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Autore: Aagainst    14/09/2021    1 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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28.

 

You're the only place I call home.
Near or far, where you are is where I want to be
(Every Avenue-Only Place I Call Home)

 

“Ciao Lexa, come stai?”. Penso di aver appena fatto la domanda più idiota della storia. Lexa scoppia a ridere davanti a me, palesemente per evitare di tirarmi un pugno. Non la biasimo.

“Come vuoi che stia?” replica. Chino il capo, carica di vergogna. Vorrei solo poter tornare indietro nel tempo e cambiare il mio passato. Sospiro. Non è possibile e lo so bene purtroppo. 

“Lex…”

“No Clarke, Lex un corno. Con che faccia tosta ti presenti qui?”. È furiosa. “Forse è meglio che tu te ne vada.”

“Lex, ti prego…” provo ad insistere, inutilmente. Agita le mani per aria, in preda alla rabbia e all’agitazione. Dio, cosa ho fatto? In cosa l’ho trasformata?

“Sai cosa? Me ne vado io. Sì, penso che sia meglio così, verrò a trovare Jake domani.”. Fa per andarsene, ma io la blocco per un polso. Prova a divincolarsi dalla mia presa, ma non la lascio andare. Non questa volta.

“Mollami!” mi urla contro. Scuoto il capo. 

“Ti prego, voglio solo che mi ascolti. Ti supplico.”. La vedo alzare gli occhi al cielo e fare un respiro profondo.

“Perché dovrei?” chiede, infine. La sua domanda è un pugno allo stomaco. Già, perché dovrebbe?

“Potrei risponderti che è perché ho viaggiato per tre giorni solo per venire qui o perché si tratta di me o perché so che sotto sotto sei curiosa di sapere cosa devo dirti, ma la verità è che nessuno di questi motivi è davvero valido. Non ci sono ragioni per cui dovresti, ma nemmeno per cui non dovresti. So solo che non posso continuare così, non posso tenermi tutto dentro. Non voglio scoppiare di nuovo.”. Lexa mi guarda, combattuta. La capisco, qua siamo ben oltre la seconda occasione. Non saprei nemmeno io cosa farne di me. 

“Cosa ne pensa il tuo agente? Ti ha detto lui di tornare qui, di nuovo?”

“Non sa nemmeno dove mi trovo. A dire il vero, a parte Raven non lo sa nessuno.” rispondo. Sembra colpita dalle mie parole. Sospira. 

“E va bene.” cede. “Ti ascolto.”

“Grazie.” mormoro.

“Non ringraziarmi, Clarke. Vedi di muoverti, piuttosto. Aden mi sta aspettando a casa.”. Annuisco e mi appoggio alla macchina. Di colpo, tutto quello che avevo intenzione di dirle scompare dalla mia mente. Non ricordo più nulla delle parole che volevo usare. Considerando che un tempo scrivevo canzoni, la situazione è ai limiti dell’assurdo.

“Clarke, non sto scherzando. Se devi dirmi qualcosa, ti conviene farlo subito. Non ho tempo da perdere.” mi esorta Lexa. Alzo lo sguardo, permettendo ai nostri occhi di scontrarsi per l’ennesima volta. Apro la bocca per parlare, ma tutto quello che ne esce è un singhiozzo strozzato. Lotto con tutta me stessa per non scoppiare a piangere. Lexa ha ragione, devo farmi forza e dirle tutto quanto. Non so se potrò mai riaverla nella mia vita, ma ho bisogno di farle sapere quanto tengo a lei.

“Clarke, per quanto mi piaccia stare all’aria aperta, devo proprio and-…”

“Sono stata a Monterey.” esordisco, interrompendola. Mi guarda, inarcando le sopracciglia. 

“Beh, è una meta turistica piuttosto nota, non ci vedo nulla di strano.” ribatto. Scuoto il capo.

“Due sere fa avrei dovuto esibirmi al Sanctum Fest. Il mio album sta andando piuttosto bene e tornare a cantare dal vivo in effetti sarebbe stato importante ai fini della promozione. Beh, su quel palco non ci sono mai salita, Lex. Raven è venuta da me poco prima del concerto e mi ha messa davanti alla verità. Ho passato una vita intera fuggendo da tutto quello che mi faceva stare bene, convinta che non lo meritassi. Sono scappata dai miei sentimenti, dalla mia musica, dai miei amici, da te. Non ha senso vivere così, te lo assicuro.”. Lexa mi guarda, senza dire una parola. Mi fa cenno di proseguire.

“Non ho mai voluto ferirti, te lo giuro. Al contrario, ho cercato di proteggerti.”

“E da chi? Da Costia? Dalla verità? Non sono una bambina, Clarke.”

“Da me, Lex. Dio, quando in quell’albergo ho scoperto chi fosse davvero la persona con cui mi stavo frequentando, mi sono sentita un mostro.” provo a spiegarle.

“E perché non sei venuta da me subito? Tu hai permesso che sposassi la persona che mi stava tradendo!” replica. Mi passo una mano fra i capelli. Sento la nausea farsi largo in me. Per fortuna non ho fatto colazione questa mattina. 

“Io pensavo… Come ti ho detto, sono tornata qui di nascosto, senza dirlo a nessuno. Volevo parlarti, volevo confessarti la verità. Tutta la verità.”. Ora Lexa sembra più confusa di prima. Intuisce che non sto parlando solo del tradimento di Costia. 

“Clarke, ma che cosa…”

“Il punto è che nemmeno io sapevo quale fosse la verità. L’ho capita solo l’altra notte, a Monterey. Dio, mi sento una perfetta idiota.”. Lexa alza le mani, segno che non mi segue più.

“Mi arrendo. Clarke, o mi dici di che diamine stai parlando o prendo e me ne vado.” minaccia. Mi mordo l’interno guancia e quasi scoppio a ridere fra le lacrime. Mi sento così stupidamente felice e triste al tempo stesso. 

“Ti ricordi la vacanza a Monterey?” chiedo. 

“Certo. Bucammo e ci dovemmo fermare lungo la strada, in mezzo al temporale.” risponde, sempre più confusa. 

“Io avevo paura dei tuoni e tu mi sei stata accanto, mi hai spinta ad aprire gli occhi e concentrarmi sul mare in tempesta, ad ammirare quello spettacolo che si stava consumando di fronte a noi, piuttosto che pensare a ciò che mi terrorizzava. Ci ho messo anni a capire cosa sia successo davvero quella notte, Lex. Ecco perché sono passata da Monterey prima di venire qui.”

“Hai allungato il tuo viaggio di sei ore?” mi domanda lei, sempre più esasperata. “Cosa stai cercando di dirmi? Ti prego, parla.” insiste. La guardo, con tutta la tenerezza di cui sono capace. I suoi occhi mi scrutano, confusi e spaventati. Credo che, in fondo, sappia benissimo cosa voglio confessarle. Ed è comprensibile che abbia paura. Anche io sono terrorizzata da quello che provo. Prendo un respiro profondo. Devo trovare il coraggio di parlare.

“Quella notte a Monterey io… Io ti ho vista per la prima volta. E mi sono sentita guardata per la prima volta.”. Mi fissa, immobile. È paralizzata. 

“Clarke…” mormora.

“La verità è che io non sono tornata a Polis il giorno del tuo matrimonio per confessarti cosa io e Costia avessimo fatto. O meglio, anche, ma non è questo ciò che mi ha spinta a venire qui. Lex, io…”. Sento un nodo in gola. Quello che sto per dire cambierà tutto, lo so. E sono consapevole che, in ogni caso, non mi aiuterà a riavere Lexa nella mia vita. Eppure, devo parlare. Devo essere sincera con me stessa, per una volta nella vita. Ne ho bisogno.

“Io ti amo. Ti ho sempre amata.” confesso, infine. Lexa sussulta. Si massaggia il collo, probabilmente alla ricerca della risposta giusta da darmi.

“Clarke, io… Non ha senso.” esordisce. “Dici di amarmi, ma sei sparita nascondendomi la verità per quattro anni. Io non capisco.”. Avanzo verso di lei, ma non oso toccarla. Le sorrido.

“Ero in macchina quando ti ho vista. Eri bellissima, così felice. E lì ho capito che non avevo il diritto di rovinare tutto. In fin dei conti, se fossi sparita non sarebbe cambiato nulla.”

“Ma è cambiato tutto, invece!” ribatte Lexa. Ha le lacrime agli occhi. 

“Lo so. Volevo solo che tu fossi felice, Lexa. Lo voglio ancora.”. Sto piangendo anche io. Mi avvicino lentamente a lei e le carezzo la guancia, con dolcezza.

“Io non… Clarke, io non posso.” si scosta lei. “Non posso essere di nuovo così debole. Non per te. Non dopo tutto questo.” 

“Ne sono consapevole e lo accetto, Lex. Voglio solo che tu sappia che non ho più intenzione di andarmene. Non ho più nulla che mi leghi a Hollywood.”. Lexa fa per dire qualcosa ma non ci riesce. Si asciuga le lacrime con il dorso della mano e scuote il capo. Le schiocco un bacio sulla guancia e le sorrido. 

“Ci vediamo.” la saluto. Poi risalgo in macchina e riparto, lasciandola sola nella più totale confusione.

 

________________

 

“Octavia, stai barando!”

“Sono solo fortunata, Griffin.” ribatte lei. 

“Oh, ma smettila. Andiamo, dove nascondi le carte?” la prende in giro Bellamy. L’afferra per la manica della felpa e la scuote, alla ricerca delle prove del suo imbroglio.

“Bell, ma smettila.” protesta lei, mentre io, e gli altri ci spanciamo dalle risate. Sono tornata a casa da ormai due settimane e sto vivendo alcuni dei giorni più belli della mia vita da anni. Mia madre mi ha riaccolta a braccia aperte e i miei amici sono stati ben felici di rivedermi. Sono stata in studio qualche giorno, giusto per divertirmi, senza impegno. Ho registrato un paio di cover e cominciato a scrivere un pezzo, ma nulla di veramente serio. Desidero solo godermi la vita e provare a capire cosa voglio realmente per me. Ed ecco perché non rispondo a nessuna delle telefonate che mi arrivano quotidianamente da parte di Lightbourne e Murphy. Di tanto in tanto sento Raven, anche se non sono ancora riuscita a vederla. Per la mia sicurezza, ha deciso di invitare Anya a Los Angeles durante i fine settimana. Ma, a parte lei, non mi manca niente della mia vecchia vita.

“Mentre questi due si ammazzano, vado a prendere dell’acqua. Ne vuoi un po’?” mi chiede Jasper.

“Vengo con te.” gli rispondo. Ci alziamo e ci rechiamo in cucina. Riempie la caraffa e mi versa l’acqua in un bicchiere. Mi sorride.

“Che c’è?” gli domando.

“È bello riaverti qui e sapere che non sparirai più nel nulla.” dichiara, giochicchiando con il bicchiere. 

“Anche per me.” asserisco. “Mi mancava tutto questo. Non riesco a credere di aver vissuto per tutti questi anni in un modo così vuoto. Ho davvero toccato il fondo”

“Clarke, tu lo sai perché l’hai fatto. E, per quanto io non sia mai stato d’accordo con la tua decisione, so che la tua priorità era proteggere Lexa. Sono contento che tu sia riuscita a dirle la verità.” 

“E io sono felice di essere riuscita ad essere sincera anche verso me stessa.” dico. “Mi manca, ma non penso che vorrà mai più avere qualcosa a che fare con me.”

“Non è detto. Dalle tempo, Clarke.” ribatte Jasper. Annuisco e respiro profondamente. Il suono del campanello mi impedisce di aggiungere qualcos’altro. Mia madre e Kane non sono in casa e, così, mi avvio io ad aprire la porta. 

“Chi… Oh.” mi muoiono le parole in bocca. Per poco non stramazzo al suolo. Lexa è di fronte a me, bellissima come sempre. Ha un’aria strana, a metà fra l’ansioso e il triste. 

“Ciao Clarke.” mi saluta. “Posso entrare?”. Mi volto verso Jasper, in cerca di aiuto. Per tutta risposta, scrolla le spalle. 

“Oh, tu… Certo.” la faccio accomodare. “Vuoi qualcosa da bere o da mangiare? Noi stavamo giocando, se vuoi unirti…”

“Sono a posto. Vorrei solo… Sì, insomma vorrei solo parlarti.”. Per un attimo, ho il terrore di aver capito male. 

“P-parlarmi?” chiedo conferma. Fa cenno di sì col capo, un lieve sorriso dipinto in volto. Mi passo una mano fra i capelli e mi mordo il labbro. Le faccio segno di aspettarmi e mi precipito in soggiorno, in preda all’agitazione. 

“Lexa è di là.” sussurro. “Cosa devo fare?”

“Beh, dipende.” risponde Monty. “Se vuole ucciderti, scappa.”. Echo alza gli occhi al cielo e gli tira uno schiaffetto sulla nuca.

“Peggio! Vuole parlare!” mi dispero io. 

“E cosa ci fai ancora qui? Corri da lei, no?” mi rimprovera Bellamy. 

“E se… Non lo so, insomma, se fosse ancora arrabbiata con me?”. Sono in preda all’ansia. 

“Se non l’affronti, non lo saprai mai.” ribatte Jasper. “E ora vai.”. Annuisco e, preso un respiro profondo, ritorno da lei. 

“Ti va se ci sediamo in giardino?” le propongo. 

“Va benissimo.” accetta. Indosso una felpa e la seguo fuori. Ci sediamo sull’erba, una accanto all’altra. È una notte limpida, piena di stelle. Intorno a noi, le montagne svettano maestose, come se fossero a guardia della città. 

“Lex.” rompo il silenzio. “Cosa ci fai qui?” domando. China il capo, e strappa nervosamente dei ciuffi di erba, noncurante di sporcarsi le dita di terra. 

“Beh, io… È da due settimane che non riesco a pensare ad altro che alla nostra conversazione fuori dal cimitero. Avrei voluto che me ne parlassi prima.” 

“Lex, io…” provo a dire, ma lei mi fa segno di tacere.

“No, lasciami parlare per favore.” mi interrompe. “Sai, ho iniziato a lavorare da Anya da circa un mese.”

“Sì, me l’hanno detto. Come sta? Immagino voglia uccidermi.”. Lexa si lascia sfuggire una leggera risata al pensiero della cugina. 

“Lo pensavo anche io. Invece, oggi ero da lei e beh, ovviamente mi ha chiesto di te. Insomma, ha voluto sapere se ci eravamo viste di nuovo. Quando le ho detto di no, si è spazientita parecchio. Mi ha detto che non avrei potuto continuare a nascondere i miei sentimenti per sempre e che avrei dovuto parlarti. Ho provato a ribattere ricordandole quello che hai fatto, ma sai qual è stata la sua reazione?”. Faccio cenno di no col capo. “È scoppiata a ridere e mi ha detto che è furiosa per ciò che è successo, ma che lei non è me e che devo smetterla di inventare scuse per paura di essere, un giorno, felice.”. Ora sono io che non la seguo. “Il punto, Clarke, è che io sono ancora davvero molto arrabbiata con te.”. Mi gratto la nuca, mortificata.

“Lex, io… Lo sai, non posso tornare indietro e cambiare quello che ho fatto. Lo vorrei tanto, vorrei non aver mai conosciuto Costia, ma…”. Mi ferma, lo sguardo duro.

“Non riesci proprio a capire, vero?”. La lancio un’occhiata carica di confusione. “Io non ce l’ho con te per quello che è successo con Costia. Certo, il pensiero mi fa male, ma Clarke, non è stata colpa tua. Non la conoscevi. E nemmeno io, a quanto pare.” osserva, amaramente. “No, io ce l’ho con te perché hai davvero creduto che io potessi essere felice senza di te. Io ce l’ho con te perché ti sei sacrificata per tutti questi anni, senza pensare minimamente al valore che hai. Dio, ti prenderei a pugni.”. Non riesco a replicare. Sono completamente spiazzata. 

“Io volevo solo che tu fossi felice.” sussurro. Mi sorride, lo sguardo addolcito.

“Lo so. Ma Clarke, non sarò mai felice senza di te. E mi dispiace di averci messo così tanto a capirlo.”. Sgrano gli occhi, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Sto trattenendo il respiro, me ne accorgo solo ora. 

“Ti ho detto che non volevo più essere debole. Dio, sono un’idiota. Non si tratta di debolezza, Clarke, ma di seguire il proprio cuore fino in fondo. E ci vuole coraggio per farlo. Tu l’hai avuto, ora voglio averlo anche io.”. Mi carezza una guancia, con una delicatezza quasi spaventosa. “Ti amo, Clarke. So che non sarà facile e che abbiamo ancora tante cose da dirci, ma io ne ho abbastanza di mentirmi. Ti amo e nemmeno so da quanto.”. Sento le lacrime fare capolino e cominciare a inumidirmi le guance. I suoi occhi verdi mi penetrano, mentre mi asciuga le gote con i pollici. Tra noi cala un silenzio irreale, quasi magico. Non abbiamo bisogno di ulteriori parole, non servono. E, quando sento le sue labbra sulle mie, finalmente realizzo la verità. Sono esattamente dove dovrei essere. Sono a casa. E non voglio andarmene mai più.






Angolo dell'autrice

E, alla fine, ce l'hanno fatta. Finalmente hanno accettato non solo i propri sentimenti, ma anche che meritano di essere felici, entrambe, insieme. E, così facendo, sono tornate a casa davvero. 
Questo era l'ultimo capitolo, venerdì ci sarà l'epilogo. 
Grazie mille per le recensioni e per leggere questa storia, a venerdì.

 
   
 
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