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Autore: mattmary15    11/09/2021    0 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 27
Dentro al Framework
 

T’Challa ha ricevuto le coordinate da Sky come previsto e ha pilotato il Queen Jet fino alla piattaforma petrolifera incriminata.
Loki se n’è stato in silenzio, seduto sul sedile posteriore del velivolo, rimuginando sulle ultime parole che ha detto a Karen.
In realtà quello che lo ha assorbito fin dal primo momento è il vero movente dell’AI.
Cosa vuole realmente Aida? Dalla risposta a quella domanda dipende l’esito delle due missioni. Si rende conto solo in quel momento di aver messo Karen in pericolo. Finché la coscienza di sua moglie è nel Framework non potrà spegnere la macchina che tiene in vita Aida ma, allo stesso tempo, spegnere la macchina prima che scada il termine per l’autodistruzione del Framework è indispensabile per annientare l’AI.
La voce di T’Challa lo richiama al presente.
“Siamo arrivati. Suggerimenti su come entrare?”
“Direi di nascosto.” Risponde Loki.
“E come facciamo?”
“Posso usare le mie proiezioni astrali. Terranno impegnata la resistenza che incontreremo e ci permetteranno di entrare indisturbati. Meglio che saltare addosso al nemico urlando gloriosi canti di guerra!” Dice lanciando un’occhiata furba verso Okoye. T’Challa sorride.
“Siamo guerrieri ma non primitivi come credi tu.”
“Io non ho detto niente. Mi riferivo al modo di approcciare simili questioni da parte di mio fratello e dei suoi amici.”
“Non ho mai conosciuto Thor. Mi hanno riferito che è potente e valoroso.”
“Lo è. Talmente potente che non ho mai capito perché perda tempo a roteare uno stupido martello quando potrebbe fulminare l’umanità con uno sguardo. Immagino sia per il fatto che quel martello è un regalo di nostro padre.”
“Non siete fratellastri?”
“Le famiglie sono complicate.”
“Ne so qualcosa.” Risponde T’Challa prima di rivolgersi a Okoye. “Io scendo col dio asgardiano. Tu resta a bordo del velivolo pronta a decollare. Qualcosa potrebbe andare storto.” Okoye non reagisce bene nell’ascoltare gli ordini del suo re.
“Anche a te potrebbe andare storto qualcosa,” dice guardando Loki, “lascia che ti accompagni.”
“La dottoressa si fida di lui.”
“E noi ci fidiamo di lei?” Chiede Okoye a bruciapelo.
“Sì. Natasha si fida e quindi lo facciamo anche noi.”
“Non è una risposta sensata ma obbedisco.”
T’Challa e Loki scendono dal velivolo dello Shield e entrano nella piattaforma. 
L’idea di Loki di mandare le guardie di sorveglianza all’inseguimento delle sue proiezioni astrali funziona e i due uomini riescono a raggiungere il cuore della base nemica.
Lo spettacolo che si trovano davanti una volta entrati nella stanza in cui si trova l’hardware del Framework è inquietante. Collegati alla macchina ci sono diversi letti in cui trovano posto Phil Coulson, Leopold Fitz, Jeffrey Mace, Melinda May e Holden Radcliffe. T’Challa controlla i loro parametri vitali e scuote il capo.
“Il capitano Mace e il dottor Radcliffe sono morti. Non possiamo più fare niente per loro. Cosa cerchi?” Chiede a Loki che non pare interessante alla condizione dei suoi amici.
“Indizi.”
“Su cosa? Loro sono qui davanti a te.”
“Hai detto tu che non possiamo fare più nulla per Mace e Radcliffe. Per quanto riguarda gli altri non possiamo staccarli dalla rete fino a che Karen e la dottoressa Simmons non riportano indietro le loro coscienze.”
“Quindi esattamente perché saresti qui?” Chiede T’Challa mostrando gli artigli.
“Il motivo.”
“Cosa?”
“Perché l’AI sta cercando di lasciare la rete? Perché tornare nel corpo dal quale ha disperatamente cercato di fuggire? Se non trovo il Darkhold, non lo scoprirò e le possibilità che questa storia finisca male aumenteranno. Bisogna sempre conoscere le motivazioni del proprio avversario, senza di esse non puoi sapere quanto è disposto a spingersi oltre.”
T’Challa lo ascolta con attenzione sorprendendosi della lucida disamina del dio asgardiano e di quanto egli abbia ragione. Abbassa i pugni.
“Io cerco nell’altra stanza.” Loki annuisce e riprende a controllare ogni cassetto e armadio presente nella stanza. 
Non trova niente. Chiude gli occhi e si concentra.
Sa che non occorre molto prima che l’altro si renda conto che lo sta chiamando e così il cerchio di energia si apre quasi subito davanti a lui e la figura del supremo stregone della Terra compare al suo centro.
“Che vuoi ancora?” Chiede un po’ seccato. Quando si rende conto del luogo in cui si trova Loki, lo incalza. “Che diavolo hai combinato?”
“Gentile come sempre. Non è opera mia.”
“Ah no?” Chiede Stephen Strange inarcando assurdamente un sopracciglio.
“No. Ancora una volta gli uomini di questo pianeta si sono resi ridicoli tentando di armeggiare con un oggetto al di sopra delle loro possibilità e hanno combinato un casino.”
“Da che pulpito viene la predica.”
“Parli proprio tu?” Lo punzecchia Loki.
“Allora che succede?”
“Phil Coulson è prigioniero di una realtà virtuale in cui gli Avengers non esistono e l’Hydra ha vinto. In questa realtà la dominatrice assoluta è una forma di intelligenza artificiale che è entrata in possesso del Darkhold.”
“Il Darkhold? Impossibile. Moltissimi secoli fa, l’Antico ha relegato quel tomo maledetto in una dimensione infernale da cui nessun uomo avrebbe potuto recuperarlo.”
“Invece l’hanno fatto e a te è sfuggito, signor stregone supremo. Ho passato l’ultimo anno a chiederti tutti i volumi di magia più potenti che custodisci in quella tua noiosissima biblioteca che tra l’altro ti sei rifiutato di mostrarmi, e tu non mi hai detto che il Darkhold, il tomo più potente di tutti era in giro e in mani palesemente inesperte?”
“Prima di tutto, non accetto morali da te. In secondo luogo, il motivo per cui ti ho dato accesso ai volumi segreti degli zeloti è che stai cercando un modo per separare Karen dall’aether, quindi non vedo come il Darkhold possa aiutare. In terzo luogo, non ero a conoscenza del fatto che il libro fosse tornato nel nostro piano astrale. Lo hai recuperato?”
“Non ancora.”
“Fallo e consegnamelo. Un libro tanto pericoloso va custodito dove nessuno possa leggerlo. Nessuna mente umana reggerebbe.”
“E’ il motivo per cui i nostri geniali amici lo hanno fatto leggere ad una forma di intelligenza artificiale che si è dimostrata più abile e furba e l’ha usato per imprigionarli in un mondo fatto a sua immagine e somiglianza.”
“Cosa vuoi da me?”
“Come lo trovo? E’ qui da qualche parte ma non riesco a percepirlo con i miei poteri. Lei deve averlo schermato in qualche modo. So che il Darkhold è considerato il libro gemello di un altro tomo, il libro supremo delle arti mistiche.”
“Se pensi che ti darò accesso al libro supremo delle arti mistiche, sopravvaluti la nostra amicizia, Loki.” Il dio sorride.
“Niente affatto. Sappi che Karen al momento è prigioniera della simpatica Madame Hydra. Quindi te lo chiedo una volta sola. Vorresti mostrare il libro in modo che entri in risonanza con il Darkhold? Mi basta questo.”
“Ad una condizione.”
“L’ascolto.”
“Quando avrai salvato i nostri amici da questa madame virtuale, mi consegnerai il Darkhold.”
“E che cosa dovrei farmene? M’interessa solo scoprire come risolvere questo guaio.”
“Lo giuri sul tuo matrimonio?” Chiede Strange scrutando la reazione del dio.
“Sei meschino a farmi giurare su un giuramento ma lo giuro comunque.”
Stephen muove le mani e il libro supremo delle arti mistiche compare innanzi a lui, sospeso tra la realtà in cui si trova lo stregone e quella in cui si trova il dio.
Loki pronuncia poche parole in una lingua antica e, come se i due oggetti impregnati di potentissima magia fossero ansiosi di ritrovarsi dopo millenni, il Darkhold emana una luce violacea mostrandosi.
“Perfetto!” Esclama Loki contrariato.
“Che succede?” Chiede Strange facendo scomparire il tomo delle arti mistiche.
“La nostra Madame Hydra è davvero astuta. Ha nascosto il Darkhold all’interno della macchina che la tiene in vita.”
“E non puoi fare niente?”
“Non senza distruggere la macchina. Per questa cosa servirebbe il buon dottor Banner o quello scalmanato di Stark.”
La voce di T’Challa interrompe la loro conversazione. Loki si affretta a congedarsi.
“Se ho ancora bisogno di te, ti cerco io.” Agita una mano eliminando la connessione tra loro. T’Challa grida ancora.
“Vieni a vedere, Loki!” Il dio raggiunge il re del Wakanda nell’altra stanza e, in un istante tutto gli è chiaro.
Davanti a loro un’altra macchina, ben più complessa di quella che tiene in vita i suoi amici sta letteralmente dando vita ad un corpo umano. Pelle, ossa, muscoli, organi, ogni cosa viene creta dal niente dal complesso meccanismo progettato, di questo Loki è certo, grazie alla conoscenza del Darkhold.
“Dobbiamo distruggere questa macchina!” Urla T’Challa mostrando di volersi lanciare contro la macchina.
“Calma i bollenti spiriti, altezza. Questa è collegata all’altra. Se stacchi la spina a questa, uccidi i nostri amici e adesso nel Framework ci sono anche Karen e Jemma.”
“E cosa dovremmo fare?”
“Tu preparati a combattere contro le guardie. Non ci metteranno ancora molto a capire che inseguono degli ologrammi. Io cerco un modo di disinnescare questa bomba. E chiama Sky. Devono sapere che non resta loro molto tempo.”
T’Challa annuisce e si allontana per raggiungere la sua postazione mentre Loki osserva il nuovo corpo di Aida che nasce dal niente.
Con esso il seme di una nuova idea, una rinnovata ambizione, spunta nel petto di Loki.


Karen si guarda intorno.
Un attimo fa ha chiuso gli occhi distesa su un lettino medico a disposizione dell’infermeria dello Zephyr One e ora li ha riaperti in un’area verde ai piedi un palazzo di Washington che lei conosce solo di nome: il Triskelion.
Sapeva fosse enorme ma non lo immaginava così imponente.
Ci mette una frazione di secondo a ricordare che quel palazzo non è più la sede dello Shield. 
Solleva lo sguardo e si accorge che su tutti i lati del possente edificio campeggia l’effigie dell’Hydra.
Un via vai di persone riempie l’intera area e Karen nota che quasi tutti hanno un tesserino con il logo della famigerata organizzazione.
Cerca di razionalizzare i suoi pensieri. Sky l’aveva avvertita che il risveglio nel Framework sarebbe stato piuttosto destabilizzante.
Si ricorda che Jemma dovrebbe essere lì con lei, ma non c’è traccia della dottoressa.
Si ferma un’istante a pensare a cosa dovrebbe fare. Entrare nell’edificio o allontanarsi da lì in fretta?
Le parole di Loki risuonano come un monito ad allontanarsi.
“Tu e la dottoressa Simmons sarete al pari di un bug di sistema, un virus. Appena vi scoprirà, tenterà di cancellarvi.”
Decide di voltare le spalle al palazzo e di entrare in un caffè dall’altro lato dell’area verde.
Anche nel caffè ci sono moltissime persone. Karen si siede ad un tavolo dal quale può guardare la struttura.
Ora capisce come i suoi amici siano finiti in quel mondo virtuale e non abbiano alcun dubbio sul fatto che sia reale. Invece tutta quella gente, tutte le persone intorno a lei sono stringhe di dati, file di un sistema nato ad uso e consumo di Aida. Una trappola mortale per Coulson e i suoi.
Si è fermata ad osservare il Triskelion, il palazzo che l’AI ha trasformato nella sua base e che in realtà dai fatti legati alla prima apparizione del soldato d’inverno non è più la sede degli Avengers.
Sembra più che presidiato. Come diavolo farà lei ad entrare? 
Scatta quando una mano le si posa su una spalla. 
“Dottoressa, non si allarmi, sono io.” Jemma le sorride e le si siede di fronte.
“Jemma! Dov’eri? Ho dato un’occhiata in giro e non ti ho vista.”
“Mi sono risvegliata dall’altro lato del parco. Sono andata verso il Triskelion, poi però l’ho vista attraversare la strada e l’ho seguita. Ha visto?” Chiede indicando il simbolo dell’Hydra sul palazzo. “E’ impressionante.”
“Lo è. Voglio dire, sembra vero.”
“Già. E Fitz è là dentro.”
“Come lo sai per certo?” Chiede Karen fingendo d’interessarsi al menù. Jemma le allunga un giornale.
“L’ho preso nel parco.” Dice con voce triste e demoralizzata. 
Il giornale parla dello straordinario lavoro fatto dal vicepresidente della gloriosa organizzazione che governa il mondo e che porta avanti la volontà di Madame Hydra. La foto che compare in prima pagina ritrae Aida e Fitz. Karen solleva gli occhi al cielo.
“Questa non me l’aspettavo.”
“Neanche io.” Commenta Jemma.
“Beh, almeno uno lo abbiamo trovato in fretta.”
“Ci mancano ancora May, il direttore Mace e Coulson. Purtroppo il dottor Radcliffe è morto. Come li troviamo? Dovremmo dividerci?”
“Non mi piace come suona,” commenta Karen, “in genere è il preludio di ogni disastro.”
“In effetti! Però da qualche parte dovremo pur cominciare, non abbiamo molto tempo.” Karen guarda il giornale e poi Jemma negli occhi.
“Pensi di poter far ragionare Fitz?”
“Vorrei dire che il legame tra di noi è più forte di qualunque cosa ma dopo gli eventi che abbiamo vissuto dopo aver scoperto che l’Hydra era infiltrata nello Shield, ci siamo un po’ allontanati. Ho fiducia in Fitz o dovrei dire della sua coscienza, in questo caso.”
“Io andrò in cerca di Coulson.”
“Non abbiamo idea di dove sia.”
“Invece sì.” 
Karen volta il giornale e mostra a Jemma una foto in cui un gruppo di soldati scorta una folla di dissidenti.
Una delle persone arrestate è proprio l’uomo che stanno cercando.
“Fantastico!” Esclama Jemma. “Una delle persone che cerchiamo è stato arrestato e l’altro è il suo carceriere.”
“Vieni con me, procuriamoci degli abiti adatti.”
Karen trascina Jemma di nuovo al Triskelion e con il suo aiuto riesce ad accedere ai garage e al deposito di stoccaggio del materiale militare. Ovviamente è pieno di uniformi dell’Hydra.
Arrivate all’ascensore si dividono. Jemma sale e Karen scende.
Alla prima toccherà trovare il laboratorio privato del dottor Leopold Fitz mentre la seconda dovrà arrivare alle prigioni.
“Dottoressa,” la avverte Jemma, “ricordi che se ci accade qualcosa qui, siamo morte anche nella nostra realtà. In questo videogioco non abbiamo altre vite. E ricordi anche che Sky sta cercando di sabotare il sistema. Dobbiamo uscire il prima possibile.”
“Non dimenticarlo neanche tu, Jemma e lascia che ti ripeta ciò che Loki ha detto a me. Ogni cosa qui è falsa. Compreso il modo di essere di Fitz. Non farti impressionare da lui.”
Jemma annuisce e lascia che le porte dell’ascensore si chiudano.
Karen scende di diversi piani fino ad arrivare all’interrato sedici.
La cella di Coulson è una delle ultime di un corridoio freddo e asettico. Il soldato dell’Hydra a cui lei finge di dare il cambio sembra ben sollevato di lasciarle il posto.
Quando si avvicina alle sbarre e finge di controllare l’ambiente, Phil alza timidamente il capo come se temesse di essere beccato in flagranza di reato. 
Nella cella ci sono solo una scrivania con dei libri spiegazzati e una sedia, un letto e un armadietto ad un’anta.
“Se n’è pentito?” Chiede avvicinandosi alla serratura della prigione. L’uomo solleva lo sguardo da un volume molto vecchio di cui non si legge il nome.
“Come dice?” Le chiede a voce bassa.
“Le ho chiesto se si è pentito di aver manifestato contro l’Hydra.”
“Non ero lì per quello.”
“Ah no?”
“No, volevo aiutare una bambina che era finita in mezzo alla confusione. L’avrebbero calpestata.”
“Quindi lei è uno di quelli!” Ironizza Karen che vuole capire in quale condizione si trovi il subconscio di Coulson.
“Uno di quelli?”
“Quelli che disprezzano ma comprano.”
Phil non scatta in piedi, non si alza, non reagisce ma il suo sguardo si accende.
“Che ne sa lei di chi sono io?”
“Ha ragione. Lei chi è, signor Coulson?”
“Sono un insegnante di storia.”
“Un insegnante di storia? Probabilmente è ciò che vuole far credere agli altri, lei però sa che non è solo questo.”
“L’hanno mandata qui per farmi confessare reati che non ho commesso?”
“No, per ricordarle che fuori da questa prigione lei è molto di più.”
Nell’udire queste parole, Phil si alza e raggiunge le sbarre.
“Lei chi è?”
“Karen Miller.” Coulson scuote appena il capo ma non reagisce. “Tu mi conosci. Eri al mio matrimonio. Ho sposato Loki. Ti ricordi di lui? Ti ha trafitto e mandato quasi al creatore. Sarebbe molto offeso dal fatto che hai fatto tutta quella resistenza con lui e ti sei fatto schiacciare da un programma in cui l’Hydra ha vinto e gli Avengers sono scomparsi.”
“Gli Avengers?”
“Esatto. Gli Avengers.”
“Non credo di seguirla. Mi sta dicendo che questo è un programma? Che non è reale?” Karen annuisce.
“Non è reale. Non se riusciamo ad uscirne. Finché siamo qui, siamo comunque in pericolo.”
“Ho sempre avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in questo mondo ma confesso che non sarei mai arrivato a pensare che non fosse reale.”
“Stai dicendo che mi credi?”
“Sulla parola. In effetti io non ricordo niente di ciò di cui mi hai parlato. E’ solo che un mondo in cui viviamo come se avessimo perso la seconda guerra mondiale, non è il mondo in cui vorrei passare il resto della mia vita e se posso fare qualcosa per cambiarlo, lo farò.” Karen sorride e apre la porta della cella.
“Andiamo, Coulson, dobbiamo ancora trovare May e il direttore Mace.” 
Il volto di Coulson si contrae in una smorfia di dispiacere.
“Jeffrey Mace?”
“Sì.”
“Mi dispiace, Karen Miller, Jeffrey Mace era noto come il Patriota, l’unico eroe che si opponesse all’Hydra. E’ morto cinque giorni fa.” Karen si lascia andare contro la parete opposta. “Ma non è morto davvero, giusto?”
“No, Coulson, purtroppo lo è. Mi dispiace tanto. Il direttore Mace era un uomo in gamba.”
“Non credo di comprendere appieno questa situazione ma se c’è qualcun altro che dobbiamo tirare fuori da questo incubo, dobbiamo farlo in fretta. L’Hydra intende sferrare un ultimo attacco a ciò che resta della resistenza proprio in queste ore.”
“Muoviamoci a trovare May. Se le accade qualcosa, sono sicura che non te lo perdoneresti.”
“Davvero? Le sono amico nell’altra realtà?”
“Lo sei e molto.”
“Allora cerchiamola. Dove potrebbe essere?”
“Non ne ho davvero idea però usciamo di qui. Potrebbero arrivare altre guardie.”
Coulson annuisce e segue Karen lungo il corridoio e su per le scale.
Stanno per raggiungere di nuovo il garage quando una voce gli intima di fermarsi. 
Karen si volta e vede una figura stagliarsi sulla porta che si sono appena lasciati alle spalle.  Per un attimo le sembra di vedere Natasha ma capisce subito che non si tratta della Vedova nera anche se sembra altrettanto agguerrita e letale.
“Qualunque cosa ti stia passando per la testa, soldato, fermati e riporta indietro il detenuto.” La voce decisa di Melinda May è inconfondibile. Karen solleva le mani e segue i consigli di suo marito.
“Non sono tua nemica. Guardami.”
“Allora ridammi il detenuto.”
“Devo scortarlo in un’altra prigione. Non ti ricordi di me?”
“Dammi i tuoi ordini e li eseguirò io. Sono un tuo superiore.” Dice Melinda allungando una mano verso Karen. La donna si accorge che il suo sguardo è fisso su Coulson.
“Potremmo eseguire quest’ordine assieme,” accenna Karen, “se è tua intenzione far uscire il detenuto dal Triskelion.”
“Non capisco.” Fa la May facendo un passo indietro.
“Invece capisci benissimo. A te non devo spiegare le cose come ho fatto con lui, vero May?”
“Sono un’agente dell’Hydra.” Risponde lei in modo opportunamente vago.
“No, tu sei la Cavalleria.” Solo in quel momento Melinda abbassa la guardia.
“Tu vieni dall’esterno?” Karen annuisce. “Finalmente. Non sai da quanto tempo sto sperando che accada qualcosa. Proteggevo Coulson da quando è stato arrestato. Non ho potuto fare niente per Mace.”
“E’ bello sapere che stai dalla nostra parte.”
“Io ti conosco?”
“Sì, ma non è importante adesso. Dobbiamo uscire di qui e raggiungere il punto di estrazione.”
“Che aspettiamo?”
“Aspettiamo Jemma e Fitz.”
“Leopold Fitz?” Chiede perplesso Coulson.
“Sì, è uno di noi.”
“Davvero?”
“Sì, Coulson. Jemma non lo lascerebbe mai indietro.”
“Non ci sono speranze che venga con noi.”
“Jemma lo farà ragionare. Sono legati.” May scuote il capo.
“Fitz non verrà.”
“Abbiate fiducia in Jemma.” Insiste Karen.
“Non capisci,” la interrompe di nuovo May, “Fitz è legato a Madame Hydra, non la lascerebbe mai.”
“Nei sogni di Madame Hydra!” Esclama Karen. “Quando la vedrà, ricorderà il suo amore per Jemma.”
“Impossibile. Fitz è innamorato di Madame Hydra. Quando l’ultimo attacco alla resistenza sarà compiuto, si sposeranno. Sono fidanzati ufficialmente.”
Karen rimane senza parole. Ha detto a Jemma di non farsi impressionare dalle cose che Fitz avrebbe detto o fatto. Adesso però non è certa che la ragazza saprà gestire una cosa simile. Finora ha seguito i consigli di Loki. Guarda May e Coulson.
“Ascoltate, il punto di estrazione è il memoriale di Lincoln.”
“Non c’è più il memoriale.”
“Qualunque cosa ci sia al suo posto, il punto è quello.”
“Che dovremmo fare?”
“Prendete questo localizzatore,” dice Karen porgendo un piccolo dispositivo elettronico, “quando sarete lì, attivatelo e si aprirà la back door del sistema dati che Sky sta costruendo per noi.”
“E tu?”
“Devo recuperare Jemma e, se posso, anche Leo.”
“Prendi questa.” Dice May porgendole un’arma. Karen l’afferra e augura loro buona fortuna.
“Ne avrai più bisogno tu. Madame Hydra sta mobilitando tutte le sue forze militari.”
“Me la caverò.”
Karen lo dice con convinzione ma, mentre i suoi amici si allontanano, lo sconforto la assale.
Si ferma un istante, chiude gli occhi e tira un gran sospiro. Percepisce la presenza di Loki al suo fianco anche se lui non è lì. Si fa coraggio e torna dentro all’edificio dell’Hydra.


Karen ha sbagliato completamente strada. 
Non si spiega altrimenti il silenzio assoluto che regna nei laboratori del Triskelion e l’assenza di qualsivoglia tipo di sorveglianza.
Guarda l’orologio che segna il tempo a sua disposizione in quel mondo assurdo e si rende conto che si è ridotto a una manciata di minuti.
Si chiede come diavolo troverà Jemma mentre apre l’ennesima porta di una stanza vuota.
Sta per uscire e riprendere il corridoio quando si accorge del lampeggiare di un computer acceso. 
Si avvicina alla tastiera e le sue mani agiscono in base ad una memoria muscolare che non credeva potesse essere così precisa. 
Digita i codici di tutti gli Avengers. Se Madame Hydra controlla ogni cosa in quel mondo virtuale, una cosa simile non le sfuggirà. Non ha più tempo di cercare. Spera che a trovarla sia Fitz.
Si rende conto che tutti i codici digitati riconducono a file vuoti. Prova a digitare anche quello che corrisponde a se stessa e non dà alcun esito.
“Non mi hai considerata affatto, Aida?” Chiede più a se stessa che all’intelligenza artificiale padrona di tutto e digita il codice che corrisponde a Loki.
Quando Nat le ha detto che avevano deciso di attribuire un codice anche a lui per raccogliere nel file tutti i dati della sua identità terrestre e delle sue scorribande precedenti al suo matrimonio, aveva sorriso nel udire su quale nome era caduta la scelta. Bambi.
Tony Stark era stato irremovibile sul nome in codice da adottare per l’ultimo arrivato tra gli Avengers ed era stato chiaro sul fatto che fosse ancora in prova.
Karen digita il nome in codice ma stranamente il file corrispondente non è vuoto. Non appena Karen preme il tasto invio, la camera trema come se i file che la compongono venissero ricaricati e una figura a lei ben nota le compare davanti.
“Loki?”
“E’ il mio nome.” Le risponde il dio asgardiano facendole un cenno col capo. “Per servirla.”
“Tu sei qui per servirmi?”
“Mi hai richiamato dalle lande desolate di Jotunheim per un motivo, no?” Karen lo osserva. E’ il Loki di New York. Capelli neri e corti, occhi verdi carichi di magia. Sorriso malizioso a dipingere labbra sottili. E’ bellissimo come lo ricorda. Tuttavia non è Loki.
“Ho bisogno del tuo aiuto. Devo trovare una persona che si trova in questo edificio ma ho poco tempo. Puoi farlo tu per me?” Loki annuisce e le porge una mano.
“Chi stai cercando mia signora?” Karen non esita mentre poggia la sua in quella di Loki e non lo fa neppure quando lui nota l’anello al suo anulare. “Ci conosciamo per caso?”
“E’ una storia piuttosto assurda.” Accenna lei.
“Mi piacciono le storie assurde. Sono le mie preferite. In quelle vinco sempre.” Risponde lui facendole l’occhiolino.
“Troveresti per me Leopold Fitz?” Gli chiede Karen di rimando.
“L’ho appena fatto.” Risponde lui e Karen sente un tremolio in tutto il corpo prima che la stanza attorno a loro muti. 
In realtà non è la stanza ad essere cambiata, sono loro ad essersi spostati.
Quando Karen mette a fuoco, Fitz sta puntando una pistola contro Jemma. La ragazza piange disperata.
“Come fai a non riconoscermi più? Come siamo arrivati a questo?” Dice con i palmi aperti rivolti verso il ragazzo che l’ha sempre protetta e che ora sembra pronto ad ucciderla.
Karen ci mette un istante a realizzare quello che sta accadendo. Fitz non sembra davvero intenzionato ad abbassare l’arma. Agisce d’impulso mentre Fitz aggiusta il tiro su Jemma.
“Tu dovevi essere morta!” Urla il ragazzo. “Adesso lo sarai.”
“Non in questa realtà!” Esclama Karen ma, dalla sua mano l’aether sempre obbediente e devastante non fuoriesce. Fitz si volta e punta l’arma contro di lei ma, prima di riuscire a sparare, viene tramortito da un colpo alla testa sferrato da Loki con un fermacarte.
“Ops.” Sussurra il dio lasciando cadere il fermacarte. Karen abbraccia Jemma che si è chinata su Fitz per controllare che sia vivo.
“Respira ancora. Grazie.” Dice sollevando lo sguardo su Karen. “Lui com’è entrato?” 
“Non è Loki. Cioè è Loki ma non il mio Loki.” Dice guardando il dio degli inganni che gli sorride annuendo con un cenno del capo. 
“Quindi è un programma anche lui?” 
Karen guarda Loki. Vorrebbe rispondere di sì ma qualcosa nello sguardo di quella creatura  la blocca.
“Jemma, ho trovato Coulson e May. Purtroppo il comandante Mace è morto. Dobbiamo andarcene alla svelta da qui.”
“Dobbiamo portare Fitz con noi. Non lo lascio qui.”
“Ha tentato di ucciderti.” Le ricorda Loki.
Gli occhi di Jemma sono umidi ma carichi di rabbia. Se c’è una cosa che Jemma non riesce ad accettare è l’idea che la sua vita possa prendere una strada diversa da quella di Fitz.
Forse è colpa di Coulson e di quel suo modo assurdo di pronunciare il loro nome. Da quando sono entrati nella sua squadra, sono diventati Fitzsimmons. Come fossero un’unica persona. Avrebbe dovuto risentirsene dal primo giorno perché lei ha faticato moltissimo per affermare la sua identità di donna, di scienziata, di agente dello Shield. Di colpo si è trovata ad essere una delle due parti di un’entità unica. Il reparto tecnico scientifico della squadra di Coulson.
Eppure non le ha dato mai fastidio. Essere indispensabile ma solo insieme a Leo, non l’ha mai fatta sentire meno importante di quello che è.
Ora un programma, perché è questo che in fondo è Aida, che si è appropriata delle fattezze di un’altra persona, dell’identità di un altro individuo, delle idee di un altro scienziato, del potere di un’altra specie, delle abilità di persone che non hanno mai avuto intenzione di collaborare con lei, dovrebbe portare via tra tutte le cose proprio Fitz? Metà di se stessa?
Scuote il capo con rabbia.
“Non lascio Fitz. Lui sta con me.” 
Karen annuisce e si china per aiutarla a sollevare Leo. 
“Dannazione, come fa a pesare così tanto? E’ solo un file!” Commenta la dottoressa tirandoselo addosso.
“Dallo a me. Lo porto io.” Loki si avvicina e lo toglie dalle braccia delle due donne.
I quattro raggiungono l’esterno senza incontrare resistenza ma, quando provano a lasciare il cortile del Triskelion, una figura gli sbarra la strada.
“Se ve ne foste andati senza toccare Leopold, vi avrei lasciati vivere.” 
Aida è vestita di nero, lo stemma dell’Hydra ricamato sull’abito, e li guarda minacciosamente.
“Sei pazza soltanto a pensarlo!” Esclama Jemma che ne ha evidentemente le scatole piene di quella creatura.
“Lui sta meglio senza di te. Non vedi quanto in là si è spinto con il suo genio? Tu lo hai sempre frenato.”
“Non è vero!” Urla Jemma avanzando di qualche passo. Karen la trattiene.
“Jemma, ti sta provocando. Lasciala perdere.”
“Non è affatto vero. Chiedilo a Leo.” Risponde l’AI notando che Fitz si sta risvegliando tra le braccia di Loki. Lui lo trattiene per impedirgli di allontanarsi.
“Stai bene, Fitz?” Gli chiede Karen. “Ti ricordi di noi?” 
Il ragazzo sembra confuso. Guarda prima Aida e poi Jemma. Entrambe le donne gli sorridono.
“Diglielo Fitz.” Il ragazzo guarda l’incarnazione di Madame Hydra e scuote la testa. “Vuoi tradirmi? Dopo che mi hai aiutata a liberarmi del mio vecchio corpo e ne hai creato per me uno immortale?” 
“Aida, cos’è questo posto? Hai detto che Jemma era morta!”
“Non sono morta,” interviene la ragazza, “sono qui, davanti a te. Ti ha mentito e ti ha portato in un mondo virtuale.”
“Il Framework? Tu mi hai messo dentro al Framework?”
Per la prima volta, Aida tentenna, indecisa su cosa dire. Infila una mano nella tasca dell’ampio cappotto e tira fuori una pistola puntandola su Jemma.
“Si può rimediare a questo.” Dice facendo fuoco.
Karen e Fitz si lanciano contemporaneamente verso la ragazza ma Loki tira indietro la dottoressa. Fitz viene colpito alla spalla e si accascia. Loki si frappone tra Aida e Karen e la guarda con un’espressione malevola sul volto.
“Tu non dovresti esistere,” dice riferendosi all’AI, “sei frutto di un esperimento maldestramente riuscito. Credo che per una volta, farò ciò che ci si aspetta da me.”
Aida spara ancora senza attendere che il dio degli inganni che lei non conosce e che percepisce come un nemico, prosegua.
I proiettili si fermano a mezz’aria e cadono a terra.
“Tutto questo mondo è un inganno,” dice continuando ad avanzare verso la donna, “credi che possa avere presa su di me che sono il dio dei tranelli? Sei stata sfortunata, mia cara. In un’altra linea temporale forse ce l’avresti fatta a realizzare il tuo scopo. Non in questa realtà.” Lo dice lanciando velocemente un coltello che la colpisce tagliandole la gola e torna indietro nella mano del dio. “E’ proprio vero che non sbaglia mai un colpo!” Esclama voltandosi a guardare Karen e gli altri due ragazzi.
Fitz è caduto in ginocchio e si tiene la spalla ferita. Jemma lo sostiene ma i suoi occhi continuano a guardare Aida.
“Raggiungete la via d’uscita,” suggerisce Loki, “siamo bel lontani dall’averla fermata.”
“E’ morta.” Sottolinea Leo.
“No,” interviene Karen, “lei è il Framework. Sono certa che ha altre mille copie di se stessa qui dentro.” Loki annuisce.
“Il tempo sta scadendo.” Dice per esortarli a muoversi.
“Muoviamoci.” Conclude Karen facendo alzare Leo e Jemma.


Loki ha lasciato che T’Challa si occupasse degli uomini dell’Hydra all’interno della base mentre lui si è chiuso nella stanza in cui si trova la macchina che contiene il Darkhold. Conosce abbastanza la magia nera per sapere che un tomo come quello ha una specie di volontà propria. Ambisce a farsi utilizzare da chiunque aspiri al sapere oscuro perché ogni nuova pagina di quel libro si scrive col sangue di chi lo legge.
Sa anche che è in grado di autopreservarsi, perciò usare qualunque incantesimo per staccarlo dal resto della macchina che lo custodisce sarebbe inutile.
Perciò capisce che gli resta solo una possibilità. E’ un azzardo ma lui ha familiarità con le scommesse. Non può dire di averle vinte tutte, ma neanche di averle tutte perse. 
“Ti è data facoltà di sceglierti un padrone, libro oscuro dei mondi,” dice piano, “e sono certo che le tue ambizioni non si riducano ad un solo universo. Scegli me e avrai un dio a disposizione per creare devastazione, morte e pestilenze.”
Per un istante non accade nulla. Improvvisamente però, la stessa luce violacea che era apparsa quando Stephen Strange ha fatto entrare in risonanza il tomo supremo dell arti mistiche con il Darkhold, riappare e il libro oscuro compare come un’ombra davanti a Loki.
Il dio tende una mano e si ferma. Quello che ha dinanzi è un volume maledetto. Se accetta il vincolo, solo qualcuno che reclami il libro e la maledizione volontariamente potranno spezzarlo.
Come detto, è un azzardo. Loki però non è un giocatore onesto tra coloro che siedono ai tavoli da gioco. Lui ha sempre un piano di riserva.
Del resto come si dice? Più è alta la posta, più si deve rischiare. La posta in gioco è la vita di Karen. Sono mesi che consulta tutti i libri più antichi e le pergamene più intrise di magia per cercare un modo di separare l’aether da Karen senza che la donna muoia. Non ha concluso niente.
All’improvviso, dal niente, il Darkhold gli viene offerto su un piatto d’argento. Se contiene il segreto per creare la vita dal niente, forse contiene anche quello per restituirla a chi l’ha persa.
Allunga ancora un po’ la mano e tocca l’ombra del libro. La magia oscura che lo avvolge, lo attraversa dandogli immediatamente il controllo del Darkhold. 
Vorrebbe assorbirlo tutto in quel momento, desideroso com’ è di sapere se ha vinto la scommessa, ma non avrebbe senso trovare il modo di liberare Karen se la donna morisse nel Framework, così nasconde il libro dove tiene anche i suoi coltelli e richiama T’Challa.
Il re del Wakanda è senz’altro un guerriero straordinario perché ha fatto fuori da solo tutti gli uomini che difendevano la piattaforma petrolifera.
“Hai risolto l’enigma?” Gli chiede quando vede Loki raggiungerlo con passo sicuro.
“Sì. Possiamo spegnere la macchina. Notizie di Sky?” T’Challa attiva il piccolo comunicatore che lo collega allo Zephyr One.
“Sentito?” Chiede alla ragazza collegata in linea.
“Sì. Ottimo. I nostri all’interno sembrano prossimi alla back door. Questione di momenti.”
“Non credo abbiamo molto tempo.” Fa’ Loki indicando la sagoma di Aida che la macchina sera riproducendo in carne e ossa. “Se riesce ad uscire prima lei, abbiamo perso.”
“Che facciamo?” Chiede T’Challa. Sky esita un momento e poi parla d’un fiato.
“Ci sono i miei amici lì dentro. Tutta la mia squadra, la mia famiglia. Nonostante questo, se non escono nei prossimi sessanta secondi, staccate tutto.”
T’Challa si volta a guardare Loki che si è messo tra lui e la macchina.
“Cosa vuoi fare, re di Jothuneim?” Gli chiede preparandosi a combattere.
“Se pensi che ti lascerò uccidere mia moglie per salvare il resto del mondo, sopravvaluti la mia fedeltà allo Shield, re del Wakanda.” Risponde Loki tirando fuori un coltello.
“Quindi combattiamo?”
“Fra cinquanta secondi,” fa’ Loki sorridendo, “e non sarà un combattimento, perché ti ucciderò con un colpo solo.”
T’Challa guarda il timer e poi la sagoma quasi completa di Aida. Gli artigli di vibranio brillano alla luce artificiale del laboratorio quasi quanto lo sguardo sinistro del signore dei giganti di ghiaccio.


La backdoor è una fontana. Coulson e May ci si sono già buttati dentro.
Jemma sta aiutando Fitz ad oltrepassare il bordo della struttura quando la voce di Aida richiama il ragazzo. 
Stavolta la donna non indossa l’uniforme tetra dell’Hydra, ma un abito bianco di stoffa leggera.
“Non andare Fitz! Non c’è niente per te lì! Credi che ti perdoneranno per le tue azioni? Per avermi aiutata? Ti guarderanno come un traditore, ti rinchiuderanno!”
Jemma gli prende una mano.
“Non ascoltarla. Siamo noi, ricordi? Siamo la tua famiglia!” Fitz scuote il capo.
“Mi perdonerai davvero ogni cosa?”
“Come puoi dubitarne, Leo?”
“Come potrai farlo? Come potrai sapendo che una parte di me non è stata a disagio con tutto questo? Mi dispiace, Jemma. Credevo di averti persa. Tu sei l’unica cosa pulita della mia vita.” 
Simmons lo guarda senza capire e si accorge troppo tardi che lui la spinge via, attraverso la backdoor.
“Fitz!” Esclama Karen. “Cosa fai? Vai anche tu! Non abbiamo più tempo.”
“Lo so!” Grida disperatamente l’uomo. “Ormai anche il tempo di cui aveva bisogno Aida è giunto al termine. Per darvi il tempo di scollegarvi, l’unico modo è che io la trattenga qui ancora qualche istante.” Dice Leo con le lacrime agli occhi oltrepassando Karen e dirigendosi verso Aida. “Vada via, dottoressa Miller. Dica a Jemma che l’amo.”
“Fallo tu stesso.” La voce che parla è identica a quella di Fitz anche se proviene da Loki. “Andate tutti e due. Io non appartengo al vostro mondo e sono in grado di assumere l’aspetto di chiunque. La tratterrò io il tempo necessario.”
Karen tira indietro Fitz ma richiama Loki.
“Non ti ho più raccontato la storia assurda di come ci conosciamo!” Dice la dottoressa.
“Me la racconterai un’altra volta.” Dice Loki assumendo le sembianze di Fitz. 
“In un’altra realtà?” Urla Karen scavalcando il cornicione della fontana.
“In un altro tempo.”
Karen non capisce ma la backdoor si sta chiudendo e lei si lascia cadere nel vuoto.

Loki se n’è accorto per primo. Le palpebre di Coulson si sono mosse.
“Sono tornati!” Dice a T’Challa che per un momento pensa sia un diversivo per distrarlo da un possibile attacco. La voce di Sky nel comunicatore però gli conferma che quello che ha detto il dio è vero.
“Sono tornate. La dottoressa Miller e Jemma si stanno svegliando!”
T’Challa scollega Coulson, Fitz e May dalle macchine mentre Loki si volta e lancia il suo coltello dritto nel cuore del corpo di Aida appena terminato dall’altra attrezzatura di laboratorio. La creatura si accascia sul pavimento senza aver neppure emesso un respiro.
Coulson si rende conto appena messosi seduto di quello che è successo e riconosce T’Challa.
“Vostra maestà, è stato lei a trovarci?” L’uomo regala uno dei suoi più sinceri sorrisi.
“Non da solo, Phil, non da solo.” La voce di Jemma risuona nella stanza.
“Fitz, stai bene?” Il ragazzo si tiene la testa con le mani ma risponde.
“Si, Jemma, e tu?”
“Sto bene. La dottoressa Miller vuole sapere se anche Loki sta bene. Sky ci ha detto che siete arrivati ai ferri corti.” T’Challa si affretta a chiarire.
“Dì alla dottoressa che è tutto a posto e che suo marito tiene alla sua vita più di qualunque altra cosa.”
Coulson guarda T’Challa ma scuote il capo con fare interrogativo.
“Loki? Loki era qui?”
“Loki è qui. Ha sistemato Aida.”
“Davvero?” Chiede Coulson. “Allora dov’è finito?”
T’Challa si volta a cercare il dio asgardiano dove lo aveva lasciato ma, nella stanza, di lui non c’è più traccia.





NdA
Salve a tutti!
Molte delle cose accadute in questo capitolo traggono ispirazione da una delle stagioni di Agents of Shield.
Spero che la lettura sia scorrevole e piacevole ma, se ci fosse qualcuno che vuole qualche spiegazione, sono a disposizione.
Che ne pensate del team T'Challa-Loki? E' verosimile? Mi è sembrato un azzardo quando l'ho scritto. Non so davvero che ci faccia T'Challa in questa storia!
Però alcune cose si sono dotate di vita propria e sono andate in quella direzione. Sarà colpa del Darkhold?
Un abbraccio a tutti.
Mary
  
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