Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: sallythecountess    21/09/2021    1 recensioni
Continuano le avventure dello stralunato Ian e della sua folle V. Riusciranno questa volta ad affrontare la vita matrimoniale e la prole?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo: un addio
La situazione con lei purtroppo divenne insostenibile poco dopo. Angus e Molly un giorno si presentarono a sorpresa da noi, e questo mandò tutto al diavolo. Reggemmo per qualche giorno, io cercai anche di bere meno perché sapevo esattamente cosa li aveva spinti a raggiungerci. In realtà pensavo di saperlo, ma non ne avevo la minima idea a essere siceri.
Insomma mi impegnai per qualche giorno, e sembrava che le cose andassero meglio, che Ariel fosse un pochino più felice, ma malgrado i miei sforzi, le cose precipitarono. Ovviamente loro erano giunti a darle supporto, perchè erano molto preoccupati per lei e le mie figlie, e questo mi era chiaro. La cosa che non avevo realizzato all’inizio, era molto più complessa: il loro unico obiettivo era quello di farci lasciare.
Una sera, infatti, misi a letto le mie bambine e mi sforzai di raggiungerli al piano di sotto. Non bevevo da circa tre giorni, stavo rigando dritto, e poi tutto mi crollò addosso. Sentii Angus che urlava ad Ariel che stava dimenticando le sue responsabilità e i suoi doveri, e che aveva un mare di colpe perché aveva scelto di continuare a metterli in pericolo stando ancora con un alcolizzato in casa. Per un attimo neanche capii, onestamente, mi venne quasi da chiedermi “abbiamo qualcuno in casa?” ma quando lei ruggì furiosa che mai nella vita ero stato pericoloso, realizzai che il pericolo, secondo loro, ero io. E fu una sensazione terribile, ragazzi.
“Non so come sia possibile che ancora voi non sappiate chi è Ian…” rispose seria, con la mascella contratta e lo stesso sguardo rabbioso di suo nonno.
“E che cosa credi, eh? Che faccia bene alle tue figlie vederlo collassato sul divano? Che siano felici quando lui le fa tacere al mattino, perché il mal di testa lo sta torturando? E poi, ti prego, guardati. Sei dimagrita tantissimo, stai male e continui a negarlo…” urlò Angus, ma con un tono esasperato nella voce. Era preoccupato, chiunque lo avrebbe capito, e io mi sentii mortalmente in colpa.
“Lo so…”rispose rigidissima, continuando a sfidarlo con lo sguardo, ma con gli occhi progressivamente più grandi.
“…ma sta attraversando un periodo difficile, bisogna cercare di essere comprensivi e dargli tempo…” aggiunse, ma con un’espressione poco convinta. Fu allora che lo capii: Ariel non era sicura al cento per cento che sarei riuscito a rialzarmi e se non lo era lei, come avrei potuto esserlo io.
“Ma quale tempo? Ma cosa stai aspettando, si può sapere?”le ruggì Angus in malo modo, e la sorprese. Era evidente che Ariel non si aspettava quella sua reazione.
“Non posso fare altro che aspettare. Non so che altro fare…” rispose, stringendosi nelle spalle avvilita, e Molly calmò Angus che voleva solo venire a uccidermi, probabilmente.
“Ariel, non è un buon padre in questo momento e non dovrebbe stare con le bambine o con te in questo stato. Solo questo ci preoccupa…” le disse pianissimo sua nonna accarezzandole i capelli. Fu molto duro sentire quelle parole, perché onestamente, avevano ragione. Ero il primo a vergognarsi di farsi trovare in quello stato dalle mie figlie, e probabilmente sarebbe stato davvero meglio per Ariel se avesse chiuso con me.
“Non osare dire che Ian non è un buon padre!” ruggì lei con una lacrima che le rigava la guancia, ma Molly la fissò soltanto con molta tenerezza e lei si sciolse in un mare di lacrime, come non l’avevo mai vista. Fece tenerezza persino al nonno-mastino, che la strinse forte come una bambola e le disse piano “…vorrei solo saperti serena Ariel” con moltissimo dolore nella voce.
“E come pensi che io possa essere serena, eh?” rispose lei in preda a mille singhiozzi e poi continuò dicendo le parole peggiori che io potessi mai sentire.
“Come faccio a essere serena, quando il padre dei miei figli è interessato soltanto a stordirsi? Come faccio, se devo fingere costantemente con le mie figlie che sia tutto normale, rispondendo a migliaia di domande con tonnellate di bugie. Dimmi tu: come diavolo posso fare a essere serena? Perché davvero, è l’unica cosa che vorrei sapere in questo momento. Come faccio se non riesco neanche parlargli? Se il suo unico interesse nella vita sembra essere quello di bere e suicidarsi, e niente riesce a distoglierlo da questo? Perché se sai dirmi come fare, io accetto consigli, ma solo se non mi dirai di lasciarlo, perché è una sciocchezza…”

“Ariel, io capisco l’amore, capisco tutto, ma devi pensare ai tuoi figli e devi allontanarti per un po’. Magari tornate in Inghilterra, state un po’ a casa con noi e poi vedrete…” le disse Molly esasperata, e per me fu veramente un colpo, soprattutto quando lei rispose serissima “e credi che non lo sappia? Pensi che non mi sia mai posta il problema di come sarà il futuro delle mie figlie, costantemente in cerca di attenzioni e approvazione perché il loro padre alcolizzato sbaglia persino i loro nomi o le chiama ‘cosa 1 e 2’?”
Fu un attacco veramente troppo duro. Per un attimo mi sentii impazzire, come non ero mai stato. Lei, quella che sembrava capire sempre tutto, mi giudicava più duramente di chiunque altro e forse era l’unica ad avere il diritto di farlo. Mi sentii veramente un essere rivoltante e inutile, ma poi lei mi diede il colpo di grazia dicendo solo “…ma come faccio, eh? Che cuore dovrei avere per abbandonarlo qui così, da solo? Se lo lasciassi e gli portassi via le sue figlie, come diavolo dovrebbe riuscire a riprendersi?”
Niente amore, niente sentimenti, soltanto uno strano senso di responsabilità. Lo stesso che la spingeva probabilmente a lavorare con le associazioni ambientaliste. A quello si era ridotto il mio matrimonio? Fantastico. Mi sentii malissimo, e purtroppo i conati di vomito mostrarono la mia presenza.
Ariel sbiancò nel vedermi, mi chiese se stessi male, ma io non risposi. Volevo solo voltarle le spalle e andare via da solo, portarmi dietro tutti i miei errori e la mia vergogna, ma lei non aveva nessuna intenzione di lasciarmi andare via, così fui costretto a essere brutale con lei, e le gridai che poteva anche andarsene al diavolo con il suo stupido atteggiamento, che non avevo bisogno di lei.
“Dove vuoi andare?” mi chiese con due enormi occhi spaventati e io le dissi che sarei stato a casa di Jeff per qualche giorno.
“Così sei libera di tornartene in Inghilterra…” ruggii, di spalle, però perché non volevo che vedesse le mie lacrime e lei rispose piano “…non ti lascerei mai, lo sai…” dandomi per un attimo la sensazione che le cose non fossero tutte da buttare.
“Resta qui, stai con noi, per favore…” aggiunse piano, prendendomi la mano e io le ruggii che non era la cosa migliore per le mie figlie.
“…e neanche per te, a quanto pare, dato che sei pronta a voltarmi le spalle appena qualcuno te lo dice…” aggiunsi furioso, scansando la sua mano e lei ribadì ancora una volta che non mi avrebbe mai lasciato.
 
“Ti ucciderai a casa di Jeff, lo sai…” aggiunse pianissimo e io mi infuriai. Per un istante, uno solo, avevo creduto che lei mi volesse accanto per amore, invece era sempre e solo il suo dannato senso di responsabilità a parlare.
 Le urlai una cosa del tipo “non sono uno dei tuoi casi umani da salvare, lasciami in pace” e lei rispose molto ferita “Ti amo, stupido idiota. Io non ti lascerò mai solo, sei il mio uomo, il mio compagno…” ed io risposi solo “non più”.
Feci per andarmene, afferrai la giacca e aprii la porta, quando lei mi disse molto seria: “…se pensi che uscire da quella porta cancellerà quello che siamo stati, e tutto quello che abbiamo costruito, ti sbagli. Vattene, se è quello che vuoi, ma io non ti lascerò, perché non hai la minima idea di quello che stai facendo. Se mi avessi lasciato lucidamente, per un’altra magari, lo avrei accettato, ma così no. Vuoi andartene? Hai bisogno di spazio? Va bene. Io però non posso lasciarti da solo in questo stato”
“Devo andarmene Ariel, per te, per le bambine, per tutti…” le dissi sconvolto, e lei annuì soltanto e mi disse seria “non da Jeff, però. Vuoi stare solo? Troviamo un’altra soluzione…” ma io non l’ascoltai e la lasciai su quel portico a sospirare.
Onestamente? Aveva ragione lei, ovviamente. Fu un suicidio casa di Jeff, ma non lo capii subito. Che sorpresa. Bevemmo e basta per giorni. Non esisteva luce o buio, notte o mattina, ogni ora era adatta per bere. Persi del tutto quel poco di equilibrio che avevo a casa con Ariel e le mie figlie. Divenne sempre notte, ogni cosa oscura e avvolta nella foschia. Tutto, tranne una cosa: Ariel.
Non mi abbandonò, mai. Non ho idea di come avesse fatto, ma aveva recuperato le chiavi di casa di Jeff, e spesso la trovavo a cucinare, rassettare o a sistemarmi i vestiti. Aveva comprato tutte le mie cose preferite, e mi svegliava sempre per darmi le medicine. All’inizio pensavo fosse un sogno, un incubo in realtà, perché mi feriva la sua presenza, ma poi realizzai che era reale.  Mi arrabbiai, la mandai via, ma lei rigidissima rispose che avevo solo lei, e non ci pensava minimamente ad abbandonarmi.
“Ma io Ariel non sono tuo marito. Non posso esserlo. E non posso essere il padre di nessuno in questo momento…” le dissi sconvolto, ma lucido perché le medicine e il caffè avevano fatto effetto, e lei annuì soltanto e fissandomi con moltissima determinazione, rispose solo “Non dovrai essere nulla di quello che non vuoi. Saremo amici, ok?” ed io rimasi senza parole. Mi ricordai di quando avevamo parlato di divorzio, mesi prima, e lei mi aveva detto che occorreva molta forza per diventare amici del padre dei tuoi figli. Io quella forza non ce l’avevo, e così due giorni dopo finii in ospedale con un principio di coma etilico.
Nota:
Ciao, c'è qualcuno che ancora legge questa storia?

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: sallythecountess