possibilità di riabbracciare i tuoi genitori. Ora loro possono andare avanti, quindi anche tu… Tsubasa-kun, volta pagina.»
Sgrano gli occhi, e lei si apre in un sorriso timido. 
«E non dimenticarlo, d’ora in avanti non sarai solo. Non sei solo. Hai ancora una famiglia: Kimihiro-san, Kurogane-san, Fay-san, Moko-chan… Hai i miei genitori e mio fratello, se puoi accettarlo…» 
Malgrado tutto, mi faccio scappare una risata. Più che altro, se lui può accettarmi… 
«Hai me», conclude, facendomisi più vicina. «Ci sono io con te. Io non ti lascerò mai. Mai e poi mai.»
Si solleva sulle punte e io chiudo gli occhi, credendoci davvero. 
In un mondo senza una vera e propria famiglia, l’avrei cercata nelle persone che avevo al mio fianco. E soprattutto, avrei permesso a lei di diventarla. 
Lei sarebbe stata la mia casa. 
Lei sarebbe stata il mio futuro.
Per sempre.










 
Angolino autrice:
Buon inizio di settembre! Ormai siamo vicinissimi alla fine di questa storia ç///ç Come avrete notato, questo capitolo è stato abbastanza lungo... Beh, c'erano parecchie cose che dovevano accadere ç_ç 
Non so se c'è molto da spiegare - eventualmente, potete scrivermi per chiedermi cosa non capite -, ma vorrei parlarvi almeno della canzone, "You are my love", quella che Sakura stessa canta nell'anime (precisamente a Oto, mentre Oluha suona çwç). Invece di mettere soltanto una versione, ho preferito unire sia quella in inglese che quella in giapponese, così che il testo potesse adattarsi meglio a tutta la situazione. La parte in giapponese è: "Il mio sogno volerà via con queste piccole ali, verso un luogo in cui i ricordi non possono svanire, in cui ci siamo noi due, superando il cielo e il lontano mare. Tu illumini la mia strada nelle notti buie, con quel tuo sguardo gentile" (traduzione mia).
Spero tanto che la storia stia continuando a piacervi ç//ç Grazie a chi è rimasto, anche se ci metto una vita ad aggiornare.
Steffirah
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: steffirah