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Autore: eddiefrancesco    12/09/2021    1 recensioni
Quando scopre che la nonna, eccentrica gentildonna con il vezzo del mecenatismo, ha una nuova dama di compagnia, Marcus, conte di Hawkridge, si precipita nel Devon.
Gli basta un'occhiata per capire che la ragazza in questione non è la solita approfittatrice, ma questo non significa che la giovane non abbia qualcosa da nascondere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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«Ovviamente, per loro ha più rispetto. Cos'altro dovrei pensare?» Lo provocò Amy. Ogni traccia di divertimento svani' dagli occhi di lui. «Mi permetta di chiarire una cosa, signora Chantry. Io la considero alla pari delle altre signore di mia conoscenza, a dispetto della sua nascita. Inoltre, non avevo la minima intenzione di ripagare le sue confidenze insultandola. L'ho baciata per un motivo diverso, un motivo che per il momento non analizzeremo.» Lei sbatte' gli occhi. «No?» sussurro' Amy. «No. Ma... Effettivamente, ho avuto un beneficio dall'episodio di ieri. Ho finalmente scoperto cosa faceva suo marito.» Un guizzo passò negli occhi di lui. Lei si impietri'. Per un momento non riuscì nemmeno a pensare. Poi, molto lentamente, si voltò e andò a riportare il libro al suo posto. «Ebbene? Cosa faceva mio marito?» Dopo un altro, lunghissimo istante, Hawkridge storse la bocca in un sorriso. «Era un pugile.» Amy avvampo'. Avrebbe voluto sprofondare per la mortificazione. Fu il lampo diabolico degli occhi di Hawkridge a salvarla. Sorprendendo anche se stessa, scoppiò in una risatina. Poi si portò entrambe le mani sulla bocca e lo fissò da sopra la punta delle dita. E in quel momento lui capì. Era lei. Era la donna che stava aspettando. Un primitivo moto di possesso lo investì con la forza di un torrente in piena. Avrebbe voluto afferrare Amy, caricarsela in spalle e portarsela in una caverna. Lei abbassò le mani molto lentamente. Per un attimo, si chiese se sarebbe svenuta per la prima volta nella vita. Qualcosa era passato negli occhi di Hawkridge. Qualcosa di così primitivo, di così fiero, che lei si era irrigidita come un coniglio che fissa un falco negli occhi. Poi l'espressione di lui sparì. Hawkridge sorrise e un inspiegabile senso di felicità le allargò il cuore. Fu in quel momento che la porta della biblioteca si aprì sbattendo. Lui guardò accigliato la damigella vestita all'ultima moda che aveva fatto irruzione e con una certa difficoltà riconobbe sua nipote. «Misericordia, Lucinda. Sei proprio tu?» La visitatrice non parve cogliere l'ironia di quel poco lusinghiero saluto. Sollevò l'ampia gonna di un vestito da equitazione stracarico di passamanerie e marcio' verso suo zio. L'effetto fu un po' guastato quando la piuma che adornava il suo cappello alla ussara le cadde sugli occhi coprendole la visuale. «Hawkridge, devi aiutarmi a sposarmi.» «Hawkridge? Che ne è stato di 'zio Marc'?» Lucinda lasciò le gonne, alzò il nasino e scosto' la piuma. «Avrai notato che sono cresciuta... Come stai, Hawkridge? Pare un secolo che non ci vediamo.» «Cos'è questa idiozia di sposarti a sedici anni, Lucinda?» «Ne ho compiuti diciassette, cosa che sapresti se venissi più spesso a trovarci! E non sono idiozie. È...» La ragazza pesto' un piede, stizzita. «Oh! Sei anche tu come mamma e papà. Per non parlare di quell'orrido rospo, Crispin!» «Santo cielo» mormorò Amy, trovando finalmente la presenza di spirito di fuggire dal campo di battaglia. «Com'è tardi. Farei meglio ad andare a...» «Amy, non se ne vada.» Lucinda le afferrò un braccio. «È al corrente di Jeremy, ed è grazie a lei se viene alla festa, questa sera.» «Davvero?» chiese Hawkridge, così glaciale che Lucinda lasciò andare la sua prigioniera per la sorpresa. «Preferirebbe che Lucinda incontrasse il signor Chatsworth clandestinamente, signore?» chiese, con lo stesso tono gelido che aveva usato lui. «Mi riservero' il giudizio fino a quando non lo avrò incontrato» replicò Hawkridge accigliato. Poi sostituì l'espressione con un sorriso compiaciuto. «Sa? Comincia già a esercitare un buon influsso su di me, signora Chantry.» «Se hai qualcosa da dire sui miei affari, puoi rivolgerti a me» intervenne Lucinda, prima che Amy potesse replicare a quell'affermazione così palesemente falsa. «Io non mi avvicinerei troppo a quella scrivania, se fossi in te, Lucinda. C'è un ragno, sotto. Un enorme ragno nero e peloso.» Consiglio' Hawkridge. Amy si era scordata del ragno. Sollevando le gonne, scruto' il pavimento vicino ai suoi piedi e si ritrasse con un balzo. E così fece Lucinda. «Un ragno?» strillo' la ragazza. «E come ha fatto un ragno a entrare nella biblioteca?» «Stavo mostrando alla signora Chantry il passaggio segreto.» Lui lanciò un occhiata a Amy, una luce diabolica negli occhi. «È rimasta senza parole.» «Lo credo bene!» Lucinda pareva indignata. «Insomma, zio Marc, non ti sembra di essere un po' vecchio per spaventare la gente coi ragni? Mi sarei aspettata una cosa del genere da Crispin.» Hawkridge alzò gli occhi al cielo. «Ma non importa» riprese Lucinda, tornando all'argomento che le stava più a cuore con la tenacia tipica dei giovani. «Cosa farai per aiutarmi?» «Niente. Tanto per cominciare, sei troppo giovane per sposarti. Secondo, se questo Jeremy è lo zoticone che Augusta ha nominato nella sua lettera, non ha nemmeno chiesto a tuo padre il permesso di frequentarti.» «No» ammise Lucinda con riluttanza. «Ma come avrebbe potuto, se papà non gli concede un colloquio?» Guardò Amy implorante. «Lei mi capisce, vero, Amy? Dopotutto, doveva avere la mia età quando si è sposata.» «Un po' più vecchia» rispose vaga Amy, avvertendo che lo sguardo di Hawkridge si era fatto attento. «Ma, sa, ho sempre rimpianto di non aver fatto il mio debutto a Londra. I balli, le feste, i giri in carrozza nel parco, i corteggiatori... Dev'essere così divertente... Sarà impaziente di andarci.» Lucinda parve presa in contropiede. «Si, ma... Potrò partecipare alla Stagione anche da sposata. Jeremy e io ci stabiliremo in città, la coppia più elegante che abbia mai...» «Il carissimo Jeremy è pieno di soldi, dunque?» intervenne soavemente Hawkridge. «Ne avrà bisogno per pagare il conto della sarta, se quel ridicolo completo che porti è un esempio del tuo stile.» «Ridicolo?» Lucinda avvampo' in modo allarmante. Amy si affretto' a intervenire. «È un completo molto grazioso, signorina Nettlebed. Quella sfumatura di colore piacerebbe anche a me, ma non mi starebbe altrettanto bene.» Lucinda si placo'. «Grazie, Amy.» Guardò sprezzante suo zio. «Per tua informazione, Hawkridge, Jeremy pensa che sarei deliziosa anche vestita di teli di sacco.» «Sembra che ti stia preparando al futuro che ti aspetta.» Sua nipote strinse i denti. «Solo perché Jeremy non ha un titolo o il mucchio di soldi che hai tu, non c'è motivo di essere sarcastico! Io ho soldi a sufficienza per entrambi, grazie al lascito della zia Cordelia.» «Una cosa che senza dubbio a Jeremy non è sfuggita.» «Tutt'altro. Mi ha detto che non avrebbe avuto il coraggio di rivolgermi la parola, se avesse saputo che ero ricca.» Lucinda sorrise radiosa. «Non è nobile? Non è galante? È così affascinante, così...» Hawkridge lanciò un altra occhiata sofferente al soffitto. «Certo che lo è, ochetta. È il suo mestiere.» Lucinda lo fulmino' con un'occhiata. «Tu non sai niente di lui. E non sai neanche nulla di fascino e galanteria. Anzi, sei peggio di quell'orrido rospo, Crispin.» Era ovviamente un insulto gravissimo. Nascondendo un sorriso, Amy scambio' un'occhiata complice con Hawkridge. «A proposito di Crispin. Secondo tua madre, ha un piede nella tomba. Che c'è che non va in lui? A parte il fatto che è un rospo, naturalmente.» Domandò Hawkridge. «Niente. Solo perché da piccolo aveva quegli attacchi di tosse, la mamma lo vizia in modo insopportabile. Basta che lui si sdrai sul divano con aria sofferente e lei comincia a coccolarlo. A nessuno importano le 'mie' sofferenze.» «Questo non è vero. Tuo padre mi diceva proprio ieri che non hai fatto la varicella, e mi sono appena ricordato che questa casa è infetta. Meglio che tu ti metta in salvo. Ci sono cameriere che cadono malate a destra e a manca.» «Cosa?! Tu parli di varicella quando tutta la mia vita potrebbe essere rovinata? Oh!» Lucinda pesto' un piede, poi l'altro, stringendo i pugni. «Questa è la famiglia più spietata che abbia mai conosciuto!» Sferro' un calcio a uno sgabellino, facendo fare un salto indietro ad Amy. «Sono venuta a chiedere il tuo aiuto, e cosa ne ottengo?» «Comportati bene o vattene» minacciò Hawkridge, non più divertito. Lucinda gettò all'indietro la testa in una posa di dignità offesa. «Me ne andrò certamente. E non disturbarti a venire a cercarmi. Non intendo varcare questa soglia finché non avrai imparato un po' di buone maniere.» Hawkridge sogghigno' e si profuse in un inchino. «Signorina Nettlebed, grazie di essersi degnata di allietarci della sua presenza questa mattina. La nostra delizia per la brevità della sua visita è superata solo dal nostro sollievo.» Con uno strillo di frustrazione, Lucinda si diresse verso la porta. Fu troppo per la povera piuma, che si staccò dal cappello, sfuggendo alla decapitazione da parte dell'uscio violentemente sbattuto. «Si può solo sperare» mormorò Hawkridge, quando un secondo boato indicò che il portone d'ingresso era stato sottoposto allo stesso trattamento, «Che le porte di questa casa reggano alla recente violenza cui sono state sottoposte.» Con una sorta di incredibile stupore, Amy si scoprì a ridacchiare per la seconda volta in quel mattino. Non aveva mai ridacchiato in vita sua! «Cos'è successo a Lucinda? È sempre stata una ragazzina viziata, ma simpatica!» sospirò Hawkridge. «Temo che certe Accademie si vantino di sfornare signorine molto 'ammodo', signore. Ma non si preoccupi. L'effetto è solo temporaneo.» Lui inarcò un sopracciglio. «Come lo sa?» «Ho lavorato in una scuola, prima del matrimonio, per un breve periodo. Ora devo davvero andare. Voglio assicurarmi che le cameriere non stiano sul serio cadendo a destra e a manca...» rispose lei pacata. «Non se ne vada per colpa mia. Sta catalogando la biblioteca di mia nonna, mi ha detto. Resti. Sono io quello che deve andarsene, lasciandola continuare in pace.» «Al contrario, milord. C'è qui un lavoro che la attende e che ha la precedenza su qualunque altra cosa.» Andò alla porta, la aprì e si girò. Questa volta, il suo sorriso fu birichino. «Ha un ragno molto grosso, molto nero e molto peloso da eliminare.» Come faceva a concentrarsi sulla caccia a un ragno, dopo quel sorriso? Marc ci rinunciò dopo cinque minuti, alla fine dei quali concluse che il ragno doveva essersi infilato da qualche parte. Tanto, era inutile. Il pensiero di Amy continuava a distrarlo. Piccoli dettagli. Il fine arco delle sue sopracciglia, la delicatezza delle mani. Le fossette agli angoli della sua bocca quando gli aveva sorriso dalla porta... Le era andata bene che lui fosse al capo opposto della stanza, perché era stato sul punto di fare qualcosa che non avrebbe certo aiutato la sua causa. La conquista di quella donna richiedeva abilità e pazienza. Lui aveva fatto un piccolo passo avanti quel mattino, ma Amy era ancora diffidente, controllata. Non si concedeva nemmeno di ridere. Marc strinse gli occhi, riflettendo. Non era intimidita da lui, decise dopo un attimo. Solo... attenta a come si comportava. Né poteva biasimarla, dopo il loro primo incontro. Diavolo, lui non si era mai sbagliato tanto sul conto di qualcuno. Eppure, i segni c'erano stati tutti, se avesse avuto la pazienza di coglierli. L'innocenza dello sguardo limpido di lei, il coraggio con cui gli aveva tenuto testa. Lui aveva la sensazione che ci fosse stato poco sole nella vita di Amy. Il rumore di una carrozza che risaliva il viale lo attirò alla finestra. Sogghigno' alla vista di sua nonna. Doveva ricordarsi di ringraziarla per essersi volatilizzata, quel mattino. Una decisione che lui sospettava fosse stata deliberata. La sua amata nonna era esasperante, certe volte, ma non una sciocca. In qualche modo, lo aveva capito prima di lui. E aveva approvato. Con un'alleata come lei dalla sua parte, Amy non aveva scampo. A metà pomeriggio, l'umore sbarazzino di Amy era già svanito. Mentre tornava a Hawkridge Manor dalla modisteria del villaggio, continuava a rimuginare su quello che aveva detto Lucinda. Alcuni dettagli cui prima non aveva badato, come il fatto che Jeremy Chatsworth avesse le stesse iniziali di suo marito, continuavano a tormentarla. Invece di mettersi subito a cucire il giacchino color argento che voleva indossare sull'abito da sera rosa, cercò il Morning Post e lesse con attenzione il resoconto dei furti di Bristol. Niente di ciò che lesse allevio' il suo disagio. Quando finalmente si studiò nello specchio, pronta per la serata, le nuvole incombevano sulla sua testa, grevi di pioggia. Non era dell'umore giusto per una festa. Purtroppo, non aveva scelta. Era meglio affrontare i suoi sospetti immediatamente. Vedere questo famoso signor Chatsworth, possibilmente prima che lui vedesse lei, e sperare che non avesse nulla a che fare col suo passato. Il suo piano era destinato a fallire. Mezz'ora dopo l'inizio del ricevimento, preceduto da una cena privata per la famiglia, Amy aveva scoperto che era impossibile, in un'occasione come quella, cercare una persona particolare facendo in modo di non essere prima visti da quella stessa persona. Se Hawkridge l'avesse lasciata in pace, lei si sarebbe potuta nascondere dietro una di quelle felci con cui lady Nettlebed aveva ornato il salone e spiare con comodo, ma lui si materializzava al suo fianco di continuo.
   
 
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