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Autore: Francyzago77    22/09/2021    7 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Abel – disse Georgie a suo marito – sei proprio deciso, vuoi andare dal padre di Peter? Permetteresti che Sophie faccia un matrimonio senza amore?
Era l’alba e Abel era appena rientrato dopo aver passato tutta la notte insonne in cortile, senza parlare con nessuno.
-Non voglio frequenti quel Percy – rispose lui ancora scosso – alla prima occasione se n’è subito approfittato. Lei è ingenua, sognatrice, è ancora una bambina!
-Alla sua età – puntualizzò Georgie – io ero già madre di tuo figlio.
-Questo è un paragone improponibile! – ribatté lui innervosito – Noi abbiamo vissuto degli eventi drammatici, io ero condannato a morte!
Abel – gli disse lei con decisione – non voglio che la tua sciocca gelosia verso Lowell rovini la vita di mia figlia.
-Non è solo per Lowell, Sophie è anche mia figlia – esclamò lui – e le decisioni che prendo sono per il suo bene.
-Non è certo che sia tua figlia – gli urlò addosso Georgie – e lo sai!
-Non mi stupisco allora che si butti nel letto del primo che passa – le disse Abel con veemenza – perché l’unica certezza qui è che è figlia tua! 
E se ne andò lasciandola impassibile in camera.
Scese in cucina poi uscì di nuovo in cortile, aveva bisogno di prendere aria, si appoggiò alla staccionata e pianse.
Il sole si stava alzando, Abel sapeva che tra poco sarebbe andato a casa di Peter, Sophie poteva essere felice con lui pensò, era un bravo ragazzo e le voleva bene, perché doveva buttarsi in quella storia col figlio di Lowell, perché?
Preso da questi pensieri, s’incamminò verso casa e sull’uscio vide Daisy che, con un catino in mano, si stava dirigendo alla fontana.
A differenza delle altre volte la sua presenza non lo infastidì anzi, gli fece piacere.
La raggiunse.
-Ti aiuto – le disse prendendole il catino – dai a me!
Lei si meravigliò di tutta quella gentilezza, da quando era arrivata lì, da parte di Abel c’era stata soltanto freddezza.
-Grazie – gli rispose senza guardarlo negli occhi.
Lui, prendendo l’acqua dalla fontana, ripensò a quando l’aveva vista per la prima volta, così bella, dolce e triste.
-Sono dalla tua parte – disse Daisy – fai bene a preoccuparti per Sophie, un padre dovrebbe sempre difendere la sua bambina.
Abel non parlò ma in silenzio le riconsegnò il catino per poi rientrare in casa.
Georgie si accingeva a preparare la colazione.
-Vado dal padre di Peter – dichiarò Abel – devo parlarci.
-E il mio parere non conta? – chiese Sophie entrando nella stanza all’improvviso.
-Decido io per te – rispose subito Abel irremovibile.
E uscì.
Non sapeva che anche Eric era diretto da Peter, aveva promesso a Sophie di aiutarla e quindi, molto presto, era partito con il cavallo per parlare con il suo amico.
Bussò forte alla porta ma, inaspettatamente, ricevette una pessima accoglienza.
-Nessun Buttman metterà più piede in casa mia! – aveva urlato il padre di Peter ancora scosso per la serata precedente.
La moglie invece aveva cercato di farlo ragionare ammettendo che Eric era totalmente estraneo alla faccenda e che, anzi, poteva essere un sollievo per suo figlio parlare con un amico.
Ma l’uomo fu irremovibile ed Eric rimase, su consiglio della donna, fuori in attesa di un buon momento per vedere Peter.
In casa la signora cercò di dialogare con il marito, di nuovo nervoso e irascibile.
-Che colpa ha Eric? È un buon amico per Peter, con lui poteva sfogarsi! – gli disse mentre gli porgeva la colazione.
-Non tollero che mio figlio sia stato lasciato per un altro da quella sgualdrina! – tuonò l’uomo mangiando voracemente un pezzo di pane.
-Ti è sempre piaciuta Sophie! Eri così contento che stessero insieme – lo ammonì la moglie. 
-Perché non conoscevo la sua vera natura – bofonchiò lui – ma avremmo dovuto capirlo, è come sua madre.
-Non tirare fuori quella vecchia storia! – urlò la donna.
Improvvisamente sentirono il nitrito di un cavallo, dalla finestra videro che era Abel, intento a bussare alla porta.
-Fallo entrare – ordinò il padre di Peter alla moglie che scandalizzata rispose:
-Ma come? Hai appena detto che nessun Buttman dovrà entrare in casa!
-Mi deve dei soldi – sentenziò l’uomo – apri quella porta.
La moglie, stufa e stanca, si spostò in un’altra stanza lasciandolo solo con Abel.
Pensò di andare da suo figlio e magari convincerlo a parlare con Eric, il ragazzo doveva essere rimasto nei paraggi ed invece scoprì che i due si erano già incontrati.
-Mi ha bussato alla finestra – raccontò Peter alla madre – avevo voglia di parlarci. Lui dice che Sophie non era sicura del nostro matrimonio, era tanto tesa e quell’altro le ha fatto perdere la testa.
-Suo padre è qui ora – gli sussurrò la donna – sarà venuto per restituirci la somma.
-Eric ha detto che Abel vorrebbe che io e Sophie ci sposassimo al più presto – ammise il ragazzo.
Peter – gli disse allora dolcemente sua madre – questo è quello che vuole suo padre ma lei non è più innamorata!
-E io la sposerei comunque – replicò lui piangendo – non mi arrendo. 
-Parli così perché sei deluso, distrutto, amareggiato – gli rispose la mamma – vedrai che passerà. Ci vorrà del tempo ma passerà.
Intristita, la donna tornò in cucina e notò che suo marito era fuori con Abel.
Al rientro l’uomo le disse ad alta voce:
-Chiama Peter, domani andrò dal prete per anticipare le nozze!
-Come è possibile? – domandò allibita la moglie – I ragazzi devono parlare, devono chiarirsi …
-Il matrimonio si farà! – disse lui felice – L’altro era una sciocchezza, è meglio per tutti che vada così!
-Ma se prima avevi detto … -balbettò la donna.
-No, no – la interruppe subito lui – queste nozze si faranno. Ricorda che suo nonno è un conte e deputato, fa comodo anche a noi.
La moglie non gli disse più nulla, andò via sbattendo la porta.
Lo stesso gesto fece Georgie dopo che Abel le aveva raccontato tutto il dialogo col padre di Peter.
-E se scappassi da casa? – domandò Sophie a Eric quella sera – Potrei andare da Percy.
-Ne sei davvero innamorata? – le chiese lui dubbioso – E lui ti ama? Tu sei molto confusa Sophie, su tutto.
-Come vorrei essere felice come te! – gli confessò con le lacrime agli occhi.
Era ormai tardi, Sophie non aveva mangiato nulla per tutto il giorno e non aveva sonno.
Con sua madre si era confidata ma suo padre le faceva paura, non le era mai accaduto, mai.
Uscì dalla sua camera per recarsi in cortile quando udì un rumore per le scale e vide un’ombra muoversi.
Sentì delle voci bisbigliare, scese un gradino e vide suo padre entrare nella stanza di Daisy.
-Cosa ci va a fare? – pensò esterrefatta – A quest’ora, di nascosto.
Passò lì davanti, avrebbe voluto socchiudere quella porta oppure fermarsi ad origliare ma non lo fece.
Scappò fuori e pianse, se lei aveva deluso suo padre ora era lui ad averla profondamente amareggiata.
 
 
 
   
 
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