Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: Flash Fiction [ 675 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What if?, Slash
BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
«No, dico sul serio, ci prendi gusto a farti male, oppure è un modo originale per attirare la mia attenzione?» sbuffò Jon, scuotendo la testa.
Era la seconda volta, quella settimana, che era letteralmente volato a Gotham per togliere Damian dai guai. Lui insisteva di non aver bisogno del suo aiuto, di essere il figlio di Batman e Talia Al Ghul eccetera eccetera, eppure alla fine era lui a doverlo salvare anche se Robin gli aveva più volte detto di non essere, parole sue una fottuta damigella in pericolo.
Non erano stati gli Assassini della Lega a preoccuparlo, molti di loro li aveva addestrati personalmente e conosceva tutti i loro punti deboli, quindi non ci aveva messo molto prima di farli metaforicamente fuori e liberarsi di loro. Quello che non aveva messo in conto era stato Deadshot.
In quell'ultimo mese, sembrava che i criminali peggiori di Gotham si divertissero a spuntare fuori sempre e solo quando l'unico membro della bat-famiglia presente era Robin, e per quanto Damian non fosse certamente uno sprovveduto - Jon lo sapeva, aveva allenato anche lui quand'era ragazzo e conosceva il suo passato -, spesso e volentieri giocavano più sporco di quanto non facessero di solito. Così Damian era stato costretto a giocare sporco a propria volta e, per quanto non fosse stato un grosso problema mettere fuori combattimento Deadshot, la caduta che aveva preso gli aveva disarticolato la spalla. Motivo per cui lui adesso era lì, poiché di certo Robin non poteva andarsene in giro conciato in quelle condizioni.
«Se tu la smettessi di concentrarti sul mio battito cardiaco», cominciò Robin, con un'espressione che la diceva lunga nonostante la maschera, «non attirerei così tanto la tua attenzione», gli rese noto, al punto che Jon, borbottando imbarazzato, guardò altrove per un attimo.
«Io non...»
«Lo fai. Lo so. Sei un libro aperto, J».
Un lieve rossore colorò le guance di Jon. «Possiamo parlarne dopo? Lascia che pensi al tuo braccio», provò a cambiare argomento. «La testa omerale si è staccata dalla sua articolazione, ma posso sistemartela. So che... odi il fatto che usi la mia vista a raggi X su di te, ma in questo modo potrò trovare la giusta angolazione del braccio prima di rimettertelo a posto nell'articolazione».
«Mi fido». Una sola frase, detta senza alcun ripensamento o dubbio, e Jon si sentì un pochino in soggezione sotto lo sguardo di Damian. Per quanto indossasse la maschera, era più che certo che lo stesse osservando con estrema attenzione anche senza dover usare i suoi poteri.
Jon trasse un lungo respiro, annuendo più a se stesso che all'altro. «Bene... bene. Stringi i denti», rimbeccò, prima che i suoi occhi divenissero quasi color ghiaccio mentre osservava il braccio dell'amico. Gli aveva afferrato il polso e il gomito e con la propria vista aveva notato i muscoli, ormai gonfi, che premevano contro l'articolazione, quindi fece quanta più attenzione possibile nel sistemargli il braccio per evitare di fargli male o romperglielo. E quando l'osso tornò al proprio posto, notò l'espressione soddisfatta di Damian.
Si fissarono per un lungo momento, e Robin fu abbastanza bravo a distogliere lo sguardo per primo e a ricostruire la sua solita maschera di compostezza. «Grazie, suppongo», accennò, rimettendosi in piedi. Era rimasto tutto il tempo seduto su un condotto di ventilazione, e si sistemò distrattamente il mantello mentre Jon lo osservava ancora.
«Vuoi... un passaggio fino a casa?» domandò il giovane kryptoniano, massaggiandosi il collo. Nonostante l'operazione fosse andata a buon fine, di certo non poteva sforzare il braccio né guidando né tanto meno usando il suo rampino, quindi chiedere gli era sembrato il... minimo?
«Avevo pensato di chiamare Goliath», accennò Robin, attento a non voltarsi. «Ma credo che accetterò la tua offerta».
Il sorriso sul volto di Jon divenne più largo e, mentre si accostava all'altro per passargli un braccio intorno ai fianchi, giurò di aver sentito il suo cuore battere più forte e di aver intravisto l'ombra di un sorriso disegnato anche sulle sue labbra.
_Note inconcludenti dell'autrice
Dunque. Anche questa storia partecipa all'iniziativa #3voltee1challenge con il prompt "Stringi i denti" sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
In realtà l'avevo scritta un bel po' di tempo fa (quando per l'appunto l'iniziativa era ancora in corso), ma tra una cosa e l'altra alla fine non sono più riuscita a postarla su EFP.
Ultimamente sto producendo davvero un mucchio di roba (il che assurdo, tenendo conto che per tutti questi anni non sono riuscita a scrivere un bel niente), quindi molte cose sono vecchie di uno odue mesi e... niente, poco a poco riuscirò a mettermi finalmente in pari con me stessa
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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