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Autore: eddiefrancesco    19/09/2021    1 recensioni
Quando scopre che la nonna, eccentrica gentildonna con il vezzo del mecenatismo, ha una nuova dama di compagnia, Marcus, conte di Hawkridge, si precipita nel Devon.
Gli basta un'occhiata per capire che la ragazza in questione non è la solita approfittatrice, ma questo non significa che la giovane non abbia qualcosa da nascondere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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«Misericordia!» Amy passò lo sguardo da Tweedy a Colborough, che aveva avvistato la contessa col suo spasimante e, sopracciglia aggrottate, puntava su di loro a testa bassa. «Faccia qualcosa, milord! Non possiamo permettere uno spargimento di sangue sul prato!» «E perché no? Tweedy si merita di perderne una pinta o due. Se non altro, perché l'ha minacciata.» «Non... non mi ha esattamente minacciata. E le ho detto l'altro giorno che non significa nulla per lady...» «Mi ha chiesto di non interferire. Ha anche affermato che la nonna sa quel che sta facendo.» La interruppe lui. Studiò la faccia sempre più rubizza di Colborough. «Spero proprio che abbia ragione.» «Oh, cielo!» Amy si sarebbe torta le mani, ma era troppo impegnata a cercare di sospingere Hawkridge verso sua nonna. Era come cercare di spingere un muro. Lui non opponeva residenza. Semplicemente, non si muoveva. «Non c'è tempo da perdere, signore. Parli con lord Colborough! Vada a cercare lord Eversleigh! Faccia qualcosa!» Marc sogghigno'. «Può calmarsi, Amy. La nonna sta virando nel boschetto con una manovra che farebbe diventare Wellington verde di invidia. Secondo lei, quali probabilità ci sono che, quando Colborough avrà finalmente raggiunto quel punto, lei e Tweedy saranno svaniti?» «Non sono interessata a scommettere, milord. Oh, cielo, cosa sto dicendo? La storia non finirà qui, milord. Deve intervenire lo stesso. Lord Colborough affronterà Tweedy un'altra volta... E adesso, dove mi sta trascinando?» «La nonna può combattere le sue battaglie da sola» disse Marc, incamminandosi nella direzione opposta. «Non è ciò che preferisce fare anche lei? Un atteggiamento, se mi permette di farglielo notare, diametralmente opposto a quello che ha assunto cercando di spingermi nella mischia.» Lei arrossi'. «Non credevo che lo avesse notato.» «Io noto tutto.» Lei lo fulmino' con un occhiata. «Davvero? E allora perché non è andato dove cercavo di mandarlo?» «Non mi andava di essere falciato da Colborough.» Marc sostenne lo sguardo imbronciato di lei con un sorriso. «Dato che siamo arrivati nell'area riservata ai giochi, vorrebbe cimentarsi in qualcosa? Nel tiro con l'arco, magari?» Amy non era dell'umore adatto per i giochi di società. «Solo se è lei il bersaglio» sbotto'. Poi chiuse gli occhi, inorridita. «Oh, no. Mi dica che non l'ho detto ad alta voce.» La risata di lui le fece aprire un occhio con cautela. «L'ha detto.» Maliziosi occhi grigi scintillavano divertiti. «Pensandoci meglio, è preferibile provare qualcos'altro. La sua mira, signora Chantry, è anche troppo precisa.» Amy decise di non chiedere chiarimenti riguardo a nulla di quello che Hawkridge avrebbe potuto dire quel giorno. Malgrado avesse deciso di non chiedere, Amy imparò molte cose. Imparò che Hawkridge era molto amato e che tutti erano felici di vederlo. Felici e increduli, come se non avesse mai preso parte a un Public Day in vita sua. Imparò che tutti cercavano l'opportunità di salutare il conte, e che i loro saluti erano così calorosi da parare quasi un benvenuto. Come se lui fosse tornato dopo anni di assenza, invece che fare frequenti, anche se brevi visite a casa. Imparò che nessuno trovava strano che la sua mano fosse posata nell'incavo del braccio di Hawkridge e ne concluse, esitante, che chiunque stesse sotto la sua protezione era accettato. Ma era tutto molto strano. E una cosa, nei radiosi sorrisi di tutti, la sconcertavano. Sembrava una specie di compiaciuta approvazione. Dopo un po', comunque, smise di preoccuparsene. Quando lei e Hawkridge ebbero attraversato il prato in su e giù, salutando tutti, lui dichiarò che aveva fatto il suo dovere e che era ora di divertirsi. E Amy imparò un altra cosa, una cosa totalmente inaspettata. Che con Hawkridge le era facile ridere. Le fu incredibilmente facile conversare con lui, scambiare battute durante lo spettacolo delle marionette, farsi insegnare il tiro all'arco. Imparò che si sentiva sicura nel cerchio delle sue braccia, mentre le mostrava come prendere la mira e scoccare la freccia. E quanta ridicola eccitazione provò nel colpire il bersaglio! Imparò che la magia esisteva. Una voce sottile, in un angolo remoto della sua mente, la avvertiva che le ore di sole sarebbero finite, portandosi via la magia, ma a mano a mano che il tempo passava era sempre più facile ignorare la voce della prudenza. Nel pomeriggio, quando tutti si radunarono a guardare la partita di cricket e lei si trovò seduta su un plaid sotto una grande quercia insieme a lady Nettlebed e alla contessa, la voce era stata ridotta al silenzio. Con l'allegria nel cuore, Amy guardò la squadra di Eversleigh accumulare un incredibile numero di punti, e rise con gli altri ogni volta che Nettlebed, il quale fungeva da arbitro, si vedeva contestare le sue decisioni. «Non so perché Bevan si sottoponga a questa tortura anno dopo anno» osservò Augusta, agitando il ventaglio. «Sì che lo sai, cara.» La contessa le batte' su una mano. «Nettlebed preferisce di gran lunga discutere che correre su e giù per un campo di cricket.» «Be', almeno così può tenere d'occhio Crispin. Non ti sembra un po' accaldato, vero, nonna?» «Nettlebed sicuramente. Crispin pare in ottima forma.» Lady Nettlebed sospirò. «Oh, cielo. Mi sforzo di non fare la chioccia ansiosa.» «Lo so, cara.» «Correre un po' non può fare che bene al ragazzo» intervenne burbero Colborough. Era seduto con aria regale su una sedia accanto a quella di lady Hawkridge, e graziava le orecchie di tutti con un costante commento sull'azione o sulla mancanza di essa. Amy passò lo sguardo da lui alla contessa e fu colpita da qualcosa di nuovo nelle loro espressioni. Non c'era nulla di apertamente ovvio nel loro comportamento, ma il sorriso di lady Hawkridge sembrava contenere una nota compiaciuta, mentre il conte assumeva un'aria rassegnata, ma decisamente possessiva, ogni volta che la guardava. Amy si scoprì a chiedersi, e non per la prima volta, dove fosse finito Tweedy. Poi il primo tempo finì e fu servito il tè, e Amy si scordo' di Colborough, di Tweed e della contessa. Prese la tazza che le porgevano senza togliere gli occhi di dosso a Hawkridge, che attraversava il prato venendo verso di lei. Le sue maniche erano arrotolate sopra i gomiti e si era slacciato il colletto della camicia. Con gli avambracci nudi, il viso imperlato di sudore e i capelli arruffati sulla fronte, era così bello da fermare il cuore. Amy si trovò a farsi aria con un rametto fronzuto, anche se non avrebbe saputo dire perché ad un tratto le fosse venuto tanto caldo. «Si diverte?» chiese Marc, accoccolandosi accanto a lei. Assurdamente imbarazzata dalla domanda, Amy annuì e si nascose dietro il suo tè. «Oh,eccoti, Marc.» Lady Nettlebed porse al fratello un bicchiere di tè ghiacciato. «Ho pensato che avresti preferito questo a un tè caldo.» «Hai pensato bene» disse lui e,alzandosi, gettò la testa all'indietro e scolo' il bicchiere in due lunghi sorsi. Lo sguardo di Amy si dilato'. Una minuscola goccia sfuggita alle sue labbra gli solco' il mento e proseguì verso il basso, lentamente. Giù sui muscoli guizzanti del collo, giù nell'apertura della camicia. Giù... Lei la seguì. Con l'immaginazione la vide insinuarsi tra i peli che gli velavano il petto, e proseguire sempre più in basso fino alla vita. E li si fermò, perché a un tratto lui si chino' e dove prima c'era la sua vita apparve il suo volto. Lei batte' le palpebre, poi degluti'. Lui la desiderava. Su questo non c'erano dubbi. Amy non aveva mai visto un desiderio così selvaggio, così incandescente negli occhi di un uomo. E la cosa più sconvolgente era che la parte istintiva, femminile, di lei lo riconosceva, gli rispondeva. Provò un improvviso impulso di abbandonarsi contro di lui, di arrendersi. Il senso di accettazione che la investì in quel momento fu assoluto e devastante.
   
 
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