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Autore: Elenie87    10/09/2021    16 recensioni
Prima Classificata al contest "Autumn 2021" indetto dal gruppo su Facebook "Takahashi Fanfiction Italia".
Dopo il fallito matrimonio, Ranma e Akane hanno un litigio che porterà il giovane a fare una scelta drastica nella vita: se ne va, senza dire una parola. Quando fa ritorno, lo fa con un nuovo bagaglio di sicurezze: è un uomo, non più un ragazzino impacciato. Riusciranno a riappacificarsi?
----- Dal testo ----
No, non poteva dargliela vinta dopo tanto dolore. L’aveva lasciata sola per dodici lunghi mesi, in cui aveva pianto, aveva sentito terribilmente la sua mancanza, al punto da credere di soffocare dal male al cuore.
E lui? L’aveva provata quella mancanza? Si era sentito strangolare il petto, cadere nel profondo della disperazione?
-Hai mai pensato di…. tornare indietro?- chiese in un soffio.
Lui esitò un istante.
-Indietro?...- fece una pausa - … O da te?-
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: rating arancio - di baci nel vento e nella pioggia
(ho deciso di mantenerlo come titolo, perchè... calza troppo!)

 




Di baci nel vento e nella pioggia

 

 

 

Fissò l’ennesima foglia ingiallita staccarsi dal ramo e cadere per terra.

I colori dell’autunno svettavano nel giardino del dojo, in quei primi giorni di Ottobre.

Sospirò, arricciandosi una ciocca di capelli ormai lunghi sino le spalle. Gli occhi nocciola, privi di quella che era la solita nota di allegria e testardaggine che la caratterizzavano, osservavano quei colori intensi senza alcuna particolare emozione, perché il sole dentro Akane si era spento poco più di un anno addietro, esattamente il giorno dopo del loro fallito matrimonio.

Si morse il labbro, avvertendo ancora una stilettata di dolore lacerarle il petto al ricordo.

Perché lui, nonostante tutto, era ancora lì, al centro del cuore.

-Ti odio…- sussurrò, quasi nel tentativo di convincersene.

Avevano litigato, forte, per la prima volta da quando era iniziato quel forzato fidanzamento voluto dai loro padri. Non era uno dei soliti litigi dovuti a delle incomprensioni. Era qualcosa di più profondo e viscerale.

-Hai lasciato che loro rovinassero tutto! Se volevi sposarmi, potevi farlo!-

-E cosa avrei dovuto fare?! Spiegamelo, Akane! Qui sono tutti pazzi!-

-Essere uomo, maledizione! Non lo sei ancora sino in fondo, è questo il problema!-

L’aveva urlato, con rabbia, perché sì, voleva ferirlo. E l’aveva fatto, perché Ranma aveva stretto i pugni ed era rimasto in silenzio per un lungo momento.

-Hai ragione. Questo è il punto. Non sono totalmente un uomo. In ogni senso.-

L’aveva detto con estrema lentezza e freddezza, quasi -forse- se ne stesse rendendo conto anche lui in quel momento per la prima volta.

-Non era così che dovevano andare le cose-, aveva aggiunto. Si era voltato con un sorriso teso. Le aveva dato le spalle ed era scomparso dalla sua vista.

Ma anche dalla sua vita.

Il giorno dopo si era alzata con gli occhi gonfi per la delusione e il dolore per quel litigio, ma non era pronta a ciò che sarebbe accaduto non appena sarebbe scesa in sala da pranzo.

La sua famiglia era tutta seduta attorno al tavolo, in religioso silenzio. Soun piangeva e Kasumi si asciugava gli occhi con un fazzoletto bianco.

-Ma che avete?!-, aveva incalzato. Nabiki si era morsa il labbro e le aveva consegnato un pezzetto di carta su cui erano scritte poche righe.

Il cuore le era balzato in gola, riconoscendone immediatamente la calligrafia.

 

Vado via per un po’. Non cercatemi. Ho bisogno di ritrovare me stesso e di risolvere i casini della mia vita.

 

Per Akane. Mi dispiace.

 

Il foglio le era caduto dalle mani mentre l’anima si frammentava in minuscoli pezzi. Non un solo gemito, non una parola era uscita dalle sue labbra socchiuse. Si era voltata ed era tornata in camera sua, rinchiudendosi in un dolore che da allora non era mai scomparso.

Si era attribuita la colpa mille volte per quelle parole, ma la verità era che se Ranma se ne era andato via in quel modo, era perché l’aveva voluto.

 

Un’altra foglia lasciò il ramo e delicatamente prese a cadere, trasportata dalla brezza, sino a toccare terra.

Akane si alzò in piedi, ignorando l’odore della pioggia che il vento aveva portato al suo naso.

Aveva bisogno di camminare.

 

Se solo avesse potuto, almeno per qualche ora, impedirsi di pensarlo…

 

 

 

Piccole e minuscole gocce cadevano insistentemente. Quasi anche il cielo fosse indeciso sul da farsi, sembrava chiedersi se valesse la pena tramutarsi in un giorno di sole, oppure cedere e lasciare che la pioggia spazzasse via gli odori e ogni traccia di allegria dalle strade.

Akane camminava silenziosa, coprendo il suo corpo con l’ombrello. Era arrivata al parco, il solito parco, dove mille volte si erano seduti su quella panchina più isolata, all’ombra della grande quercia, a parlare, a ridere, a sfiorarsi…

Ma probabilmente era stata tutta una illusione della sua testa.

 

-Ehi, ma quella fetta di torta non la mangi?- aveva chiesto, indicandola.

Lei aveva sorriso e scosso la testa.

-Non mi va-

Ranma si era sporto, sfiorando appena le sue dita per errore. Si erano soffermate sulle sue, quasi in una carezza all’apparenza involontaria, ma al suo cuore era piaciuto immaginare non fosse così.

-Allora la prendo io- aveva sussurrato, con voce roca.

 

 

Scosse la testa, soffocando un singhiozzo.

-Ti odio, ti odio…- mormorò, chiudendo in un gesto secco l’ombrello.

La pioggia ora cadeva in gocce più decise. Akane alzò il capo al cielo, guardando con occhi colmi di lacrime quelle nubi.

Respirò profondamente, lasciando che l’aria fredda le asciugasse le gote e portasse via ogni traccia di dolore.

Si sentiva vuota come l’Autunno, che non era né inverno né estate, né caldo né freddo.

Ma i colori sono così belli…, le suggerì una voce interiore.

-Ma la bellezza sta negli occhi di chi guarda…- si rispose in un sussurro. E lei non voleva vedere niente.

 

Una folata di vento la fece rabbrividire.

Non aveva importanza il freddo, così come le innumerevoli gocce che ora le bagnavano i capelli e i vestiti.

Fissava la strada davanti a sé, deserta in quel pomeriggio di Ottobre.

Si decise a tornare a camminare, notando come il paesaggio potesse cambiare velocemente.

Una leggera nebbia aveva oscurato le case più lontane, e la solita via verso casa pareva quasi spettrale. Il rumore della pioggia nelle pozzanghere era come una lenta ninna nanna.

Sorrise, soffermandosi su quel flebile suono. Era la cosa più dolce che sentiva da tempo.

Ridacchiò, e scuotendo la testa mosse di nuovo un passo, quando un brivido lungo la schiena la fece arrestare e alzare il capo di scatto, puntando gli occhi verso una figura, in fondo alla via, che lenta camminava nella sua direzione.

La nebbia rendeva difficile vederne il volto ma quella postura, con le mani in tasca, e quella movenza… per Akane erano inconfondibili.

Sentì il cuore martellarle nella gola e i polmoni riempirsi d’aria.

I vestiti erano zuppi d’acqua e aveva freddo, adesso.

Prese a battere i denti, stringendosi le braccia e mosse quasi involontariamente un passo indietro.

Poi un altro ancora.

Ranma si era fermato a pochi metri da lei.

-Ciao, Akane-

 

 

I suoi occhi sgranati lo scrutarono, mentre il respiro affannoso usciva dalla sua bocca semi aperta.

Ranma.

Ranma.

Ranma.

Il nome del ragazzo rimbombava nella sua testa, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono.

Lo osservò e osservò ancora, per interminabili minuti.

Indossava un kimono, non più rosso, ma nero. I capelli, neri come la notte più buia, erano lasciati sciolti sulle sue spalle,

I suoi occhi la fissavano -e Dèi quel blu quanto gli era mancato!- colmi di sentimenti che non riusciva ad interpretare.

Ed era più alto. Forse di un paio di centimetri. Ed anche più muscoloso, di come lo ricordava.

Sì, perché lui per un anno non era stato altro che un ricordo.

Un maledettissimo ricordo!!, esplose un urlo dentro di lei.

Ed in un attimo tutta la rabbia e il rancore tornarono impetuosi.

-Che cosa fai qui?- sibilò. Avrebbe voluto gridare, ma quelle parole non furono di più di un soffio.

Ranma non si scompose.

-Ti cercavo-

La sua voce risuonò nella sua testa come una atomica.

Era così tanto che le sue orecchie non la sentivano… Mai una telefonata, un messaggio. Niente.

Strinse i pugni.

-E a che pro?- incalzò. Non avrebbe pianto. No, non gli avrebbe dato la soddisfazione di fargli vedere come era distrutta dentro.

Lui sembrò sospirare appena.

-Avevo bisogno di vederti- disse semplicemente, e Akane sobbalzò.

 

La pioggia aumentò di buon grado. I capelli della ragazza erano totalmente zuppi e minuscole goccioline cadevano dalle punte. Il freddo sembrava entrare nelle ossa, mentre dalle labbra usciva il vapore ad ogni respiro.

 

-Tu volevi…?- la gola si chiuse, incapace di proseguire. Sentì le lacrime pizzicare gli occhi e allora li chiuse. Respirando e inspirando.

-Bugiardo- disse infine. Puntò le sue iridi castani nelle sue e lo ripeté ancora. -Non sei altro che un bugiardo-

Ranma mosse un passo verso di lei -non seppe per fare cosa- ma Akane indietreggiò d’istinto.

-So quello che ho fatto. So che sei arrabbiata e...!-

-Arrabbiata?!- urlò quella parola con tutto il fiato che aveva in corpo. -Tu non sai proprio un bel niente- ringhiò. Stringeva così tanto i pugni che le facevano male.

Ranma assottigliò lo sguardo.

-Credi davvero l’abbia fatto a cuor leggero? Che sia andato via perché lo volevo?-

Akane restò in silenzio per un istante, poi gli riservò uno sguardo carico di risentimento.

-Ti ci è voluta solo una notte per decidere di andartene e sparire senza una parola. Quindi sì, credo che tu l’abbia fatto perché in fondo, di me, non ti è mai importato affatto-

-Non hai capito un bel niente- disse, avvicinandosi a lei talmente fulmineo da non darle il tempo di reagire.

Sussultò violentemente, quando si sentì afferrare per le spalle e lui era così vicino…

Poteva avvertire il calore del suo corpo, delle sue dita attraverso i vestiti.

E stava piovendo, forte al punto che decise che lacrime che stava trattenendo potevano uscire, perché tanto si sarebbero mescolate con la pioggia, passando inosservate.

-Lasciami andare- sussurrò, cercando di allontanarlo.

-No! Devi ascoltarmi!- perentorio, accentuò la presa.

Akane annaspò, iniziando a scalciare.

-Non voglio sentirti! Non voglio sentire una sola parola di ciò che hai da dire!- urlò, iniziando a dargli pugni sul petto.

-Brutta stupida…- ringhiò lui, ma si fermò guardando il volto di Akane con le gote rosse e i suoi splendidi occhi colmi di lacrime.

-Io sarei la stupida?! Sei scomparso per un anno, senza preavviso, e ora pretendi che ascolti ciò che hai da dire?!- l’aveva gridato forte, senza smettere di assalirlo.

Ranma sentì perfettamente il cuore incrinarsi. Mio dio, lei non capiva. Era stato un tormento infinito starle lontano, lasciarla, decidere di affrontare la sua intera vita fatta di casini…

-Sì- bisbigliò. -Sei una stupida, Akane…-

Lo disse con una tale dolcezza che lei si immobilizzò, lasciando che gli occhi blu del giovane la incatenassero.

-… perché non ti sei nemmeno accorta che siamo qui, sotto la pioggia, ed io sono un uomo, proprio davanti a te- terminò, portando una mano alla sua guancia e carezzandola piano.

Ranma le sorrideva, intenerito, notando le emozioni che passavano sul viso di Akane: dolore, confusione, sorpresa.

La giovane si allontanò da lui di scatto, incredula. Passò in rassegna il suo corpo, dai piedi alla testa e poi tornò a scrutargli il volto. I lunghi capelli di Ranma erano attaccati alla pelle del viso, al collo e alle spalle, ed il suo aspetto era indubbio. Non era affatto una donna.

-…Come?- mormorò.

Il ragazzo sorrise, rilassando le spalle. Quella flebile domanda era come una possibilità di spiegarsi.

-Ricordi quel nostro litigio? Tu mi dissi che io non ero un uomo…-

-E cosa avrei dovuto fare?! Spiegamelo, Akane! Qui sono tutti pazzi!-

-Essere uomo, maledizione! Non lo sei ancora sino in fondo, è questo il problema!-

Lei sussultò. Era stata davvero colpa sua, allora?

Ranma intercettò il suo tormento e si affrettò ad aggiungere:

-Frena, frena Akane! So cosa stai pensando! Non me ne sono andato per quella frase. Non del tutto, almeno-

Lui sospirò, grattandosi il capo. Dio! Ma perché parlare davanti a lei era così difficile!

-La verità… era che la mia vita era tutta un casino, Akane. Ci saremmo sposati, e poi? Sarebbe tutto continuato all’infinito. Gli agguati di Shampoo e Kodachi, la storia di Ukyo, la mia maledizione…-

Si prese un istante per continuare a pesare le parole, poi continuò sotto il suo sguardo vigile.

-Non volevo sposarti così, Akane. Volevo essere libero da tutto questo-

Lei sussultò, mordendosi un labbro per impedirsi di parlare, per lasciare che lui proseguisse.

-Quelle parole… mi hanno ferito, è vero. Ma erano vere. Io continuavo a rimandare, a fuggire da tutto. Quando ho capito che la mia vigliaccheria ti aveva davvero ferito e deluso mi sono sentito in trappola. Dovevo scegliere se continuare ad essere un ragazzino, preda dei casini di mio padre e della mia timidezza, o… scegliere-

-Avresti potuto parl..!

-Parlartene?- la interruppe, arcuando un sopracciglio. -Era una scelta mia. Una mia responsabilità. Oltre al fatto che tornare in Cina, per trovare una soluzione alla maledizione, era pericoloso, Akane. Non ti avrei mai permesso di seguirmi e rischiare che ti accadesse qualcosa-

Lei sbuffò. Sì, l’avrebbe seguito in capo al mondo, se avesse saputo il suo piano.

Chiuse gli occhi, incapace di pensare. Nella tua testa udiva solo lo scroscio della pioggia, non riusciva a capire i suoi pensieri.

Come poteva perdonarlo? Come poteva…? Poteva?

Trattenendo a stento le lacrime puntò i suoi occhi castani in quelli di Ranma.

-E… Shampoo,… Ukyo,… Kodachi?- fece i loro nomi con enorme sforzo.

Le era capitato di intravederle in quell’anno ma mai aveva rivolto loro la parola.

Non poteva dimenticare quello che avevano fatto il giorno del matrimonio e tutte le loro malefatte negli anni precedenti.

Ranma esitò. Sapeva di dover pesare ogni singola parola per non ferirla. Non voleva più arrecarle alcun dolore.

-Prima di partire, durante la notte, sono stato da ognuno di loro- esordì, facendo subito assottigliare gli occhi di Akane. -Sono stato molto chiaro nel dire che sarei partito per eliminare la mia maledizione e che non volevo più in alcun modo essere legato a loro. E che…- fece una pausa, e alla giovane parve di vedere le sue gote arrossire un istante.

-… E che quando sarei tornato, l’avrei fatto solo per una persona-

Akane si morse il labbro, avvertendo il cuore palpitare. Si riferiva a lei?

Sì. No.

La sua anima sembrava fare a pugni con la ovvia verità, ma era troppo scomoda, troppo illudente.

-Quindi loro si sono arrese?- borbottò sulla difensiva.

Ranma sorrise.

-Non potevano che prendere atto della mia decisione, nonostante le proteste iniziali. È stata una lunga notte, per usare un eufemismo-

Akane portò gli occhi ai suoi piedi, continuando a stringere i pugni convulsamente.

Quindi loro erano liberi? Quelle… petulanti ragazze non avrebbero più messo i bastoni tra le ruote al loro rapporto? E Ranma ne pareva felice.

Il suo cuore fece uno sfarfallio ma scosse la testa.

No, non poteva dargliela vinta dopo tanto dolore. L’aveva lasciata sola per dodici lunghi mesi, in cui aveva pianto, aveva sentito terribilmente la sua mancanza, al punto da credere di soffocare dal male al cuore.

E lui? L’aveva provata quella mancanza? Si era sentito strangolare il petto, cadere nel profondo della disperazione?

-Hai mai pensato di…. tornare indietro?- chiese in un soffio.

Lui esitò un istante.

-Indietro?...- fece una pausa - … O da te?-

Sussultò, colta alla sprovvista. Era come se le avesse letto dentro, cercando di sciogliere i suoi dubbi.

Fece un passo indietro, abbassando lo sguardo, incapace di reggere quegli occhi così… caldi, brucianti.

-N-non intendevo…-

Ranma la afferrò e attirò a sé, facendo collidere i loro corpi.

Akane annaspò, alzando il volto di istinto.

-Ranma, che c-cavolo stai facendo?- balbettò.

-Vedo che sei ancora il solito maschiaccio- ridacchiò lui, afferrando il suo polso che già si era alzato per colpirlo.

Lei arrossì incapace di replicare. Lasciò che quella mano abbandonasse la sua e si avvicinasse al viso, posandole una tenue carezza.

Trattenne il fiato quando con un gesto fulmineo la spinse a sé, posando le labbra alle sue con una imprecazione, incapace di trattenersi oltre.

 

Per la prima volta sentì le labbra di Ranma sulle sue.

Morbide, furenti, che volano lei. In un attimo la sorpresa lasciò posto all’urgenza, alla soddisfazione di averlo per sé, di vedere realizzati anni di sogni ad occhi aperti.

Si scoprì a pensare che quell’istante, questo bacio, in fondo, non era che profondamente giusto, che l’avevano sempre avuto a portata di mano ma entrambi avevano accantonato questo momento, catalogandolo come impossibile tra loro.

Lo strinse a sé con un gemito soffocato, portando le mani sulla nuca, avvertendo la morbidezza dei capelli neri tra le dita.

Si abbandonò, mentre calde lacrime scendevano sulle gote ed il vento e la pioggia le cancellavano per dispetto.

La lingua di Ranma si insinuò nella sua bocca e gli diede accesso, bisognosa di sentirlo e accertarsi che fosse davvero lì, tra le sue braccia.

Le strinse i capelli in un pugno, mentre le mordeva il labbro, per poi intrufolarsi ancora nella sua bocca.

Il giovane si staccò ansimando, mugugnando di frustrazione.

Tentando di regolarizzare il respiro poggiò la fronte alla sua, prendendole il volto tra le mani.

-Ti porto a casa, Akane. Ti ammalerai- sussurrò, scrutando nei suoi profondi occhi castani.

Erano totalmente zuppi e il freddo stava penetrando nelle ossa.

Con il pollice le cancellò l’ultima lacrima, un attimo prima che sulle sue labbra apparisse un tenue sorriso che gli scaldò il cuore.

Le depose un piccolo bacio sulla fronte, poi la prese in braccio e rapido iniziò a correre e saltare sui tetti: destinazione casa.

 

 

Quando entrarono in camera di Akane, passando dalla finestra, casa Tendo era avvolta da un religioso silenzio.

-Qualcuno sa che sei tornato?- mormorò la giovane, giocando con le proprie dita.

Ranma scosse la testa.

-Capisco- disse lei, ravviandosi una ciocca bagnata dietro l’orecchio.

Il giovane strinse i pugni nell’osservarla con più calma.

Era certamente dimagrita rispetto l’anno precedente, forse due o tre chili. Gli occhi erano tristi e privi della sua solita vivacità.

Ed era tutto dannatamente colpa sua. Quando aveva preso la decisione, subito dopo la loro discussione, sapeva che ne avrebbe sofferto, esattamente quanto lui.

Stare lontano da Akane era stato un supplizio, le era mancata ogni giorno, costantemente, ma era stato un sacrificio necessario. Chiarire la situazione con Shampoo, Ukyo e Kodachi era stato il meno peggio di quell’avventura. Si erano opposte, avevano pianto, e la rosa nera aveva inscenato una crisi di panico. Ma, che andassero al diavolo, voleva essere libero.

Trovare di nuovo le fonti di Jusenkyo e annullare la maledizione si era rivelato difficile. Aveva rischiato la vita innumerevoli volte e aveva dovuto sopportare un viaggio fisicamente sfiancante.

Ogni giorno il volto di Akane l’aveva spronato a proseguire, perché solo per lei voleva essere totalmente un uomo. Sposarla senza l’angoscia di trasformarsi in una donna per un qualsiasi inconveniente, poter camminare con lei sotto la pioggia, poter fare un bagno assieme come una qualsiasi dannata coppia… poter avere un figlio, un giorno -chissà-, senza dovergli spiegare perché suo padre diventata una femmina come la mamma.

-Ranma?...- la voce di Akane lo riportò alla realtà, facendolo sussultare.

-Scusami- borbottò, passandosi una mano tra i capelli. -Perché non vai a farti un bagno caldo? Io aspetto qui-

Lei arrossì e guardò i suoi vestiti. In effetti, erano bagnati e aveva freddo.

Anche se…

Si sfiorò le labbra. Quando Ranma l’aveva baciata non aveva avuto freddo, anzi. Le era divampato un fuoco che nemmeno credeva di poter provare.

Istintivamente guardò le mani del ragazzo e deglutì.

Dio mio, desiderava ancora che la toccasse, che la baciasse. Quante volte aveva immaginato quel momento?

Centinaia, forse. E nell’ultimo periodo, soprattutto precedente al matrimonio, quante volte aveva pensato a come sarebbe stata la prima volta?

Si morse un labbro, arrossendo furiosamente.

 

Ranma la osservava confuso. Si era irrigidita ed ammutolita.

La vide muoversi nervosa sul posto e lanciargli occhiate furtive.

Sentì il cuore aumentargli i battiti nel rendersi conto di come fosse bella in quell’istante.

I capelli zuppi le carezzavano il viso ed i vestiti erano come una seconda pelle sul corpo.

Deglutì.

Al diavolo…

Sentì l’immediata reazione del suo corpo e strinse i pugni.

Baciarla era già stato un traguardo, non poteva andare oltre quel giorno.

Si erano rivisti dopo così tanto tempo che forse gli ormoni gli stavano giocando brutti scherzi.

Akane si mosse, portandosi di fronte a lui.

-A-Akane?- balbettò, con voce arrochita.

Lei alzò piano il viso e puntò gli occhi castani nei suoi. Resto in silenzio un istante poi sussurrò:

-Potresti… baciarmi, Ranma?-

Si sentì svenire. Se da un lato la sorpresa fu tale da sentirsi sbandare, dall’altro non appena le parole di Akane lasciarono le sue labbra, la bocca si era già avventata sulla sua in un gemito soffocato.

Le mani si cercarono, si trovano, si unirono, così come i loro respiri.

-Non lasciarmi, ti prego- bisbigliò lei, afferrandogli il volto.

Sentì qualcosa incrinarsi, mentre d’istinto la stringeva più forte.

-Perdonami, Akane- sussurrò, immergendo il volto nei suoi capelli.

La sentì singhiozzare e afferrare il kimono tra le mani.

-Mi hai spezzato il cuore…- singhiozzò.

Il giovane la avvolse tra le braccia, cercando la sua bocca, trovandola, mordendole le labbra, lasciando che la lingua giocasse con la sua.

La sollevò da terra ed Akane istintivamente gli cinse la vita con le gambe.

Gemettero entrambi mentre i loro sessi si sfiorarono per la prima volta, cercandosi a vicenda.

La mano di Ranma le carezzò la schiena e senza rendersene conto le sfiorò il seno, facendola sussultare.

-Scusa…- mormorò, imbarazzato.

Akane si morse un labbro, mentre le gote si facevano color cremisi.

-Non… mi è dispiaciuto- balbettò. Col cavolo che le era dispiaciuto.

-È troppo presto, Akane- mormorò, rassicurandola. Per quanto il suo istinto sarebbe ben andato oltre, il suo cervello gli aveva intimato di fare un respiro e fermarsi. Quel giorno non era quello giusto.

Le sorrise, carezzandole una guancia e facendola scivolare dal suo corpo così che tornasse coi piedi per terra.

-Fila a farti un bagno caldo, maschiaccio, prima che ti cacci io, dentro la doccia, a forza- la beffeggiò, con un ghigno divertito.

Lei si accigliò, sorpassandolo e guardandolo ti traverso.

-Maschiaccio a chi, brutto deficiente-

Si avviò verso il bagno, mentre un enorme sorriso le brillava in volto.

 

 

Le ore successive furono un gran trambusto.

Il ritorno di Ranma era stato accolto con gioia da Nabiki e Kasumi, mentre Soun e Genma avevano ben bene strigliato il ragazzo, e non era mancata una azzuffata tra padre e figlio.

-Figlio degenere! Hai scoperto come eliminare la maledizione e non mi hai informato!-

-Certo che no! Così che tu mi creassi altri casini? Mi ci hai messo tu in questa e in altre situazioni! Panda sei e Panda resterai!-

Tuttavia dopo ore di discussione una tregua era giunta grazie ad una fatidica domanda di Soun.

-Perché non hai almeno salutato Akane, prima di andartene?-

Si era preso un lungo momento prima di rispondere.

-Credi forse che avrei trovato il coraggio di partire, se l’avessi dovuta guardare negli occhi mentre le dicevo addio?-

 

 

 

Akane dondolava le gambe avanti e indietro, seduta sull’altalena del giardino all'esterno del dojo.

La pioggia era cessata ed aveva lasciato spazio ad un cielo parzialmente sereno, dove le nuvole erano tinte di rosso fuoco e arancio, mentre il sole tramontava dietro Nerima.

-Ecco, dov’eri-

Non si voltò, l’aveva sentito arrivare.

-Hai visto che colori? Non avevo mai notato quanto potesse essere bello un cielo autunnale-

Ranma ridacchiò.

-Tenti di fare la romantica?-

Akane lo guardò torva.

-Lo sono, qualche volta- borbottò lei, arrossendo.

Lui in una mossa fulminea le si accovacciò davanti, il viso poco sotto al suo.

-Oh, lo so. Solo che preferisci mostrare maggiormente il tuo animo manesco e violento-

La osservò tingersi ancor più di rosso e gonfiare le guance, segno che stava per perdere la pazienza.

-Idiota! Ero seria. Quei colori sembrano un dipinto. Non avevo mai capito quanto fossero belli e cosa mi stessi perdendo, ignorando una tale meraviglia…- sussurrò, scrutando nelle profondità blu del giovane.

-Forse nemmeno io- mormorò sulle sue labbra ed Akane non fu certa che si riferisse alle sfumature del cielo. Inspirando il suo profumo si sporse appena, facendo sfiorare i loro volti.

-Puoi perdonarmi, Akane?- sussurrò, afferrandole le mani e stringendole forte tra le sue. Sentiva il bisogno di chiederglielo, adesso, perché da domani sarebbe iniziata la loro nuova vita insieme.

La ragazza avvertì il cuore battere all’impazzata e non era solo per la sua vicinanza. Era lui, con quello sguardo, quell’amore che non aveva mai intravisto prima, e quella sicurezza che gli era sempre mancata. Ora, davanti a sé, vedeva davvero un uomo.

Fu su quel pensiero che Akane sorrise.

-Devo dirti una cosa…- bisbigliò birichina e il ragazzo si accigliò. -Bentornato, Ranma-

E lui sbuffò, scuotendo la testa incredulo, per poi afferrarle la nuca e catturarle le labbra con un bacio.

 

Poteva perdonarlo?

Poteva.

 

 

 

 


 

ANGOLO AUTRICE

Lo ammetto. È stata sudatissima questa OS, davvero tanto.

Volevo si percepisse tutto il dolore e la frustrazione di Akane, quanto la voglia di riscatto di Ranma. Spero di avervi passato questo con tutto il cuore.

Ho fatto fare questa scelta a Ranma perchè la vedo perfettamente plausibile nel suo peesonaggio. Lui è bianco o nero, e penso che di fronte al suo non essere uomo in ogni senso possibile, avrebbe preso questa strada, vivendola come un riscatto per sè stesso. L'idea che loro vivessero felici e contatto con lui che diventa donna ogni 2x3 mi ha sempre fatto alquanto schifo.

Insomma, una piccola rivisitazione di un possibile finale, che spero vi abbia lasciato delle belle emozioni.

Ringrazio tanto il mio gruppo per avermi dato la possibilità di scriverci su, e grazie a chi vorrà lasciarmi una piccola recensione!

Se trovate sviste.. sappiate che ho trovato 0 tempo per rileggere...! Perdonatemi!

A presto!

Manu

 

 

  
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