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Autore: Dromeosauro394    12/09/2021    0 recensioni
Uno sguardo al primo episodio dell'Orlando Innamorato dove compare Ruggiero, rinchiuso nel castello incantato di Carena con il mago Atlante.
"Ruggiero era sdraiato nel giardino, lo sguardo perso e assonnato. Improvvisamente sentì un suono sconosciuto. Alzò l’orecchio e ne giunse un secondo."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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El gioveneto adorno

El gioveneto adorno

 

Ruggiero era sdraiato nel giardino, lo sguardo perso e assonnato.

Improvvisamente sentì un suono sconosciuto. Alzò l’orecchio e ne giunse un secondo.

Si alzò di scatto e prese a correre verso le mura del castello. A ogni nuovo eco i passi del ragazzo si facevano più veloci lungo i corridoi di acciaio; erano suoni di corni, di lance infrante: suoni di guerrieri.

Si arrestò davanti alla vetrata e spiò frenetico le pendici della montagna. Il collo si allungava a destra e a sinistra, le mani premevano sul cristallo incantato. Ed eccoli, in mezzo al grigio e al verde, riquadri di mille colori: stendardi e tende; un torneo!

«Che succede? Che hai da correre così, ragazzo?» borbottò una voce roca. Claudicante comparve un vecchio con una lunga barba bianca e una veste svolazzante.

«Maestro, guardate» gridò eccitato Ruggiero. Atlante si sporse accanto a lui e strinse gli occhi rugosi. «Questa poi! Chi diavolo organizza una mischia tra i monti?»

‘Già, chi?’ Si ritrovò a pensare il ragazzo. I cavalieri erano piccoli come formiche, non scorse alcuno stemma, ma immaginò dovessero essere molto valorosi per essersi spinti fin lassù a Carena. Le grida, i nitriti e il cozzare delle armature gli rimbombavano nel petto.

«Maestro, vi prego, lasciatemi scendere a vederli» disse saltellando da un piede all’altro. Atlante aggrottò subito la fronte. «Ve ne supplico, vorrei avvicinarmi solo per vederli meglio. Nient’altro» mormorò senza staccare gli occhi, le mani si tormentavano irrequiete.

«Oh, ragazzo mio… È troppo pericoloso! Tu sai bene il destino che ho letto nei tuoi astri: se tu andassi in battaglia saresti ucciso ancora nel fiore degli anni, per un orribile tradimento. Dammi retta, non devi avere niente a che fare con quella gente laggiù». Il mago si voltò e tornò indietro zoppicante.

Ruggero rimase con la bocca aperta. Riportò gli occhi sulla scena a fondo valle. Voleva solo vederli più da vicino, vedere finalmente un altro combattente. Il suo posto era in mezzo a loro, guerrieri come lui. Perché non poteva andare? Il viso gli divenne paonazzo e urlò di botto: «Invece voglio incontrarli!»

Atlante girò lentamente la testa, scrutandolo torvo. Il ragazzo gonfiò il petto e continuò a gettare fuori grida: «Conosco bene il destino che mi attende, maestro, ma se tanto non c’è alcun modo per impedirlo, tanto vale che gli vada incontro fiero. Mi avete addestrato tutta la vita per combattere, non c’è bestia che mi tenga testa e se anche laggiù ci fosse qualcuno in grado di uccidermi, meglio un’ora da guerriero che una vita rinchiuso in questa montagna».

Il vecchio respirò profondamente e sospirò: «Ruggiero, figliolo…»

«Non chiamatemi figliolo. Non sono vostro figlio e voi non siete mio padre, perciò non potete tenermi rinchiuso qui come uno dei vostri animaletti fatati».

Atlante lo fissò imperturbabile. «Sei solo un ragazzo, non ti rendi conto di ciò che perderesti. Non voglio più sentir parlare di questa storia. Tu resterai qui, al sicuro».

Il ragazzo strinse i pugni.

«Sappiate che se non mi fate uscire, allora scenderò da solo a vedere quei guerrieri. Mi getterò giù da queste mura, così sarete certo che andrò incontro a una morte prematura!» L’aria rimase accesa delle sue parole. Ruggiero guardò dritto negli occhi il suo mentore e quella che era solo una minaccia diventò un proposito. Atlante ora aveva l’espressione preoccupata, passava veloce le dita sulla barba.

«E sia» mormorò rassegnato. «Seguimi».

 

 

   
 
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