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Autore: elyblu    12/09/2021    0 recensioni
Se nell'anime Saint Just fosse sopravvissuta all'incidente, come sarebbe stata la vita di Nanako, Kaoru e della stessa Saint Just? Storie di tre ragazze degli anni '90 e dei loro sogni...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Kaoru Orihara, Nanako Misonoo, Rei Asaka
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UNA SECONDA POSSIBILITA
Nanako si sveglia e guarda l’orologio; sono le 5:23 del mattino; questa volta è lucida, non ha fatto né sogni né incubi, e si ricorda perfettamente dove è e cosa è successo. Davanti a lei suo padre che dorme ancora di un profondo sonno meritato e comunque scomodo perché accasciato su una panca dell’ospedale, a fianco a lei la fatina Kaoru anche lei assopita, e più in là Fukiko/Lady Miya stravolta che dorme abbracciata al fratello Takashi ancora sveglio con le lacrime che come una fontana continuano a uscirgli dal viso.
L’intervento non è ancora finito. Ogni componente di quella sala sta vivendo il suo dramma personale.
Kaoru non riesce a pensare che la sua carissima amica possa morire o non tornare quella di prima; quella sua compagna di scuola le aveva sempre fatto molta tenerezza fin dal primo giorno in cui l’aveva notata, aveva capito che c’era dentro di lei una situazione complicata in cui non avrebbe mai voluto trovarsi, conoscendola aveva capito che aveva un grandissimo bisogno di amore; le era morta la madre a soli 14 anni e l’aveva pure vista suicidarsi; il padre l’aveva sempre ignorata e pensava di essere a posto con la sua coscienza pagandole vitto, alloggio, utenze e retta di una scuola privata esclusiva, ma era sempre assente, come se non ci fosse; la sorella Fukiko, da Rei adorata all’ennesima potenza, si divertiva a maltrattarla e prenderla in giro anche mettendo a rischio la sua salute ritenendola il disonore della famiglia, la figlia illegittima del padre; l’unico che la seguiva era il fratello Takashi, che però tendeva a pensare più ai suoi impegni con amici, università e hobbies vari, piuttosto che alla famiglia, e di questo non se ne poteva fargli una colpa più di tanto, perché si tratta di un errore sfortunatamente ricorrente fra i ventenni.
Kaoru a volte – pensa fra sé ora che è sveglia – ha provato rabbia per Rei, che rifiutata da Fukiko quasi rifiutava a sua volta l’affetto delle altre persone non si sa se come rivalsa trasversale o se perché convinta di non meritarlo; Kaoru aveva faticato molto per conquistare la sua fiducia, ma Rei ancora era piuttosto introversa e solitaria pur manifestandole affetto e interesse; Kaoru aveva capito che Rei era una ragazza molto buona d’animo e meritava amore e attenzioni come tutti anzi più di altri vista la situazione familiare; alla fine erano diventate l’una l’amica preferita dell’altra. Forse ora Rei stava cambiando, la mattina precedente le aveva telefonato con tono allegro, stava riassettando la camera, sembrava avere progetti per il futuro…non può finire così – pensa Kaoru – la sua amica Rei non merita di vedere stroncata la sua vita proprio ora, ha solo 17 anni, una vita intera e soprattutto un’infinità di progetti davanti a sé, la scuola, la palla a canestro – o come Rei si diverte a chiamarla ‘palla a spicchi’ - , la musica, le amiche.
Soprattutto, Kaoru ha bisogno come non mai della sua amica preferita; alla visita oncologica di controllo il medico le ha detto che deve fare una serie di analisi di routine essendo trascorso ca. un anno dall’intervento chirurgico di tumore al seno, l’ha rassicurata, le ha spiegato che si tratta di prassi, ma Kaoru teme sempre le nascondano la verità, che sia riapparso il male magari con delle metastasi; ha provato a origliare le conversazioni dei suoi genitori, ma non ha colto nulla. Ha molta paura, si sente fragile, pronta a sparire da un momento all’altro, e solo la sua amica le può dare la forza di affrontare tutto questo; Rei non può andarsene proprio ora. Il loro legame è talmente stretto da essere telepatico.
Kaoru ora ricorda un particolare inquietante : mentre si allenava verso le 15 le era apparsa nitida all’improvviso così dal nulla l’immagine della sua amica come se si stesse allenando con lei, ma non era lì … e quel laccio sfilato della scarpa…non si sarà mica trattato di un addio? Non significherà mica che il loro rapporto è finito lì? … o forse è solo la richiesta della sua presenza? Una richiesta di aiuto?…mille domande affliggono principe Kaoru.
Takashi piange, si sente in colpa, superficiale, immaturo e infantile per i suoi 23 anni. Preso dai suoi studi alla facoltà di Economia, nel poco tempo libero si dedica agli amici, soprattutto al suo migliore amico Takehiko Henmi per il quale sente un grandissimo affetto, alla meccanica, si diverte a smontare e rimontare i pezzi della sua auto come un bambino fino a doverla poi portare dal meccanico perché senza volerlo finisce per romperla - , a volte si diverte persino a recitare la parte del latin lover fingendo interesse e scimmiottando corteggiamenti nei confronti delle ragazze per darsi un tono col suo gruppo di amici, ultimamente era stato preso dai problemi familiari della sua nuova amica Mariko Shinobu, compagna di scuola delle sue sorelle, e per stare dietro a tutte le cose elencate finora non aveva seguito nel modo giusto la sorella Rei, la sorella sfortunata. “Se invece di cercare sempre Takehiko o preoccuparmi del divorzio dei genitori di Mariko, fossi andato più spesso da mia sorella….la famiglia prima di tutto…” pensa fra sé “se avessi giocato meno a fare il meccanico, se avessi perso meno tempo a fare complimenti alle ragazze che tanto non mi sono mai interessate …portai Mariko a fare una girata in macchina il giorno che la vidi mentre cercava di gettarsi dal ponte, ma non ho mai portato mia sorella a giro in macchina, non l’ho mai spronata a confidarsi con me…sempre a cercare Takehiko e ora anche Mariko, ma Mariko ha la sua mamma, le sue amiche, Takehiko ha anche lui molti amici, è comunque seguito se pur a distanza da nonni e zii, ma Rei non ha nessuno, ha solo me, mio padre e mia sorella Fukiko l’hanno sempre snobbata e io l’ho trascurata, sono il classico ventenne che mette sul piedistallo amici, studio, hobbies – cosa sì giusta – ma sono anche il classico ventenne che, specialmente quando non è studente fuori sede, trascura la famiglia per far vedere al suo gruppo che ormai è grande….e ora se lei non ci fosse più….”.
Chi sta però peggio di tutti è Fukiko, si sente morire dentro, dilaniare e divorare dai sensi di colpa, si sente molto cattiva, si è svegliata e ha ricominciato a piangere “tante ragazze vorrebbero una sorella, e io, che ce l’ho, l’ho sempre maltrattata per il mio stupido orgoglio… che colpa ha se è una figlia illegittima? È mia sorella, non ha colpe, quante cattiverie, umiliazioni e dispetti le ho fatto, anche alla mia festa di compleanno l’ho umiliata e maledetta davanti a tutti, l’ho fatta piangere tante volte, è quasi morta per colpa mia quando si ammalò per avermi aspettata a maggio sotto la pioggia tutta la sera, se non l’avesse soccorsa Nanako le sarebbe venuta una polmonite…quanto sono stata cattiva…eppure lei mi voleva bene lo stesso… voleva essere amata da me…e ora che me ne sono resa conto, che mi sono chiarita con lei, che potevo costruirci un rapporto, ora la sto perdendo, se le succedesse qualcosa, non potrei vivere con questi sensi di colpa, con questa perdita, morirei dal dolore, quante occasioni buttate, se a Rei succede qualcosa, non reggerò al dolore, morirò di crepacuore già lo sento……”.
Tutti questi pensieri vengono all’improvviso interrotti da una voce austera e metallica, è un chirurgo sulla cinquantina che si leva la mascherina. Sono ormai quasi le 6, la corsia è ben illuminata, a luglio il sole è già sorto. Tutti si risvegliano di soprassalto, vorrebbero non essere lì, l’uno vorrebbe delegare l’altro a parlare col medico, non avendo il coraggio di affrontare la realtà, temono cosa sta per dire, vorrebbero che quell’attesa non finisse mai perché temono troppo il futuro, ma non si scappa dalla realtà.
Takashi, pur tremando per il timore, il più grande d’età, capisce che è arrivato il momento di essere più responsabile e prende lui la parola, è l’occasione per cominciare ad essere un po’ più maturo. “Ci dica dottore, sono il fratello maggiore, sono pronto”, ma non lo è….
“Dove sono i vostri genitori?”
“Nostra madre è morta, e nostro padre ieri sera ha preso il primo aereo da Londra dove lavora come capo industrie, dovrebbe arrivare entro il primo pomeriggio”.
“Quanti anni ha?”
“Ventitre”.
“Bene, è maggiorenne. Allora, senza perdere tempo, è stato un intervento molto complicato, c’erano moltissime ferite e anche emorragie interne da sanare, ma la signorina Asaka l’ha superato brillantemente!”
A quel punto i quattro ragazzi iniziano a strillare di gioia, “Grande” “Menomale, che bello” “Mitica” “Grande Saint Just” “Posso vederla? posso parlarci?” “Rei è un mito, è indistruttibile”, quelle strilla svegliano anche il prof. Misonoo, che capisce che è andato tutto bene e si rasserena subito.
“Ragazzi calmatevi, siamo in un ospedale, e dovete stare bene a sentirmi. Dobbiamo adesso ricoverarla in terapia intensiva, aspettare 24 ore per dichiararla definitivamente fuori pericolo, ancora non potete parlarci, è sotto anestesia, e non deve stressarsi. Grazie a Dio la caduta, per quanto rovinosa, è avvenuta in modo tale che non ci sono conseguenze permanenti, anche se ovviamente la signorina dovrà stare per un periodo a riposo ed effettuare della fisioterapia, quindi organizzatevi per delle lezioni private per non farle perdere l’anno scolastico. Appena arriva vostro padre ci devo parlare immediatamente”.
I ragazzi sono entusiasti, si abbracciano, persino Kaoru abbraccia Lady Miya, pur non avendola mai sopportata. Nanako questa volta piange di gioia, è troppo felice, si è sciolta la tensione, non vede l’ora di poter riparlare con Saint Just e magari portarle lei dei fiori, un gran fascio di fiori.
Nanako corre ad abbracciare suo padre, la sua presenza discreta e silenziosa è stata per lei molto importante “hai sentito papà, Saint Just è salva, potrò ancora stare con lei, grazie papà per avermi accompagnata, per essere stato qui, grazie”. Il prof. Misonoo deve andare a lavorare, fiero di quello che ha fatto per la figlia, ma soprattutto fiero di quella figlia così buona, altruista, sempre presente per tutti. Lascia la figlia con gli amici all’ospedale, il lavoro lo chiama, Nanako tornerà coi mezzi pubblici perché è giorno e non corre i pericoli notturni.
Ormai oggi sarebbero potuti restare in ospedale solo i fratelli e il padre di Saint Just, le amiche avrebbero potuto visitarla solo dal giorno dopo; tuttavia, anche se non stanno più nella pelle e hanno il desiderio infinito di vedere subito la loro amica, Nanako e Kaoru, tornano a casa, sono troppo stanche per andare a scuola, lo stress e la tensione sono ancora ai massimi livelli, meritano un po’ di sonno, ma sono felicissime, piangono di gioia, dimenticano l’incubo della notte appena trascorsa, un futuro radioso le aspetta, così pensano…almeno Nanako…Kaoru però pensa anche che sono in serbo per lei responsi oscuri, che deve fare i conti di nuovo con la sua malattia….Kaoru è piena di pensieri, spera la sua amica si rimetta quanto prima perché ha bisogno di lei e senza il suo sostegno non ce la può fare nel caso il male si sia riaffacciato.
 
“Signorina Asaka…signorina…mi sente?…mi vede?”.
Rei alias Saint Just si sente chiamare, apre lentamente gli occhi, si sente molto pesante, molto stanca, intontita, peggio di quando prendeva i tranquillanti e i sonniferi, ha un gran mal di testa, e sente tutte le ossa molto doloranti, specialmente il torace e il braccio sinistro, oltre a queste voci adulte, sente un singhiozzo meccanico che le ricorda i monitor degli ospedali, quelli visti nelle sequenze dei film sugli ospedali, a mano a mano la vista si disappanna, è in un letto di ospedale, altre pazienti accanto a lei, e davanti un paio di medici (un uomo e una donna) dall’espressione preoccupata e un’infermiera con uno sguardo dolce e cordiale. Risponde a stento con una voce molto fioca “sì, dove sono, che mi è successo?”, quanta fatica per pronunciare quelle parole, le sembra di non avere più fiato, ogni parola è una fitta dolorosissima al torace.
I medici le spiegano che ha avuto un brutto incidente, le descrivono la dinamica; adesso Rei ricorda tutto…era così felice e spensierata, neanche 24 ore prima si stava recando all’appuntamento con Nanako, le aveva comprato dei fiori color panna, e ordinato un cesto di rose rosse a Fukiko, e poi a due passi dal luogo dell’appuntamento, i fiori erano volati via e lei era caduta dal parapetto del ponte sulla ferrovia per recuperarli, poi il rimbalzo sul tetto del treno che passava in quel momento con un indescrivibile e sordo dolore alle spalle, l’immagine di sua madre, che aveva sognato anche due notti prima, un pensiero per Kaoru e il buio totale. I suoi pensieri sono risvegliati da un tono alterato quasi maleducato del medico uomo, il capo della equipe che l’ha operata “ma come le è saltato in mente di sporgersi a quel modo? Se i fiori erano volati via, pazienza. Si rende conto che ha rischiato di morire? Lo sa che il suo intervento chirurgico è durato quasi dieci ore? Si rende conto che se al momento del rimbalzo sul treno o della caduta vicino al binario avesse assunto una posizione diversa sarebbe morta o non sarebbe stata più la stessa? Io non so in base a quale miracolo lei è ancora qui viva e senza danni permanenti, lei dovrebbe pregare tutti i giorni per esserle state salvate vita e salute. Si prepari psicologicamente, perché dopo l’aspetterà comunque una faticosa fisioterapia”.
Non facciamo commenti sulla rozzezza del chirurgo. Del resto già un’altra volta Rei prese una parte assurda da un medico, l’oncologo di riferimento di Kaoru; gli chiese solo se la sua migliore amica rischiava la vita e ricevette un urlaccio di tutta risposta.
Rei è sconvolta. Si vede un braccio e una gamba ingessati e l’altra gamba steccata, i polmoni li sente chiusi, sta per mettersi a piangere per la sua condizione, per le cose che le ha detto il medico, si chiede cosa possa significare “non sarebbe stata più la stessa”… ma poi riflette … è viva, non teme la fisioterapia, le basta essere viva, le è già scivolata la partaccia del medico, non vuole pensare alle gravi conseguenze che potevano aspettarla nel caso fosse caduta diversamente, forse è la nuova prova del destino che deve stare qua in questo mondo, perché probabilmente ci sono persone che le vogliono bene e che hanno bisogno di lei, sente la gioia, nonostante i dolori, nonostante tutto, Rei è ora più protesa che mai verso il futuro. D’ora in poi avrà cura di sé, della sua salute, aveva appena interrotto farmaci, alcol e tabacco, ora deve stare attenta a non fare più acrobazie, visto che comunque le era sempre piaciuto lanciarsi dai balconi bassi.
Non vede l’ora di vedere la sua amatissima sorella Fukiko, il fratello Takashi, la sua amica del cuore Kaoru, e lei…Nanako, quella sua nuova amica speciale, a cui vuole molto bene, un affetto speciale, diverso da quello che sente per Kaoru, a cui pure è molto legata…non ha ancora realizzato che forse si sta innamorando…
 
Il giorno dopo a turni di brevissima durata tutti vanno a trovare Rei. La prima è Fukiko, che insieme al padre e al fratello il giorno prima l’aveva vista pochi secondi da sedata.
Vorrebbero abbracciarsi, ma con un braccio ingessato, le flebo all’altro braccio e un provvisorio drenaggio al torace, possono solo stringersi la mano. Rei è colpita dallo sguardo diverso della sorella, ha l’aspetto più da adolescente quale in realtà è, si vede che ha pianto molto, la sclera degli occhi è completamente rossa e sembra durare fatica a tenere gli occhi aperti. Fukiko ha uno sguardo dolce ma anche molto triste; lei sempre così fiera, che guarda dritto negli occhi le persone in modo quasi inquisitorio, ora ha gli occhi abbassati, sembra non avere il coraggio di alzare lo sguardo, quasi si vergogni. Sì, sua sorella le vuole bene davvero, Rei ha sempre saputo che sua sorella non è come vuole apparire, che in fondo è buona e capace di grandi amori, del resto quando due giorni prima le comprò il cesto di rose rosse fece anche scrivere un biglietto di accompagnamento in cui la ringraziava per averla sempre amata, perché Rei sa leggere nel cuore delle persone, discreta e silenziosa, vede e intuisce molte cose. Per la prima volta realizza i sentimenti che prova per la sorella, un grandissimo amore e un’altrettanto grandissima stima, il suo modello da imitare, il suo mito, forte e coraggiosa, che nulla può scalfire, nemmeno il tradimento delle compagne della Sorority e lo scioglimento della Sorority stessa.
A fatica Fukiko parla a tratti, la voce tremante dal pianto, gli occhi bassi “Perdonami sorellina, perdonami per la mia cattiveria, io ti ho sempre voluto bene, ma mi conosci sono orgogliosa, ho i miei pregiudizi, le mie etichette sociali, e volevo fratelli che avessero in comune con me tutti e due i genitori, sono stata cattiva, ti ho bollato come sorella illegittima; ti ho sempre voluto molto bene, ma volevo negarlo per il mio orgoglio, per farmi grande…e ora non ho il coraggio di guardarti negli occhi, tu che mi hai amato nonostante tutto…ti prometto che ora cambierà tutto…diamoci un’altra possibilità…ricominciamo…torna a stare con noi…non ti voglio sola…mi hai sempre fatto pena per la tua solitudine, ma io…se non ce l’avessi fatta, sarei morta di crepacuore…cambierò non voglio più essere altezzosa e sentirmi superiore…mi hai regalato anche quel cesto meraviglioso di rose rosse…mi dispiace”, comincia a piangere a dirotto.
Rei ha poco fiato, le stringe la mano, le dice “ti ho sempre amato e so che anche tu mi hai sempre molto amato, non pensiamo al passato, guardami, non ti voglio vedere così”; le sorelle si guardano, piangono, si stringono la mano, Rei ha poche forze, ma Fukiko stringe la sua mano anche per lei “ti starò sempre vicina…” ripete Fukiko.
Rei a un certo punto però si accorge che non ha con sé il braccialetto “dov’è il mio bracciale?”
“Non ti preoccupare, l’hanno dato a me, ma è fuori moda, buttiamolo da una parte, non hai bisogno di un bracciale per risplendere”.
Piangono, sono commosse, è l’inizio di un nuovo rapporto, un rapporto speciale e unico come solo fra sorelle può esserci, piano piano si conosceranno meglio, impareranno a frequentarsi, a stare insieme, un nuovo inizio.
L’infermiera intima a Fukiko di andarsene, è giusto entri anche Takashi, tutti devono stare poco tempo perché Rei non si stanchi ancora debilitata dai farmaci e dal lungo intervento. Ci sarà tempo per stare insieme, ne hanno già sprecato troppo, ora dovranno godere del tempo insieme in ogni singolo attimo.
Mentre Takashi entra in stanza, all’ospedale arrivano Kaoru e Nanako, Kaoru ha portato di regalo a Rei una collanina con un ciondolo a forma di gnomo porta fortuna, gliene regalò uno uguale sua madre quando l’anno prima si era operata al seno, sua madre le disse che ogni volta che avesse avuto paura doveva stringere nella mano lo gnomo. Così Kaoru ha deciso di regalarne uno simile alla sua amica, un modo per essere unite più che mai e sentirsi protette.
Nanako ha invece un bellissimo fascio di fiori variopinti, è molto emozionata, non vede l’ora di vedere la sua amata.
Mentre si avvicinano alla stanza di Rei, pronte ad aspettare il loro turno, sentono una specie di urlìo proveniente proprio dalla stanza di Rei. Riconoscono la voce di Takashi. Se Fukiko è stata molto premurosa con la sorella, Takashi entra irruento nella stanza e comincia quasi a sbraitare incurante delle pazienti in stanza con Rei malate e operate come lei.
“Ma cosa ti salta per la testa? Ma sei sciroccata? Sei normale? Dico…pensi prima di agire, hai il cervello? Lo sai che il cervello si usa o credi sia un organo infilato nel corpo umano giusto tanto per riempirlo? Ma lo sai che ti poteva succedere? Ma hai il senso del pericolo? Ti credi Wonder Woman? Prima il fumo, poi quelle maledette pillole, poi bevi alcool, poi non mangi quasi per nulla, poi marini la scuola, ora ti sporgi per degli stupidi fiori e guarda come ti riduci, e poteva andare molto peggio, ma dove stai con la testa? OOOOhhhh? Rispondi…OOOhhh”.
Rei piange, solo ora realizza, solo ora capisce davvero anche le parole del chirurgo; l’ottimismo del giorno prima, quell’ottimismo insorto nonostante il rimprovero del chirurgo le è andato via, il giorno prima era felice di essere viva e non aveva riflettuto di conseguenza sulle parole del chirurgo, era poi molto stordita dall’operazione non era in grado di pensare, ma ora capisce davvero la sciocchezza che ha fatto, di aver rischiato la vita, la salute, che a quest’ora potevano esserci i preparativi del suo funerale, o che poteva avere danni permanenti tali che la sua vita non avrebbe più potuto essere la stessa.
Concentrata com’era il giorno prima sulla sua salvezza, non aveva riflettuto minimamente né su cosa e quanto aveva rischiato né su quanto aveva sofferto chi la amava. Piange di nuovo, ma non di gioia come quando è entrata Fukiko, ma per la disgrazia che poteva accadere, per i sensi di colpa, per le numerose cose belle che stava per perdere, non può replicare nulla, perché Takashi ha ragione….capisce quanto sta a cuore il suo benessere a tante persone e che proprio perché la amano sono state in pena. È triste perché sono state male per lei molte persone…è triste perché ora che si sentiva felice o almeno contenta stava per perdere tutto irreparabilmente per una sciocchezza, perché comunque l’aspetta un periodo impegnativo con la fisioterapia facendo così un bel passo indietro; dovrebbe essere felice perché è successo un miracolo, ma teme il futuro perché se è già stata aiutata dalla sorte così tanto già ora, il futuro dipende solo da lei, la fortuna non può aiutarti una seconda volta; Rei realizza che non può permettersi altri passi falsi, altri periodi di crisi, è piena di incertezze…Takashi continua a sbraitare “OOOHHH allora rispondi?!??! Non lo fare mai più, hai capito? Metti a posto il cervello, spero che durante l’operazione te l’abbiano almeno un po’ riaggiustato. Hai capito?…OOOHH parlo con te”, da come urla Kaoru e Nanako fuori della stanza sentono tutto e arriva in camerata un’infermiera.
“Esca subito, è questo il modo di parlare con la paziente? E poi ci sono anche le altre ricoverate…rispetto!!!!”
“Ha ragione, mi scusi, mi scusi, ma io …”.
“Se ne vada” gli intima l’infermiera col braccio teso verso la porta e Takashi esce.
 
La vista di Kaoru e Nanako insieme, delle sue carissime amiche, dei suoi angeli protettori,  risolleva Rei. A dispetto dell’operazione, delle flebo, dei farmaci per endovena, dei graffi sul viso, Rei ha sempre un bellissimo viso; pur essendo caduta a faccia in giù ha battuto prima sul torace e sul viso se l’è cavata con delle escoriazioni e un leggero trauma cranico praticamente risolto. Ha sempre i suoi splendidi capelli biondi mossi raccolti dalle infermiere in una treccia perché le diano meno noia a letto. Le amiche entusiaste sono intorno a lei, ridono, sono così emozionate che lì per lì non sanno cosa dirsi.
Nanako è molto elegante, doppio ombretto sfumato sulla palpebra caramello e verde bosco sopra i grandi occhi azzurri, labbra tinte di rosa antico, le porge un fascio di magnifici fiori di tutti i colori, margherite, girasoli, rose rosa e rosse, iris, giunchiglie…è un’immagine meravigliosa, sublime, da quegli occhi traspare un grande amore; in mezzo a quei fiori sembra una ninfa dei boschi; Nanako ama i colori, indossa sempre vestiti semplici ma nello stesso tempo dai colori sgargianti, quei fiori così colorati rispecchiano la sua indole. Voleva essere Rei ad averle portato dei fiori, ma siccome non c’era riuscita, glieli ha portati Nanako…
Nanako a un certo punto si lascia sfuggire delle lacrime, e cinge delicatamente con le sue braccia le spalle doloranti di Saint Just, che questa volta è costretta dai medici ad assumere molti farmaci; la flebo è infatti piena di antidolorifici soprattutto per i dolori alle spalle e al torace.
Quel lieve abbraccio di Nanako la rincuora e la riscalda, specialmente dopo la partaccia del fratello. Le vuole molto bene, ricambia completamente il suo affetto. Nanako ha in comune con Rei il fatto che entrambe manifestano anche fisicamente il loro affetto, comportamento non comune nei giapponesi. Nanako è “coccolona”, piace molto a Rei per questo. Rei non sa se invece la propria fisicità nel manifestare l’affetto alle persone è davvero tipica del proprio carattere o se è una reazione all’eccessiva solitudine patita.
Molto affetto si legge anche negli occhi di Kaoru che le mette al collo la collana col ciondolo portafortuna. Kaoru è meno “fisica” rispetto a Nanako, ma nei suoi occhi si legge tutto, è un libro aperto, e anche se, come tipico dei giapponesi, non ha tendenza ad abbracciare o toccare, ogni suo gesto è ugualmente carico di affetto e premura.
Come farebbe senza le sue fedelissime amiche? Si rende conto però di quanto le ha fatte stare in pena, loro, le compagne di scuola, la famiglia, poteva perdere loro e le esperienze meravigliose che le attendono.
“Ho rovinato il nostro incontro Nanako, ma io volevo portarti quei fiori e invece sei stata tu a portarli a me”.
“Non hai rovinato niente Saint Just, sei stata solo molto sfortunata. Fukiko mi ha dato i fiori che mi avevi comprato, li ho avuti lo stesso, e non sai che regalo prezioso sono per me”.
“Davvero li hai avuti?”
“Certo. Lo sai che quando alla televisione hanno parlato del tuo incidente hanno accusato la gestione stradale di aver costruito un parapetto troppo basso? Non è la prima volta che da lì cadono delle persone”.
“Hanno parlato di me alla televisione?”
“Sì – interviene Kaoru - l’incidente è stato comunque brutto ed è stata l’occasione per l’ennesima denuncia sulla cattiva gestione dell’urbanistica cittadina, non possono costruire parapetti così bassi, se un passante si sporge un minimo cade, specie se in quel momento passa un treno come nel tuo caso. Forse se non fosse passato il treno non avresti perso l’equilibrio, ma col passaggio del convoglio si è creato un grande vortice di velocità, come una forza centripeta che ti ha attratto e fatto precipitare, rimbalzare sul tetto del treno facendoti volare come un uccello addirittura sopra l’altezza del parapetto e quindi cadere accanto ai binari”.
“Signorina Orihara hai confermato la tua predilezione per le materie scientifiche con questa breve lezioncina di fisica”, commenta ironica Rei.
Le ragazze ridono, la tensione è smorzata, Rei anche ai tempi dell’ossessione per Fukiko aveva dei momenti in cui voleva fare la spiritosa, rari momenti di allegria e spensieratezza.
Rei continua a scherzare “allora se sono andata in televisione sono famosa?” 
“Sì, sei un personaggio”, ridono ancora; Rei ride a dispetto del dolore che comunque un po’avverte alle costole e al torace, non essendo abbastanza forti gli analgesici per annullarlo del tutto.
“Prima di cadere a terra sono rimbalzata sul margine del tetto del treno di passaggio; ma se invece fossi caduta al centro del tetto, sarei rimasta direttamente lì, chissà dove sarei finita  e quando si sarebbero accorti di me”.
“Già”, le ragazze un po’ si incupiscono…
“Ora che me lo ricordate, è vero, dopo essere caduta di spalle sul tetto del treno, sono rimbalzata in alto, mi sembrava di avere nel viso il sole e ho rivisto mia madre…poi il precipizio”, Rei realizza sempre di più il grande pericolo scampato. Meno male le sue amiche sono con lei, ha ragione Takashi, è stata sconsiderata a sporgersi a quel modo, quanto ha rischiato…di nuovo i sensi di colpa e il senso di terrore e di vuoto, che stava per perdere tutto “scusatemi, tutto questo disturbo e angoscia per me”.
“Se ti riferisci alla scenata di tuo fratello, è stato senz’altro uno sfogo, non sai quanto piangeva l’altra sera mentre ti operavano” interviene Kaoru
“E’ vero” aggiunge Nanako.
“Ha dovuto sfogare la tensione, era ossessionato dal tuo stato di salute, è il tuo fratello maggiore, non può mostrarsi debole davanti a te, e ha reagito così perché altrimenti avrebbe ceduto e avrebbe pianto, ma non ti devi sentire in colpa, è stata una disgrazia”, spiega Kaoru che col suo solito ottimismo prosegue “tutto è bene quel che finisce bene, rimettiti il prima possibile, dobbiamo allenarci, almeno alle partite finali invernali di palla a spicchi devi essere presente…e poi adesso sei anche tu protetta dalla gnomo portafortuna”. Rei stringe lo gnomo nella sua mano, stringere è una parola grossa, è talmente debole e dolorante che lo preme appena, ma si sente già rasserenata.
“E’ vero, senza di te la squadra non può andare avanti, inoltre abbiamo un appuntamento in sospeso…” prosegue Nanako.
Rei è felice, commossa, determinata ora più che mai a reagire. Dalla morte di sua madre aveva conosciuto soltanto tristezza, senso di abbandono, vuoto e un’infinita solitudine, non si sentiva amata, ma rifiutata, un peso e una vergogna, trovava un po’ di conforto solo in Kaoru che si era comportata come una vera sorella.
Arriva l’infermiera, è tempo di congedarsi per le sue amiche sennò si stanca troppo. Avrebbe voluto durasse in eterno quella visita, ma effettivamente ora era davvero stanca.
“Ci saranno tante occasioni Rei, vedrai, recupereremo” sorride Kaoru.
“E’ vero Saint Just e poi devi riposare anche perché al passo di domani arriveranno anche alcune tue compagne di scuola, quindi rimettiti in forza”.
Rei è felice “tornate presto mi raccomando”.
“Certo. Non ti libererai mai di noi; siamo o no i tuoi angeli custodi?” ride principe Kaoru; è davvero una principessa da quanto è buona, la principessa della bontà, ed è una principessa anche Nanako, bella ed elegante.
Rei rimane sola e malinconica. Anche se ha mal di testa, pensa…Adesso ha recuperato il rapporto con la sorella, ha vinto la soggezione nei suoi confronti e nello stesso tempo capito di essere sempre stata amata da lei, ha ripreso il basket, iniziato una nuova amicizia con Nanako, una ragazza che però ultimamente le aveva fatto una strana impressione; si sofferma su questo particolare, all’inizio le voleva bene come a una persona fidata con cui senti può nascere un legame di amicizia, si era sempre più affezionata, fu solo infastidita quando le disse quel “ti amo” al parco il giorno in cui insieme marinarono la scuola, infastidita perché in quel periodo era a completa ed esclusiva disposizione della sorella da cui non si sentiva amata, senza l’amore della sorella non voleva l’amore di nessun altro, quasi fosse una sua colpa non essere amata dalla sorella e quasi tale mancanza di amore significasse non meritare l’amore di nessuno. Le ultime volte però, specie dopo aver cominciato a chiarire la sua posizione rispetto alla sorella, aveva visto Nanako diversamente, le voleva bene sì ma con un affetto diverso rispetto a quello provato per Kaoru o per le amiche che aveva avuto prima di entrare al Seiran, non capiva la ragione visto che anche Kaoru aveva fatto moltissimo per lei. Prima di telefonare a Nanako o vederla sentiva il cuore battere, o delle farfalle nello stomaco, o comunque un misto di entusiasmo e ansia, una sensazione difficile da descrivere, strana e piacevole allo stesso tempo, non le era mai successo con nessuna persona. Ora però scaccia subito questo pensiero perché non è il momento, è troppo scossa per l’incidente, i pericoli scampati, i rimproveri del chirurgo e del fratello, e la prospettiva di una lunga e impegnativa fisioterapia perché si è rotta diverse ossa.
Un altro pensiero sorge nella sua mente profonda e riflessiva; Rei pensa che se è scampata a un così terribile incidente, se non ha riportato danni permanenti, un motivo ci deve essere, nulla succede per caso. Sia in un sogno avuto prima dell’incidente sia mentre cadeva verso i binari ha visto sua madre, sua madre che l’ha cresciuta con molto amore, che l’ha desiderata più di ogni cosa; dopo che le era stata strappata Fukiko sua madre volle un’altra figlia per supplire a quell’assenza straziante, a quel furto profondamente crudele e ingiusto inflitto dalla cattiveria ancora solida nella prima metà degli anni ‘70, nessuna figlia poteva essere stata desiderata da una madre più di lei; sua madre le è apparsa per farle capire che la protegge, anche se non c’è più fisicamente, comunque c’è in un’altra dimensione, non la vede, ma c’è.
“Se ero destinata a morire – pensa Rei – non avrei visto mia madre, l’avrei rivista direttamente una volta morta; invece lei mi è apparsa per dirmi che mi protegge, che ancora devo stare qua, badare all’altra sua figlia, mia sorella Fukiko, che non devo preoccuparmi, è lei che proteggendomi ha fatto in modo che fossi ancora qui, è lei che mi ha messo dietro dopo la sua morte i miei angeli custodi Kaoru e Nanako, perché il mio primo e più grande angelo custode è proprio mia madre … ho solo 17 anni, tutta la vita davanti, un’infinità di occasioni e ho rischiato di non avere più a disposizione neanche un istante; ho buttato via tre anni, rovinando la mia salute con pillole chimiche, alcool, tabacco e una scarsa alimentazione, ho rischiato di morire anche con questo incidente, ma d’ora in poi cambierà tutto, con la scuola, le amicizie, lo sport, voglio vivere a pieno più che mai la mia vita e non perdere più occasioni perché ogni lasciato è perso, devo farlo come atto di amore verso le mie amiche, verso i miei fratelli ma anche verso di me e devo essere grata a mia madre, devo farla essere fiera di me”. Questo pensa la dolce Rei pronta a recuperare il prima possibile e a sfruttare al massimo la sua seconda possibilità. Stringe come può lo gnomo ciondolo della collanina regalata da Kaoru, si sente protetta e più serena, è come se Kaoru fosse sempre con lei; non sa ancora o comunque non ricorda di essere apparsa a Kaoru nel momento dell’incidente…           
Contempla poi i fiori di Nanako, chiederà a un’infermiera di metterli in un vaso.
Mentre pensa queste cose la dolce Rei si rasserena, vede le altre pazienti della camerata alcune assopite altre particolarmente sofferenti o preoccupate, alcune forse non potranno recuperare, hanno avuto interventi per gravi malattie inguaribili giusto per avere qualche mese di vita in più (così sente dire in qua e là durante le visite dei medici), le guarda e sorride a quelle di cui incrocia lo sguardo, un sorriso in un momento di sconforto non basta ma aiuta…e la dolce Rei lo sa….
 
  
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