SPAZIO AUTRICE: ho finito o r a di leggere il secondo libro di questa trilogia e non ho potuto fare a meno di descrivere un po' il loro primo bacio dal punto di vista di Laurent. Ho scritto tutto senza fermarmi, così, perché sentivo di doverlo fare. Spero vi piaccia.

 

Il corpo rigido era segno di un’insicurezza che anche Laurent non sapeva lasciar andare. Il modo in cui si muoveva, lentamente, con i nervi tesi, era palese anche agli occhi di Damen, il quale non pareva essere troppo infastidito da quella reazione.
 
Il principe lo desiderava, quel bacio, più di quanto non volesse ammettere a se stesso. Era sempre complicato fare i conti con la propria mente, ma in un momento di vittoria come quello, per una volta tanto, desiderava abbandonare ogni inibizione e dare sfogo a qualcosa che voleva con tutto se stesso.
 
Non si era neanche reso conto di esserci arrivato, a quella consapevolezza, finché non si era ritrovato a salire le scale per arrivare alla fine della torre ed osservare Damen leggermente piegato in avanti, appoggiato sul bordo in pietra. Aveva osservato la linea della sua spalla, del suo collo e della sua schiena e aveva pensato di volerlo stringere e baciare.
 
Nella propria corte, avere quei pensieri, era del tutto normale, ma non per lui, non per Laurent, che veniva designato come una puttana frigida.
 
Lo era. Non si concedeva a nessuno. Non si era mai concesso a nessuno perché non gli era mai importato di toccare o farsi toccare. Molti erano stati i pretendenti, ma nessuno di loro era mai entrato veramente nelle sue grazie. E poi era arrivato Damen, che lo aveva sfidato e toccato come nessun altro aveva mai osato fare, ed era stato frustato per quel comportamento, proprio da lui, da Laurent. E adesso, guardandolo, desiderava solo baciarlo.
 
E stava per succedere.
 
Damen s’era avvicinato sfiorandogli la guancia ed era da lì, che la sua rigidità era divenuta ancora più evidente. Non era facile lasciarsi andare e mostrarsi debole a qualcuno. A differenza di tutto quello che si diceva su di lui, Laurent non era frigido. Era solo diffidente. Sospirò, ormai a pochi centimetri dalle sue labbra, gli occhi semichiusi, il cuore palpitante nel proprio petto.
 
E poi, le loro bocche si sfiorarono e poi s’appoggiarono definitivamente le une sulle altre. La rigidità del corpo venne un po’ meno, anche se non scomparve del tutto, e si ritrovò a sperare che Damen gli chiedesse il permesso d’entrare con la lingua. Fu un solo secondo, forse due, eppure si ritrovò con ogni barriera completamente calata, concedendogli d’entrare con qualsiasi cosa volesse: la lingua, il corpo, il membro. E glielo avrebbe concesso, sapendo che il giorno dopo, Damen sarebbe partito presto e non si sarebbero visti mai più.
 
Stava per alzare una mano per poggiarla sul suo fianco e attirarlo a sé, ma qualcuno li interruppe. Jord. Si allontanò da lui, lo sguardo fisso su l’ex capitano. Avrebbe voluto urlare, chiedergli di andarsene e di lasciarsi soli, ma prima che potesse farlo, Damen aveva già parlato ed era stato lui a chiedergli esplicitamente di andarsene. Ma non successe.
 
Era durato meno di un minuto e si era sentito debole.
 
Era durato meno di un minuto ed ogni mattone costruito negli anni per le sue mura private, erano crollati uno ad uno, lasciando che Damen li scavalcasse.
 
Meno di un minuto e aveva deciso di concedersi a lui.