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Autore: Clementine84    19/09/2021    0 recensioni
Quando Becky viene mandata a intervistare Craig, musicista di una band sulla cresta dell'onda, sa esattamente che le dichiarazioni rilasciate verranno usate per spargere calunnie sul suo conto. Ha due possibilità: mettere a tacere la sua coscienza e consegnare la registrazione al suo capo, oppure rifiutarsi e perdere il lavoro. Non esita nemmeno un istante. E, forse, quella decisione presa d'impulso farà capire a Craig che, di persone così, se ne trova una su un milione e porterà a Becky molti più benefici che danni.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Stavo preparandomi un’insalata per cena, quando sentii il segnale di messaggio ricevuto del mio cellulare. Come prevedibile, era Craig. Dopo che ero stata a trovarlo a casa del suo amico Sean, ci eravamo rivisti molte altre volte e ci sentivamo così spesso che, ormai, potevo quasi dire di conoscerlo tanto quanto conoscevo Joey. La mia simpatia per lui cresceva sempre di più e ormai era inutile che fingessi indifferenza, mi ero presa una terribile cotta per Craig. A forza di vederci e sentirci, quella semplice cotta si stava trasformando in qualcosa di molto serio, qualcosa che non avevo mai provato prima.

Che fai?

Sorrisi. Niente di che, ovviamente, quello famoso con un’intensa vita sociale era lui, ma mi faceva comunque piacere che volesse saperlo.

Sto preparando la cena

scrissi.

Oh, Dio! Devo chiamare i pompieri?

mi prese in giro lui

Ah, ah. Spiritoso. Non ce n’è bisogno, sto solo facendo un’insalata

spiegai.

Okay, allora posso stare tranquillo. Sei sola?

chiese.

Con Romeo

Romeo?

Il mio gatto

gli ricordai.

Spero che tu abbia preparato qualcosa di meglio che un’insalata a lui

scherzò.

Al posto di preoccuparti dei fatti miei, dimmi un po’ che stai facendo tu?

cercai di cambiare discorso.

Mi sto preparando per uno show televisivo. A proposito, camicia bianca o nera?

ci pensai un attimo.

Bianca

risposi, sicura, ricordando quanto era bello il giorno che ci eravamo visti da Sean.

Sicura?

chiese conferma.

Sì.

Allora mi fido. Ora devo andare. Magari ti chiamo più tardi, okay? Buon appetito!

Posai il telefono con il sorriso sulle labbra e, continuando a pensare a Craig, mi sedetti a tavola, iniziando a mangiare l’insalata. Dopo la seconda forchettata, però, mi accorsi che c’era qualcosa che non andava e, facendo mente locale, realizzai di non averla condita.
“Dio! Sono un disastro” mi lamentai, attirando perfino l’attenzione di Romeo. “Possibile che Craig mi faccia questo effetto?”
Evidentemente sì.

 

Era domenica mattina e io ero ancora a gingillarmi a letto, quando sentii il materasso muoversi, ma non ci feci troppo caso, pensando che fosse Romeo. Un istante dopo, un intenso profumo mi invase le narici. Era profumo di… “Brioche!” esclamai, spalancando gli occhi.
“Sorpresa” disse Joey, sventolandomene due appena sfornate davanti al naso.
Mi misi a sedere e, con mio grande stupore, trovai un vassoio con due tazze di caffè, appoggiato alla sedia che tenevo accanto al letto.
“Wow! Colazione a letto” osservai, compiaciuta.
Joey sorrise. “Già. Oggi mi sento buono” si giustificò e, dopo essersi tolto le scarpe, si infilò sotto alle coperte con me e iniziammo a fare colazione.
“Senti, pensavo che oggi potevamo andare a farci un giretto in centro, io e te” propose il mio amico.
“Sì, bell’idea!” risposi, annuendo entusiasta.
“Ti porto a comprare qualche vestito nuovo”.
“Perché? Che hanno quelli vecchi che non va?” chiesi, offesa.
“Niente. Però, sai, magari a Craig farebbe piacere vedere qualcosa di nuovo, di tanto in tanto” azzardò, simpaticamente. “Anche se sono convinto che forse preferirebbe vederti senza” aggiunse.
“Joey! Cosa ti viene in mente” lo rimproverai, indignata.
“Beh? Che c’è di male? È un ragazzo” si giustificò.
“Appunto! Un ragazzo, non un maniaco” precisai e il mio amico non fece in tempo a rispondere, perché il mio cellulare si mise a squillare e fui costretta a rispondere.
“Pronto” dissi, senza guardare il nome sul display e ingoiando velocemente l’ultimo pezzo di brioche.
“Ciao” disse una voce profonda all’altro lato.
“Craig!” esclamai, sorpresa e anche Joey si alzò e venne accanto a me.
“Ti ho svegliata?” si preoccupò.
“No, figurati. Stavo facendo colazione” lo rassicurai.
“Ah, peccato” commentò lui.
“Peccato? Perché?” domandai, incuriosita.
“Perché avevo intenzione di offrirtela io, qui in albergo” confessò.
“Siete in città?”
“Sì, da venerdì”.
“E non me l’hai detto?” lo rimproverai.
“Siamo stati parecchio occupati, scusa” si giustificò.
“Dai, per stavolta ti perdono” scherzai, ma Craig non rise alla battuta, al che iniziai a pensare che ci fosse qualcosa che non andava.
“Craig, che hai?” chiesi.
“È successo un casino”.
“Che genere di casino?” mi informai.
“Qualcuno non si è fatto tutti gli scrupoli che ti sei fatta tu a pubblicare bugie su di me” spiegò. “Che genere di bugie?” indagai.
“Esattamente le stesse per cui ti sei fatta licenziare”.
“Ah…” fu tutto quello che mi venne da dire e poi, riprendendomi “Ma…andiamo! Tutti sanno che non è vero”
“Vista la ressa di fotografi e giornalisti che si è accalcata sotto all’albergo, non ne sarei tanto sicuro”.
“Mi dispiace”.
“Già” fece lui.
“Posso fare qualcosa?” domandai.
Craig restò un attimo in silenzio, poi propose “Vieni a trovarmi? Sono bloccato in albergo da solo e mi annoio. Ti offro il pranzo, dato che la colazione l’hai già fatta”.
Sorrisi. Mi sarei subito precipitata, se solo non…
“Aspetta un attimo” lo bloccai e, coperto il microfono con una mano, mi rivolsi a Joey “Senti, ti dispiacerebbe proprio tantissimo se rimandassimo il nostro giro di shopping alla prossima domenica?”
“Non tenterei di tagliarmi le vene, se è questo che ti preoccupa” ironizzò lui. “Perché?”
“Emergenza,” risposi “poi ti spiego”. “Craig?”
“Dimmi”.
“Mi cambio e arrivo” annunciai.
“Davvero?”
“Sì” confermai.
“Grazie Becky. Te l’ho mai detto che ti adoro?” esclamò.
“Non di recente, non mi pare”.
“Beh, adesso lo sai. Non vedo l’ora di vederti”.
“Anch’io ho voglia di vederti” confessai, sentendo le guance avvamparmi.
“Dico alla reception di farti passare”.
“Okay”.
“Ci vediamo”.
“A dopo” salutai.

“Craig, eh?” chiese Joey, addentando un pezzo di brioche, non appena ebbi riagganciato.

Annuii, affrettandomi ad andare a cambiarmi. Il mio amico mi seguì, incurante della privacy.
“Emergenza, eh?” domandò, ancora.
“Già” risposi, infilandomi i jeans.
“Che genere di emergenza?”
“Una cosa seria” farfugliai.
“Immagino. Serissima” mi canzonò lui. “Gli è morto il pesce rosso, per caso?”
Gli lanciai un’occhiataccia.
“Ne avrai per tutto il giorno?” si informò.
“Non ne ho idea. Può darsi”.
“Quindi a Romeo devo pensare io”.
“Te ne sarei grata” lo pregai.
“D’accordo,” acconsentì lui “ma solo se, quando torni, corri a raccontarmi tutto!”
Gli tirai una sberla sul braccio e corsi fuori, afferrando borsa e giubbotto.

 

Mollai il motorino nel primo parcheggio libero che riuscii a trovare e mi precipitai all’albergo, andando dritta alla reception.
“Buongiorno” esclamai, sorridente. “Può dirmi in che stanza è il signor C…” ma fui gentilmente interrotta dalla signorina che, venendomi incontro e prendendomi per un braccio, si affrettò a rassicurarmi “Ma certo, venga con me. La sta aspettando”.
In quel momento capii di aver fatto una sciocchezza. Ovviamente Craig non voleva che si sapesse che qualche ragazza andava a trovarlo in camera. Con tutto il casino che già era successo, era proprio l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Che cretina che ero.
“Chiedo scusa per i modi un po’ bruschi, signorina, ma il signor MacLuis ha raccomandato la massima discrezione” si giustificò la ragazza, mentre eravamo in ascensore.
Scossi la testa. “Si figuri. Sono io che dovrei scusarmi, piuttosto. Sono così stupida. E pensare che ho anche visto le frotte di giornalisti che assediano l’hotel”.
“Non me ne parli, sono qui da stamattina e, nonostante il signor MacLuis non abbia messo il naso fuori dalla sua stanza, non vogliono saperne di andarsene” mi spiegò.
“Dev’essere seccante” osservai.
“Lo è,” mi informò “ma mai quanto dev’esserlo per il povero signor MacLuis. È una così brava persona, mi dispiace che sia costretto a starsene barricato in camera per colpa di gente senza scrupoli che ha messo in giro fandonie sul suo conto”.
Sorrisi. Allora non ero l’unica a pensarla in quel modo.
“Bene, siamo arrivate” annunciò, conducendomi verso una porta. “Stanza 43”.
“Grazie mille…ehm…il suo nome?”
“Laura”
“Laura. È stata gentilissima” e, dopo averla salutata, bussai.
Immediatamente, l’inconfondibile voce di Craig chiese “Chi è?”
“Servizio in camera” risposi, camuffando la voce.
“Ma io non ho ordinato niente” si lamentò.
“Io non ne sarei così sicura” insistetti.
Ci fu un attimo di silenzio, dopodiché sentii un rumore di passi che si avvicinavano e, mentre faceva girare la serratura della porta, il mio amico che ribatteva “Guardi, non per essere scortese, ma le assicuro che…Becky!” esclamò, appena mi vide.
“Te l’ho detto che avevi ordinato qualcosa” obiettai, sorridendo.
“Che bello vederti” esclamò, abbracciandomi. “Finalmente una faccia amica”.
“Non credo di essere l’unica sai?”
“Ah, no? Chi altro?” domandò, incuriosito, facendomi entrare e richiudendo la porta.
“Laura, la tipa della reception. Credo che tu abbia fatto colpo” lo informai.
“Buono a sapersi” commentò ironicamente lui.
“Perché? Le hai già messo gli occhi addosso, per caso?” indagai.
“No, ma può sempre tornare utile nel caso mi servisse qualche favore. Userò tutto il mio charme”.
“Ma piantala!” lo canzonai, tirandogli una pacca sul braccio.
“Allora, che si fa?” chiesi, togliendomi il cappotto e buttandolo sulla sedia della scrivania.
“Non ne ho idea” rispose Craig, facendo spallucce.
“Quindi siamo bloccati qui dentro senza niente da fare?” domandai.
“Beh, c’è la tv” propose. “Possiamo guardare un film”.
“Okay. C’è qualcosa di divertente?”
“Non so, ora vediamo. Anzi, facciamo così, guarda tu, io intanto ordino qualcosa da mangiare. Non potendo uscire di qui, non posso offrirti un pranzo come si deve, ma spero che ti piaccia la pizza”.
Sorrisi. “A chi non piace?”
Anche Craig sorrise e afferrò il telefono, felice, mentre io consultavo la guida della pay tv per la lista dei film a disposizione.

La scelta cadde su Come d’incanto commediola a lieto fine su una principessa delle favole catapultata nel mondo reale, che che fa innamorare un bel padre single. Il film di per sé non era nulla di speciale, ma l’attore era Patrick Dempsey, famoso come il Dottor Derek Shepherd del telefilm Grey’s Anatomy.
“Lo sai che questo attore ha recitato anche in altro film molto divertente uscito qualche anno fa?” dissi a Craig.
Lui scosse la testa.
“No. Non sono informato sui film, non ho mai tempo per andare al cinema” mi spiegò. “Che genere di film era?”
“Oh, una commedia romantica dove lui era il testimone di nozze della sua migliore amica, della quale, però, era segretamente innamorato. La parte più divertente è quella delle nozze. Il futuro sposo è scozzese e vanno a sposarsi là” spiegai. “Non so perché ma ho un debole per quel film” confessai.
Craig tornò a fissare lo schermo per qualche secondo, dopodiché mi rivolse uno sguardo divertito, mentre commentava “Allora devi avere un debole per la Scozia e gli scozzesi. Il film, io…”.
Questa volta fui io a guardarlo con aria divertita.
“Cosa ti fa pensare che io abbia un debole per te?” indagai.
Lui mi sorrise e si sedette comodo di fronte a me, segno che aveva accettato la sfida che gli avevo lanciato.
“Dunque,” iniziò “per esempio sei uscita con me un paio di volte, se non erro, mi hai fatto un bel regalo a Natale…” e mi agitò davanti al naso il polso sinistro, dove teneva il braccialetto che gli avevo regalato “…ti sei precipitata qui non appena ti ho chiesto aiuto e…fammi pensare…che altro?” si interruppe, fingendo di riflettere. “Ah, sì! Quasi dimenticavo un piccolo e insignificante dettaglio: ti sei fatta licenziare per me” concluse, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Non riuscendo a evitarlo, arrossii ferocemente e, per tentare di nascondere almeno in parte il colorito acceso delle mie guance, distolsi lo sguardo.
“Beh, sì” ammisi, ridacchiando nervosamente. “Forse un pochino hai ragione. Diciamo che hai trovato una buona amica” precisai, senza sbilanciarmi.
Craig sorrise, soddisfatto di aver vinto quella piccola battaglia, poi chiese “Ci sono forse altri deboli di cui dovrei essere a conoscenza?”
“Vediamo…” iniziai a pensare. “Ho un debole per il mio amico Joey, ma credo di avertene già accennato”.
“Sì, vagamente” minimizzò lui, prendendomi in giro. Parlavo sempre di Joey, era troppo speciale per me.
“Oh, sì! Ci sono!” esclamai, a un tratto “Ho un debole per i film con le principesse”.
“I film con le principesse?” ripeté lui, incredulo, e io annuii. “Sì, tipo questo” spiegai.
“Perché?”
“Non c’è un perché preciso, credo che, inconsciamente, sogni…”
“…di essere un principessa?” azzardò il mio amico, incuriosito.
Scossi la testa. “No. Cioè, sì”.
“No o sì?” chiese Craig, piuttosto confuso.
“Sì, ma non per sempre. Mi piacerebbe poter essere una principessa per un giorno soltanto, così da poter indossare tutti quei bei vestiti, farmi quelle acconciature da favola e avere a disposizione un cameriere personale che mi porti da mangiare tutto quello che mi passa per la testa” confessai, arrossendo un po’. “Lo so che è da bambine, però…sai, dalle suore stavo bene ma, per esempio, non ho mai avuto una di quelle Barbie con quei bellissimi vestiti da sera per far finta di andare al ballo. Forse avrebbe aiutato e adesso non avrei questi stupidi desideri repressi” tentai di giustificarmi.
Con mia grande sorpresa, Craig scosse la testa.
“Non sono desideri stupidi” sentenziò, serio e poi, sorridendo, aggiunse “Ti confesso una cosa. Sai qual è stata la prima cosa che mi sono comprato quando ho iniziato a guadagnare con i Drummers?”
Scossi la testa, confusa.
“Una jeep”.
“Una jeep?” ripetei.
“Esatto” rispose lui.
“Cosa c’è di strano?” insistetti, non riuscendo a capire.
“Vedi, da piccolo ho sempre sognato che i miei mi regalassero una di quelle jeep giocattolo che vanno sul serio ma, essendo in tre, se la regalavano a me, avrebbero dovuto prenderla anche ai miei fratelli, se no avremmo finito per litigare tutto il tempo e, dato che non navigavamo nell’oro, non me l’hanno mai comprata e mi è rimasto quel desiderio che, ovviamente, crescendo si è ingrandito. Così, appena ho potuto, mi sono comprato una jeep vera, in barba a tutti i bambini che si vantavano di avere quella giocattolo” spiegò, facendomi ridere. “È la stessa cosa per te con la Barbie principessa. Non l’hai mai avuta e, ora che sei cresciuta, vorresti essere tu una principessa, per compensare”.
“Teoria interessante, Craig, ma c’è un piccolo problema: diventare principessa non è facile come comprare una jeep” gli feci notare.
Improvvisamente, un enorme sorriso si allargò sulla sua faccia.
“Che hai?” chiesi. “Mi metti paura quando fai così”.
“Se riesco a farti diventare principessa per un giorno, inizieresti ad avere un debole per me?” domandò, senza scomporsi.
“Diciamo che potrei prendere in considerazione la cosa” farfugliai, vagamente preoccupata da quello che stava architettando la mente diabolica del mio amico.
“D’accordo, tu mettiti comoda e goditi il film, io intanto faccio qualche telefonata” concluse, lasciandomi senza parole.

 

Ero in bagno quando il telefono suonò e sentii Craig rispondere e dire “Oh, benissimo. Li mandi su”.
“Cos’è che devono mandare su?” chiesi, appena uscita, ma Craig non fece in tempo a rispondere perché sentimmo bussare alla porta.
“Apri, tanto è per te” mi spronò, mettendosi comodo.
“Per me?” ripetei, incuriosita e, senza riflettere, aprii la porta, trovandomi davanti due uomini e una ragazza bionda, tutti carichi di borse e pacchi.
“La signorina Rebecca?” chiese uno di loro.
“Sì, sono io” risposi, confusa.
“Benissimo” commentò l’uomo e poi, rivolto al suo compare “Non è un amore, Greg? Guarda che visino!”
“Oh, sì Luke, è proprio uno zuccherino. Non vedo l’ora di trasformarla”.
“Chiedo scusa…chi…cosa…?” farfugliai, sempre più confusa.
“Tranquilla, Becky” intervenne Craig in mio aiuto, facendo entrare il gruppetto. “Ti presento Greg e Luke, sono personal stylist” disse, mentre io stringevo la mano ai due uomini. “E Lucy, la miglior parrucchiera di Londra” concluse, sorridendo alla ragazza bionda. “Sono qui per farti diventare una principessa” spiegò, lasciandomi a bocca aperta.
“Io…wow!” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
Craig sorrise e, rivolto a Greg, aggiunse “Mi serve pronta per le 8. Ce la fate?”
“Ma certo” gli assicurò l’uomo.
“Siamo dei professionisti” puntualizzò Luke.
“Benissimo, allora” sentenziò il mio amico. “La affido a voi” e, rivolto a me “Ti lascio in buone mani, stai tranquilla” mi rassicurò.
“Dove vai?” domandai, vedendo che prendeva il cappotto.
“Devo sbrigare alcune faccende, sarò di ritorno per le 8” e, sottovoce “Se avessi bisogno di me per qualsiasi cosa, ho il cellulare” dopodiché mi diede un bacio sulla guancia e sparì, lasciandomi in balia dello strano terzetto.
Mi voltai e rivolsi a tutti un sorriso rassicurante.
“Allora, sei pronta tesoro?” chiese Luke, appoggiandomi le mani sulle spalle.
Io annuii, incerta, ma lui sorrise ed esclamò “Bene, iniziamo!” e capii di non avere più scampo.

 

Sentii suonare il telefono della stanza e Lucy che rispondeva, assicurando che sarei scesa subito, e mi guardai allo specchio un’ultima volta, prima di raggiungere Craig. Non riuscivo a credere a quello che vedevo. L’immagine che lo specchio rifletteva non ero io, era una principessa. In effetti era quello lo scopo, rammentai sorridendo. Controllai che l’acconciatura fosse in ordine e mi sistemai meglio un ciuffo di capelli dietro all’orecchio, dopodiché lisciai il bellissimo vestito giallo oro che indossavo, assicurandomi che il nastro intrecciato che lo teneva chiuso sulla schiena fosse ben stretto e ammirando come i minuscoli strass di cui era coperto brillassero alla luce. Ero stata a lungo combattuta nella scelta dell’abito con un fantastico vestito di seta rosa ma, alla fine, avevo optato per questo perché mi ricordava tantissimo il vestito del cartone Disney La bella e la bestia e dovevo ammettere che mi stava bene. Merito anche della parure collana, orecchini e braccialetto di ambra che Luke aveva fatto spuntare come dal nulla. Presi un respiro profondo e mi decisi ad uscire.
“Oh, tesoro!” esclamò Greg, vedendomi. “Sei una favola”
“Sorridi” mi disse Luke, prima di flasharmi in faccia per scattare una foto.
“Chiedo scusa” si giustificò, vedendomi sbattere furiosamente gli occhi. “Sono solito immortalare i lavori meglio riusciti e tu sei proprio un incanto” spiegò.
“Grazie” farfugliai, sorridendo e cercando di raggiungere la porta a tentoni.
“Craig ti aspetta di sotto” mi annunciò Lucy, accompagnandomi. “Buona fortuna!”
‘Ne avrò bisogno” mi ritrovai a pensare, mentre raggiungevo la hall con l’ascensore.

 

Quando le porte dell’ascensore si aprirono e la vidi uscire, il cuore iniziò a martellarmi nel petto. Dio, era bellissima! Se ancora avessi avuto qualche dubbio sui sentimenti che, da un po’ di tempo, mi ero accorto di provare per lei, sarebbero comunque svaniti come una bolla di sapone al solo vederla così magnifica.
“Ciao” mi salutò, avvicinandosi.
“Ciao” risposi, sforzandomi di far riprendere la salivazione che si era bruscamente interrotta. “Sei splendida” confessai, facendola arrossire.
“Grazie. Anche tu sei molto elegante” osservò lei, notando il mio completo nero.
“Bene, andiamo” dissi, prendendola per mano. “La limousine ci aspetta”.
“Limousine?” ripeté lei, sorpresa.
Sorrisi. “Già. Purtroppo i cavalli bianchi erano terminati” scherzai, cercando di metterla a suo agio.

Uscimmo dalla porta sul retro ma, anche così, fummo assaliti dai flash dei fotografi. Istintivamente, le misi una braccio intorno alle spalle, cercando di coprirle il viso. Volevo con tutto me stesso continuare a frequentarla e, se il mio sogno si fosse avverato, non avrei potuto nasconderla per sempre dalla stampa ma, almeno per quella sera, volevo provare a proteggerla dall’assalto dei tabloid. Avrebbero comunque scritto che Craig dei Drummers era uscito dall’albergo in compagnia di una ragazza ed erano saliti su una limousine, ma almeno non avrebbero saputo di chi si trattava.
“Al Levantine” dissi all’autista, quando entrambi fummo seduti comodi.
“Il Levantine?” chiese lei, eccitata, mentre le versavo un bicchiere di champagne.
Annuii.
“Hai prenotato un tavolo al Levantine?” insistette, incredula.
Scossi la testa. “No, non ho prenotato un tavolo al Levantine” dissi, serio.
“Oh” fece lei, leggermente delusa.
“Ho prenotato il Levantine” conclusi, con un mezzo sorriso e lo stupore che si dipinse sul suo viso sarebbe valso anche diecimila Levantine.

 

Mi sedetti al tavolo, lasciando che il cameriere mi aiutasse con la sedia, dopodiché guardai Craig.
“Allora, che si mangia?” gli chiesi, sorridente.
“Tutto quello che vuoi” disse lui.
“Scusa?”
“A te la scelta. Chiedi qualsiasi cosa ti venga in mente e te la porteranno” mi spiegò.
“Qualsiasi cosa?” mi accertai, ancora poco convinta.
Craig annui.
“D’accordo. Allora…mi piacerebbero dei crostini con burro e salmone, se è possibile” tentai.
Il cameriere fece un cenno d’assenso e, con un inchino, sparì in cucina, lasciandoci soli.
“Ottima scelta” si complimentò Craig, ma io richiamai la sua attenzione prendendogli una mano.
“Craig, grazie”.
“Per me è un piacere, principessa” disse lui, sorridendo e il mio cuore mancò un battito.
Non ero mai stata tipo da lasciarmi andare facilmente con i ragazzi, ma con Craig veniva tutto così spontaneo. Ogni minuto che passava, mi innamoravo sempre di più.
“Però, c’è una piccola clausola da rispettare” mi informò.
“Ah, sì? Cioè?” domandai, incuriosita.
“Beh, dato che io ho fatto la parte della fata madrina e ti ho trasformata in principessa, a te toccherà la parte di Cenerentola, quindi…”
“...quindi al dodicesimo rintocco della mezzanotte tutto questo sparirà, ho indovinato?” azzardai.
Craig sorrise. “Più o meno” e, al mio sguardo interrogativo, aggiunse “Ho tentato di far sincronizzare il Big Ben solo per noi ma, chissà perché, non hanno accettato, così ho dovuto limitarmi a qualcosa di molto meno romantico ma altrettanto efficace”.
“E sarebbe?” chiesi.
“La sveglia del mio cellulare” confessò, facendomi scoppiare a ridere.

 

“Altro dessert, principessa?” chiese il cameriere, portandomi via il piatto vuoto.
Scossi la testa. “No, grazie. Anche volendo, non credo che dopo la torta pere e cioccolato ci starebbe ancora qualcosa” confessai, facendo ridere Craig di gusto.
“Non ho un aspetto molto regale, vero?” domandai, quando riuscimmo a calmarci.
“No, perché? Te la sei cavata alla grande finora” mi rassicurò. “E il vestito ti sta benissimo” aggiunse.
Sorrisi. “Ti confesso una cosa. L’ho scelto perché mi ricordava quello di Belle ne La bella e la bestia” dissi, ridacchiando.
“Davvero?” Craig fece una smorfia. “E suppongo che io sarei la bestia”.
“Ehm…” farfugliai, sforzandomi di non scoppiare a ridergli in faccia, ma fu proprio lui a iniziare per primo, quindi gli feci semplicemente compagnia.
“Beh, possiamo anche essere la Sirenetta e il principe Eric, se preferisci” proposi poi.
“Già meglio” commentò lui. “Oppure Fred e Ginger”.
“Ma io non so ballare” osservai.
“Neppure io” confessò lui, ridendo.
“Altre proposte?” domandai, sghignazzando.
“Bonnie e Clyde? Ti va?”
“Dobbiamo proprio?” piagnucolai.
“No, era una coppia come un’altra” si giustificò Craig, “A questo punto perché non Superman e Lois Lane?” azzardò, iniziando a divertirsi.
“Non ti sembra un po’ troppo ambizioso?”
“Perché?”
“Tu non sei un super eroe” gli feci notare.
“Già, vero anche questo” ammise.
“Che ne dici di John Lennon e Yoko Ono? Almeno lui era un musicista, come te” proposi.
“Lui sarà anche stato un musicista, e anche molto bravo,” osservò Craig, con una faccia schifata “ma lei non è questa gran bellezza. Invece tu…voglio dire, ti sei vista stasera?”
“Okay, d’accordo” acconsentii, arrossendo e, dopo averci pensato su un attimo “Ci sono! Capitan Crash e la bella regina di Marte” esclamai, raggiante.
“Chi, scusa?” chiese Craig, strabuzzando gli occhi.
“Capitan Crash e la bella regina di Marte” ripetei, serena.
“E che razza di coppia è?” si informò.
“È una canzone dei Bon Jovi” spiegai.
“Mai sentita”.
“Fidati, è la coppia migliore del mondo” sentenziai. “Se ascolti la canzone, mi darai ragione”.
Craig restò in silenzio per qualche secondo. “Non ne dubito,” disse “e lo farò appena tornato in albergo. Quindi io dovrei essere Capitan Crash?” mi domandò, indeciso.
Io annuii, sorridendo.
“E presumo che tu sarai…”
“…la bella regina di Marte, esatto” conclusi, felice.
“E, esattamente, cosa farebbero Capitan Crash e la bella regina di Marte?” chiese Craig, interessato.
“Beh, non lo so” farfugliai. “Presumo quello che fanno tutte le coppie” azzardai, cercando di mantenermi sul vago.
“Tipo andare a cena” iniziò ad elencare.
“E mi pare che l’abbiamo fatto, no?”
“Fare due chiacchiere” continuò lui.
“Fatto anche questo, direi”.
“Ridere”.
“Abbiamo riso tanto”.
“Scherzare”.
“Non abbiamo fatto altro” commentai.
“Ballare”.
“Lascerei perdere”.
“Dici?” chiese lui.
Annuii. “Sì, saltiamo direttamente al passaggio successivo”.
“Bene” acconsentì, sporgendosi leggermente sul tavolo in modo da avvicinarsi a me. “Suppongo che il passaggio successivo dovrebbe essere un bacio. Che ne dici?”
“Direi...di sì” riuscii a balbettare, nonostante l’imbarazzo e l’eccitazione crescenti.
“Okay. Allora adesso Capitan Crash bacerà la bella regina di Marte” annunciò Craig, prendendomi il viso tra le mani.
Chiusi gli occhi, preparandomi a quel bacio tanto atteso ma, proprio nel momento in cui le sue labbra stavano per sfiorare le mie, sentimmo il ‘bip’ insistente di un allarme e riaprimmo entrambi gli occhi.
“Che cos’è?” domandai, spaventata.
“Temo che sia la sveglia del cellulare” rispose lui, togliendo le mani dal mio viso e allontanandosi per spegnerla.
“È già mezzanotte?”
“Così pare”.
“Non me ne sono proprio accorta, sai? Il tempo è volato” osservai.
“Già” concordò lui e, dopo un istante “Mi dispiace” si scusò. “Se vuoi possiamo far finta che questa stupida sveglia non sia mai suonata”.
Scossi la testa e sorrisi.
“No, lascia stare. Anche la fiaba va così, si vede che è destino che la seguiamo fino in fondo” commentai, alzandomi.
Craig sorrise e, prendendomi per mano, disse “Vieni, Cenerentola. Ti accompagno a casa”.

 

Salutato Craig, salii lentamente i gradini che conducevano al mio appartamento, pensando a quanto eravamo stati sfortunati. Quella stupida sveglia doveva suonare proprio in quel momento? E pensare che Craig stava per baciarmi. Me, una insignificante ragazza dell’East End. Infilai la chiave nella toppa e sospirai. Si vede che era proprio destino che seguissimo la storia di Cenerentola fino alla fine. Pazienza, ci sarebbero state altre occasioni. Almeno era quello che speravo.
Girai la maniglia e feci per entrare quando una voce profonda alle mie spalle mi fece sobbalzare, esclamando “Cosa credi di fare, principessina? Non ti permetterò di entrare nell’appartamento della mia amica Becky!”
“Per la miseria, Joey!” sbottai, voltandomi di scatto, spaventata.
“Becky? Ma sei tu?” chiese lui, studiandomi.
“Sì che sono io, chi credevi?”

“E che ne so io? Un ladro camuffato da principessa, forse” confessò. “A proposito, come diavolo ti sei conciata?” domandò, prendendo in braccio Romeo che, sentendo la mia voce, si era catapultato fuori dal suo appartamento.
“È una storia piuttosto lunga” cercai di dissuaderlo.
“Non c’è problema,” mi rassicurò lui, chiudendo la porta del suo appartamento ed entrando nel mio “abbiamo tutta la notte a disposizione” e, mentre io stavo ancora cercando di raccapezzarmi, vidi il suo faccione sorridente far capolino dalla porta della mia cucina, chiedendo “The o caffè?”
“Caffè” risposi. Si prospettava una notte piuttosto lunga.

 

  
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