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Autore: Quasar93    21/09/2021    1 recensioni
In cui Kondo scopre un altro dei segreti di Hijikata riguardo la sua relazione~
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Kondo Isao, Toushiro Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Toshiro Hijikata stava compilando tranquillamente il solito modulo triennale di aggiornamento anagrafiche della Shinsengumi, seduto al tavolino che usava come scrivania nella propria camera. Le porte scorrevoli che davano sull’esterno erano aperte e una leggera brezza gli teneva compagnia mentre riempiva i campi vuoti e le crocette con precisione millimetrica. Andava tutto bene, al vicecapo demoniaco piaceva compilare quel tipo di scartoffie puntigliosamente, gli dava un certo senso di soddisfazione.
Poi, all’improvviso, un grido interruppe la sua quiete.
“Toshiiiiiii” piagnucolò un lacrimante Kondo, lanciandosi negli alloggi di Hijikata dalle porte aperte e dritto sul tavolino dove il vicecapo aveva appena finito di timbrare l’ultimo foglio. Poco impressionato da una delle solite sceneggiate del suo superiore Hijikata sollevò il tavolino giusto in tempo per lasciar schiantare Kondo di faccia sul tatami, impedendogli di rovinare il suo lavoro accurato. Spostò il tutto un po’ più in là e si accese una sigaretta, preparandosi a sentire l’ennesimo dramma amoroso di Kondo. Ovviamente era appena stato rifiutato, di nuovo, dalla donna Shimura e, come sempre, ora toccava a lui sorbirsi le sue lamentele. Diede un tiro alla sigaretta e sospirò, ravvivandosi con la mano libera i capelli, che negli ultimi tempi aveva iniziato a portare col ciuffo all’indietro e la riga in mezzo, abbandonando la sua classica frangia a V.
“Perché non posso essere anche io felice come te e lo Yorozuyaaaa” piagnucolò quindi Kondo rotolandosi per terra e facendo irrigidire appena il vicecapo demoniaco, le cui punte delle orecchie diventarono di un simpatico rosso pomodoro, nonostante la sua relazione con Gintoki fosse ormai stabile, a modo loro, da diversi anni. D’altro canto ci avevano messo quasi due anni a uscire allo scoperto e tutt’ora, in pubblico, erano come cane e gatto senza particolari dimostrazioni d’affetto, che preferivano tenere per loro (salvo quando Gintoki diventava molestamente coccoloso con il solo scopo di importunare il proprio partner, ma questa è un’altra storia).
Hijikata non rispose all’affermazione di Kondo e si limitò a dargli una pacca consolatoria sulla schiena mentre l’altro uomo era ancora disteso faccia a terra.
 
Una volta finito di raccontare la sua disavventura il comandante della Shinsengumi allungò una mano verso il tavolino di Hijikata alla ricerca di qualcosa con cui asciugarsi le lacrime e soffiarsi il naso e stava proprio per prendere i moduli freschi di compilazione quando il suo vice, con un movimento rapidissimo, riuscì a sostituirli con una scatola di fazzoletti.
“Uh? Cosa nascondi lì?” Chiese a questo punto Kondo, incuriosito dalla velocità con cui Hijikata aveva nascosto i fogli che stava compilando.
“Niente, sono solo i moduli dell’anagrafica” rispose tranquillo Hijikata, rassettando i fogli e porgendoli al comandante “se non li usi per soffiarti il naso te li posso dare anche adesso”.
Kondo si asciugò gli occhi e il naso e prese i moduli perfettamente compilati di Hijikata per dargli un’occhiata veloce prima di metterli insieme a quelli degli altri agenti per essere spediti al database centrale, nella sede della polizia dove lavorava anche il vecchio Matsudaira.
Scorse le varie righe e caselle più per abitudine che per controllare davvero, il giorno che Hijikata avesse sbagliato a mettere una X in un rapporto o in un modulo la Shinsengumi sarebbe collassata su sé stessa.
Fu per questo motivo che, quando Kondo vide quello che a tutti gli effetti pareva un errore, strabuzzò gli occhi e si bloccò un attimo, per poi mettersi a ridere.
“Toshi, alla fine ho vissuto per vedere il giorno in cui l’amore ha offuscato anche i tuoi, di pensieri” sghignazzò il comandante, assestando una gomitata giocosa nel costato del vicecapo, che lo guardò interrogativo.
“eh-eh. Vedi qui, a pagina 4? Alla voce ‘stato civile’ hai crocettato ‘sposato’” trillò trionfante Kondo mostrando tutto orgoglioso il foglio, certo di aver colto l’altro in fallo.
“Non è un errore” si limitò a rispondere serio e tranquillo Hijikata, rassettando gli altri fogli sul suo tavolino evitando intenzionalmente lo sguardo del suo superiore, che stava esibendo una gamma molto varia di emozioni tutte in una volta sola.
“…Ti sei sposato? Quando? Con chi?” iniziò a chiedere, parlando così velocemente e a volume sempre più alto facendo pulsare la vena sulla fronte di Hijikata, che respirò profondamente prima di rispondere, con una pazienza che riservava solo al proprio superiore.
“Kondo-san, vedi di calmarti. Con chi? Con quel bastardo con cespuglio secco in testa al posto dei capelli, ovviamente. Riguardo al quando, saranno due anni la prossima settimana” tagliò corto, arrossendo vistosamente questa volta. Sperava che Kondo non avrebbe controllato quei moduli e di passarla liscia così com’era stato negli ultimi due anni.
Nessuno sapeva.
Nessuno faceva domande imbarazzanti.
Perfezione.
Non stava così bene da quando la loro intera relazione era un segreto.
Invece no, doveva proprio venire qui e sfogliarli.
“Toshiiiiiii! Come hai potuto non dirmi niente?? Non mi hai neanche invitato alla cerimonia!” piagnucolò a volume decisamente troppo alto Kondo, lanciandosi addosso all’altro che lo schivò lasciandolo spiaccicare a terra per la seconda volta quella mattina.
“Perché non c’è stata”
“E al ricevimento?”
“Non c’è stato neanche quello”
“Fammi almeno vedere l’anello allora!”
“Non c’è nessun anello”
In realtà l’anello c’era, erano stati obbligati a prenderlo, ma visto che tanto nessuno dei due lo usava mai era meglio che almeno quello restasse un segreto, per il bene dei nervi di Hijikata.
“Ma insomma Toshiiiiii”
Hijikata, che fino a quel momento aveva continuato a riordinare le proprie cose per non dover guardare in faccia Kondo, finalmente si fermò e sospirò, ancora leggermente rosso in viso.
“Ci siamo sposati solo per necessità. Dopo quella volta in cui io ero ricoverato a causa delle ferite riportate in battaglia e quello zucchero-dipendente non poteva entrare non essendo imparentato con me abbiamo deciso di sposarci, per evitare che succedesse di nuovo. Tutto qui. Siamo semplicemente andati al municipio e in un’ora scarsa eravamo sposati. Fine della storia” spiegò il vicecapo demoniaco, sperando di aver fornito sufficienti informazioni a Kondo per zittirlo una volta per tutte. Purtroppo non poteva essere più lontano dalla realtà.
“Non dovresti chiamare tuo marito in quel modo”
Di tutte le cose che poteva dire, proprio quella gli era venuta in mente?
“E questo è esattamente il motivo per cui non ti avevo detto niente” rispose seccato Hijikata, chiedendosi perché mai non avesse portato direttamente i documenti a Matsudaira che sicuramente gli avrebbe presi per buoni senza spiare le risposte.
A quest’ora nessuno saprebbe.
Come nessuno aveva saputo per quasi due anni.
Si accese un’altra sigaretta ignorando per un attimo la presenza di Kondo, finché questi non tornò alla carica.
“E la proposta? Come si è dichiarato lo Yorozuya?”
“Perché dai per scontato che sarebbe stato lui a farla!” sbraitò infastidito Hijikata, salvo poi notare l’espressione divertita di Kondo e cambiare immediatamente espressione dissimulando il tono di voce irritato con un colpo di tosse “non c’è stata nessuna proposta, in ogni caso. Non come la immagini tu almeno. E comunque è stata una mia idea” aggiunse, abbassando lo sguardo e sentendo le punte delle orecchie arrossire di nuovo. Lui era una persona riservata, a cui piaceva tenere queste cose per sé.
Sperava che con quest’ultima confessione il suo superiore finalmente se ne andasse.
Alzò di nuovo gli occhi e notò che l’espressione di Kondo non era quella di qualcuno soddisfatto delle informazioni attuali e pronto ad andarsene, ma più quella di un gorilla che ha appena trovato aperta la porta del deposito delle banane e pregusta una lauta abbuffata.
“I ragazzi sanno?” chiese poi, riferendosi a Kagura e Shinpachi.
“Se quell’idiota non ha parlato da ubriaco no”
Ci fu un momento di silenzio e poi, quando Hijikata si era illuso che fosse finita, Kondo piagnucolò ancora.
“Due anni Toshiiiiii” gridò, come se avesse elaborato solo ora quella parte del discorso.
Hijikata sospirò, preparandosi psicologicamente e passando di nuovo i fazzoletti a Kondo.
Sarebbe stata una lunga mattinata.
 
Bonus scene
 
Gintoki Sakata stava leggendo pigramente jump sul divano. Era una giornata fresca e tranquilla, non c’erano lavori da Yorozuya all’orizzonte, Shinpachi era da sua sorella ad aiutare col Dojo e Kagura stava guardano una delle sue soap in tv.
Perfezione.
Almeno finché la ragazza, improvvisamente, non si alzò in piedi spegnendo la TV.
“Lo sento Gin-chan. Lo so. Da qualche parte ci sarebbe dovuto essere un banchetto al quale avrei dovuto essere invitata. Che non c’è stato. Non è recente…”
“Kagura, ti è marcito il cervello a forza di guardare tutta quella TV?” chiese sorpreso e confuso Gintoki.
“Sono stata depredata di un banchetto da divorare, ne ho la certezza. Tipo per una festa, o un matrimonio” continuò pensierosa “qualcuno ne sta parlando adesso!” aggiunse infine, per poi uscire come una furia diretta chissà dove sulla base del suo istinto e lasciando Gintoki estremamente confuso.
Ma cos’aveva, il radar per il cibo anche in differita?
“Bah” commentò soltanto, rimettendosi comodo e riprendendo la lettura di jump da dove l’aveva interrotta.
Per un attimo aveva avuto paura che in qualche modo avesse scoperto che lui e il mayora si erano sposati in gran segreto omettendo, di fatto, qualsivoglia banchetto.
Ma era impossibile vero?
Vero?
  
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